mercoledì 21 dicembre 2011

Una risata sull'Universo

Ieri sera ho assistito allo spettacolo teatrale "ITIS - Galileo" di e con Marco Paolini.


A parte l'immensa stima che nutro per Paolini attore (ed autore di se stesso) fin dal "Vajont, orazione civile", mai scalfita neppure dalla piccola delusione di non essere riuscita a fargli mettere in scena almeno qualche minuto di omaggio alla mia Cooperativa con suggerimenti tratti dal libro che, a suo tempo, scrissi con un collega.
Già... perchè per festeggiare il nostro primo secolo di vita ho proposto all'Azienda di offrire ai nostri soci e consumatori una serata teatrale e ho fatto in modo che la scelta cadesse su Marco Paolini.
Beh, veramente ho fatto anche in modo che il compito di accoglierlo all'arrivo in teatro fosse affidato a me ;-)
Ma tornando a ieri sera, Paolini non si è smentito.
Sulle posizioni più alte della gradinata c'era un nutrito gruppetto di studenti che hanno calorosamente partecipato alle fasi dello spettacolo con convinte risate, risposte a fior di labbra e applausi convinti.
Forse per qualcuno era la prima volta a teatro, ma sono convinta che tutti ne siano rimasti più che soddisfatti il che, in un'epoca da "grande fratello" apre spiragli di speranza sul livello culturale delle nuove generazioni.
Paolini, per conto suo, ha parlato di storia, teologia, astronomia, filosofia con puntuali citazioni e leggere divagazioni nell'attualità, richiamando collegamenti al presente, vecchi vizi italici e modernità antiche della società civile ed ecclesiale.
Ha proposto le teorie di Platone ed Aristotele, le certezze della fede e la rivoluzione di Copernico, la posizione di Tolomeo e la concezione filosofica di Giordano Bruno richiamando paragoni, non esaltanti, con gli astrologi contemporanei e la loro pochezza culturale.
Molte le citazioni che vorrei aver memorizzato per raccontarvele... Una su tutte l'elegia funebre dedicata a Galileo Galilei (il pisano con il nome uguale al cognome) e presa da Giordano Bruno.
Mi approprio, invece, di parole di Marco Paolini stesso per riassumere il suo lavoro.
Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro. Sarà perché le leggi dell’economia non sono leggi matematiche e contengono una componente di caso molto rilevante, sta di fatto che il nostro mondo cerca consolazione negli astri. E mi stupisce che, quattrocento anni dopo la consacrazione dell’universo post-rivoluzione copernicana, tutti i giorni molti tra noi consultino le previsioni dell’oroscopo che utilizzano le stelle fisse di Tolomeo. Alla fine non importa se il cielo non è così, perché quello che conta è che ci piace. Galileo è usato spesso come simbolo della scienza libera contro la fede integralista, ma in realtà è uno che per campare fa anche oroscopi. Eppure ha la forza di guardare oltre. Per noi è facile irridere le teorie del passato, quando finiscono le teorie fanno sempre ridere. Il problema è che mentre ci sei dentro continui a pensare che non sia teoria, ma spiegazione della realtà.

Mi è passata per la mente una coincidenza sulla quale si può fare una piccola riflessione: fra un anno esatto il mondo che conosciamo finirà... o almeno così crede qualcuno sulla base di interpretazioni di "certe" profezie.
E' proprio vero... l'uomo è "ancora quello della pietra e della fionda".


giovedì 8 dicembre 2011

Je suis l'Immaculée Conception

Oggi è la festa dell'Immacolata Concezione.
Una festa che celebra il dogma istituito dal Papa Pio IX l'8 Dicembre 1854, poco più di 3 anni prima di quell'11 febbraio del 1858 quando, nel paesino di Lourdes, un fatto straordinario coinvolse una povera ragazzina analfabeta di nome Marie Bernarde Soubirous, detta Bernadette.
E la frase "Je suis l'Immaculée Conception" fu la risposta che la piccola Bernadette ricevette da una "Signora" che le appariva mentre raccoglieva legna nel bosco.
Figurarsi se la bimba capì queste parole!
Figurarsi se "Immacolata Concezione" era un termine che lei aveva mai sentito e, soprattutto, sse era possibile che se lo fosse inventato...
Le strade del Signore per raggiungere l'Umanità sono talvolta ben strane. Tanto da essere imcredibili.
Ma, evidentemente, la credibilità non è il senso di ciò che può accadere per Sua volontà.
E certamente non lo è la creduloneria ma, in casi come quello di Lourdes, anche la parte razionale di qualunque uomo può provocarsi a dare risposte o a demolire convinzioni per arrivare a una conclusione: se fosse un episodio inventato, credo che sarebbe stato inventato più conforme ad una esigenza di convincimento delle persone altre. Insomma, assomiglia più alla realtà che alla fantasia proprio in forza della sua poca razionalità...
Ad ogni modo, anche al fine di non andare troppo fuori binario con le mie elucubrazioni, per chi vuole condividere la celebrazione di questa festa, ecco le parole di Bernardo di Chiaravalle nella preghiera del Memorare:
Memorare, piissima Virgo Maria,
a saeculo non esse auditum
quemquam ad tua currentem praesidia,
tua implorantem auxilia,
tua petentem suffragia
esse derelictum.
Ego, tali animatus confidentia,
ad te, Virgo virginum Mater, curro;
ad te venio, coram te gemens, peccator, assisto.
Noli, Mater Verbi, verba mea despicere,
sed audi propitia et exaudi.
Amen.
Ricordati, o piissima Vergine Maria,
che non si è mai udito al mondo
che alcuno sia ricorso alla tua protezione,
abbia implorato il tuo aiuto,
abbia chiesto il tuo soccorso,
e sia stato abbandonato.
Animato da tale fiducia,
a te ricorro, o Madre, Vergine delle vergini;
a te vengo, dinnanzi a te mi prostro, peccatore pentito.
Non volere, o Madre del verbo,
disprezzare le mie preghiere,
ma ascoltami benevola ed esaudiscimi.
Amen.

lunedì 28 novembre 2011

Trenta

Tra tonfi e successi, tanti avanzamenti a tentoni e qualche scatto sicuro, orgoglio e paura, gratitudine e ribellione... oggi mio figlio primogenito compie 30 anni.
Certamento è vero che Ogni scarrafone è bello 'a mamma soia ma non posso non esprimere la soddisfazione che mi pervade nel veder crescere due brave persone e nel considerare che li ho generati io... e anche educati, no?
Se devo essere sincera ed esprimere un forte desiderio (lo faccio costantemente, anche se non in forma di "desiderio" bensì con la preghiera) adesso vorrei che al bene che già abbiamo si aggiungesse una massiccia dose di fortuna o, meglio, di grazia.
Buona vita, Giuseppe... se sarà buona per te anche io ne godrò.

venerdì 11 novembre 2011

Numeri e pallottolieri

Oggi è una giornata speciale, per chi crede alla cabala.
Ma poi, in realtà, ogni giorno è "speciale" perchè tutti portano almeno un seme che cerca di germogliare e forse l'unica differenza è che alcuni semi sono curati e altri vengono lasciati seccare.
Stamattina, appena sveglia, non ho pensato alla sequenza di "11" che ci avrebbe accompagnati fino allla fine della giornata ma a una ragazza che proprio oggi avrebbe compiuto 30 anni.
Quella sera di 3 decenni fa, rincasando con il mio pancione che proprio quel giorno era "giunto a termine" ho sentito che stava partorendo una mia conoscente e così ho aspettato sul corridoio del reparto maternità finchè ho sentito il vagito di Anna e ho pensato: Il prossimo sarà mio figlio.
Oggi Anna non c'è a festeggiare il suo compleanno e io ho il magone per alcuni problemi che fanno parte della nostra vita... ma al mattino tutto è ancora ovattato e l'unica certezza è che bisogna alzarsi svelte perchè la giornata deve iniziare con un buon ritmo altrimenti non riusciamo a fare tutto il programmato. Così preghiera svelta e via che si iniziano le danze: alle 7 sono già in ufficio.
Il pomeriggio invece prende tutta un'altra piega...
Non credo alla cabala, ma questo 11.11.11 non è generoso.
...
Credo che la grazia più "umana" che ciascuno debba avere sia di essere accudito da mani amorevoli quando oramai rimane solo un povero corpo senza vita.
...
Non posso (non voglio) parlare di ciò che ha reso questa giornata tremendamente indimenticabile... Voglio sorridere e far sorridere... Perciò ecco un'immagine d'amore...



E domani porterà il suo carico ma, spero, anche il suo raccolto.
Di certo il tanto atteso risultato di una conta per la quale non ci siamo fatti mancare nemmeno i pallottolieri.

Intanto oggi - 13.11.2011 - casa mia si è vestita a festa.



giovedì 27 ottobre 2011

Che notte, ieri notte!

