sabato 26 dicembre 2009

Addio professore

Ci ha lasciati e, anche se non avevo alcun motivo di intrattenere rapporti oltre l'ammirazione con lui, ne sono addoloratissima.
E' mancato ieri sera Carlo Sgorlon.
Insegnante, saggista ma, soprattutto, il romanziere friulano per eccellenza... Un cantastorie che sapeva mettere nelle pagine dei suoi racconti le atmosfere della nostra terra lasciando che i lettori ne rimanessero incantati.
Almeno per me, leggerlo era ritrovare i sapori, i profumi, le voci del mio mondo.
L'ho incontrato due volte.
La prima ad una sua conferenza riservata al mondo della scuola e, in particolare, ai docenti.
Io non lavoro nella scuola e nel periodo di cui parlo avevo due figli ancora piccini.
Ma ce li ho portati e li ho fatti sedere nella prima fila perchè potessero ascoltare le sue parole.
Alla fine sono andata a stringergli la mano... e a far mio il ricordo della sua faccia gentile e del bacio che gli ho stampato sulla guancia.
La seconda volta è stato alla celebrazione del 50° di Ordinazione Sacerdotale del nostro Arcivescovo.
Io avevo il compito della preghiera dei Fedeli in friulano.
Quindi la stretta di mano che ci siamo scambiati alla fine della celebrazione era doppiamente importante perchè, in certo modo, ero stata io a porgergli i miei pensieri e certamente le sue parole di apprezzamento sono state più che gradite.
Ho letto tutti i suoi romanzi e ne ho amato in modo particolare uno: Il dolfin (il delfino, inteso come l'erede), uno dei suoi due unici romanzi in marilenghe.
Mandi, profesor. A mi a mi mancje già...

lunedì 21 dicembre 2009

Fiat...

Sta nevicando...
Coronamento spolverato sull'ennesima giornata euforicamente vissuta.
Non amo per nulla questo modo di arrivare al Natale. Un Natale che è solo una corsa ai regali, allo sfoggio e allo sfarzo. Ma così va. Il lavoro comanda.
Non mi rimane, però, troppo tempo libero per alcunchè. Blog compreso. Riflessioni personali comprese.
Vado così a recuperare una riflessione fatta con i ragazzi lo scorso anno.
Si tratta di provare a immaginare i sentimenti provati dai protagonisti dell'evento straordinario dell'incarnazione del Figlio di Dio nel grembo di una ragazza vergine. E proporlo alla comunità in un modo accattivante.
Noi lo abbiamo fatto così, immaginando di intervistare direttamente loro...

Speaker:
Prendo la linea per un’Edizione straordinaria del notiziario di Radio Galilea… Da voci di popolo, pare che una ragazzina di Nazareth, una certa Maria, stia per dare alla luce il Figlio di Dio…Ma ecco che incontriamo proprio la mamma della ragazzina, la signora Anna. Senta, signora, lei come ha saputo di questa cosa?
Anna:
Me lo ha detto mia figlia, e non ho avuto nessun dubbio. Il Signore mi ha già mostrato quali grandi cose possa fare, proprio nella nascita di Maria. La vita poi mi ha insegnato che l’uomo, anche se fa tanto, non può fare tutto… Perciò ho imparato a fidarmi di Dio e a lasciarmi guidare da Lui che ci ama senza limiti e senza condizioni.
Speaker:
Ma ecco qui un giovanotto… mi pare sia il promesso sposo… Scusi., lei è il futuro papà?
Giuseppe:
Sì… io sarò il papà del bambino. Quando Maria mi ha detto cos’era accaduto ho avuto un momento di sconforto. Ma ora sono convinto della mia decisione.
Speaker:
Ma come ha fatto a credere a una storia così strana?
Giuseppe:
Se avessi basato tutta la mia vita solo sul calcolo e sulle prove scientifiche… forse non avrei potuto credere… ma sarei stato infelice per tutto il resto della vita perché avrei finito per ripudiare Maria. Invece il Signore mi ha mandato un angelo a confortare la mia fiducia e il mio amore nella mia sposa.
Speaker:
Ed ecco qui la ragazza di cui tutti parlano… Lei cosa ci dice?
Maria:
Io non ho niente da dire… Le mie risposte le ho date all’Angelo del Signore… le persone che mi vogliono bene mi sono vicine… e avrò questo bambino…
Speaker:
Ma che effetto le ha fatto la visita di un Angelo? Non ha avuto paura? E non si è pentita di aver detto di “Sì”?
Maria:
Certo che all’inizio ho avuto paura… ma le parole dell’Angelo erano proprio le parole della promessa che leggiamo nei Libri Sacri… chi avrebbe potuto rifiutare? Il nostro Creatore che chiede il mio aiuto… No! Non ho avuto nessun pentimento… Voglio dire Sì al mio Dio in eterno…
Speaker:
Da Nazareth è tutto… La storia che vi abbiamo raccontato sarà raccontata ancora per anni e anni… credo per sempre.
Io aggiungo solo una cosa: il mio nome è TEMPO… e nelle parole dei protagonisti di questa vicenda straordinaria scopro che il tempo – inteso come vita vissuta ed esperienze fatte - ha un ruolo molto importante.
Il tempo di Anna è il tempo della maturità e le sue esperienze hanno fatto maturare la sua FEDE… credere per lei è diventato naturale perché ha imparato che senza Dio, senza Fede, possiamo fare ben poco.
Il tempo di Giuseppe è il tempo dell’AMORE e il suo futuro sarà possibile proprio perché ci ha creduto e lo aveva programmato senza dimenticarsi di Dio.
Il tempo di Maria è il tempo dell’INNOCENZA… dell’incanto della fede insegnata dalla famiglia e coltivata nella frequentazione del tempio. La Fede è per lei la base sulla quale costruire la donna, la mamma, che diventerà.

Ora - concludevano i ragazzi - è il nostro tempo. Un tempo che si veste di eternità perchè 2000 anni fa una ragazzina della nostra età ha detto

FIAT

... e i 4 lettori si disponevano a formare la parola con le lettere che avevano incollate davanti.

martedì 15 dicembre 2009

Mutans Evae nomen...

Da stasera, per nove sere consecutive, nelle chiese del Friuli, i Fedeli si uniranno, fra loro e, idealmente, con i predecessori che hanno tramandato loro questa tradizione, nel canto del "Missus..."
Si tratta delle parole del Vangelo di Luca riguardo all'Annunciazione a Maria, umile ragazzina ebraica, del suo "ruolo" nella realizzazione delle profezie bibliche:
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emanuele, che significa "Dio con noi".
A parte il fatto che questa tradizione della Novena del Santo Natale mi è molto cara, mi consolerò a cantare un testo al quale (e per fortuna!, dico io) non è stato messo mano.
Cosa che invece, immagino anche con ottime ragioni, è stato fatto sulle traduzioni dei Vangeli.
Senza voler polemizzare con la scelta di cambiare alcune parole solo per renderle più vicine al modo di parlare corrente (esempio recente il Vangelo della seconda domenica di Avvento: ascoltavo Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare... e dentro di me lo citavo Nell'anno decimo quinto... senza ravvedere l'urgenza della variazione), confesso che non mi piace la nuova versione del brano in questione con la sostituzione del saluto "Ave" con un "Rallegrati"...
Perchè?
Grandi Padri della Chiesa hanno letto nel saluto dell'Angelo una sorta di rivalutazione del ruolo della donna nella storia dell'umanità e della salvezza.
Dalla donna della tentazione EVA alla donna concepita senza peccato e appellata con AVE... un gioco di lettere per comporre ben più che una parola.
E io stamattina camminavo di buon passo verso il luogo di lavoro cantando (nemmeno troppo sottovoce)
Ave maris Stella
Dei Mater alma
Atque semper virgo
Felix caeli porta

Sumens illud ave
Gabrielis ore
Funda nos in pace
Mutans Evae nomen

Ave, stella del mare, Eccelsa madre di Dio e sempre Vergine, felice porta del cielo.Accogliendo quell'"Ave"dalla bocca di Gabriele,donaci la pace, mutando la fama di Eva.

