lunedì 28 marzo 2011

Non ti scordar di me...

Passeggiando sui rigogliosi prati verdi dei primi giorni, il Creatore si beava del tripudio di fiori, profumi e colori che ricoprivano il suolo. Sorridendo con tenerezza dello stupore infantile di Adamo ed Eva, indicava di volta in volta il nome assegnato a ciascun fiore, come poco prima (un "poco prima" che sapeva di eternità) aveva fatto con ogni animale creato.
Tutta la natura era attenta alle parole di Dio, consapevole che ogni cosa cominciava ad esistere esattamente nel momento in cui il suo nome veniva pronunciato: in principio era il Verbo... mentre una leggera brezza accarezzava i volti della prima donna e del primo uomo, scompigliava il manto peloso o piumato degli animali, faceva increspare la superficie delle acque in un leggero tocco che arrivava ad ogni essere vivente che in esse nuotavano, di divertiva ad inserirsi fra le piume delle ali degli uccelli che volteggiavano in cielo, faceva fremere le foglie degli alberi traendone una musica briosa e spettinava l'erba dei prati in modo che ogni fiore potesse ricevere lo sguardo di Dio.
D'un tratto parve di udire una voce lontana: "....... di me!"
Tutti si fermarono per capire da quale direzione arrivassero quelle parole e per cercare di coglierne il senso che non avevano potuto intendere.
Dio allungò una mano e indicò un punto nascosto sotto un cespuglio che, troppo proteso nel cercare di vedere il Creatore, aveva talmente allungato i suoi rami da coprire "qualcosa" che era nato al suo stesso riparo.
Vergognandosi della sua invadenza, il cespuglio si ritrasse e così tutti videro il fiorellino azzurro che stava ancora ripetendo: "Non ti scordar di me! Non ti scordar di me!".
Una risatina distese le labbra di Dio e contagiò tutto il Creato: "Ma certo che non ti scordo... e il nome che ti sei scelto mi piace molto. Te lo assegno."
"Quale nome?", chiese il fiorellino?
"Quello che hai detto", suggerì un Angelo, timoroso che l'interruzione potesse infastidire il Signore.
"Forse se lo è scordato", disse Dio cantalenando il fiorellino. "Ma Io non mi scordo di nulla. Perchè ogni cosa è preziosa ai miei occhi e tutto è degno del mio Amore. E tu sarai un fiore che gli uomini offriranno per parlare d'amore, caro NonTiScordarDiMe".

Ho recuperato nella memoria, aggiungendo qualcosa come si fa nel raccontare una favola, la storia di questi fiorellini spontanei perchè ieri ho portato alcuni vasi di Non ti scordar di me a mia sorella per confermarle il mio amore. Sono passati già 26 anni dal giorno che ci ha lasciati e certe volte mi sembrano tantissimi, altre volte mi paiono un soffio...


martedì 22 marzo 2011

Di quando Dio diede un nome a ogni cosa...

Eravamo oramai giunti alle soglie del settimo giorno.
Terminata la Creazione, Dio stava perfezionando gli ultimi dettagli ed assegnando tutto il Creato alle mani dell'uomo perchè se ne curasse per conto suo. L'Eden era un giardino rigoglioso ed ogni sorta di pianta, ogni specie di animale, ogni bellezza lo abitava.
"Questo è un leone", enunciava Dio mentre Adamo ed Eva prendevano nota mentalmente di ogni dettaglio, annuendo alle informazioni. "Questi alti alberi sono acacie e l'animale che avanza con passo di danza, bilanciando il lungo collo è una giraffa".

"E questo piccolo fiore?", chiese Eva indicando una piccola corolla bianca che faceva capolino fra i fili d'erba.
Dio si chinò e accarezzo i minuscoli petali sussurrando "Così piccolo e così perfetto..."
Poi si rivolse alla donna e le chiese "Come possiamo chiamare questo incantevole fiore?"
Nel sentire queste parole la piccola pratolina si emozionò e chinò la testolina per nascondere il rossore... ma a Dio non si può nascondere nulla ed infatti Egli si accorse del suo imbarazzo e della sua timidezza.
"Ho capito perchè ti nascondevi tra gli steli dell'erba", le disse. "Ma questa tua timidezza è una forma di bellezza che ti impreziosisce ancora di più. Perciò lascerò che il tuo dolce rossore rimanga con te per sempre, a cantare le lodi alla semplicità e alla modestia".
E così la piccola Pratolina (perchè questo fu il nome che le venne assegnato) mantiene ancora il colore della sua timidezza nella parte nascosta della sua corolla.