No!
Non volevo fare una citazione (anche se piacevole, tutto sommato) di Fred Buscaglione. E nemmeno dello spot di un insetticida che faceva il verso alla nota canzone "Eri piccola così".
Volevo proprio dire che è stata una notte parecchio agitata... e poco riposata.
Tutto è cominciato dalla curiosità che mi ispirava il fatto che ieri sera, mentre ancora eravamo a tavola e il secondogenito finiva svelto la cena per andare a vedersi la "sua" Juventus, il cane dei vicini non la smetteva di abbaiare.
Allora ho aperto la porta che dà sul prato dove si sentiva Leo agitarsi e strepitare e tutto è stato chiaro. E urgente.
Sull'albero del nostro giardino c'era Lele in evidente agitazione e sotto Jodie e Jekill (il randagio che porta degnamente cotanto nome) che si affrontavano aggressivi.
Ci siamo "buttati nella mischia" per allontanare Jekill e recuperare i nostri 2 mici che non capivamo come mai fossero fuori casa. Ma tra il dire e il fare... è passata tutta la notte perchè i nostri 2 piccoli pelosetti sono scappati uno da una parte e l'altro dall'altra sparendo dalla nostra vista.
In realtà, quando già io ero in corso di esaurimento lacrime, abbiamo scoperto che Jodie era rientrato in casa da una finestra aperta (ecco come erano usciti!) e si era nascosto sotto un mobile in evidente stato di agitazione.
Di Lele invece nemmeno l'ombra...
Abbiamo pattugliato tutto il quartiere. Abbiamo suonato alcuni campanelli perchè ci consentissero di entrare a controllare i giardini... e intanto si erano fatte le 23.
A un certo punto abbiamo sentito un miagolio provenire da un prato e, corsi sul posto, abbiamo visto scappare nell'oscurità un micio che ci sembrava rosso. Perciò siamo rimasti in zona a scuotere i croccantini e a chiamare con voce flautata "Lele"... "Lele"... ma niente.
A mezzanotte abbiamo deciso di tornare verso casa perchè eravamo zuppi e infreddoliti.
Io mi sono buttata sul letto e, finalmente, sono riuscita a calmare Jodie... ma non la mia paura di non rivedere più la codina storta di Lele.
All'1 mio marito ci chiama convinto di aver visto Lele aggirarsi all'esterno di casa. E c'era davvero ma aveva gli occhi da pazzo e scappava sotto i cespugli. Poi siamo riusciti a costringerlo in un angolo e mio figlio lo ha acciuffatto... Ne porta vistosi (e gonfi) segni su entrambe le mani e braccia. Ma Lele era una furia ed è scappato di nuovo ridiventando introvabile.
Non rimaneva che aspettare il chiarore del giorno, anche se questo significava andare incontro al pericolo rappresentato dai cani dei vicini che al mattino vengono liberati nei rispettivi giardini.
Alle 4 mio figlio è uscito. Niente.
Alle 5 mi sono alzata io. Ancora niente.
Alle 6 ero di nuovo in giardino e stavolta si è fatto vedere ma è scappato via. Idem 10 minuti dopo...
Però passati altri 10 minuti ho visto attraverso il vetro della porta che era arrivato fino allo stuoino e ho deciso di aprire uno spiraglio senza farmi vedere (e mettendo al sicuro gli altri 4 che avevano avuto una notte agitata tanto quanto noi).
Appena la porta si è aperta Lele si è tuffato all'interno ed è corso a nascondersi sotto il letto. Io ho urlato "Lele", mio figlio si è alzato a precipizio dal letto, gli altri mici gli sono corsi accanto per annusare tutti i profumi che una notte fuori casa gli hanno regalato.
Adesso stiamo cercando di tranquilizzarlo per riavere il nostro "insopportabile" Lele da braccio...
Che notte, ieri notte!

domenica 2 ottobre 2011

Acqua in movimento...

Oggi, sul Lago chiamato "dei 3 Comuni", nella mia Terra di Carnia, si è tenuto l'incontro conclusivo di una settimana di confronti e condivisione promosso dal Centro Balducci di Zugliano (UD): l'Incontro dei Popoli per i Beni Comuni, per i Diritti Umani, la TERRA, l'ACQUA, l'AMBIENTE, le Specie Viventi, la VITA sulla TERRA...

Partecipavano rappresentanti di diversi paesi del mondo, soprattutto Africa ed America Latina, per i quali l'acqua è un bene ancora più prezioso perchè NON DISPONIBILE in quanto in mano a privati che ne hanno fatto un affare economico. Pericolo che continua ad incombere anche su di noi, nonostante la vittoria schiacciante dei recenti referendum dello scorso mese di giugno. Nella nostra Regione, tanto per non dover viaggiare molto, pare sia in corso di approvazione una norma che permetterà legalmente che l'acqua venga gestita da Società non pubbliche... aggiungerei alla faccia del tanto sbandierato "popolo sovrano".

A parte le implicazioni politiche, una giornata con fortissime implicazioni umane.

Personalmente ho voluto stringere la mano, alla fine del loro intervento, all'insegnante ed ai ragazzi provenienti da Capaci e facenti parte di un progetto che si chiama "no pizzo".

Con la professoressa, e sorridendo della "curiosità" dei ragazzi, ci siamo dette, quasi all'unisono "noi dobbiamo spiegare ai ragazzi che non tutti al Nord sono come i personaggi che ci mostra la televisione (i Leghisti, insomma, per i quali mi sono sentita in obbligo di scusarmi e giustificarmi!)", "noi continuiamo a spiegare che non tutti al Sud fanno parte delle famiglie mafiose".

Poi ho stretto la mano al carcerato che ha portato la sua esperienza e la poesia delle sue parole a raccontare il dolore per la propria leggerezza che lo ha portato in carcere e l'abisso di buio che rischia di inghiottirlo... e non siamo riusciti a non piangere guadandoci negli occhi alla ricerca di una somiglianza che abbiamo trovato e che ci ha detto una volta di più che troppe volte dipende solo da un'opportunità che qualcuno ha e qualcuno manca.

Avevo cercato di filmare (ma figurarsi se ci sono riuscita?) la preghiera cantata e danzata da 2 donne del Benin che precedevano il significativo "rito" conclusivo che consisteva nel versare nelle acque del Lago, l'acqua portata dai diversi paese dei pianeta, nel mescolare le terre di posti lontati per farne una ancora più ricca e nel mettere a dimora sulla sponda del lago, una accanto alle altre, le piantine portate dai testimoni, ciascuno dalla propria Terra.


Una giornata e gesti di grande spiritualità che, di buon diritto, hanno occupato lo spazio temporale che solitamente riservo alla Santa Messa.

Tra l'altro l'anima del Centro Balducci è un profetico Sacerdote carnico, don PierLuigi DiPiazza.

Un Carnico di pochi fronzoli e molti gesti concreti.

Un uomo di Dio che incarna ciò che secondo me è un vero Pastore.

Uno che non teme di sporcarsi le mani (ricordandomi mons. Tonino Bello e la sua "Chiesa con il grembiule") e che non ha paura di dire (e vivere) la verità, anche se è scomoda o penalizzante...

Non sono sempre d'accordo con lui, ma anche nelle diverse opinioni ne ho una immensa stima che, nel ricordo della sua dolcissima mamma, si vela di sincero affetto.

domenica 25 settembre 2011

Questione di verità

Se ne può dire ciò che si vuole...
Può piacere o no e lo si può confrontare con chi l'ha preceduto o con chi avremmo voluto al suo posto.
Possiamo ribadire che anche lui ha taciuto su temi sui quali era doveroso alzare la voce, soprattutto se lo si poteva fare da una posizione che contava.
Possiamo ridere del suo italiano e sbuffare del suo latino.
Ma l'omelia che il Santo Padre ha tenuto oggi nella sua Terra di Germania non può lasciarci indifferenti. Come già dovrebbero averci scossi alcuni interventi di questi ultimi giorni.
"Meglio agnostici che finti credenti"... e chi può onestamente dir di non aver incontrato, almeno una volta nella vita, un cattolico "praticante" degno di non altro sentimento che un aperto disprezzo per la distanza incolmabile tra il suo professarsi cristiano (seguace di tale Gesù Cristo!!!) e il suo vivere da persona assolutamente inconciliabile con gli insegnamenti di colui che gli dovrebbe essere Maestro?
"Se qualcuno danneggia la Chiesa, troppe volte lo fa dal suo interno piuttosto che dal suo esterno..."
Verissime queste parole.
Ben si legano a molti dei pensieri che affollano la mia mente... e che sogno che possano raggiungere anche troppe persone che si sentono al riparo da ogni possibilità di errore.
Peccato davvero che troppi cattolici non abbiano nemmeno l'abitudine di partecipare settimanalmente alla S.Messa... Rischierebbero di imparare qualcosa.
Bene.
Sfogata sul versante personale, torno a riflettere sulle parole del santo Padre e anche su come io stessa lo abbia visto e giudicato talvolta.
Oggi dire GRAZIE a questo Pontefice, fine teologo ma soprattutto onesto rappresentate di Cristo sulla terra.
Forse se veniva spontaneo riconoscere il titolo di "padre" a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI potremmo cominciare a pensare come a un buon "maestro"...