mercoledì 9 dicembre 2009

La decorazione più preziosa

Credo che non sia solo un'impressione mia l'idea che i "fruitori" più favoriti del Natale sono i bambini.
E il bambino che abita ancora dentro l'animo di ciascuno di noi...
Così ogni anno, e ogni anno di più, il mio affiora e mi lascia commuovere nel ricordo degli anni che abbiamo trascorso insieme.
E dei presepi che abbiamo allestito e degli alberi di Natale che abbiamo addobbato.
Già solo il decidere di andare in solaio a prendere le scatole contenenti l'occorrente è un rewind.
Quando eravamo bambine, noi 4 sorelle "da Moke", l'incanto cominciava con il profumo dell'albero appena tagliato (chè ai tempi della mia infanzia lo si poteva liberamente tagliare), dopo che magari lo avevamo addocchiato già mesi prima e lo avevamo con largo anticipo eletto a nostro.
Poi si partiva tutte assieme a raccogliere il muschio e, facendolo, si intonavano già le canzoncine natalizie.
E una sera compresa fra l'8 e il 13 dicembre (così era la nostra tradizione), dopo che mamma e papà erano andati a letto, ci spartivamo i compiti.
Una tagliava il filo della giusta misura, una porgeva la pallina, una infilava il filo e faceva il primo nodo e Mia, sorella maggiore e anima del gruppetto, la legava ai rami del pino.
A seguire si passava all'allestimento del Presepe e si lavorava di muschio, radici d'albero, carta stagnola, farina bianca e cotone per preparare un'ambientazione degna dell'evento che doveva rappresentare... e della magia del Natale che doveva evocare.
Negli stessi giorni il papà allestiva anche il Presepe all'interno della nostra Chiesetta di paese e io lo seguivo nel ripostiglio della Sagrestia e assistevo a ciò che consideravo un vero e proprio rito, ammantandolo anche di una certa sacralità: il recupero, fra arredi vari, delle grandi statue in legno dei protagonisti principali. Papà mi affidava Gesù e io lo tenevo in braccio come fosse un bimbo vero e lo cullavo e lo baciavo sulle guanciotte mentre gli canticchiavo una qualche filastrocca a mo' di ninna nanna...
Questo durante l'infanzia...
Da mamma ho lasciato che miei figli dessero la loro impronta al Presepe. E ancora ne parliamo sorridendo. Avevamo l'ardire di porre nel Presepe, in processione per portare il proprio omaggio al Divin Bambino, ogni sorta di animale o pseudo-ominide, di origine reale o fantasiosa, della categoria "giocattoli".
Indimenticabile un cavallo Furia più grande della capanna. O il tirannosauro di gomma azzurrognola che chiamavamo Dragoberto e non mancava mai di presenziare. E che dire di He Man e gli altri "dominatori dell'universo"?
Passata anche l'infanzia dei figli, abbiamo optato per una capanna con carillon da tenere in cucina (la stanza maggiormente abitata) e un albero (rigorosamente sintetico) in salotto, dietro la porta chiusa per evitare le arrampicate selvagge di Momore che poi scappava trascinandosi dietro le decorazioni.

Anche questo Natale opteremo per questa scelta... ma il piccolo presepe ci parrà vuoto perchè mancherà la nostra decorazione più pregiata.

domenica 6 dicembre 2009

La pazienza e la gioia

Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano dritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Davvero una delle qualità più peculiari di Dio Padre dev'essere la pazienza...Siamo di nuovo in cammino verso il Santo Natale, terribilmente bisognosi di credere che l'Incarnazione sia anche per noi promessa di salvezza e di eternità, ma ci siamo fatti trovare nelle stesse situazione di sempre: impreparati, con l'animo stropicciato e pieno di pieghe di rancore, maldicenza, invidia, indifferenza.
Non avremmo molte speranze se non fosse Lui stesso a darcene una: Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Io ci credo... e se non fosse così sarei la creatura più infelice che si possa immaginare perchè con le mie sole forze riesco a fare ben poco... voglio fare ben poco.



mercoledì 2 dicembre 2009

C'è posto?

Scrivo questo post appena dopo aver ascoltato la notizia di un'ennesima morte crudele e disumana. Una notizia che si aggancia e si intreccia ai pensieri di questi ultimi giorni e del percorso verso il Santo Natale.
Forse saranno pensieri disarmonici e poco ortodossi... ma questi mi si affacciano alla mente e di questi racconto.
Un primo aspetto è il fatto che mi sono ritrovata, quasi all'improvviso, ad essere quasi una "gattara", e ne sorridevamo anche ieri sera con Mamitgatta.
Così non mi riesce di poter vedere un animale, men che meno un cucciolo, senza che mi sorga in cuore la voglia di sapere che ha chi si cura di lui. Eventualmente per fare quanto mi è possibile perchè stia meglio.


A parte i 4 monelli che mi son messa in casa, ho una famigliola di mici che chiamo outdoor, ai quali fornisco pappa e cuccia asciutta e pulita. E parole di affetto sperando un giorno di poterli anche accarezzare. Ma senza forzarli e con lo scrupolo che, una volta che imparassero a fidarsi dell'uomo, sarebbero ancor più in pericolo di quanto già siano nella loro condizione di randagi.


Il secondo aspetto è legato a una famiglia che era essa stessa "randagia" tanto che il loro bambino è nato in terra straniera e talmente inospitale da costringerli in una stalla.
Una nascita, peraltro, non esattamente usuale, visto che il bambino era (è) il Figlio di Dio.
Una nascita che è il primo passo di un percorso che interessa tutti e ciascuno di noi. Ne va della nostra salvezza... ovviamente nel rispetto di chi ci crede e di chi non ci crede.
Così, a distanza di 2009 (accontentandoci dell'errata datazione su cui si basa il nostro calendario) questa nascita continua ad essere punto di partenza e punto di arrivo della nostra vita.
O forse dovrebbe esserlo... perchè proprio nella nostra cattolicissima Italia che si indigna con una sentenza che dichiara che, essendo la scuola pubblica laica per definizione, il crocifisso appesa alla parete delle sue aule non è opportuno... tanto più in una società che , volente o nolente, corre con ali ai piedi verso la multietnicità e la multiculturalità... proprio nel nostro Paese... parlare di Bianco Natale assume ben altra accezione e dipinge ben altri scenari...
O forse no! Se è vero, come è vero, che anche Maria, o Miryam o Mariam, era una ragazza "irregolare". Una per la quale "Non c'era posto per loro nell'albergo" (Lc. 2,7)
E di conseguenza per suo Figlio.
Però, quando difendiamo il crocifisso augurando la morte a chi lo vuole staccare... quando ci sentiamo così a posto nelle nostre chiese riscaldate e rese scrigni preziosi per la presenza di tante opere d'Arte... quando ci allunghiamo la mano e sorridendo ci auguriamo vicendevolmente "Pace" o "Buon Natale"... quando poniamo il Santo Bambinello nella mangiatoia davanti alla sua mamma e un nodo di commozione ci stringe la gola... un accenno di vergogna dovremmo provarlo...

La stessa che ho provato poco fa ascoltando il giornalista televisivo che raccontava di "Una bambina cinese di undici anni è morta all'alba di mercoledi 2 dicembre in seguito ad esalazioni tossiche. La mamma con la piccola in braccio avvolta da una coperta è stata soccorsa alle 7 di mercoledì 2 dicembre sul ciglio della strada da un automobilista attratto dalle grida disperate della mamma. La piccola viveva a Corridonia con i genitori che lavoravano in un tomaificio clandestino ricavato da un casolare della zona".

Come dice il mio amico ComiComiX "Buon tutto"....

domenica 29 novembre 2009

Segni

Il brano del Vangelo di Luca che ci introduce nel Tempo dell'Attesa della Venuta del nostro Salvatore, è uno dei brani che meglio si prestano alla volontà di inquietare di molti predicatori o pseudo tali.

Certo leggere "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra" può facilmente ingenerare timori e preoccupazioni in chi è sensobile all'argomento.
Per quanto mi riguarda, mi considero quanto meno vaccinata a questi approcci.
"Ho già dato", potrei dire, ricordando tutte le crisi, personali e comuni, che abbiamo affrontato nella mia famiglia di origine. Crisi che ci hanno letteralmente spaccati, alzando fra di noi steccati talmente alti da impedirci di guardarci negli occhi con gli stessi sentimenti di prima.
Non ho però sviluppato gli anticorpi alle crisi personali... e in particolare in questo periodo, nel quale arrivo alle porte dell'ingresso in questo Tempo Liturgico privilegiato tutt'altro che serena.
E ad aggiungersi ai miei problemi specifici e personali, si aggiunge la mia incapacità di dare risposte a quanto propone lo stesso Vangelo nel prosieguo "Vegliate in ogni momento pregando...".
Pregando... per l'appunto.
Ma come si può pregare veramente (cioè non solo recitare formule ben poco differenti da una semplice poesia mandata a memoria quasi per inerzia a furia di ripeterla) se i pensieri sfuggono e non si riesce a rimanere con Lui il tempo necessario per entrare in contatto?
Si può solo cercare di fare silenzio e spazio.
E lasciare che Lui ti raggiunga. E sperare che Lui ti raggiunga.
E forse la speranza è già preghiera...

sabato 21 novembre 2009

Una giornata come le altre...