venerdì 18 marzo 2011

Zecca... di valore

Chi legge questo blog da un po' sa già alcune cose sul nostro Zecca.
Ma non posso esimermi, oggi, dal dedicargli un post in considerazione del fatto che il nostro paziente amico, il personal trainer migliore sul mercato, l'alter ego di mio marito che oramai forma con lui una coppia indissolubile... ha VINTO il suo primo candy.
Certo meritava di vincere per la sua bellezza...
ma ha vinto in forza del suo nome che, taluni e talvolta, trovano "strampalato".
Quindi ho deciso di raccontare come è andata che Zecca è diventato parte della nostra famiglia.
Tutto cominciò con un micio...
Lo avevo trovato fuori dalla porta di casa, piccolo, pieno di pulci, spaventato, graffiante e malaticcio.
Convinto che poteva fidarsi, accasato, curato e quasi accettato dal padrone di casa, Momore, abbiamo avuto poco tempo per amarlo perchè, purtroppo, volò sul ponte dopo un paio di settimane.
Nonostante il breve lasso di tempo, la sua perdita mi segnò molto profondamente e, per sopire un irrazionale senso di colpa, cominciai a frequentare il canile comunale dove mi affezionai a un cagnetto di nome Leo che condivideva la sua gabbia con uno spinone con una strana espressione sul viso che rispondeva al nome di Zecca.
Questo Zecca conquistò immediatamente il cuore dei miei familiari tanto che parlammo con il gestore del canile perchè ci aiutasse a prendere una decisione che, ipoteticamente, era di portarci a casa entrambi i nuovi amici.
Il problema era che tra loro mal si sopportavano e, quindi, c'era il rischio che, soli in giardino, si facessero male a vicenda.
Poi la casualità ci mise del suo... una signora chiese di avere Leo. Tite, il gestore, mi telefonò per avere il mio "permesso" a darlo in affidamento, confermandomi che era una soluzione ottimale.
Così fu... ma noi ancora non ci decidevamo a perfezionare l'adozione di Zecca.
Un sabato pomeriggio, di ritorno dalla passeggiata con un gruppetto di cani (chè quando ci si propone come accompagnatori c'è sempre una lista lunga di amici da portare i giro), mentre mio marito saliva in macchina, intravide Zecca che si allungava appoggiandosi alla recinzione della sua gabbia per riuscire a vederlo il più a lungo possibile e non servirono più calcoli e progetti: l'indomani mattina Zecca era a casa!
I primi tempi sono stati un po' agitati perchè cercava sempre di fuggire e dovevamo alzare sempre un po' di più la rete attorno al giardino.
Nel frattempo scrivemmo alla sua ultima padrona perchè la fuga non era l'unico problemino che rilevammo. Ben più importante era la sua aggressività improvvisa, un odio assoluto per i ciclisti e altre cosette che potevano trovare spiegazione solo nel suo passato. Non ricevemmo risposta e quindi il suo passato si ridusse a ciò che ci raccontarono al canile: quando lo catturarono dopo un primo probabile abbandono era letteralmente coperto di... zecche.
Ecco perchè questo divenne il suo nome all'interno del canile.
Poi fu affidato ma, dopo un po', si venne a sapere in grazia di un veterinario che si era affezionato a lui, che era stato avviato alla soppressione perchè la sua proprietaria "non lo poteva tenere".
Così il canile lo riaccolse, pur se la situazione era temporanea in quanto la sua sorte era già stata decisa.
Ma un micetto ci portò a conoscerlo... forse questo era il suo ruolo.
Altre avventure gli sono capitate da quando vive con noi. Non tutte belle.
Ma ora Zecca è così

mercoledì 16 marzo 2011

Il nostro Paese. Unito.