P.S.: non ero tanto fuori strada nel condividere questi miei pensieri, no?

martedì 20 settembre 2011

A proposito di donne... di ogni tempo

Già... di ogni tempo.
Mi verrebbe da dire che questi nostri sono ben tristi. Anche per le donne. Soprattutto per le donne. Pensiamo ai "modelli", per esempio.
I modelli che oggi ci vengono propinati dai mass media sono quelli di donne che hanno raggiunto una posizione. Ma, anche per non essere tacciati da "bigotti" o moralisti o giudizi simili, si scivola leggermente sui metodi. Così, prendendo come unico parametro di valutazione la posizione raggiunta, ed il suo corrispettivo economico, certe consigliere regionali possono sbeffeggiare l'intero Paese esponendo su una maglietta la sciocca provocazione che "senza t-shirt sono ancora meglio". Cosa che, per altro, potrebbe essere verificata anche dalla sua cartella clinica visto che molta parte della sua "merce pregiata" è transitata dalle mani di un chirurgo e non ereditata...
Ma la "signorina" che maggiormente mi ha infastidita è tale Terry deNicolò che ha sentenziato "Se sei racchia e fai schifo ti devi stare a casa".
Posto che non voglio ammorbare il mio blog con ripetizioni (vedi sopra per la provenienza delle "grazie" di cui è dotata), mi pare che, come modello per le nuove generazioni di Italiani possa fare il paio con il simpatico umorista Maurizio Sacconi: le ragazze imparino fin da subito che l'unico attributo sul quale puntare è l'aspetto fisico, i ragazzi memorizzino che le donne vanno "usate" senza parsimonia e con una saccente arroganza... ripenso con grande nostalgia alle lezioni di vita delle donne che hanno fatto parte della mia formazione umana e morale: le mie nonne.
None Mabile, alla quale ho dedicato il post che precede questo, e nono Gjudite, che voglio omaggiare con questo ricordo.
La nonna condivideva con noi il ricordo del marito che aveva amato senza condizioni. Nulla importava ai fini del suo sentimento che non fosse benestante, che non le avesse garantito una vita agiata e nemmeno che fosse un pprovocatore che facilmente si cacciava nei guai (come mi piace quando mi dicono che lo assomiglio!). Lei lo aveva amato. Aveva amato solo lui.
Era rimasta vedova a soli 60 anni e, ci diceva, aveva avuto "occasioni" con altri paesani che si erano proposti come rimpiazzo o forse solo come consolatori di un momento.
Ma no! - diceva lei, vecchietta ottantenne seduta davanti a noi nei suoi ampi abiti scuri che celavano ogni forma e non lasciavano trapelare che anche lei fosse dotata di femminilità - non ero per nessuno. Ma se torna il mio Pierin... eccomi. Sono sempre pronta.
Sono felice di avere avuto questi esempi.
Quanto alla "signorina" deNicolò... io credo di essere una donna niente più che normale. Forse qualcosa di meno.
Però il mio prezzo è più alto del suo.
Io VALGO l'amore. Lei qualche euro (che importa se tanti o pochi se si tratta di vendere me stessa), un monile a forma di farfalla e il disgusto di avere adosso le mani di un vecchio libidinoso, lascivo e schifoso.
Povera Terry.
Magari lei mi annovererebbe fra "le racchie che fanno schifo", ma io sicuramente conto lei fra le poverette che fanno pena...

giovedì 1 settembre 2011

Mabel: la fatica di crescere

Quanto tempo senza scrivere nè fare almeno una comparsa qua e là per "incontrare" i tanti amici di questo mondo...
Certo è un periodaccio per il lavoro e io mi lascio cullare da una sorta di apatia post-ufficio... ma basta come giustificazione?
Eppure qualcosa da dire ce l'ho di certo. Cose belle e cose tristi. La vita che scorre e presenta salite e discese, strette nelle quali rallentare, piazze assolate dove fermarsi e direzioni che volentieri si eviterebbero.
Dai!!! Bando alle ciancie.
Riprendo con una delle mie pseudo-favole.
E' dedicata alla mia nonna della quale domenica 7 agosto, nella piazza del nostro paese di origine, è stata fatta memoria con l'assegnazione di una targa commemorativa per la persona che era e per i gesti, che ben si possono definire "eroici", che compì durante la Grande Guerra.
In Carnia sono state insignite di Medaglia d'Oro le "Portatrici Carniche". Loro rifornivano le bande di Partigiani resistenti di viveri ma anche di bombe e munizioni.
Mia nonna scendeva ogni giorno a valle a prendere il pane per tutto il paese... ma questo non è stato valutato degno di essere insignito di alcunchè.
La gente però sa, nel proprio cuore, che mia nonna avrebbe meritato un riconoscimento forse più delle Portatrici. E io ringrazio di cuore il mio Paese di non volerla dimenticare.
Ecco, intanto, il mio piccolissimo tributo...

Mabel era arrabbiata!
A dirla proprio tutta, era parecchio tempo che Mabel era arrabbiata.
”Colpa dell’età” – la giustificava la nonna quando vedeva che la mamma si innervosiva davanti a quel perenne muso lungo.
“Colpa vostra!” – pensava dentro di sé Mabel, incupendosi ancora di più nel sentirsi così incompresa e convincendosi che la sua famiglia era inadeguata. “Se solo non fossi nata in questo minuscolo paese di montagna” – rimuginava accarezzando distrattamente il morbido pelo del suo cane – “Qui non ci sono prospettive. Io ho bisogno di spazio, di libertà, di stimoli interessanti. Cosa ci faccio prigioniera di questa famiglia nella quale mi sembra che nessuno abbia grandi ambizioni? Come posso emergere nella vita se non riesco nemmeno a farmi notare in questo gruppo di sorelle e cugine tutte troppo somiglianti?”
Mabel alzò per un attimo gli occhi dal libro sul quale li teneva incollati per sottolineare quanto le fossero indifferenti le chiacchiere dei familiari. E in quell’attimo il suo sguardo si incontrò con quello limpido come una cascata d’acqua degli occhi azzurri della nonna.
“Ma guarda questa – pensò Mabel chiudendo stizzita il libro e avviandosi verso la porta per uscire – ha sempre gli occhi che le sorridono anche se ha avuto una vita ben poco allegra. Io proprio non la capisco…”
In effetti la nonna aveva avuto una vita in salita, come quasi tutte le donne del suo tempo nei paesini dei nostri monti.
Un’infanzia fatta di giochi vicino al focolare che presto si doveva abbandonare per dare una mano in casa.
Poca scuola, giusto il necessario per saper fare la propria firma e qualche conto elementare e molto presto un matrimonio che i tempi e le tradizioni volevano il più prolifico possibile. E lei era stata all’altezza delle aspettative: 13 figli.
La famiglia di suo marito era piuttosto benestante ma lei era uscita dalla casa del suocero portandosi appresso solo gli abiti che indossava, i suoi bambini e la sua ottimistica tenacia.
“Ma nonna – le dicevano talvolta anche le sorelle di Mabel – non hai un po’ d’astio per quelli che ti hanno mandata via con le mani vuote?”
E lei diceva che no, non aveva invidie o rancori… tanto siamo destinati a lasciare tutto ciò che abbiamo…
Nei suoi ricordi e nei suoi racconti non menzionava mai momenti di divertimento, anche se non palesava che questo fosse per lei motivo di rammarico.
Intanto i figli diventavano grandi e forse le preoccupazioni superavano le soddisfazioni che le davano. Ma anche su questo non aveva mai espresso rincrescimento o rimpianti.
E adesso che Mabel cresceva, la nonna rivelava uno sguardo di particolare affetto per lei e la metteva quasi in crisi.
In realtà, fin da piccola Mabel rimaneva quasi stupita davanti a certi gesti di questa nonna così frizzante e gioiosa.
Le scorta di caramelle che aveva sempre per i nipoti (perfino per Rufi, il cagnolino di Mabel, che aveva imparato ad infilare il musetto nella tasca del grembiule per cercarle), la pazienza con la quale tacitava le piccole liti che scoppiavano fra cugini, l’entusiasmo con il quale intonava inni religiosi infondendo tutto il suo amore per il Creatore nel canto, la foga con la quale “obbligava” le giovani nipoti a ballare il valzer con lei, la tenerezza con la quale recitava il suo strampalato “Agneli Dei” la sera prima di dormire.
Mabel aveva un ricordo incancellabile nel cuore… che la faceva sorridere nonostante si fosse impuntata ad atteggiarsi ad adolescente tormentata ed infelice. Il ricordo di se stessa piccola che aspettava che nel cielo passasse un aeroplano per urlare “Aeroplano! Buttami giù un triciclo”. Un giorno, la sua sorella maggiore l’aveva mandata a “controllare” l’arrivo della corriera dal paese di fondovalle. E così aveva visto che, seduta nel posto di fianco all’autista, c’era sua nonna con un triciclo nuovo fiammante fra le braccia. Che batticuore mentre correva dietro alla corriera fino alla piazza…
“Uff… – scosse il capo con fastidio Mabel – mi sto rammollendo.
Mabel non ne era consapevole ma, davvero (come aveva detto la nonna), la colpa delle sue inquietudini era solo dell’età.
Mabel non immaginava neppure che la sua famiglia, quella che talvolta guardava di sottecchi sbuffando, avrebbe avuto il merito della donna che sarebbe diventata.
Lei ancora non lo sapeva, ma nel suo futuro, avrebbe ripensato spesso alla sua nonna Amabile. E sarebbe stata orgogliosa di lei.