Per essere il 20 novembre, il clima è decisamente mite.
Non è pensabile sprecare questo tempo, visto che le cose da fare sono sempre tante.
Mio marito è appena arrivato a casa. Questa settimana ha il turno di notte. Così durante la giornata può darmi una mano...
Cosa dite? Che di giorno dovrebbe riposarsi?
Lo so bene. Lo sa anche lui. Ma se vogliamo migliorare un po' il nostro tenore di vita, dobbiamo darci da fare. Già siamo fortunati ad avere tante cose che i nostri genitori nemmeno si sognavano...
Insomma, oggi andiamo su, in Diverdalce, a rastrellare frandei... Poi, ne porteremo a casa un po' oggi e un po' domani. Fra poco saremo in pieno inverno e dobbiamo avere predisposto tutto l'occorrente per noi e per le bestie nella stalla.
E poi, fra qualche giorno, il tempo scade...

Forse ieri ho esagerato... stamattina mi pesa alzarmi, figurarsi il pensiero di tornare su, fino in cima alla montagna, per finire di raccogliere il fogliame...
Forza, però... che bisogna accudire le bestie prima che arrivi Meni.
Ecco fatto. Per fortuna che viene mia madre per portare i secchi di latte alla latteria. Mi fa male la schiena, oggi.
Adesso bevo il caffè con mio marito, che è arrivato dal lavoro.
Ha una faccia sfinita, anche lui.
Un po' lavorare di notte è pesante, e poi farsi i 7 km con la bici sulla spalla è proprio la degna conclusione. Del resto è impensabile salire questa strada che è poco più che una mulattiera in altro modo. Già è fortunato che può sfruttare la bicicletta in discesa.
Ha detto che va da solo a raccogliere la sachere che abbiamo preparato ieri. Per fortuna!
Comunque non rimango senza far niente, di certo.
Infatti è già arrivata sera e io sono stata seduta ben poco. Praticamente solo per il tempo della visita di Taresie che è andata a Caneva, per la Madone da salut.
Tra l'altro la coniglia grigia ha scelto proprio oggi per partorire 5 piccoli.
Ecco che ritorna mia madre. Anche per la mungitura serale ci pensa lei a portare il latte in latteria...
"Sai mamma che mi fa proprio male la schiena. Che dici?".
"Dico di non dirlo a Meni. E' meglio lasciarlo in pace. Sarai solo stanca per ieri...".
"Va bene. Ma potresti fermarti un po' con me stasera? Non mi sento molto a posto. Così mi aiuti a mettere a letto le tre bimbe dopo che Meni parte per andare a lavorare. E forse dovrai chiamare la comari...".
E infatti... Meni scendendo in bici incrocia una motoretta che sale verso il paese.
E quando arriva alla portineria dello stabilimento nel quale lavora, il portinaio lo sollecita ad appoggiare la bici che c'è una telefonata per lui.
"E' un'altra bimba, Meni".
"Va bene. Sono contento comunque".

Era il 21 novembre 1956... Alle ore 21 nasceva Kaishe...

martedì 17 novembre 2009

Ognuno ha tanta storia...

Ci sono alcune canzoni che scandiscono i ritmi della tua vita.
Le hai costantemente in testa in certi momenti e in certe situazioni, poi per qualche tempo non ci pensi proprio. Fintanto che non ritornano, a ricordarti sensazioni e stati d'animo che ti appartengono e fanno di te la persona che sei...
Sono canzoni che, in qualche modo, senti proprio tue.
E ci sono canzoni che sembrano fatte apposta per essere dedicate... quelle che da bambine ci facevano sintonizzare quotidianamente su RadioCapodistria per ascoltare "Musica per voi" e le sue dediche che lasciavano trasparire scorci di vite sconosciute.
Oggi vorrei fondere questi due tipi di musica. Forse la sinfonia che ne nascerà potrà sembrare poco armoniosa, ma io mi sono svegliata con la voglia di farlo.
La persona alla quale dedico "Sempre" della grande Gabriella Ferri, è qualcuno che riesce a leggermi anche oltre le parole e le apparenze e capirà che la Licia che la abbraccia fatica a "mostrarsi" e, quando lo fa, significa che ha davanti qualcuno che considera molto importante.
Allora, in questi giorni nei quali troppi pensieri affollano la mia mente, mi fermo per stare un po' con te, cara sorellina di blog, e per lasciare che la dolcezza di questa canzone culli i nostri pensieri vicini.
Auguri di cuore!


venerdì 13 novembre 2009

Pieri Petenel

Pieri Petenel era originario di un paesino (forse il termine più giusto sarebbe villaggio), vicino al paese nel quale sono nata io.

Geograficamente Buttea appartiene ad un Comune diverso dal nostro, ma da sempre gli abitanti preferiscono scendere a valle passando dal nostro paese perchè la strada è più breve. E considerando che allora la si percorreva a piedi...
Molti ricordi della mia infanzia sono legati a Buttea e ai suoi abitanti. Anche perchè Buttea era il paese di origine della mia nonna materna e lì abitavano molti nostri parenti.
Ricordo che quando nel paese c'era un malato grave, l'ambulanza arrivava fino all'inizio del nostro paese e lì aspettava che arrivasse la barella, portata a spalle, con ogni tempo metereologico, dagli uomini del paese.
Ricordo che sulla corriera che saliva da Tolmezzo, noi ragazzi guardavamo con sospetto, forse con un malcelato disprezzo, di certo con un sorrisino di superiorità, i butteani, il loro misero abbigliamento e i loro modi decisamente ruspanti.
Ricordo... tanti episodi, volti e situazioni...
E ricordo, anche se non chiaramente, Pieri Petenel.
Anche lui, quando scendeva a valle, passava da casa nostra. E come molti altri, capitava che mangiasse con noi o, se l'ora era tarda, dormisse da noi per riprendere il cammino il giorno dopo.
E quando stava da noi mi faceva giocare sulle sue ginocchia.
Mi immagino la bambina che ero, ancora piccolissima, che si incantava a guardare questo uomo dalla voce tonante e dai modi burberi, resi ancora più "interessanti" dalla barba incolta, che parlava con un'inflessione diversa da quella alla quale ero abituata...
E ogni tanto Pieri Petenel spariva... e in casa si raccontava che fosse in prigione.
Quasi sempre l'arresto avveniva quando era ubriaco e Pieri partecipava a qualche rissa. Altre volte si trattava di piccoli furti, solitamente di roba da mangiare... Talvolta erano provocazioni che volutamente Pieri faceva per essere arrestato. Dopotutto la prigione era più comoda e calda delle catapecchie che abitavamo nei nostri miseri paesi di montagna.
Anche nel 1976 Pieri Petenel era in prigione. Aveva dato uno schiaffo a un carabiniere per andarci...
Quando percepii il mio primo stipendio, misi una banconota da 5000 lire in una busta e la indirizzai all'ospite Pieri Petenel, carcere di Udine. Nel foglio di accompagnamento mi presentavo, ricordando le volte che lui mi aveva "accudita", e gli chiedevo come se la passava.
Qualche giorno dopo mi arrivò una cartolina.
C'era scritto "Qui la vita è dura, ma la pagnotta è sicura".
Una frase che ben dipingeva Pieri Petenel... uno con il cuore pulito e la fedina penale sporca.
Uno al quale oggi penso sentendo parlare di giustizia (sì! minuscolo) e di leggi vergognose.
Mandi, Pieri... e grazie per le lezioni di vita che riemergono ancora nella mia mente.

