domenica 24 marzo 2013

La tenerezza e la fragilità...

Stiamo vivendo un evento storico e, soprattutto, un evento di grande impatto emotivo sul quale vorrei saper scrivere. Le immagini dell'incontro a Castel Gandolfo tra il Santo Padre Francesco e il suo predecessore Benedetto XVI di sabato ne sono state compendio indimenticabile.
Oggi ho letto un articolo che, dicendo mmeglio di quanto saprei fare io ciò che più mi ha colpita, mi ha commossa... voglio condividerlo con chi passa a leggere.

Due uomini in bianco inginocchiati davanti a una Madonna Nera: è la prima e forse ultima immagine indelebile di qualcosa che il mondo non aveva neppure osato pensare possibile.


Ed è l’immagine indelebile della successione fra successori viventi di Pietro. Nella pace e nella serenità di una storia che sta finendo e di un’altra appena cominciata senza scismi, traumi, sferragliare di spade, lotte di re e imperatori, abbiamo assistito al passaggio umano, non formale, fra un vecchio ex Papa in vita e uno nuovo. Alla resurrezione di un potere spirituale che i fedeli credono trascendente, ma che ieri si è incarnato in quelle due figure tanto diverse e tanto identiche.
Come sempre e come tutto quello che vediamo e ascoltiamo da quell’undici febbraio scorso quando Benedetto XVI restituì il commissum, l’impegno che il Conclave gli aveva assegnato, ci si deve affidare alle immagini per capire l’enormità di quanto il popolo dei cristiani cattolici, e il resto del mondo con loro, sta vivendo. Nella mancanza di un lessico adeguato, di parole che raccontino questa storia che non ha spartito né storiografia, va letto ogni gesto, anche il più minuto, perché si carica di significati. Racconta dettagli che divengono enormi e nuovi nella impossibilità di raffrontarli a esperienze già vissute o viste, “terra incognita” nella quale anche i due grandi vecchi in bianco si sono addentrati ieri per la prima volta insieme.



Deve essere allora la suggestione di quella parola «tenerezza », che Papa Francesco ha ormai indelebilmente associato al proprio pontificato come un sigillo, ma proprio questo era il sentimento che prendeva vedendo la figura ormai eterea, di candela consunta, di Joseph Raztinger muovere passi da bambino, verso lo stesso elicottero che lo aveva portato dal Vaticano a Castel Gandolfo, poggiato all’ormai indispensabile bastone. Quel bastone che aveva orgogliosamente respinto nei suoi ultimi passi eretti e svelti da Papa prima di decollare da Roma, che molto dovettero essergli costati.
Non erano certamente superbia né freddezza, ma una fragilità che abbiamo visto aggravata anche nelle appena due settimane dall’arrivo al Castello, la sua incapacità di piegarsi per ricambiare l’abbraccio e il bacio del successore.
Bergoglio si è dovuto sporgere verso di lui, come il figlio che va a trovare il padre stanco in casa di riposo e sa che ogni movimento sembra poterlo spezzare, ogni momento insieme può essere l’ultimo. Si dovevano osservare le mani dei due, quelle robuste e forse un filo gonfie dell’argentino e quelle magrissime del tedesco, prima sulle spalle, poi sulle braccia poi intrecciate insieme, a lungo, strette oltre il cerimoniale, con l’anello cardinalizio del Vescovo emerito di Roma che brillava al posto dell’anello del pescatore.