mercoledì 29 giugno 2011

Uomini, quaqquaraquà e altri esseri

Catturando al volo i pensieri che svolazzano nella mia mente, mi accorgo che molti convergono su una domanda: il mio essere cattolica critica può avere influenze negative sul mio essere cristiana?
In effetti non raramente mi trovo in totale disaccordo che le indicazioni della Chiesa volte a regolamentare secondo la Dottrina il vivere dei fedeli. E ogni volta sono certa che Gesù in primis non si accontenterebbe di rimanere nei ranghi ma vorrebbe che la Sua comprensione non transitasse solo per l'intelletto ma facesse capolino anche nel cuore.
Molti sono gli argomenti.
Alcuni di stretta attualità come la civilissima legge dello stato di New York che sancisce la legalità del matrimonio tra persone dello stesso sesso (e come non pensare all'ostruzionismo tutto italiota sulla proposta di legge per il riconoscimento dei Di.Co.?).
Altri di pregnanza assolutamente personale come l'assurdità di un Sacerdote (maiuscola la categoria... sui singoli mi permetto di fare dei distinguo) che tuona verso di me: Non voglio più vederti a Messa in Duomo!
Altri alimentati dal mio subconscio e, inevitabilmente, senza un filo logico a riportare alla loro origine...
Oggi mi sono svegliata rivolgendo il primo pensiero consapevole al mio nonno paterno, la liberissima persona di cui ho solo sentito parlare ma al quale mi sento molto affine.
Si chiamava Pietro. Immagino non festeggiasse gli onomastici e non volesse aver nulla che fare con i Santi, ma gli ho rivolto un "Auguri, nono" perchè oggi si festaggiano i Santi Pietro e Paolo, seguaci di quel Gesù che amo e al quale solo credo di dover giustificare la mia vita.
I due Santi, patroni di Roma ove entrambi trovarono il martirio per la loro Fede, sono personalità decisamente diverse tra loro. Accomunate, secondo me, da una qualità che oggi pare in via di estinzione: la coerenza.
Uomini, prima che discepoli, apostoli o Santi.
Con le loro certezze ma anche i loro dubbi. Il coraggio e la tentazione della vigliaccheria, talvolta anche del tradimento. Certi di ciò per cui giocavano tutta la loro vita, non solo terrena, ma deboli davanti alla prospettiva della sofferenza fisica salvo poi "osare" proporre ai loro carnefici di non far loro l'immeritato onore di farli morire come Colui che solo meritava di essere padrone della loro vita.
Qualche volta si dice scherzando che non aveva avuto molto "occhio", Gesù, nello scegliere i suoi amici.
Invece aveva scelto molto bene!
Talmente bene che ciascuno di noi può guardare loro sentendosi meno inadeguato di fronte alle prove della vita.
Non superuomini senza macchia e senza paura, ma nemmeno quaqquaraquà disponibili a farsi spostare da ogni refolo di vento.
Magari uso queste idee solo per auto-assolvermi... ma non credo di essere in errore quando penso che il mio essere critica su certe posizioni anacronistiche ed eccessivamente rigide, pur trovandomi, poi, su posizioni che si possono ben definire conservatrici in altre situazioni, non mettano a repentaglio la Fede ma la obblighino a trovare sempre una ragione della sua sopravvivenza.
E sono anche disposta ad ammettere una qual dose di arroganza (o di supponenza) quando mi capita di considerare che di troppi cattolici "regolari" è preferibile diffidare... mentre da molti uomini (e donne) in costante ricerca e in continua "crisi" davanti alla Dottrina della Chiesa possiamo imparare molto. In libertà e coscienza...

mercoledì 22 giugno 2011

In memoria aeterna erit iustus...

Ieri sera ripensavo alla classica frase con la quale si annuncia che un Sacerdote è deceduto: è tornato alla casa del Padre... e l'ho percepita nella sua immensa e dolce verità. Se un Sacerdote (se ciascun uomo, ma forse un Sacerdote in modo privilegiato) è vissuto con la maggiore coerenza possibile con gli assunti della Fede che manifestiamo a parole, la morte è davvero un ritorno. Un ritorno in certo qual modo atteso e desiderato...
Credo che il ritorno di mons. Elio al cospetto del Padre sia stato un momento di grande gioia.
E quali e quanti incontri che erano stati sospesi dal corso della vita hanno potuto ricominciare.

Certamente mancherà da questa parte della realtà.
Anche a me che pure non l'ho frequentato come e quanto avrei voluto... e quanto mi avrebbe fatto molto bene all'animo.
Grazie per la sera in cui l'ho conosciuta, carissimo monsignore.
Grazie per la semplicità con la quale mi ha aperto le porte della sua casa qui, nella nostra Carnia.
Grazie per aver conviviso con me alcuni ricordi del Papa Paolo VI che io amo in modo particolare («Ci resta ora di assolvere ad un doveroso compito. Quindici anni di Vescovo di Roma hanno consacrato Papa Montini tra i grandi Pontefici d’ogni tempo e tra i più generosi benefattori della nostra città di Roma… La storia avrà molto da dire su Giovanni Battista Montini, il nuovo San Paolo della chiesa attuale, come lo aveva definito il Patriarca Atenagora»).
Grazie per l'indimenticabile celebrazione della scorsa estate nella nostra Pieve di S.Pietro in Carnia, nell'occasione benedetta del settantesimo della Sua Ordinazione Sacerdotale.

Ora Lei può riservarci il suo sguardo benevolo dallo splendore nel quale è tornato.
Dove, lo credo, troverà tracce di ciò che ha sparso attorno a sè e vedrà che il raccolto può maturare anche nel nascosto...

Oggi molti carnici scenderanno a Roma a salutarLa e molti di più lo faranno nella preghiera.
Requiem aeternam dona ei, Domine...
In memoria aeterna erit iustus, ad auditione mala non timebit.

lunedì 13 giugno 2011

Tutti al mare...

... anzi solo alcuni.
Perchè l'aria salmastra fa molto bene. Soprattutto alle persone anziane che evidenziano un colorito terreo che palesa la loro essenza asfittica.
Perchè il sole è fonte di bellezza. Soprattutto per coloro che, pur coperto da spesse coperte di bigliettoni, hanno il culo flaccido.
Perchè la sabbia calda e dorata è una copertura migliore del manto di bitume che taluni espongono sulla testa.
Perchè, a una certa età, la sonnolenza che coglie sulla battigia si addice meglio dell'iperattività notturna.
Perchè, con l'aggiunta di qualche secchiello di acqua marina, uno si può costruire quanti castelli di sabbia vuole, senza che la loro inevitabile caduta danneggi nessuno.
Perchè, anche se l'Italia è il più bel Paese del mondo, per un buen ritiro io mi sentirei di suggerire Hammamet.
Perchè .
Anzi... Sì, Sì, Sì, Sì!!!!
Quattro sì che fanno battere forte il quorum.
Quattro sì che sono il segno di un tanto atteso risveglio.
Freschi come l'acqua.
Chiari come una fonte alla quale tutti possono attingere.
Puliti come l'aria tersa del mondo che vogliamo.
Giusti come il peso di ogni uomo davanti al suo prossimo... e alla sua coscienza.



lunedì 23 maggio 2011

I confini dell'anima

Ci si può credere o pensarci con scetticismo o darle una definizione diversa o, ancora, riconoscerle una valenza di vitale importanza.
Da sabato sera continuo a pensare che ci mostri i suoi confini sul ciglio degli occhi quando niente riesce a fermare le lacrime che tracimano.
Elena non ce l'ha fatta e lo strazio non può non farci sentire solidali con quei genitori, il papà soprattutto...
Ho pregato e sperato.
Mi sono sentita insicura e, nello stesso tempo, ho invocato la Fede perchè niente altro poteva darmi risposte.
E adesso non riesco a smettere di piangere...
Quando tutto ciò che accade troverà un senso vorrei ricordare questo nome per cercare un Angelo da prendere tra le braccia...

venerdì 20 maggio 2011

Di assenze e presenze invisibili

Buongiorno...
Credo proprio di dovermi scusare per l'assenza, protratta e ingiustificata.
Potrei dire di nuovo "Ci son giorni..." e raccontare di giornate lunghe alla scrivania e di una stanchezza strisciante ed insistente.
Anche stamattina sarò al posto di lavoro prima delle 7 e, salvo avere altri impegni (giammai "tempo libero"! Dovrei trovare qualcosa per impegnarlo), uscire dopo 12 ore piene visto che faccio in ufficio anche una ristretta pausa-pranzo.
Di sera, ne consegue, non ho le energie per sedermi al computer, magari accenderlo e fare un giro fra i blog.
Avrei tante cose da raccontare di questi lunghi giorni di assenza. Soprattutto di una quasi-settimana a Roma. Ma anche di un premio ricevuto, di un paio di eventi aziendali, di molti incontri e di tanti sentimenti.
Ma oggi sono qui a condividere con voi il primo pensiero della giornata, il mio Momore.
Un'assenza che sento sempre acuta.
Una presenza che sento sempre accanto.
I 5 pelosetti che si alternano sulle mie ginocchia sono altre piccole vite da curare ma Momore, e Rufi con lui, sono amici che non riesco a non rimpiangere.
Il gnò picjul...

martedì 26 aprile 2011

Ci son giorni...

Ci son giorni nei quali non si riesce a tacitare una vocina interiore che esprime uno strano desiderio: quanto mi piacerebbe diventare invisibile!
Invece si corre, si chiacchiera, si sorride, si saluta.
Poi, quando si è soli, ci si ritrova abulici e, quando va bene, si scoppia in pianto.
Son giorni che capitano a tutti... l'importante è che passino.
Non potendo chiudere i "canali" del vivere quotidiano, mi sono assentata dal blog per non infondergli la tristezza inspiegabile che sento.
Stamattina mi sono sforzata di trovare qualcosa da dire, non fosse altro che per rassicurare gli AMICI che si sono preoccupati del mio silenzio. Niente!
Poi mi è arrivata una mail...
In realtà sarebbe un anello di una "catena" e, tempo fa, mi sono già espresso sulle catene in questo blog.
Lasciando perdere, dunque, le indicazioni che contiene quanto alla non interruzione dei suoi viaggi nell'etere, vi dono la foto che l'accompagna. E la preghiera (che male non fa)...