martedì 10 novembre 2009

Di Crocifissi e di altri Cristi

Ho pensato molto a questa faccenda... lasciando che i miei pensieri si proiettassero come il raggio di un faro. Ma luce non ne ho intravista molta. Anzi... sempre più buio!
Un buio che stringe e soffoca tutto e tutti.
Un buio che, per chi in questa oscurità è caduto vivendo esperienze terribili e devastanti, rinnova continuamente dolori e domande.
Già. Le domande... Quelle che si vorrebbe urlare contro il cielo fino a svuotare i polmoni e a rimanere afoni, per poi cercare una tana nella quale rintanarsi e lasciarsi sommergere.
Ma non si può. Perchè nonostante lo strazio non perdiamo la consapevolezza di dover vivere. Per noi, per chi amiamo e ci ama. E per riuscire un giorno ad avere quelle risposte che ci devasteranno loro stesse tanto quanto le domande che continuiamo a fare.
Bene lo sa Ornella... bene lo sanno i familiari di quanti si sono persi, sono stati persi, nel pozzo senza ritorno delle maglie di un sistema che dovrebbe armonizzare la vita e talvolta si inceppa e dà la morte.
Bene lo ha saputo Maria di Nazareth...
Bene lo sanno ora anche i familiari di Stefano Cucchi...
Della prima non viene nemmeno raccontato se avesse cercato di fare domande. Eppure una domanda riassume in sè le motivazioni che hanno portato all'uccisione di suo Figlio. La pone, a se stesso più che a chiunque altro (secondo il racconto Evangelico) Ponzio Pilato, rappresentante del Sistema del tempo: Che cos'è la verità?
Per il caso attualissimo della morte di Cucchi, invece, il Sistema non perde tempo in domande. Preferisce dare risposte, giustificazioni e sentenze. Affidandole a un suo rappresentante. Tale Giovanardi. Uno dei componenti di questo governo che si schiera compatto con i poteri ecclesiali a difesa del crocifisso e poi inchioda Cristi umani e reali alle croci della vita. Un governo che scende in trincea per garantire l'alimentazione (peraltro meccanica e forzata) di una cittadina italiana ma lascia morire di inedia un altro cittadino, probabilmente in base a una graduatoria di interessi che lascio che ciascuno stili da sè.
Tanto... era uno scomodo.
Non riporto le frasi del citato meschinissimo individuo. Mi parrebbe di sporcare il mio blog... e comunque tutti ne abbiamo sentito parlare.
Di mio dico solo una cosa.
Più ci penso e più mi viene voglia di chiedere scusa alle troppe mamme che hanno dovuto subire lo strazio più innaturale che ci sia. Più ci penso e più vorrei solo poter piangere con loro... sul loro dolore e sulla nostra fatica di vivere.

venerdì 6 novembre 2009

Uno scandalo che dovrebbe inquietarci

Ci sono argomenti sui quali riesce difficile esprimersi.
Talvolta non perchè l'argomento stesso non ponga interrogativi e non risvegli risposte quanto, piuttosto, perchè si teme di non essere all'altezza. Di non sapere argomentare su questioni che pure sentiamo appartenerci. Con forza.
La sentenza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo a proposito della legittimità (o meno) della presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche è uno di quegli argomenti.
Mi sono avventurata solamente a commentare un blog che ne parlava, limitandomi alla considerazione di quanta "libertà" abbia sempre dato questa, a quanto pare, ingombrante presenza. Portavo come esperienza personale il ricordo del maestro che ho avuto dalla terza alla quinta elementare. Un galantuomo. Politicamente un socialista che io definirei "puro" tanto per distinguerlo dai socialisti trafficoni e ladri che hanno ucciso per i loro interessi materiali l'ideale che avevano abbracciato. Religiosamente un non-credente. Che però ci insegnava ad avere rispetto di chi invece credeva e, forse senza nemmeno volerlo, ci insegnava il vero significato del termine "timor di Dio"... che certo non è paura come ingenuamente credevamo quando recitavamo a memoria i Doni dello Spirito Santo, a catechismo.
Molte cose le ho comprese da grande. E so che molte sono germogliate da semi che ha piantato lui, il maestri Albin.
Una persona alla quale non dava fastidio il segno appeso alla parete della nostra aula. Nella consapevolezza che come simbolo a lui non diceva niente ma onestamente ne sapeva riconoscere il significato e una valenza didattica che prescinde dalla Religione per volgersi ai tanti altri Valori che l'uomo Gesù di Nazareth ha incarnato.
Rimanevo, dunque, in silenzio (almeno su questo spazio) sul tema, pur sentendomene interrogata.
E non mi ritrovavo nelle troppe dichiarazioni che i mass media hanno riportato. Nemmeno in quelle del card.Bertone, che pure avrebbe dovuto essere la più illuminata e la più illuminante.
Ieri sera, finalmente, ho letto un articolo che esprime ciò che avrei voluto saper esporre io.
Lo firma Marco Travaglio... tanto per essere una volta di più convinti che certe nostre "classificazioni" non hanno nessun senso.

Questo è il passaggio che mi ha maggiormente colpita...


domenica 1 novembre 2009

Sbucciando castagne

Questi giorni sono giorni che la nostra cultura ha sempre dedicato ai ricordi.
La ricorrenza della commemorazione dei defunti, almeno per quanto mi riguarda, è sempre stata un invito a guardarsi indietro per vedere più chiaramente la strada che abbiamo davanti.
Nella più totale naturalezza e semplicità didattica, i nostri genitori ci mostravano con quale spirito tenere vivi i ricordi di coloro che ci hanno preceduto.
E così nella notte che accompagna dal 1° al 2 di novembre, le famiglie si stringevano tutte vicine e, insieme, facevano spazio ai ricordi e alla rievocazione di episodi cha entravano a far parte del patrimonio di esperienze di tutti i suoi componenti.
La consacrazione del "rito" prendeva l'avvio già nei giorni precedenti, quando i cimiteri si animavano di voci, saluti, scricchiolamenti di ghiaia sotto i piedi e fruscii di fiori scartati per comporli nei vasi e sui luoghi di riposo dei nostri predecessori.
Noi bambine, appena varcato il cancello, andavamo a baciare la foto di un nostro coetaneo che non avevamo conosciuto perchè era vissuto solo alcuni mesi.
Eppure il suo passaggio non era stato invisibile e, nei racconti dei nostri genitori, lo consideravamo uno di noi: Giannino.
Poi, c'era il doveroso giro a controllare che tutti avessero un segno d'affetto... e se riscontravamo che qualcuno non ce lo avesse, ci pensavamo noi a far sì che nessuno rimanesse tristemente trascurato.
Tempo dopo, da ragazze, avevamo assunto l'impegno di non dimenticare una ragazza del paese che se n'era andata dopo un tragitto breve e difficile sulla terra; Teresine.
Nelle case, intanto, le mamme insegnavano ai bimbi a confezionare dei semplici bicchieri di carta velina che sarebbero poi serviti per riparare la fiammella dei lumini dall'aria, così che potessero dar luce più a lungo nel corso della notte.
La sera del 1° novembre la mamma ci bardava con gli abiti invernali ("A tutti i Santi, cappotto e guanti", diceva), ci dotavamo di un lampione ad olio chè nel chilometro del percorso per raggiungere il camposanto non c'era illuminazione, formavamo un bel gruppo con le zie e i cugini e andavamo, un po' incantate dalla magia che percepivamo in una notte nella quale i nostri morti erano talmente "presenti" che nella cucina lasciavamo loro l'acqua per dissetarsi durante la visita che avrebbero ricambiato, un po' spaventate dai racconti che i cugini più grandi si divertivano a fare...
Come dimenticare la frase "O cè biel lusor di lune plene, astu pore tu Madalene?" e la soffiata che spegneva il lume permettendo all'oscurità di farsi talmente vicina da abbracciarci?
Ma alla fine tornavamo quasi allegre verso la casa della nonna, che ci aspettava con le castagne bollite nell'acqua e i suoi racconti su chi non avevamo conosciuto...

Questo pomeriggio ho varcato, ancora, la soglia del cimitero del mio paese...
Miei figli si sono girati a dare un'occhiata a Giannino senza nemmeno che lo dovessi dire... Poi siamo andati all'angolo opposto, dove c'era Teresine... poi, certo, mia sorella, mio papà, i parenti, i conoscenti, tutti.
Sul far della sera abbiamo visitato il cimitero del paese dove abitiamo, e ci suggerivamo chi andare a salutare... I loro nonni e la zia, il nostro indimenticabile Monsignore e le tante tante persone che abbiamo accompagnato lì.
... e stasera mangeremo le caldarroste.
E io ripenserò che la natura non fa nulla per caso. Perciò il frutto di questi giorni si presenta con un involucro pieno di spine e un cuore soprendente. Come la vita.
Che volete che vi dica?
A me halloween non piace proprio.
Ma questi giorni dei ricordi li amo sempre di più.