Un groviglio di malinconia affettuosa, mentre Ratzinger ripeteva con i suoi aliti di voce fioca, quell’ormai classico «krazie, krazie, krazie» al Vescovo di Roma in carica, a Francesco, che comincerà l’incontro di quasi due ore dando del «lei» al predecessore e lo finirà con il «tu».
Come tra “fratelli”.
Il diverso modo di comunicare con il mondo dei due, quella loro “radicale convergenza”, come l’ha riassunta la rivista dei Gesuiti,
Civiltà Cattolica,
avrebbe poi trovato nella preghiera dentro la cappella privata del palazzo papale, di fronte alla riproduzione della Madonna Nera di Czestochowa voluta da Pio XI, la manifestazione più delicata e insieme simbolica. Nella cappella, i cerimonieri avevano preparato la poltrona e l’inginocchiatoio per il Papa, solo imperiosamente di fronte all’altare e all’immagine, che se l’avesse usata avrebbe lasciato il non più Papa alle sue spalle. Ma Francesco l’ha rifiutata, come ha respinto anche l’invito di Ratzinger a entrare per primo nel banco, per mostrarsi “fratello”, per mettersi spalle a spalle con l’altro. Francesco dalle larghe spalle sotto la mozzetta riservata al Papa in carica, Benedetto non più tale stretto nel “lupetto” imbottito bianco, per proteggere le proprie spallucce da quell’aria sempre un po’ gelida che permane dentro i castelli a fine primavera.
La transizione delle chiavi di Pietro è avvenuta in quella sequenza, sotto lo sguardo di una Madonna che non aveva, neppure Lei, mai visto niente di simile.
Il figlio era diventato il padre e il padre suo figlio, soli, dopo che l’arcivescovo Georg Gänswein, nella funzione di reverendissimo sacrestano per loro, aveva chiuso i battenti della porta della cappella, e assicurato i fermi perché non si spalancasse per caso sulla loro devozione. Ci piacerebbe sapere per cosa abbiano pregato, il Papa e il non Papa, quali intenzioni, e paure, e miracoli abbiano chiesto, come vorremmo sapere che cosa c’è dentro quel cofanetto bianco che Ratzinger ha consegnato a Francesco e che era stato messo, ostentatamente, sul tavolino fra di loro, perché lo vedessimo.
Non c’era alcuna necessità di mostrare quello scatolone, che senza il bianco pontificale non sarebbe stato molto diverso da un qualsiasi box per traslochi o da quei cartoni che gli angeli cacciati dai falsi paradisi di Wall Street si portavano via, con i rottami delle loro vite dentro. Ma anche questo oggetto, piantato fra l’ex Papa, seduto sulla poltrona dura a schiena alta e rigida per supportarlo meglio, e il nuovo Papa, più comodo su un divanetto imbottito, sporto in avanti, a gambe larghe, come in una conversazione qualsiasi fra amici, raccontava la volontà di una transizione umanissima, quasi burocratica, fra l’amministratore delegato dallo Spirito Santo e dai cardinali al successore, che con quella brutta contabilità dovrà, ora, vedersela lui. Pregando molto la Madonna che ha regalato al padre malato prima di salutarlo, la Vergine dell’Umilità. Un’altra di quelle intuizioni che stanno già rendendo Francesco amatissimo, e la più difficile, l’umiltà del potere.
Da La Repubblica del 24/03/2013.

domenica 17 marzo 2013

Relicti sunt duo, misera et misericordia.

Oggi la parola "misericordia" è stata centrale.
In primo luogo nella Liturgia domenicale che ha proposto l'episodio dell'adultera che, accusata dai "benpensanti" del suo tempo, viene trascinata davanti a Gesù per diventare pretesto per condannare Lui...
Racconta l'Evangelista (Giovanni, in questo caso) che Gesù prende a scrivere per terra e non dobbiamo faticare ad immaginare un terreno sabbioso e polveroso sul quale nessuno scritto può rimanere impresso a lungo, compreso l'elenco dei peccati della donna.
E se il vento si porta via la sabbia e le parole tracciate da Cristo, una sana introspezione spazza via l'arrogante saccdenza degli accusatori che, uno alla volta, lasciano la scena (come dice Sant'Agostino) alla "misera" e alla "misericordia".
Anche il Santo Padre ha posto al centro della sua breve ma intensa e comprensibilissima omelia la misericordia, sottolineando nella recita del suo primo Angelus la figura di un Cristo che non si stanca mai di usarla verso di noi.
Del resto Papa Francesco ha già lasciato intendere che la misericordia, la pietà, l'amore per l'Uomo saranno centrali nel suo Ministero per tutta la sua durata.



Ogni gesto di questo Papa è una sorpresa dolce e piacevole.
Ogni sua parola risveglia emozione e simpatia.
Credo che sarà un dono preziosissimo per ciascun Uomo e per la Chiesa.
Dio lo benedica e lo ricolmi di bene per quello che è intenzionato a fare.
Non sappiamo quanto realizzerà... ma sappiamo di certo che dopo di lui niente sarà più come prima.

mercoledì 13 marzo 2013

Habemus Papam...


La quinta votazione ha dato l'esito che tutto il Mondo, soprattutto quello di Fede Cattolica, aspettava: Habemus Papam.

Adesso aspettiamo che si apra il balcone della Basilica di San Pietro e venga pronunciata la formula:
« Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!
Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum.....(nome)....
,

Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem....(cognome).....,
qui sibi nomen imposuit.......»

Io spero che scelga il nome che ho nel cuore e sarà bello lasciarsi portare dall'emozione.

Chiunque sia, comunque si presenti, da ovunque arrivi, siamo pronti ad amarlo.

Evviva il Santo Padre!!!

...


« Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!
Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum
Georgium Marium,

Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Bergoglio,
qui sibi nomen imposuit Franciscum»


Ecco il Santo Padre.
Stasera ci ha chiesto preghiere e silenzio e ci ha (quasi) sorpresi, come le nostre stesse lacrime.
Sembra timido e riservato. Dicono si comporti come una persona "normale".
In rete gira la foto sopra...
Cose che fanno ben sperare!!!