Che oggi regni la pace,
che tu abbia fiducia in Dio che sa esattamente dove dovrebbe essere,
che non dimentichi le infinite possibilità che nascono dalla fede.
Che utilizzi quei doni che hai ricevuto e che condivida l'amore che ti è stato dato.
Che tu sia contento di sapere che sei Figlio di Dio.
Lascia che questa presenza si adagi nelle tue ossa e permetta alla tua anima la libertà di cantare, ballare, pregare e amare.
Esiste qui per tutti e per ognuno di noi!

Domani parto per Roma e non so dire con che animo.
Spero che l'esperienza porti frutto...
Se sarà così avrò la gioia di condividere con voi i miei pensieri.
Mandi...

mercoledì 6 aprile 2011

Con L'Aquila nel cuore.

Si dice che il tempo sani ogni ferita... si dimentica di dire che le cicatrici rimangono per sempre.
Alle persone ma non solo.
Oggi fa male la cicatrice della ferita inferta ad una parte del nostro Paese dal terremoto di 2 anni fa.
Ma se la ferita duole, ciò che le viene "spalmato" sopra brucia oltre ogni dire...
Sempre memore di ciò che oramai 35 anni fa abbiamo vissuto noi, in Friuli, non posso non sentire con particolare intensità ciò che è accaduto e ciò che ancora accade.
Così vado a leggere (quando posso... in silenzio) il blog di Giustino Parisse e ripenso ai suoi ragazzi: Domenico (come uno dei miei figli) e Maria Paola...
Non serve aggiungere parole, se avrete la pazienza di andare a leggere le sue.
Poi, date un'occhiata ai risutati dei miracolosi interventi del governo...

Sono orgogliosa che mi abbiano insegnato il significato di parole come "vergogna"...


lunedì 28 marzo 2011

Non ti scordar di me...

Passeggiando sui rigogliosi prati verdi dei primi giorni, il Creatore si beava del tripudio di fiori, profumi e colori che ricoprivano il suolo. Sorridendo con tenerezza dello stupore infantile di Adamo ed Eva, indicava di volta in volta il nome assegnato a ciascun fiore, come poco prima (un "poco prima" che sapeva di eternità) aveva fatto con ogni animale creato.
Tutta la natura era attenta alle parole di Dio, consapevole che ogni cosa cominciava ad esistere esattamente nel momento in cui il suo nome veniva pronunciato: in principio era il Verbo... mentre una leggera brezza accarezzava i volti della prima donna e del primo uomo, scompigliava il manto peloso o piumato degli animali, faceva increspare la superficie delle acque in un leggero tocco che arrivava ad ogni essere vivente che in esse nuotavano, di divertiva ad inserirsi fra le piume delle ali degli uccelli che volteggiavano in cielo, faceva fremere le foglie degli alberi traendone una musica briosa e spettinava l'erba dei prati in modo che ogni fiore potesse ricevere lo sguardo di Dio.
D'un tratto parve di udire una voce lontana: "....... di me!"
Tutti si fermarono per capire da quale direzione arrivassero quelle parole e per cercare di coglierne il senso che non avevano potuto intendere.
Dio allungò una mano e indicò un punto nascosto sotto un cespuglio che, troppo proteso nel cercare di vedere il Creatore, aveva talmente allungato i suoi rami da coprire "qualcosa" che era nato al suo stesso riparo.
Vergognandosi della sua invadenza, il cespuglio si ritrasse e così tutti videro il fiorellino azzurro che stava ancora ripetendo: "Non ti scordar di me! Non ti scordar di me!".
Una risatina distese le labbra di Dio e contagiò tutto il Creato: "Ma certo che non ti scordo... e il nome che ti sei scelto mi piace molto. Te lo assegno."
"Quale nome?", chiese il fiorellino?
"Quello che hai detto", suggerì un Angelo, timoroso che l'interruzione potesse infastidire il Signore.
"Forse se lo è scordato", disse Dio cantalenando il fiorellino. "Ma Io non mi scordo di nulla. Perchè ogni cosa è preziosa ai miei occhi e tutto è degno del mio Amore. E tu sarai un fiore che gli uomini offriranno per parlare d'amore, caro NonTiScordarDiMe".

Ho recuperato nella memoria, aggiungendo qualcosa come si fa nel raccontare una favola, la storia di questi fiorellini spontanei perchè ieri ho portato alcuni vasi di Non ti scordar di me a mia sorella per confermarle il mio amore. Sono passati già 26 anni dal giorno che ci ha lasciati e certe volte mi sembrano tantissimi, altre volte mi paiono un soffio...


martedì 22 marzo 2011

Di quando Dio diede un nome a ogni cosa...

Eravamo oramai giunti alle soglie del settimo giorno.
Terminata la Creazione, Dio stava perfezionando gli ultimi dettagli ed assegnando tutto il Creato alle mani dell'uomo perchè se ne curasse per conto suo. L'Eden era un giardino rigoglioso ed ogni sorta di pianta, ogni specie di animale, ogni bellezza lo abitava.
"Questo è un leone", enunciava Dio mentre Adamo ed Eva prendevano nota mentalmente di ogni dettaglio, annuendo alle informazioni. "Questi alti alberi sono acacie e l'animale che avanza con passo di danza, bilanciando il lungo collo è una giraffa".

"E questo piccolo fiore?", chiese Eva indicando una piccola corolla bianca che faceva capolino fra i fili d'erba.
Dio si chinò e accarezzo i minuscoli petali sussurrando "Così piccolo e così perfetto..."
Poi si rivolse alla donna e le chiese "Come possiamo chiamare questo incantevole fiore?"
Nel sentire queste parole la piccola pratolina si emozionò e chinò la testolina per nascondere il rossore... ma a Dio non si può nascondere nulla ed infatti Egli si accorse del suo imbarazzo e della sua timidezza.
"Ho capito perchè ti nascondevi tra gli steli dell'erba", le disse. "Ma questa tua timidezza è una forma di bellezza che ti impreziosisce ancora di più. Perciò lascerò che il tuo dolce rossore rimanga con te per sempre, a cantare le lodi alla semplicità e alla modestia".
E così la piccola Pratolina (perchè questo fu il nome che le venne assegnato) mantiene ancora il colore della sua timidezza nella parte nascosta della sua corolla.

venerdì 18 marzo 2011

Zecca... di valore

Chi legge questo blog da un po' sa già alcune cose sul nostro Zecca.
Ma non posso esimermi, oggi, dal dedicargli un post in considerazione del fatto che il nostro paziente amico, il personal trainer migliore sul mercato, l'alter ego di mio marito che oramai forma con lui una coppia indissolubile... ha VINTO il suo primo candy.
Certo meritava di vincere per la sua bellezza...
ma ha vinto in forza del suo nome che, taluni e talvolta, trovano "strampalato".
Quindi ho deciso di raccontare come è andata che Zecca è diventato parte della nostra famiglia.
Tutto cominciò con un micio...
Lo avevo trovato fuori dalla porta di casa, piccolo, pieno di pulci, spaventato, graffiante e malaticcio.
Convinto che poteva fidarsi, accasato, curato e quasi accettato dal padrone di casa, Momore, abbiamo avuto poco tempo per amarlo perchè, purtroppo, volò sul ponte dopo un paio di settimane.
Nonostante il breve lasso di tempo, la sua perdita mi segnò molto profondamente e, per sopire un irrazionale senso di colpa, cominciai a frequentare il canile comunale dove mi affezionai a un cagnetto di nome Leo che condivideva la sua gabbia con uno spinone con una strana espressione sul viso che rispondeva al nome di Zecca.
Questo Zecca conquistò immediatamente il cuore dei miei familiari tanto che parlammo con il gestore del canile perchè ci aiutasse a prendere una decisione che, ipoteticamente, era di portarci a casa entrambi i nuovi amici.
Il problema era che tra loro mal si sopportavano e, quindi, c'era il rischio che, soli in giardino, si facessero male a vicenda.
Poi la casualità ci mise del suo... una signora chiese di avere Leo. Tite, il gestore, mi telefonò per avere il mio "permesso" a darlo in affidamento, confermandomi che era una soluzione ottimale.
Così fu... ma noi ancora non ci decidevamo a perfezionare l'adozione di Zecca.
Un sabato pomeriggio, di ritorno dalla passeggiata con un gruppetto di cani (chè quando ci si propone come accompagnatori c'è sempre una lista lunga di amici da portare i giro), mentre mio marito saliva in macchina, intravide Zecca che si allungava appoggiandosi alla recinzione della sua gabbia per riuscire a vederlo il più a lungo possibile e non servirono più calcoli e progetti: l'indomani mattina Zecca era a casa!
I primi tempi sono stati un po' agitati perchè cercava sempre di fuggire e dovevamo alzare sempre un po' di più la rete attorno al giardino.
Nel frattempo scrivemmo alla sua ultima padrona perchè la fuga non era l'unico problemino che rilevammo. Ben più importante era la sua aggressività improvvisa, un odio assoluto per i ciclisti e altre cosette che potevano trovare spiegazione solo nel suo passato. Non ricevemmo risposta e quindi il suo passato si ridusse a ciò che ci raccontarono al canile: quando lo catturarono dopo un primo probabile abbandono era letteralmente coperto di... zecche.
Ecco perchè questo divenne il suo nome all'interno del canile.
Poi fu affidato ma, dopo un po', si venne a sapere in grazia di un veterinario che si era affezionato a lui, che era stato avviato alla soppressione perchè la sua proprietaria "non lo poteva tenere".
Così il canile lo riaccolse, pur se la situazione era temporanea in quanto la sua sorte era già stata decisa.
Ma un micetto ci portò a conoscerlo... forse questo era il suo ruolo.
Altre avventure gli sono capitate da quando vive con noi. Non tutte belle.
Ma ora Zecca è così

mercoledì 16 marzo 2011

Il nostro Paese. Unito.