P.S.del 2 novembre:
"Nulla muore mai in una vita. Tutto sopravvive.

Noi, insieme, viviamo e sopravviviamo.
Così anche ogni cultura è sempre intessuta di sopravvivenze."

Sono parole che mi pare ben riassumano ciò che sento nel cuore.
Ce le ha lasciate un uomo della mia Terra.
Un uomo che è stato tacciato di "diversità"... ed era davvero diverso. Diverso dalla banalità, dall'ignoranza, dalla rozzezza e dalla bieca violenza che lo circondava e lo ha voluto cancellare.
Nella notte fra l'1 e il 2 novembre di 34 anni fa veniva ucciso Pier Paolo Pasolini... e ieri è morta Alda Merini.
E noi siamo diventati un po' più poveri.

mercoledì 28 ottobre 2009

L'uomo dei sogni ???

Oggi il TG ha dedicato un servizio all'uomo dei sogni... ma non quello di ciascuna di noi. Piuttosto quella di motle di noi (almeno cos' parrebbe).
L'antefatto risale al 2006, stando alla cronaca del quotidiano "Bild".
Una donna di NewYork ha raccontato al suo psichiatra che in sogno le è apparso il viso di un uomo mai visto né frequentato. Nelle notti successive poi, lo sconosciuto si è ripresentato sulla soglia onirica delle sue notti per darle consigli sulla sua vita, diventando una costante nelle notti della donna.
Lo psichiatra allora chiese alla paziente di disegnare su un foglio i lineamenti dell’uomo.
Nei giorni successivi altri pazienti, dopo aver notato lo schizzo sulla scrivania dello psichiatra, hanno affermato di aver vissuto la stessa esperienza.
Lo specialista a quel punto ha inviato l’immagine ad alcuni colleghi e ha scoperto che la faccia dello sconosciuto ha infestato il sonno di migliaia di persone sparse per il mondo.
Stando a quanto raccontava il cronista, l'uomo dei sogni ha pian piano occupato un suo specifico posto nella realtà, interrogando studiosi e provocando congetture.
Personalmente sono rimasta un po' delusa.
Il mio "uomo dei sogni" aveva un aspetto molto (ma molto) diverso.
E continuo a pensare che le ragazze, invece che uomini dotati di cespugliose sopracciglia, dovrebbero continuare a sognare principi azzurri e policromatici, ritti su bianchi destrieri e dotati di animo nobile e romantico.
Che poi abbiano anche un regno, una corona e un consistente patrimonio, può perfino essere secondario.
Almeno per la romanticona che si nasconde dietro i miei atteggiamenti scostanti.
Certo non è facile sognare uomini nobili e puri in questa società... con gli esempi che ne possiamo trarre è più facile avere incubi.
E voi?
Non avrete mica sognato 'sto qua?

sabato 24 ottobre 2009

Miao a tutti!

Eccoci... insomma, le foto sono decisamente bruttine. Ma almeno ce le hanno scattate senza distoglierci dalle occupazioni che preferiamo, dopo le nanne acciambellati uno accanto all'altro fra le zampine della nostra mamma.

Qui siamo tutti rintanati sotto la pancia di mamma... ci stiamo riprendendo da uno spavento che non vi dico.
Uno di noi (non diciamo chi ma diamo un indizio: è nero) era andata a passeggiare in un prato poco lontano... Apriti cielo!
La mamma si è messa a miagolare... due umani hanno scavalcato la recinzione e non abbiamo capito ancora perchè... poi è arrivata una cosa pelosa e il fuggitivo è tornato di corsa dai suoi fratellini.
A quel punto la cosa pelosa si è messa a urlare... ma non faceva come la mamma. Macchè! Questo faceva: Bu bu bu.
Per fortuna tutto è bene quel che finisce bene!
A proposito. Avete notato sullo sfonfo il Bed & Breakfast dove ci ha portati la mamma? Carino, no?


Ed eccoci in tutto il nostro splendore!
Manca l'intraprendente che sta tremando sotto il cespuglio...
Come dite?
Non si vedono i musetti?
Beh, sulla fiducia potete crederci se vi diciamo che siamo davvero niente male.
Magari, però, la prossima volta ci giriamo a favore di obiettivo... forse!





Pssssst... Qui, se aguzzate lo sguardo (o ingrandite la foto cliccandoci sopra), potete vedere che sta uscendo dal nascondiglio anche il terzo elemento...



Siamo o non siamo bellissimi?
Prima si erano fermati a guardarci degli umani e una voce diceva: "Come mi tenta di prenderne uno..."
E un'altra (che conosciamo perchè parla alla mamma quando le porta le ciotole della pappa) diceva: "Adesso è presto per prenderli alla mamma. Però garantisco che sono gattini adorabili. Dai, pensaci davvero!"
Non abbiamo capito bene cosa significa... ma dato che voi vi fidate di noi, anche noi ci fidiamo di voi.


Anche perchè sappiamo che a qualche altro micio non è andata tanto male, lasciando fare a voi....


Certo se deste loro un po' più spazio...

Mah!
Speriamo di non doverci ridurre così.

Miao a tutti!!!!

Grazie dell'attenzione e alla prossima cronaca di vita vissuta.

venerdì 23 ottobre 2009

Germogli d'Autunno

Provate a pensare di essere una RaGatta senza "Ra"...
Immaginatevi una giornata come quella di ieri, inserita fra una notte di scrosci di pioggia e un'altra di vento gelido che spazza il paese e scuote le fronde degli alberi....
Immaginatevi di avere alcune piccole vite che dipendono da voi...
Cosa fareste?
Greys, la mamma del mio adorabile e morbidissimo Jodie, ha trovato la soluzione e ha applicato tutte le varianti necessarie per risolvere ogni problema.
Ha fatto la spola 3 volte dal suo rifugio di micia randagia (rimasto sconosciuto anche dopo alcuni tentativi di pedinamento) fino a una certa casetta di legno fornita di morbido cuscino in spaziosa cesta di vimini, con cambio di lenzuola periodico e pensione completa dalla colazione alla cena.
Al termine dei tre "viaggi della speranza", la cesta è risultata affollata di tre piccolissime vite miagolanti e traballanti.


Non abbiamo ancora provveduto al servizio fotografico perchè, a parte le uscite di approvvigionamento, cerchiamo di disturbare il meno possibile affinchè la mamma capisca di poter rimanere nella più totale sicurezza.
Ad ogni modo, ci sono 2 piccini neri con gli occhietti gialli e 1 piccolo gemellino di Jodie con gli occhietti azzurri come i suoi...
Come potrò resistere a non prendermeli tutti io?
Posto che, se assomigliano la mamma, non è scontato che riuscirei a farlo.
Infatti la sorellina di Jodie con l'anca lussata, vive fissa da noi ma non si lascia avvicinare.
E io continuo a pensare che, se mai fosse possibile accasarne ancora uno, la mia scelta sarebbe lei.
Comunque vedremo come evolve questo nuovo episodio... intanto li spiamo dal vetro della finestra e sorridiamo felici dello spettacolo della vita.

martedì 20 ottobre 2009

Parolacce e paroleccamenti

Non posso negarlo. Ultimamente mi sono lasciata andare a una cattiva abitudine. Se ripenso ai miei genitori e a quanto ci tenessero al che ci comportassimo a modo e fossimo sempre "eleganti"... Il rimprovero più duro che papà ci faceva consisteva in una parola secca: INeducate! ... e poi aggiungeva: Chè certo non siete state MALeducate.
In questi tempi, però, l'ascolto di parole poco fini non scandalizza più. E nemmeno il loro utilizzo.
Ci si giustifica dicendo che sono liberatorie... e, invero, dopo aver preso un colpo (per esempio) urlare una parolaccia, anche di carattere sessual-corporale, è una forma di sfogo funzionante.
Personalmente, poi, trovo molto più volgare le parole usate per arrufianarsi qualcuno o per spuntare favori e favoritismi.
E anche di quelle se ne sentono a iosa!
Certamente non è una giustificazione esaustiva e il confine tra educazione e cafoneria mi è ben chiaro... ma qualche volta non sconfinare richiede uno sforzo eccessivo. Uno sforzo che non mi va di fare. Talvolta uno sforzo che non ritengo necessario e nemmeno utile.