Di ritorno dal lavoro, l'altra sera ho deciso di andare a far visita ad una mia cugina.
Lungo la strada ho lasciato (del resto, si può forse fare altrimenti?) che i miei pensieri, non impegnati da attività che ne chiedevano l'esclusiva, seguissero liberamente i loro corsi.
Mi è così sovvenuto che in casa abbiamo un unico Tricolore ma che mio figlio secondogenito ne rivendica la custodia e la proprietà.
Ovvio che abbia fatto una deviazione al tragitto per and
armene a procurare uno da esporre per festeggiare, degnamente e pubblicamente, il 150.mo dell'Unità d'Italia.
Nel negozio c'erano altri 2 clienti che, non dimostrando particolari urgenze temporali, mi cedettero il passo e mi invitarono ad ordinare quanto mi serviva prima di loro.
"Non ho fretta nemmeno io - ho detto ringraziandoli - e voglio acquistare una bandiera italiana".
"Anche noi siamo qui per lo stesso acquisto - mi hanno fatto eco.
Non me l'aspettavo... e mi ha fatto così tanto piacere che
mi sono trattenuta con loro a chiacchierare, dell'Italia, della nostra Tolmezzo e di ogni altro argomento ci si affacciasse alla mente.
Poi, al rientro a casa, ho appoggiato il pacchetto contenente l'acquisto su un mobile e non ne ho fatto cenno.
Durante la cena mio marito ha esordito con questa frase:
"Oggi volevo andare a comperare una bandiera ma poi non ci sono riuscito".
"Eccola" gli ho detto e mi sono alzata per prendere il pacco e porgerglielo insieme con un sorriso beato per questa nuova dimostrazione di sintonia.
Adesso la bandiera sventola, pur sotto un'insistente pioggia, quasi salutando quelle esposte da molti altri italiani.
Ho ripensato, nell'occasione, a quale sarà la motivazione "ufficiale" dei 3 colori che ci identificano come Nazione.
Personalmente sarei arrivata a 2 conclusioni.
La prima è che il verde possa rappresentare il nostro Paese inteso come luogo naturale, il bianco l'integrità delle intenzioni e il rosso il sangue versato per renderlo PAESE.
La secondo si rifà alla Fede (religiosa) che certamente ha dato significato a molte azioni prettamente civili, e dunque i colori che identificano le 3 Virtù Teologali: il verde della Speranza, il rosso della Carità e il bianco della Fede stessa...
Ovviamente sono poi andata a sbirciare i siti che ne danno spiegazione e che sono facilmente individuabili.
E ho trovato queste parole pronunciate da Giosuè Carducci nell'anniversario del 1897. Mi erano sconosciute ma devo dire che mi sono piaciute.

Sii benedetta! benedetta nell'immacolata origine,
benedetta nella via di prove e di sventure per cui ancora immacolata procedesti,
benedetta nella battaglia e nella vittoria,
ora e sempre nei secoli!
...
Quei colori parlarono alle anime generose e gentili,
con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde patria sta e si angusta:
il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi;
il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene della gioventù dei poeti;
il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi!

Auguri, Italia!!! Auguri Italiani!!!

lunedì 14 marzo 2011

In effetti...

Ho letto di un progetto che riguarda una serie televisiva sull’homo furlanus...
Perchè no? - mi sono detta - anche se non vedo cosa ci sia da raccontare su noi friulani che possa rivestire il ben che minimo interesse per chi vive fuori dai confini della nostra "piccola Patria".
Invece la presentazione del progetto presenta dei punti di notevole interesse. A cominciare dal fatto che tutto prende origine da una domanda e una constatazione niente affatto banali.
La domanda: perché nella lingua friulana la parola felice non esiste?
La constatazione: per esprimere questo concetto vengono utilizzate parole come beat o content, che indicano una soddisfazione solo temporanea, precaria. Lo si può interpretare come l'indizio di una peculiarità più profonda del popolo friulano?
Per quanto concerne le mie elucubrazioni sulla felicità, io sono propensa a pensare che ogni sua definizione, in realtà, identifichi uno stato d'animo provvisorio. Per la mia Fede io ho come unica conclusione che la felicità sia uno stato d'animo al quale tendere tutta la vita ma che si raggiunga in pienezza solo oltre la vita dove, evetualmente, ne possiamo gustare degli "assaggi" più o meno intensi.
Vabbè... pensieri difficili per un piovoso lunedì mattina.
Passo a qualcosa di più piacevole: il promo del progetto.
Così vi potrete dilettare nell'ascolto della nostra bella lingua friulana!
Come dite?
Capisco... non è facile capirci. Vorrà dire che posto la versione con i sottotitoli.