Di ritorno dal lavoro, l'altra sera ho deciso di andare a far visita ad una mia cugina.
Lungo la strada ho lasciato (del resto, si può forse fare altrimenti?) che i miei pensieri, non impegnati da attività che ne chiedevano l'esclusiva, seguissero liberamente i loro corsi.
Mi è così sovvenuto che in casa abbiamo un unico Tricolore ma che mio figlio secondogenito ne rivendica la custodia e la proprietà.
Ovvio che abbia fatto una deviazione al tragitto per and
armene a procurare uno da esporre per festeggiare, degnamente e pubblicamente, il 150.mo dell'Unità d'Italia.
Nel negozio c'erano altri 2 clienti che, non dimostrando particolari urgenze temporali, mi cedettero il passo e mi invitarono ad ordinare quanto mi serviva prima di loro.
"Non ho fretta nemmeno io - ho detto ringraziandoli - e voglio acquistare una bandiera italiana".
"Anche noi siamo qui per lo stesso acquisto - mi hanno fatto eco.
Non me l'aspettavo... e mi ha fatto così tanto piacere che
mi sono trattenuta con loro a chiacchierare, dell'Italia, della nostra Tolmezzo e di ogni altro argomento ci si affacciasse alla mente.
Poi, al rientro a casa, ho appoggiato il pacchetto contenente l'acquisto su un mobile e non ne ho fatto cenno.
Durante la cena mio marito ha esordito con questa frase:
"Oggi volevo andare a comperare una bandiera ma poi non ci sono riuscito".
"Eccola" gli ho detto e mi sono alzata per prendere il pacco e porgerglielo insieme con un sorriso beato per questa nuova dimostrazione di sintonia.
Adesso la bandiera sventola, pur sotto un'insistente pioggia, quasi salutando quelle esposte da molti altri italiani.
Ho ripensato, nell'occasione, a quale sarà la motivazione "ufficiale" dei 3 colori che ci identificano come Nazione.
Personalmente sarei arrivata a 2 conclusioni.
La prima è che il verde possa rappresentare il nostro Paese inteso come luogo naturale, il bianco l'integrità delle intenzioni e il rosso il sangue versato per renderlo PAESE.
La secondo si rifà alla Fede (religiosa) che certamente ha dato significato a molte azioni prettamente civili, e dunque i colori che identificano le 3 Virtù Teologali: il verde della Speranza, il rosso della Carità e il bianco della Fede stessa...
Ovviamente sono poi andata a sbirciare i siti che ne danno spiegazione e che sono facilmente individuabili.
E ho trovato queste parole pronunciate da Giosuè Carducci nell'anniversario del 1897. Mi erano sconosciute ma devo dire che mi sono piaciute.

Sii benedetta! benedetta nell'immacolata origine,
benedetta nella via di prove e di sventure per cui ancora immacolata procedesti,
benedetta nella battaglia e nella vittoria,
ora e sempre nei secoli!
...
Quei colori parlarono alle anime generose e gentili,
con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde patria sta e si angusta:
il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi;
il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene della gioventù dei poeti;
il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi!

Auguri, Italia!!! Auguri Italiani!!!

lunedì 14 marzo 2011

In effetti...

Ho letto di un progetto che riguarda una serie televisiva sull’homo furlanus...
Perchè no? - mi sono detta - anche se non vedo cosa ci sia da raccontare su noi friulani che possa rivestire il ben che minimo interesse per chi vive fuori dai confini della nostra "piccola Patria".
Invece la presentazione del progetto presenta dei punti di notevole interesse. A cominciare dal fatto che tutto prende origine da una domanda e una constatazione niente affatto banali.
La domanda: perché nella lingua friulana la parola felice non esiste?
La constatazione: per esprimere questo concetto vengono utilizzate parole come beat o content, che indicano una soddisfazione solo temporanea, precaria. Lo si può interpretare come l'indizio di una peculiarità più profonda del popolo friulano?
Per quanto concerne le mie elucubrazioni sulla felicità, io sono propensa a pensare che ogni sua definizione, in realtà, identifichi uno stato d'animo provvisorio. Per la mia Fede io ho come unica conclusione che la felicità sia uno stato d'animo al quale tendere tutta la vita ma che si raggiunga in pienezza solo oltre la vita dove, evetualmente, ne possiamo gustare degli "assaggi" più o meno intensi.
Vabbè... pensieri difficili per un piovoso lunedì mattina.
Passo a qualcosa di più piacevole: il promo del progetto.
Così vi potrete dilettare nell'ascolto della nostra bella lingua friulana!
Come dite?
Capisco... non è facile capirci. Vorrà dire che posto la versione con i sottotitoli.


Felici ma Furlans from Playpics on Vimeo.

giovedì 10 marzo 2011

Il mondo è grigio, il mondo è blu...

E' da ieri che penso ad un post con questo titolo che cita una canzone degli anni 60/70.
Adesso che mi accingo a scriverlo mi rendo conto che è davvero una sciocchezza, ma nella vita, a volte, ci vogliono anche le cose leggere e perfino quelle sciocche.
Dunque, ieri mattina ho dormito un pochino perchè avevo fatto assistenza alla zia durante la notte.
Poi mi sono preparata per l'appuntamento delle 15 con l'oncologa.
Avevo tutte le scartoffie della miriade di esami di controllo effettuati e un leggero imbarazzo, come ho detto alla dottoressa, derivante dal fatto che, sentendomi proprio bene e avendo tutte risposte positive da ogni accertamento, mi pareva di far perdere tempo ai dottori...
Risultato: prossimo incontro con lei il 5 settembre e, ovviamente, nel frattempo svariati altri controlli ecografici, radiologici, clinici.
Tanto per gradire, ho ricevuto molti complimenti per la decisione di rimettermi in forma con una dieta non troppo penalizzante che mi ha fatto perdere (al momento) 7,3 kg. (anche se mio marito mi ha surclassata perdendone 11).
Ieri sera mi sono concessa una serata di riposo anche in previsione di un nuovo turno notturno programmato per questa notte (purtroppo non servirà più perchè la zia ci ha lasciati stanotte).
E allora il "mondo è grigio"?
Ecco, non intendevo proprio il mondo. Sta di fatto che ieri mi sono decisa a fare una cosa alla quale stavo già pensando da qualche tempo e sulla quale ho esercitato tutto la mia capacità di persuasione sui miei familiari che, all'inizio, non condividevano la mia volontà.
Avuto il loro assenso sono andata tranquilla anche se i sorrisini scettici di molte persone facevano il paio con i loro: Ma no! Ma perchè vuoi invecchiarti? Io non lo farei mai...
Così ho dato bel taglio ai capelli in modo che si cominci a vedere che il loro colore è grigio e io non lo maschererò più con tinte di improbabili nuances coprenti.
Confesso che l'unico dubbio era: Ma cosa dirà Paola?

lunedì 7 marzo 2011

Ho visto...

Le due notti dell'ultimo fine settimana ho visto come un gruppetto di ragazze si guadagna 1000 euro.
Ho visto la loro turnazione, le loro aspirazioni, la loro disponibilità, la loro stanchezza e i loro sorrisi.
Ho visto come fanno accoglienza e come si avvicendano ai letti.
Ho visto come sanno rivolgersi agli anziani e come li sostengono se alcune attività risultano loro più faticose del passato.
Ho visto ed ascoltato e ne ho fatto memoria perchè certe immagini, purtroppo, cominciano a diventare evanescenti davanti allo sfavillio di quelle scelte per raccontare il nostro presente.
L'ambiente in cui ho vissuto questo fine settimana appena trascorso, non era una pacchiana imitazione di una qualche reggia più o meno sfarzosa ed "eccessiva".
No!... e le ragazze di cui parlo, i loro 1000 euro se li guadagnano in un mese, non in una notte o in una porzione di festa.
Quelle che "ho visto" sono le infermiere di un reparto ospedaliero e le loro vite sono le vite normali e reali di molti italiani.
Perciò mi scuote che si percepisca così poca indignazione e che troppi si siano adattati ad usare un linguaggio, un metro di giudizio e una discrezionalità che, francamente, mi ha nauseata.
Per quanto mi attiene me ne chiamo fuori.
Io voglio potermi vantare, davanti a chiunque e davanti a me stessa, di appartenere alla categoria di quelli che vivono una vita pesata con precisi ideali.
E intendo assumermi la libertà e la responsabilità del mio totale disprezzo verso le sgualdrinelle e i loro magnaccia, i vecchi vogliosi e i genitori ambiziosi, i ricchi peccatori e i conniventi assolutori.