Perchè questo argomento oggi?
Perchè, citando il poeta, "galeotta fu la parola e chi la disse".
Anche perchè bisogna chiarire bene proprio "chi la disse". E, ovviamente, come la disse, in che contesto la collocò e di che valenza la caricò.
Per non parlare della bocca dalla quale uscì...
In questi giorni, dunque, alcune parole rimbalzano di bocca in bocca, su palleggio di personaggi dei quali ho la massima disistima, e si colorano di sfumature che, sommate alle precedenti e alle seguenti, ne travisano il significato.
Io ne sono passiva protagonista.
E fortunata fruitrice.
Perchè se è vero (come è vero) che le parole feriscono più della spada, è anche vero che chiariscono molte idee... In questo caso mi hanno procurato un senso (certamente non calcolato nè, tantomeno, voluto) di sollievo e liberazione.
Ad ogni modo non sento il bisogno di aggiungerne delle mie... men che meno paroleccamenti!


mercoledì 14 ottobre 2009

Sorelle d'Italia?

Ieri sera ho sentito il nuovo spot di una marca di calze e similari... francamente l'ho trovato di cattivo gusto e di peggiore stile. Sia per l'utilizzo (a mio avviso) poco corretto di un patrimonio di tutti gli Italiani (popolo della Lega escluso... non appena decideranno dove tracciare i confini del loro ridicolo possedimento) sia per il risultato che riesco a definire solo "pietoso"...
Cercando su internet notizie sul nostro Inno Nazionale, ho trovato almeno due cose che mi hanno colpita.
La prima è che la poesia di Goffredo Mameli "Fratelli d'Italia" divenne ufficialmente Inno Nazionale, con la partitura musicale di Michele Novaro, il 12 ottobre 1946 e quindi sarebbero giorni di memoria e approfondimenti.
Tanto per dire, sapevate che Mameli è morto prima di compiere 22 anni per le conseguenze di una ferita di cui fu vittima mentre lottava a fianco di Garibaldi per la libertà del nostro paese? Io no!
La seconda cosa che mi ha colpito è un verso, che, pur nella distanza temporale e di situazione fra l'oggi e il periodo nel quale le parole sono state scritte, rende il testo (ahinoi) molto attuale: Noi siamo da secoli calpesti e derisi... e sputtanati, si potrebbe aggiungere. Usando un termine di grandissima attualità...
E sull'onda dell'imbarazzo per la pochezza di taluni personaggi che, purtroppo e nostro malgrado, ci rappresentano; ricordando che c'è chi, dall'alto di una carica istituzionale alla quale, per coerenza, non dovrebbe essere giunto, dileggia il nostro Inno e il nostro Tricolore; l'utilizzo per fini di marketing dell'Inno stesso mi provoca ancora più fastidio.

L'azienda spiega che non c'è alcun intento satirico: "Lo spot rappresenta un omaggio che Calzedonia dedica a tutte le donne attraverso un'inedita interpretazione al femminile dell'Inno dove i termini Italia e Vittoria vengono fatti rivivere per la prima volta con il significato di nomi di donna. Un messaggio forte che fa appello alle infinite risorse delle donne".
Decisamente una difesa che non mi soddisfa. Anzi!

Quanto alla chiosa finale, poi, direi che le "infinite risorse delle donne" potrebbero essere usate, in questi tempi volgari, per altre occasioni e altre battaglie.
Quella per la salvaguardia della nostra dignità, per esempio.
Perciò, prima di scrivere questo post, ho firmato qui.

lunedì 12 ottobre 2009

L'esperienza insegna.

Forse!
Di sicuro lascia cicatrici.
Il lavoro che resta da fare è far sì che se ne esca arricchiti, perchè non è propriamente scontato che dalle sofferenze escano persone migliori.
Comunque, sono qui.
Consapevole che molte volte l'istinto mi aveva suggerito giusto e ancor più che il mondo paradisiaco nel quale, talvolta, ci pare di vivere è un'utopia.
Irrinunciabile.
Quanto al resto, la cronaca è stata particolarmente stimolante, questa settimana appena trascorsa.
Ma, non avendo velleità giornalistiche, l'ho lasciata scorrere senza attingere nulla.
Al massimo una certezza.
Non sono bella e se mai dimostrassi di essere intelligente dovrebbe essere verso gli altri e non verso me stessa.
Ad ogni modo, una delle cose delle quali sono assolutamente certa è di non appartenere alla categoria delle "disponibili".
Come donna, anzi, mi stupisco che ancora ci siano altre donne che continuano a difendere certi infimi omuncoli.
Questo è il vero stupro che subiamo da sempre.
E ce lo infliggiamo noi stesse...
... chè del resto se viene da figuri come "er meno", poco ci può tangere.
Al massimo può provocarci a partecipare al giochino del "più che".
Più alto che giusto.
Più conquistatore che onesto.
Più stimato che chiamato a rispondere dei suoi atti.
Più fedele ai principi cattolici che circondato da burattini plaudenti.
Più unto del Signore che voluto proprio da tutti gli italiani.


venerdì 2 ottobre 2009

... e infatti non ce la faccio.

Mi prendo qualche momento di riflessione.
Magari mi passa in mezza giornata. O magari ci impiego un po' più tempo. Vedremo...
Saluto e abbraccio tutti e mi trovo un angolino per starmene tranquilla.

domenica 27 settembre 2009

Non ce la posso (voglio) fare!

Insomma, è definitivo: niente Roma!
Approffitassi dell'occasione dell'Inaugurazione mi sentirei un'ipocrita.
Nel senso che mi rifiuto anche solo di rischiare di trovarmi nella stessa stanza, a respirare aria di riutilizzo, con una persona per la quale l'unico sentimento che riesco a provare è un assoluto rigetto, accompagnato da una nausea dettata dalla consapevolezza di trovarmi invischiata in una rete che non accetterò mai.
Quindi, in realtà, non ci andrei per l'occasione per la quale il viaggio è organizzato... e ciò sarebbe ben poco corretto. Ma non ce la posso fare a presenziare e sorridere contro la mia coscienza.
Essere, come cittadina, rappresentata da cotanta bassezza morale, etica o semplicemente umana, mi provoca una vera e propria ribellione intellettuale.
Si può accettare, forse anche cercar di comprendere, la debolezza di un'evidente stato di disturbo psichico, ma la volgarità, per quanto mi è consentito, me la tengo a distanza.
Così come l'opportunismo e la piaggieria.
Venerdì sera qualcuno mi ha replicato che "tra politici morali (a sinistra... per ammissione del "qualcuno" cui faccio riferimento) e leggi morali, scelgo le seconde".
Mi rimane senza risposta la domanda su cosa ci sia di morale in leggi contro l'accoglienza, la giustizia, l'onestà... E se anche alcune possono averne la parvenza, mi chiedo se l'amoralità di chi le "rappresenta" non incida sulla loro credibilità e applicabilità.
Soprattutto se l'accenno alla "questione morale" viene fatto da un uomo di Chiesa.
In realtà mi chiedo anche come si possa allungare la mana al viscido dicendo "Che cioia"...

Capisco molto di più i comportamenti della coppia Obama:
Lui che lo guarda con un misto di disgusto e pena...
Lei che evita tutto ciò che può evitare. E infatti abbraccia tutti gli altri ma a lui allunga solo la mano.
Chissà se pensa quello che penserei io: Speriamo che almeno se la sia lavata...
Perciò... niente Roma. Anche se il dispiacere non è poco.

giovedì 24 settembre 2009

La specialità di un giorno normale

Questo pomeriggio ho disertato l'ufficio.
Con un ottimo motivo.
Vale a dire una telefonata ricevuta martedì sera...
"Licia, mandi frute. I sei Carlo"
"Ma cè biele sorprese. Cemut stastu, Carlo?
"Ben jò. I sei in Friul qualchi dì, cun gnò navot... Cumbinino di viodisi?"
"Ma sigur. Quant ca ti và ben jo i sei disponibil."
"Alore fasin cussì. Joibe dopo di misdì i lin insieme a Dieç. Cusì i torni a viodi i puesch chi ai tal cur di quant chi eri frut."
Insomma, reso in lingua comprensibile, Carlo era in Friuli ed essendo figlio di gente di Illegio aveva piacere di rivedere i luoghi legati ad alcuni momenti della sua infanzia.