Felici ma Furlans from Playpics on Vimeo.

giovedì 10 marzo 2011

Il mondo è grigio, il mondo è blu...

E' da ieri che penso ad un post con questo titolo che cita una canzone degli anni 60/70.
Adesso che mi accingo a scriverlo mi rendo conto che è davvero una sciocchezza, ma nella vita, a volte, ci vogliono anche le cose leggere e perfino quelle sciocche.
Dunque, ieri mattina ho dormito un pochino perchè avevo fatto assistenza alla zia durante la notte.
Poi mi sono preparata per l'appuntamento delle 15 con l'oncologa.
Avevo tutte le scartoffie della miriade di esami di controllo effettuati e un leggero imbarazzo, come ho detto alla dottoressa, derivante dal fatto che, sentendomi proprio bene e avendo tutte risposte positive da ogni accertamento, mi pareva di far perdere tempo ai dottori...
Risultato: prossimo incontro con lei il 5 settembre e, ovviamente, nel frattempo svariati altri controlli ecografici, radiologici, clinici.
Tanto per gradire, ho ricevuto molti complimenti per la decisione di rimettermi in forma con una dieta non troppo penalizzante che mi ha fatto perdere (al momento) 7,3 kg. (anche se mio marito mi ha surclassata perdendone 11).
Ieri sera mi sono concessa una serata di riposo anche in previsione di un nuovo turno notturno programmato per questa notte (purtroppo non servirà più perchè la zia ci ha lasciati stanotte).
E allora il "mondo è grigio"?
Ecco, non intendevo proprio il mondo. Sta di fatto che ieri mi sono decisa a fare una cosa alla quale stavo già pensando da qualche tempo e sulla quale ho esercitato tutto la mia capacità di persuasione sui miei familiari che, all'inizio, non condividevano la mia volontà.
Avuto il loro assenso sono andata tranquilla anche se i sorrisini scettici di molte persone facevano il paio con i loro: Ma no! Ma perchè vuoi invecchiarti? Io non lo farei mai...
Così ho dato bel taglio ai capelli in modo che si cominci a vedere che il loro colore è grigio e io non lo maschererò più con tinte di improbabili nuances coprenti.
Confesso che l'unico dubbio era: Ma cosa dirà Paola?

lunedì 7 marzo 2011

Ho visto...

Le due notti dell'ultimo fine settimana ho visto come un gruppetto di ragazze si guadagna 1000 euro.
Ho visto la loro turnazione, le loro aspirazioni, la loro disponibilità, la loro stanchezza e i loro sorrisi.
Ho visto come fanno accoglienza e come si avvicendano ai letti.
Ho visto come sanno rivolgersi agli anziani e come li sostengono se alcune attività risultano loro più faticose del passato.
Ho visto ed ascoltato e ne ho fatto memoria perchè certe immagini, purtroppo, cominciano a diventare evanescenti davanti allo sfavillio di quelle scelte per raccontare il nostro presente.
L'ambiente in cui ho vissuto questo fine settimana appena trascorso, non era una pacchiana imitazione di una qualche reggia più o meno sfarzosa ed "eccessiva".
No!... e le ragazze di cui parlo, i loro 1000 euro se li guadagnano in un mese, non in una notte o in una porzione di festa.
Quelle che "ho visto" sono le infermiere di un reparto ospedaliero e le loro vite sono le vite normali e reali di molti italiani.
Perciò mi scuote che si percepisca così poca indignazione e che troppi si siano adattati ad usare un linguaggio, un metro di giudizio e una discrezionalità che, francamente, mi ha nauseata.
Per quanto mi attiene me ne chiamo fuori.
Io voglio potermi vantare, davanti a chiunque e davanti a me stessa, di appartenere alla categoria di quelli che vivono una vita pesata con precisi ideali.
E intendo assumermi la libertà e la responsabilità del mio totale disprezzo verso le sgualdrinelle e i loro magnaccia, i vecchi vogliosi e i genitori ambiziosi, i ricchi peccatori e i conniventi assolutori.