Stanotte, nella penombra della stanza e nel silenzio rotto solo dal respiro affaticato di mia zia che sta avvicinandosi con fatica alla meta ultima della sua vita, mentre accostavo l'orecchio alla degente del letto contiguo o mentre tenevo la mano dell'altra degente che mal sopportava la flebo che le costringeva il braccio, ho pensato a come avranno vissuto queste 3 donne.
Le ho immaginate piene di sogni, prima infantili e poi della giovane età, all'amore che hanno cercato e a quello che hanno dato, alla fatica e alla serenità, ai loro sorrisi e a quelli ai quali li hanno rivolti... e alla loro dignità.
E ho desiderato diventare proprio come loro.
Con i loro visi rugosi e le loro bocche incavate, la lunga corona delle preghiere che le hanno accompagnate e la legge morale che le ha guidate e consigliate, le scelte obbligate, quelle delle quali erano orgogliose e quelle che vorrebbero non aver fatto.
I loro ricordi e la loro esperienza e, adesso, la ricchezza dei frutti che mostreranno al Padre.
E gli incontri, il ritrovarsi, gli abbracci, l'Amore che le aspettano...

venerdì 4 marzo 2011

... di speranze senza età

Dopo essermi beata nella certezza che i giovani non permetteranno a questa generazione scialba e asfittica (oggi mi sento così... e, purtroppo, mi sento pure di farne parte con tutta la delusione che ne consegue) rubino loro il futuro, mi piace rivolgere uno sguardo fiducioso alla generazione che ci ha preceduti.
Si tratta di persone che hanno avuto esperienza diretta di una cosa che al giorno d'oggi si cerca in ogni modo di aggirare; il sacrificio.
Nella loro infanzia hanno imparato sulla propria pelle cosa significhi "guadagnarsi" da vivere.
In giovinezza hanno spesso dovuto accantonare i proprio sogni per realizzare una unica necessità: sopravvivere.
Da adulti hanno ambito sopra ogni altra cosa ad evitare ai propri figli le fatiche che loro avevano dovuto affrontare.
Da anziani (parola nobilissima che per un malinteso viene evitata come se fosse un'offesa) vengono letteralmente mitragliati dai distorti messaggi di una società che ha tradito sogni ed aspettative di chi - loro stessi - cercavano di plasmarla come un "tempo fortunato".
Ma non tutti sono avvinti o addirittura vinti.

Centra

Posto questo video proprio oggi che assistiamo ad una nuova frontiera della vergognosa gestione ad personam del nostro Paese. Oggi che un individuo che non ha fatto altro che perorare la causa di una società volta unicamente alla conservazione di un aspetto giovanilistico, ad ogni costo e con inevitabile sprezzo del ridicolo, appoggerà la sua nuova "stampella giudiziaria" sull'età.
La fierezza di questo viso segnato dal tempo, la dolcezza che mi incute il pensiero di quali espressioni lo abbiano inciso così profondamente, la tenerezza dell'immaginarmela mentre lascia vagare il suo pensiero al passato difficile dei suoi predecessori ed a quello incerto dei suoi successori, le considero boccate di ossigeno che riempiono polmoni e cuore.
E voglio ripetere per loro ciò che ho detto per i giovani, ben sapendo a "chi" mi riferisco.
Gli anziani sono la nostra memoria, il nostro orgoglio, il nostro futuro: siano benedetti gli anziani.

domenica 27 febbraio 2011

Di tuttologi e giovani speranze...

Ho sempre trovato scorrettissimo che certe persone si arrogassero il diritto di criticare, in forza di un'auto-proclamazione di esperto, il lavoro di altre persone.
Per questo motivo ho preferito, tanto per fare un esempio, passare per la "mamma che le va bene tutto" piuttosto che permettermi di giudicare, bocciare e cercare di condizionare il lavoro delle maestre dei miei figli.
Allo stesso modo, però, non consento che alcuno abbia a ridire del mio lavoro, a meno che non mi sia superiore di grado nella stessa Società.
Eppure questo modus pensandi pare attecchire molto bene nella Società italiana e proprio oggi ne abbiamo uno svilente esempio da quotidiano che affida a uno scrittore di trame decisamente "leggere" il commento sul tragico epilogo del caso di Yara Gambirasio.
Nei prossimi giorni prevedo turbe di criminologi, sociologi e tuttologi a dire la loro dopo che perfino alcuni sensitivi avevano già, in questi 3 mesi di assenza della ragazzina, cercato di indirizzare la polizia ad adottare linee investigative a dir poco alternative. Una delle quali aveva portato perfino qui in Carnia.
Forse più banalmente io scelgo di non dire nulla sul caso e di raccontare, invece, una crudeltà che si è consumata accanto a me.
Oggi mi ha chiamata mia sorella. "Passa da me, mi ha detto, che devo farti vedere una cosa..."
Ci sono andata con un filo di timore, perchè si corre una da una parte e una dall'altra e si finisce per cercarci a vicenda solo se ci sono problemi.
E il problema c'era. E speriamo che si vada versa la sua risoluzione positiva (*).
E' accaduto che il suo micione mancasse da casa da qualche giorno.
Ovviamente non è la prima volta e, dunque, la cosa non destava troppe preoccupazioni.
Invece venerdì sera hanno sentito un lamento e lo hanno trovato fuori dalla porta di casa coperto di sangue e con il musetto tumefatto e gli occhi chiusi.
Al ritrovamento sono seguite la corsa dal veterinario (Giovanni, cara Anny, è il nostro Angelo custode) e la decisione immediata di operare per capire la situazione e cercare di risolverla.
Il dottore gli ha rimesso a posto mento e labbro inferiore che penzolavano per un possibile colpo con un badile, dato qualche altro punto in ordine sparso, preso atto di una lesione alla lingua e un buco al palato superiore e - incredibile ma vero - estratto un pallino da fucile in mezzo agli occhi...
Adesso il micio riesce ad aprire gli occhi ma non ancora a nutrirsi autonomamente (lo nutre mia sorella con l'ausilio di una siringa, tanta pazienza e condimento di amore) e speriamo che si riprenda.
Speriamo anche che abbia imparato che dell'uomo non ci si può fidare...

Prima di uscire per recarmi alla Messa (stamattina non stavo per niente bene) voglio però lasciare una notizia diversa. L'ho ascoltata da Massimo Gramellini ed è stato balsamo per il cuore.

Siamo a Catanzaro, in una classe di terza media dove c’è un alunno con la sindrome di Down. Tutti in piedi, entra la preside. Ha appena comunicato agli insegnanti che non autorizzerà più la partecipazione del ragazzo Down alle gite di classe. Tanto, dice, lui non è in grado di capire niente. La preside si accerta che l’alunno non sia fra i banchi, poi raccomanda ai ragazzi di tacere al loro compagno la data della prossima gita di classe per evitare problemi alla scuola.
Ma una ragazzina alza la mano: Se lui non può più venire in gita con noi, allora non ci vado nemmeno io. I buoni esempi sono come quelli cattivi. Contagiosi. Uno dopo l’altro, tutti i compagni alzano la mano: nemmeno io… nemmeno io… nemmeno io… Vedi, esiste davvero una voce dentro ciascuno di noi. Più forte dell’ignavia, della paura e persino del cinismo. Usa parole diverse, ma ripete sempre la stessa frase: fai la cosa giusta.

Non era possibile non ripensare alla commovente immagine del finale del film "L'attimo fuggente"... O Capitano, mio Capitano, richiamano i ragazzi il professore che è stato cacciato dalla scuola.
Loro non dimenticherann
o ciò che lui ha insegnato loro...

“la verità è una coperta che ti lascia fuori i piedi
cogliere l’attimo per un’esistenza da esseri umani capaci di emozioni e di scelte
“Andai nei boschi perchè desideravo vivere con saggezza e in profondità e… succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto… due strade trovai nel bosco e io presi quella meno battuta”.

...
e saranno adulti migliori degli adulti che hanno conosciuto...

Una volta di più possiamo dirlo: I giovani sono la nostra speranza... Siano benedetti.


* Non è andata bene... il micione non ce l'ha fatta.

martedì 22 febbraio 2011

Baciamo le mani...

Spesse volte ciò che succede nel mondo ci raggiunge ma non ci penetra in profondità.
Anche se razionalmente siamo capaci di valutare i diversi impatti degli avvenimenti, ci capita, altre volte, che gesti, azioni, immagini per la maggioranza delle persone banali, ci scavino dentro caverne di pensieri e di emozioni.
Io credo che questo dipenda dal grado di adesione che le cose che accadono hanno con la nostra realtà.
Così la fatica di papa Wojtyla nel cercare di parlare nel suo ultimo Angelus, accompagnata dal gesto di stizza con cui battè una mano sul legio, per me è il ricordo più straziante che ho di lui, perchè anche il mio papà non aveva più voce nei suoi ultimi tempi e batteva la mano sul letto quando si innervosiva perchè non capivamo subito ciò che cercava di dirci.
In questi giorni viene riproposto il fermo immagine di un gesto che mi indigna profondamente.
E, anche in questa occasione, il metro di paragone è con mio padre, il mio faro.
In quell'ultimo tratto faticoso di salita, quando sapevamo che il pianerottolo al quale saremmo arrivati era la sua partenza, molte persone si avvicendavano nel fargli visita. Alcuni accolti con grande gioia, altri, come capita, forse solo sopportati...
Una visita quotidiana gliela faceva il monsignore del nostro paese, libero nella decisione che l'uomo era meritevole di attenzione certamente più dell'appartenente ad una diversa confessione religiosa.
Ebbene, il mio papà lo ringraziava quotidianamente con un gesto certamente non banale: gli baciava le mani. Non all'uomo che aveva dinanzi.
Non solo quantomeno.
Ma a ciò che l'uomo rappresentava e in segno di grande riconoscenza e stima per ciò che quelle mani compivano in nome dell'Unico Dio, prima fra tutte la frazione del pane.
Ed ecco l'enormità del degrado e della miseria che mi riporta all'oggi con questa immagine:


Degrado del quale siamo tutti vittime. Alcuni neppure consapevoli.
Miseria di ciò che questo figuro è in contrapposizione con ciò che rappresenta e con ciò che si illude di essere.
Quante parole si potrebbero spendere sui rapporti intercorrenti fra colui che ci rappresenta e tutta una serie di discutibili personaggi. Nazionali ed internazionali, direi.
Ma la nausea sale e dico solo che anche con questi pensieri aspetto il 17 marzo...