Lui è quello che si direbbe "un figlio illustre della nostra Terra"... ma per me è molto più semplicemente una persona che ho avuto la fortuna di conoscere casualmente e con la quale ho sviluppato un rapporto di amicizia, stima ed affetto. Pur nella sporadicità degli incontri e nel numero esiguo di telefonate che ci scambiamo.
Personalmente lo conosco solo da poco più di tre anni e quello che so del suo "curriculum" è quello che raccontano i media:

Dal '54 al '56 è alla BBC di Londra come redattore dei programmi radiofonici destinati all'Italia. Nel '57 passa all'ANSA di Roma che l'anno dopo lo nomina corrispondente da Il Cairo per il Medio Oriente. Dal '69 al '78 è a New York, capo dei servizi dell'ANSA per il Nordamerica, poi a Mosca dove lavora fino all'80. Nell'81 assume la direzione dell'antico quotidiano “Il progresso italo-americano” di New York. Dal 1986 vive a Roma...

Nei nostri incontri però parliamo delle nostre vite e della loro quotidianità. Presente e passata..
Una delle coincidenze che maggiormente ci hanno sorpreso è stata venire a sapere che sua nonna era la maestra della mia nonna alle elementari...
E così è stato anche questo pomeriggio.
Con il contorno di un nipote che parla solo inglese (e il mio inglese è assolutamente esilarante) al quale traducevamo simultaneamente dal friulano il tono degli incontri che Carlo ha fatto in paese e poi le meraviglie della nostra Mostra sui Vangeli Apocrifi...
E poi i saluti e gli abbracci con la promessa di vederci a Roma... e io sarei volentieri rimasta seduta sull'auto per andarci anche subito, a Roma.
Insomma, un giorno che, svegliatosi normale, si è rivelato tanto speciale da meritare di essere custodito nel cuore.

martedì 22 settembre 2009

Tre donne

Ho tre donne nei pensieri.
Le ho avute presenti tutta questa notte appena trascorsa...

Forse, per capire perchè proprio loro, potrei iniziare con il dire che, proprio ieri mattina, ho aperto alla prima pagina il prossimo libro che leggerò.
E' una cosa che faccio, a volte. Popo prima di finire di leggere un libro, predispongo già al successivo. Lo apro. Leggo notizie sull'autore e ne scorro le prime righe. Ci metto il segnalibro e torno al libro che sto terminando cullando il desiderio di tornare a questo nuovo.
Il libro che sto terminando è "L'ultima lezione", di Randy Pausch. Il libro che mi aspetta è "Indagine su Gesù" di Antonio Socci.
Ieri sera, invece, appena finito l'orario di lavoro sono letteralmente corsa in centro perchè c'era un incontro relativo all'opzione Marino in merito alla Segreteria Nazionale del PD. Relatore Beppino Englaro.
Non difficile dunque che accomunassi 2 figlie nei mei pensieri di fine giornata e nei miei risvegli e nelle preghiere che mi fanno compagnia durante la notte.
Per uno degli strani disegni del destino le due ragazze mi mostravano lo stesso volto. Un volto segnato dal misterioso irrompere di un ostacolo alla loro vita.
Di Eluana non serve che si riparli ancora. L'altra ragazza, invece, Caterina, ha bisogno che più persone possibili la portino nel cuore e preghino per lei. Per poter permettere a Nostro Signore di operare ciò che può...
E la terza donna?
La terza si chiamava Marta. E' una donna che ha incontrato Gesù e gli ha dato una risposta che vorrei essere stata io a dare...

Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Signore, noi oggi Ti chiediamo di concederci che Caterina torni sana e salva alla sua famiglia...

sabato 19 settembre 2009

Il fermento del ministrello...

... è un fermento lattico.
Uno di quelli tanto cari agli spot pubblicitari più frequenti all'ora di pranzo o di cena.
Quelli della regolarità, insomma.
Così, stimolato dal fermento che gli agisce nello stomaco con riflessi incontrollabili sugli organi limitrofi, il ministrello Brunetta rivolge alla "sinistra perbene" l'invito a liberarsi dall'oppressione di questa "elite di merda". Ovviamente in contrapposizione con una "povera sinistra che si fa usare".
Dunque, per garantire più merda per tutti in linea con gli altri spot dell governo del quale fa parte (più escort per tutti... più ministre alle scrivanie... più Gianpi per amici), egli vagheggia anche la soluzione: "A questi compagni propongo una lotta di liberazione da questo abbraccio mortale".
Poi, preso da un entusiasmo paragonabile solo alla verve con la quale il suo padrone illustrava i lavelli antisdrucciolo delle casette trentine a Onna, attacca ancora la sinistra "elitaria e parassitaria", accusandola di preparare un colpo di stato.
L'apoteosi finale viene raggiunta quanto, premiato da uno scroscio di battimani, manda a dire alla "sinistra per male": "Vada a morire ammazzata".
Concludendo in un crescendo di partecipazione, alla sinistra "perbene" chiede: "Recuperi gli ideali di una volta".
Bene...
Una nuova lezione di stile da parte di chi, con il mandato degli elettori, ci governa e ci rappresenta.
Una lezione che va a sommarsi a quelle di morale familiare, di coerenza, di adesione agli insegnamenti della Chiesa e di fedeltà alla Costituzione sulla quale hanno giurato quando si sono insediati.
W l'Italia!

Aggiornamento festivo:
Dario Franceschini licenzia lo psicodramma di questi ministrelli al soldo dell'Egoarca con una frase antologica:
L'unica brunetta che merita rispetto è quella dei Ricchi e Poveri!!!!!!!!
Vai Dario! Siamo orgoglioNi di te...
... e meno male che Dario c'èèèèèè.

mercoledì 16 settembre 2009

Io la vedo così...

... solo che non fa ridere, nella realtà che mi ispira.
Fa proprio piangere. Lacrime amarissime!!!




Una realtà che, in un momento di rilassamento, ho visualizzato nella sottomissione disperata e apatica di Fosca e ho sintetizzato con "L'Italia SOTTO il sig. B."

domenica 13 settembre 2009

... ma mai alla luce del sole

Il titolo di oggi completa quello del post precedente "A volte ritornano"...
Del resto il fatto stesso di farsi rappresentare dal colore nero (o "bruno"... come le famigerate camicie) dichiara che la luce non fa per loro. E calzerebbe a pennello tanto una spiegazione evangelica (Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere) che psicologica...
Comunque, ieri a Tolmezzo non abbiamo avuto l'"onore" di ospitare Irvine che, lasciando nel dubbio tutti (salvo gli organizzatori che, ovviamente, si sono ben guardati dal palesarsi, non ha chiarito dove avrebbe elargito le sue perle di saggezza nemmeno sullo stesso sito del losco figuro).
Così a Udine e a Tolmezzo erano stati preventivamente organizzati dei presidi quantomeno informativi sull'olocausto.
Noi eravamo i classici quattro gatti... anche se l'unica GATTOCOMUNISTA (grazie Vauro... questa definizione mi piace oltremodo!) ero io.
A Udine, invece (dove l'ignobile individuo infine ha parlato davanti a un centinaio di menti eccelse) il presidio era capeggiato dal Sindaco in persona.
Cosa ovviamente impossibile qui da noi. Vabbè...
Ma oggi è un altro giorno e Udine si propone ben altre sfilate.
Oggi, infatti, si festeggiano i 60 anni della
Brigata alpina “Julia”, costituita propria Udine il 15 ottobre del 1949, “erede” dell’omonima divisione.
Che dire?
Il Friuli ha sempre amato con trasporto, ottenendone un caldo ricambio, gli Alpini.
Non ricordo festa di paese nella quale non si finisca per cantare canzoni a loro dedicate. Ora tristi quando parlano della guerra, ora spensierate quando inneggiano alle loro doti conquistatorie.
E l'ascolto del loro inno bagna molti cigli così come le parole di "Stelutis alpinis"... perchè in ogni difficoltà li abbiamo avuti al nostro fianco.
Prima e dopo la Grande Guerra (e quanto è assurdo definire "grande" una guerra!).
Prima e dopo la loro grande mobilitazione dei terribili giorni del terremoto del 1976.
Ora molte cose sono cambiate, a cominciare dal fatto che la ferma non sia più obbligatoria.
Però il legame permane... e noi friulani ne siamo orgogliosi perchè nella loro caparbietà, abnegazione, semplicità, umanità li sentiamo molto vicini al nostro modo di essere.
Per loro... e per tutti noi.



giovedì 10 settembre 2009

A volte ritornano...