Stanotte, nella penombra della stanza e nel silenzio rotto solo dal respiro affaticato di mia zia che sta avvicinandosi con fatica alla meta ultima della sua vita, mentre accostavo l'orecchio alla degente del letto contiguo o mentre tenevo la mano dell'altra degente che mal sopportava la flebo che le costringeva il braccio, ho pensato a come avranno vissuto queste 3 donne.
Le ho immaginate piene di sogni, prima infantili e poi della giovane età, all'amore che hanno cercato e a quello che hanno dato, alla fatica e alla serenità, ai loro sorrisi e a quelli ai quali li hanno rivolti... e alla loro dignità.
E ho desiderato diventare proprio come loro.
Con i loro visi rugosi e le loro bocche incavate, la lunga corona delle preghiere che le hanno accompagnate e la legge morale che le ha guidate e consigliate, le scelte obbligate, quelle delle quali erano orgogliose e quelle che vorrebbero non aver fatto.
I loro ricordi e la loro esperienza e, adesso, la ricchezza dei frutti che mostreranno al Padre.
E gli incontri, il ritrovarsi, gli abbracci, l'Amore che le aspettano...

venerdì 4 marzo 2011

... di speranze senza età

Dopo essermi beata nella certezza che i giovani non permetteranno a questa generazione scialba e asfittica (oggi mi sento così... e, purtroppo, mi sento pure di farne parte con tutta la delusione che ne consegue) rubino loro il futuro, mi piace rivolgere uno sguardo fiducioso alla generazione che ci ha preceduti.
Si tratta di persone che hanno avuto esperienza diretta di una cosa che al giorno d'oggi si cerca in ogni modo di aggirare; il sacrificio.
Nella loro infanzia hanno imparato sulla propria pelle cosa significhi "guadagnarsi" da vivere.
In giovinezza hanno spesso dovuto accantonare i proprio sogni per realizzare una unica necessità: sopravvivere.
Da adulti hanno ambito sopra ogni altra cosa ad evitare ai propri figli le fatiche che loro avevano dovuto affrontare.
Da anziani (parola nobilissima che per un malinteso viene evitata come se fosse un'offesa) vengono letteralmente mitragliati dai distorti messaggi di una società che ha tradito sogni ed aspettative di chi - loro stessi - cercavano di plasmarla come un "tempo fortunato".
Ma non tutti sono avvinti o addirittura vinti.

Centra

Posto questo video proprio oggi che assistiamo ad una nuova frontiera della vergognosa gestione ad personam del nostro Paese. Oggi che un individuo che non ha fatto altro che perorare la causa di una società volta unicamente alla conservazione di un aspetto giovanilistico, ad ogni costo e con inevitabile sprezzo del ridicolo, appoggerà la sua nuova "stampella giudiziaria" sull'età.
La fierezza di questo viso segnato dal tempo, la dolcezza che mi incute il pensiero di quali espressioni lo abbiano inciso così profondamente, la tenerezza dell'immaginarmela mentre lascia vagare il suo pensiero al passato difficile dei suoi predecessori ed a quello incerto dei suoi successori, le considero boccate di ossigeno che riempiono polmoni e cuore.
E voglio ripetere per loro ciò che ho detto per i giovani, ben sapendo a "chi" mi riferisco.
Gli anziani sono la nostra memoria, il nostro orgoglio, il nostro futuro: siano benedetti gli anziani.

STAIT ATÊNZ…

Questo, come ogni altro blog, è tutelato dalla legge 675 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al nome, alla persona, all'immagine ed all'onore.
Quindi, se pensate di passare di qua per scrivere "spiritosaggini" a ruota libera, ve ne assumerete anche le eventuali conseguenze. Per parte mia, mi riterrò libera di intervenire se rileverò che si siano superati i limiti dettati dall'educazione e dal rispetto della dignità riconosciuta alle persone... TUTTE!
L'anonimato, evidentemente, non garantisce la copertura assoluta, poichè, eventualmente, la Polizia Postale può richiedere l'elenco degli IP che hanno effettuato l'ingresso al blog.
Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360° provenienti dal mondo dei blog!

Ma certo che NO!!!