Donatella

Appena sotto il post dedicato ad alcune donne che, per quanto mi riguarda, eleggo ad esempio da guardare (chè seguirlo non è da tutte), voglio dedicare un ricordo ad una donna speciale che manca da 10 anni.
Lei, Donatella, lavorava nella mia stessa Azienda e aveva un paio di anni meno di me. Eppure, quando parlavamo delle nostre fatiche - di lavoratrici, di donne, di mamme...- lei mi chiamava "frute", bambina. E non stonava questa parola perchè lei era molto materna, pacata senza essere noiosa, matura senza aver perso lo scintillio della spensieratezza negli occhi, comprensiva e capace di ascoltare.
Lavorava a un centinaio di metri da casa sua ma, talvolta, faceva trasferte di lavoro.
Dieci anni fa era, appunto, di servizio nella zona di Mestre per l'apertura di 3 nuovi Supermercati.
Il 12 marzo era rientrata a casa perchè aveva dovuto portare dei documenti in Sede. Così la mattina del 13, di buon ora, era ripartita per arrivare a Mestre prima dei nuovi colleghi che stava affiancando nell'allestimento dei negozi.
Come non è inusuale che accada, c'era molta nebbia quella mattina...
In tarda mattinata mi telefonarono in ufficio per dirmi che c'era stato un maxi tamponamento nel quale erano rimasti intrappolati alcuni mezzi aziendali. Di tutti si aveva avuto notizia fuorchè di lei. Ma lei non aveva il cellulare e quindi poteva anche essere impossibilitata a dare sue notizie.
"Come possiamo fare?", mi chiesero.
"Ci penso io. Poi ti faccio sapere".
Cominciai così una serie di telefonate alle forze dell'ordine che, di ufficio in ufficio, di postazione in postazione, mi portarono a ricevere la notizia che non volevo sentire.
"Lei sa per caso quando è nata la sua collega?"
"Credo sia del '58"
"9 gennaio 1959"
"Oh mio Dio! Perchè sa la data?"
Clic... misi giù la cornetta per non ascoltare ma loro mi richiamarono.
"Signora, dobbiamo dirglielo oramai. E dobbiamo chiederle di recarsi in casa della sua collega per controllare se sono stati avvertiti"
Entrammo così, i colleghi, la Cooperativa ed io, in una bolla soffocante fatta di ricordi, rimpianti, sensi di colpa, nostalgia, dolore... 
Ma ora ne parliamo sempre con serenità e sappiamo che ciò che abbiamo condiviso non si è dissolto e rimarrà sempre dentro di noi.
Ciao Donatella... sei sempre nel mio cuore.
 

venerdì 8 marzo 2013

Donne...

Le democristiane Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra, Vittoria Titomanlio; le socialiste Bianca Bianchi e Angelina Merlin; le comuniste Adele Bej, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi; Ottavia Penna del Fronte dell'uomo qualunque e Bastianina Musu Martini del Partito d'Azione... 22 nomi di donne, molte delle quali pressochè sconosciute ai più.
Rappresentano praticamente tutto l'associazionismo femminile che, ricostruito dopo lo scioglimento imposto dal fascismo o di nuova costituzione, all'indomani della Liberazione s'impegnò nei Comitati pro-voto, specialmente le due principali aggregazioni, il Centro italiano femminile (Cif) e l'Unione Donne Italiane (Udi), eredi dell'allargata partecipazione femminile all'antifascismo e alla Resistenza, il primo delle cattoliche e il secondo delle socialiste e comuniste.
Queste donne, ad esclusione dell'ultima citata che morì prima di poterlo fare, s'impegnarono nel sociale e seguirono attentamente il processo costitutivo, la stesura della Costituzione. 
Come vorrei che anche nel presente ci si occupasse di donne così...
E anche di uomini della stessa tipologia morale.
Ma viviamo tempi nei quali regna lo sfascismo che spesso nasconde un anelito di fascismo che inquieta.
E abbiamo un bel dirci "se non ora quando?"... se poi all'atto pratico così tante donne si adagiano ad una condizione di assoluta mancanza di dignità, accogliendo ben volentieri il pagamento del loro accettare la loro stessa mercificazione.

Auguri a tutte le donne!!!

Aggiornamento del 12.03.2013
E' morta Teresa Mattei, una delle "Donne della Costituzione".
Era la più giovane ed era l'unica ancora in vita.
La sua vita è un inno alla libertà e alla consapevolezza di sè.
Una volta disse «La cosa più importante della nostra vita è scegliere da che parte stare».
Avrebbe molto da insegnare ancora oggi. Ma forse rischierebbe di subire le stesse offese che ricevette Rita Levi Montalcini in Senato.
Donne!, forse dovremmo essere noi a dare una scossa a questo Paese!!!

STAIT ATÊNZ…

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Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

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Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

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Ma certo che NO!!!