A parte il fatto che, secondo i racconti di prima mano dei testimoni, trovare qualche partigiano del quale parlare male è immensamente più facile che trovare un solo repubblichino del quale parlare bene...
A parte il presupposto che annovero fra i miei ascendenti un nonno paterno che negli anni '30 era uno dei 2 iscritti al Partito Socialista del paese, con tutte le conseguente facilmente immaginabili in termini proprio di incolumità personale e dei familiari...
A parte che ogni qualvolta un anziano del paese, piuttosto che una anziana, mi diceva di vedere in me la stessa "facile infiammabilità" del mio suddetto nonno, io mi sentivo riempire di orgoglio per quell'uomo che pure non ho avuto opportunità di conoscere...
Mettendoci in conto pure che mi inorgoglisce (e non poco) appartenere alla categoria dei cattocomunisti, tornati prepotentemente all'onore delle cronache...

Questo è quanto pubblicano i quotidiani locali:
Un nuovo caso Irving potrebbe presentarsi, dopo le polemiche suscitate nei giorni scorsi a Udine, anche nel capoluogo carnico. Ieri mattina infatti, proprio nella giornata dell'8 settembre, anniversario dell'armistizio del 1943, sono stati ritrovati affissi in vari punti del centro storico dei volantini anonimi nei quali oltre ad esaltare la Repubblica Sociale Italiana e professare “morte ai partigiani”, veniva annunciato lo spostamento a Tolmezzo per il 12 settembre prossimo, della conferenza che il negazionista dell'olocausto Irving avrebbe dovuto tenere a Udine. Un volantino anonimo è stato recapitato anche in Municipio.
Preoccupata l'ANPI locale che ha interessato del fatto il sindaco ... [noto fascista n.d.r.].
La polizia municipale, che ha confermato di non avere avuto nessuna richiesta di tal genere nei propri uffici, ha provveduto poi ad inviare il materiale raccolto alla Digos ed avvertire anche i carabinieri, il 12 settembre tra l'altro a Tolmezzo è in programma la sfilata degli alpini, collaterale alle manifestazioni per i 60 anni della Julia.
(D.Z. dal Gazzettino)

Mi sa che sabato pomeriggio non potrò dedicarmi all'ozio... forse ci sarà da dire e da fare in piazza...

martedì 8 settembre 2009

Secondo me...

Come potrei aver già raccontato, miei figli e i loro amici hanno costituito una squadra di calcio amatoriale.
Nel loro primo anno di vita hanno vinto la Coppa disciplina del settore nel quale hanno gareggiato. Questo a sancire lo stile di questi ragazzi che sono davvero delle belle persone. Molti di loro ruotano nell’ambiente parrocchiale e dimostrano la loro “ricchezza” conducendo con responsabilità la propria vita e spendendosi volentieri in ambiti non solo personali.
Qualche tempo fa, a corollario di una partita, uno dei loro avversari li ha definiti “ragazzi handicappati”.
Ora, a prescindere da qualsiasi alzata di scudi a difesa di entrambe le categorie citate, sconcerta che la persona che si è espressa in tale modo sia un ultra-quarantenne e, soprattutto, sia un insegnante.
Nella mia concezione delle cose della vita, la scelta (o l’accettazione) di una professione piuttosto che un’altra non può essere casuale né, men che meno, di ripiego. Non per tutte le professioni, quanto meno.
Un’infermiera o un dottore che non stimano la vita anche quando si esprime oltre la forma estetica e anche fuori dal proprio orario di lavoro… forse è meglio che facciano altro.
Un sacerdote che, finito le sue funzioni, uscisse bestemmiando sulle strade del paese… forse dovrebbe risolvere alcuni problemi personali e ripensare alla sua vita.
Un educatore che, dopo il suono della campanella che segna la fine delle lezioni, conducesse una vita decisamente divergente da quanto va insegnando… bhè, qualche dubbio se lo dovrebbe far venire sulla sua coerenza.
E via enumerando… perché se ognuno ha diritto alla sua vita privata, è ben vero che questa non può essere del tutto estranea alla sua vita sociale (o pubblica).
E ancor meno può essere estranea all'onestà, indipendentemente dal livello e dal tenore, alla dignità e al rispetto.
Perchè le persone non si pesano in base al "quanto", ma al "come"...
E se pensate che alluda a qualcuno in particolare… è proprio così.
E, per fortuna, non sono l’unica a pensarlo e a continuare a dichiararlo.
Anche quando questo richiama critiche... forse più ancora in quei casi perchè non so concepire che non si debba cercare di essere sempre coerenti, anche quando questo costringe ad ammettere disagi, divergenze, contraddizioni rispetto alle proprie posizioni "standard".
Soprattutto quando non possono non essere fonte di imbarazzanti rossori che sfiorano la vergogna.

Un ringraziamento sentito al genio di Dazwo che mi ha permesso di utilizzare questa foto... che peraltro mi risveglia una lancinante malinconia al pensiero che abbiamo perso un ottimo pescivendolo...

venerdì 4 settembre 2009

Di domande e non risposte...

Si fa un gran parlare delle 10 famigerate domande del quotidiano Repubblica all'intoccabile... tanto da far sorgere il dubbio che allo stesso interessi che si continui a riproporle con sottofondo di chiacchiericcio e pettegolezzo in crescendo, così da confondere le domande stesse e le molte altre che dovremmo porre e porci...
Eppure la storia, anche recente, ci dovrebbe aver insegnato che le domande più pregne di significato rimangono quasi sempre senza risposta.
Un paio di esempi su tutti:
Com'è possivile che un velivolo (probabilmente un Mig23, apparecchio militare da caccia e da intercettazione) penetri nella rotta di un DC9 civile?
Chi sono i veri mandanti dell'attentato del 13 maggio 1981 ai danni del Santo Padre?

E pensare che si dice che fare domande è sinonimo di intelligenza... Non è piuttosto sinonimo di ingenuità?
Vabbè... tanto a me fa piacere essere tacciata di ingenuità. Ci sono difetti peggiori, no?
Perciò mi unisco al direttore Ezio Mauro nel insistere che un Premier (nella vera accezione di questa parola che, guarda un po', non ha corrispondente nella nostra lingua e nemmeno nella nostra Nazione!) deve rendere conto di ogni sua azione al Popolo che rappresenta.
Ma non riporto le 10 domande ... perchè stamattina ne ho letto altre 10 che ho trovato molto più importanti.
Sono le domande che Ornella, la mamma di Niki Aprile Gatti, posta sul suo blog:

1) Perché e come è morto Niki Aprile Gatti?
2) Perché e come è morto Paolo Borsellino?
3) Perché e come è morto Attilio Manca?
4) Perché e come è morto Pier Paolo Pasolini?

5) Perché e come è morto Aldo Bianzino?

6) Perché e come è morto Marcello Lonzi?

7) Perché e come è morto Manuel Eliantonio?

8) Perché e come è morto Ihssane
Fakhreddine?
9) Perché e come è morto Gianluca Di Mauro?

10) Chi e Perché ha lasciato morire i ragazzi della Casa dello Studente all’Aquila?


Le posto anche io... perchè credo che uno Stato di Diritto, uno Stato nel quale (ancora) vige il regime di Libertà, uno Stato Civile insomma, debba GARANTIRE ad ogni suo cittadino i Diritti e la Libertà che gli sono dovuti... primi fra tutti il diritto (e la libertà, appunto) di VIVERE la propria vita, nel rispetto delle regole e del prossimo, secondo le proprie inclinazioni e cercando di realizzare io propri progetti (e qui aprirei un altro argomento ancora...)!
Le posto perchè spero che l'onda che parte dal cuore di una mamma e raggiunge tante persone, diventi sempre più fragorosa e possa spazzare via menzogne, ipocrisie, biechi interessi e vergognosi silenzi su questi e molti altri casi che sono portatori di grandi sofferenza.

E nessuno si senta in diritto di lavarsene le mani come fece Ponzio Pilato, ripetendo con lui...
"La verità... che cos'è la verità?"

STAIT ATÊNZ…

Questo, come ogni altro blog, è tutelato dalla legge 675 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al nome, alla persona, all'immagine ed all'onore.
Quindi, se pensate di passare di qua per scrivere "spiritosaggini" a ruota libera, ve ne assumerete anche le eventuali conseguenze. Per parte mia, mi riterrò libera di intervenire se rileverò che si siano superati i limiti dettati dall'educazione e dal rispetto della dignità riconosciuta alle persone... TUTTE!
L'anonimato, evidentemente, non garantisce la copertura assoluta, poichè, eventualmente, la Polizia Postale può richiedere l'elenco degli IP che hanno effettuato l'ingresso al blog.
Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

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Ma certo che NO!!!