P.S.: sono poco presente perchè impegnata nel trasloco dell'ufficio nella nuova sede... ma torno, eh!

sabato 19 febbraio 2011

Aspettando il 17 marzo...

... che io festeggerò!
Non perchè me lo diranno. Non perchè si approfitterà di un giorno di non-lavoro. Non perchè è una nuova occasione di contrapposizione fra idee e ideologie.
Io festeggerò perchè sarà la Festa di tutto il nostro Paese. Perchè sarebbe ipocrita dirmi orgogliosa di Pirandello, Montale, Montessori, Levi Montalcini, Moro o Montini ma farne una questione di provenienza se non addirittura denigrarla. E sarebbe sciocco amare la "friulanità" dei miei conterranei e non avere consapevolezza che ho incrociato i miei passi con persone meravigliose che non provenivano esattamente da dietro l'angolo... e viceversa. Senza dimenticare che nelle vene dei miei figlio scorre sangue trentino e sloveno che, fuso in perfetta unità con quello carnico, ne fa le persone che incarnano le tracce di coloro che mi hanno dato la vita o che ho conosciuto e amato nel mio percorso.
Perciò il nostro Inno degli Italiani cantato da Benigni, ancora una volta rivelazione rispetto all'immagine dissacratoria che ama esibire, mi commuove oltre ogni retorica.



Come scrivevo in un post piuttosto datato che ho riletto grazie ad Anna, ho nel cuore molti motivi di orgoglio per il MIO Paese e li voglio spendere per coprire chi costantemente lo dileggia, lo svilisce e lo offende.
W l'Italia.

giovedì 17 febbraio 2011

Non dire gatto...

... coniugando al nome di questo regale animale tutti i luoghi comuni che lo accompagnano.
Il gatto non si affeziona alle persone ma alla casa... a forza di sentirlo dire si corre il rischio di crederci.
I gatti neri portano sfortuna... e ben sappiamo come alcuni si facciano promotori di vere e proprie crociate contro di loro.
Il gatto è per natura traditore ed opportunista...
I gatti sono sporchi e portano malattie...
Fortunatamente, per questi e molti altri pregiudizi, un antidoto c'è. E funziona! Il rimedio è di facilissima assunzione, tuttavia è meglio che venga preso da persone che hanno consapevolezza delle sue controindicazioni: non dev'essere "disperso nell'ambiente" nè smaltito con superficialità, dev'essere preferibilmente mantenuto in una condizione ambientale pulita ed asciutta, può dare dipendenza. Ed è un rimedio che, declinato nelle diverse situazioni, cura da pregiudizi, superstizioni e deficienze varie: la conoscenza.
Fortunatamente possiamo godere, in contrapposizione, di giudizi tratti da ben altre esperienze di convivenza con questi magici animali.
Oggi, nella giornata dedicata alla "Festa del Gatto", dedico ai miei mici, passati e presenti, una breve citazione di tale Stuart McMillan: un "miao" massaggia il cuore.

mercoledì 16 febbraio 2011

Chi?

Chi di noi - ripetevano come un mantra Cicchitto (livido in volto) e la Bernini (tirata come nessun lifting saprebbe fare) - potrebbe sopportare un simile numero di intercettazioni senza che si trovi qualcosa di penalmente rilevabile?
IO!!! - potrebbe rispondere la maggioranza del tanto sbandierato "popolo sovrano".
Io! - rispondo senza minimamente esitare.
Mi avessero intercettato anche per tutto l'anno appena trascorso, i discorsi non si sarebbero mai allontanati da un binario di quotidiana normalità.
Le uniche conversazioni "rilevabili", ma non penalmente, sono state quelle che si sono dipanate nel corso della primavera e dell'inizio dell'estate. Parlavo del mio melanoma, della mia paura e della mia intenzione di non "dimettermi".
Senza appellarmi ad altro che al mio intimo.
Nessun famigerato "mandato".
Nessuna unzione dall'alto.
Solo IO davanti a ME STESSA.
E credo di aver avuto l'interlocutore più difficile da circuire.
Quell'interlocutore che probabilmente qualcuno non saprebbe nemmeno riconoscere, se mai se lo trovasse dinanzi. Tanto lo ha mascherato per raggiungere i propri obiettivi.
Ma, purtroppo, un interlocutore che è impossibile evitare per sempre.

Quindi, cari promotori della liberà del vostro datore di lavoro (e potere), rassegnatevi.

La maggioranza degli italiani non passa il tempo ad organizzare feste per vecchi pruriginosi..
La maggioranza delle italiane non perde il proprio tempo a sognare di essere "usata" da chicchessia.

Purtroppo, per noi stavolta, la maggioranza delle persone "normali" passa il tempo a lavorare onestamente per consentire ad altri di percepire compensi vergognosamente immeritati, di occupare posti di potere e, non di rado, di tenere comportamenti tutt'altro che corretti piegando anche la Legge alle loro esigenze.
Questa è la realtà. E sarebbe il caso che ne prendessimo atto e ci comportassimo di conseguenza.

domenica 13 febbraio 2011

Ora!!!

Avete presente quelle giornate uggiose che ti ispirano un solo pensiero: quanto sto bene a casetta...?
Stamattina mi sono svegliata un po' così e, dopo aver guardato fuori dalla finestra, questa idea ha cominciato a monopolizzare ogni mio pensiero.

Sì, lo so! - ero pronta a giustificarmi - ho anche preparato un cartellone ma, visto che pioviggina, è improbabile che lo possa esporre e quindi potrei anche starmene tranquilla tra il divano e la sedia.
Un'occhiata ai mici di casa mi confermava che anche loro avevano maturato la mia stessa convinzione, giungendo alla medesima conclusione: stiamocene al calduccio, va'.
Intanto però diamo un senso alla giornata festiva e andiamo alla S.Messa e poi prenderemo una decisione - temporeggiavo mentre i risultati di un meschino conteggio suggerivano che una su, una giù, non faceva nessuna differenza.
Invece la differenza, anche oggi, l'ha fatta la Parola che mi ha sorpresa per la sua "adesione" alla realtà.
Infatti, il Vangelo di oggi dopo aver articolato la rivoluzione che Gesù Cristo portava, anche alla Legge del suo tempo, concludeva così:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”...».
Mancava solo che nel testo ci fosse anche una domanda, per confermarmi nelle mie idee: Se non ora, quando?
Ma la Parola non ha bisogno di essere contestualizzata. Perchè ciò che dice è già sufficiente.
OK... si va!
Con la sciarpa bianca d'ordinanza, il cartellone arrotolato, il basco in testa e l'ombrello in mano...
E' stato un pomeriggio esaltante...
Appena arrivata sulla piazza ho srotolato e "indossato" il mio slogan cartaceo e subito mi è stato chiesto da più parti se acconsentivo ad essere fotografata mentre le organizzatrici mi hanno arruolata per leggere uno dei contributi che venivano proposti ai presenti.
Ho scelto un estratto della lettera cge Giulia Bongiorno ha scritto a "La Repubblica" questo ultiimo 21 gennaio: Noi donne calpestate non possiamo tacere.
Nel corso della manifestazione sono intervenute alcune ragazze.
Voglio riportare le loro parole, per quanto mi ricordo, senza edulcorarle perchè certe volte l'espressione colorita fatica a trovare un sinonimo che la rappresenti fedelmente...

Ho 17 anni e potrei essere vostra sorella, vostra figlia, vostra nipote.
Ho 17 anni e potrei essere una delle ragazze delle feste di Arcore.
Ho 17 anni e vado al liceo. Il mio sogno non è di farmi mettere le mani da un vecchio porco.
Il mio sogno è poter intraprendere un percorso di studi e poterlo portare a termine.
Fate che io possa realizzare i miei sogni nel mio Paese...

Sono una studentessa universitaria e studio in Austria.
Pensavo che dire di essere italiana fosse l'occasione per essere riconosciuta come figlia di un Paese che ha tanto dato all'arte e alla cultura.
Invece, da qualche tempo, dire di essere italiana significa sentire una sequela di battute sulle puttanate di un vecchio libidinoso...

Non credo di essere l'unica fra le presenti che si può dire anche credente
Stamattina alla S.Messa sono stata orgogliosa di far parte della Chiesa.
All'omelia il nostro parroco non ha avuto timore di chiamare le cose con il proprio nome e nemmeno di fare nomi ben precisi.
Anche questo ci conforta.

In uno degli interventi, una delle organizzatrici ha richiamato la piazza a non considerare la manifestazione solo come un moto popolare contro Berlusconi. Perchè lui è solo un prodotto...
Non son d'accordo!
Lui in realtà è il produttore.
E certamente le sue televisioni hanno preparato il terreno perchè questo svilimento della legalità e questa svendita dei valori potessero attecchire.
Lui è il produttore, il regista e il proprietario della rappresentazione che tanti figuranti senza altro merito che quello della propensione all'inchino stanno mettendo in scena a beneficio (parola certo poco calzante al risultato) dei fedeli telespettatori, all'occorrenza altrattanto fedeli elettori.
Qualcuno mi ha detto che non sarà la piazza a farlo dimettere. Nè la politica nè la magistratura...
Beh, non lo trovo un motivo sufficiente per zittirmi e non dire ciò in cui credo!


E sono orgogliosa di esserci stata oggi.










Se non ora, quando?












STAIT ATÊNZ…

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Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

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Ma certo che NO!!!