giovedì 1 settembre 2011

Mabel: la fatica di crescere

Quanto tempo senza scrivere nè fare almeno una comparsa qua e là per "incontrare" i tanti amici di questo mondo...
Certo è un periodaccio per il lavoro e io mi lascio cullare da una sorta di apatia post-ufficio... ma basta come giustificazione?
Eppure qualcosa da dire ce l'ho di certo. Cose belle e cose tristi. La vita che scorre e presenta salite e discese, strette nelle quali rallentare, piazze assolate dove fermarsi e direzioni che volentieri si eviterebbero.
Dai!!! Bando alle ciancie.
Riprendo con una delle mie pseudo-favole.
E' dedicata alla mia nonna della quale domenica 7 agosto, nella piazza del nostro paese di origine, è stata fatta memoria con l'assegnazione di una targa commemorativa per la persona che era e per i gesti, che ben si possono definire "eroici", che compì durante la Grande Guerra.
In Carnia sono state insignite di Medaglia d'Oro le "Portatrici Carniche". Loro rifornivano le bande di Partigiani resistenti di viveri ma anche di bombe e munizioni.
Mia nonna scendeva ogni giorno a valle a prendere il pane per tutto il paese... ma questo non è stato valutato degno di essere insignito di alcunchè.
La gente però sa, nel proprio cuore, che mia nonna avrebbe meritato un riconoscimento forse più delle Portatrici. E io ringrazio di cuore il mio Paese di non volerla dimenticare.
Ecco, intanto, il mio piccolissimo tributo...

Mabel era arrabbiata!
A dirla proprio tutta, era parecchio tempo che Mabel era arrabbiata.
”Colpa dell’età” – la giustificava la nonna quando vedeva che la mamma si innervosiva davanti a quel perenne muso lungo.
“Colpa vostra!” – pensava dentro di sé Mabel, incupendosi ancora di più nel sentirsi così incompresa e convincendosi che la sua famiglia era inadeguata. “Se solo non fossi nata in questo minuscolo paese di montagna” – rimuginava accarezzando distrattamente il morbido pelo del suo cane – “Qui non ci sono prospettive. Io ho bisogno di spazio, di libertà, di stimoli interessanti. Cosa ci faccio prigioniera di questa famiglia nella quale mi sembra che nessuno abbia grandi ambizioni? Come posso emergere nella vita se non riesco nemmeno a farmi notare in questo gruppo di sorelle e cugine tutte troppo somiglianti?”
Mabel alzò per un attimo gli occhi dal libro sul quale li teneva incollati per sottolineare quanto le fossero indifferenti le chiacchiere dei familiari. E in quell’attimo il suo sguardo si incontrò con quello limpido come una cascata d’acqua degli occhi azzurri della nonna.
“Ma guarda questa – pensò Mabel chiudendo stizzita il libro e avviandosi verso la porta per uscire – ha sempre gli occhi che le sorridono anche se ha avuto una vita ben poco allegra. Io proprio non la capisco…”
In effetti la nonna aveva avuto una vita in salita, come quasi tutte le donne del suo tempo nei paesini dei nostri monti.
Un’infanzia fatta di giochi vicino al focolare che presto si doveva abbandonare per dare una mano in casa.
Poca scuola, giusto il necessario per saper fare la propria firma e qualche conto elementare e molto presto un matrimonio che i tempi e le tradizioni volevano il più prolifico possibile. E lei era stata all’altezza delle aspettative: 13 figli.
La famiglia di suo marito era piuttosto benestante ma lei era uscita dalla casa del suocero portandosi appresso solo gli abiti che indossava, i suoi bambini e la sua ottimistica tenacia.
“Ma nonna – le dicevano talvolta anche le sorelle di Mabel – non hai un po’ d’astio per quelli che ti hanno mandata via con le mani vuote?”
E lei diceva che no, non aveva invidie o rancori… tanto siamo destinati a lasciare tutto ciò che abbiamo…
Nei suoi ricordi e nei suoi racconti non menzionava mai momenti di divertimento, anche se non palesava che questo fosse per lei motivo di rammarico.
Intanto i figli diventavano grandi e forse le preoccupazioni superavano le soddisfazioni che le davano. Ma anche su questo non aveva mai espresso rincrescimento o rimpianti.
E adesso che Mabel cresceva, la nonna rivelava uno sguardo di particolare affetto per lei e la metteva quasi in crisi.
In realtà, fin da piccola Mabel rimaneva quasi stupita davanti a certi gesti di questa nonna così frizzante e gioiosa.
Le scorta di caramelle che aveva sempre per i nipoti (perfino per Rufi, il cagnolino di Mabel, che aveva imparato ad infilare il musetto nella tasca del grembiule per cercarle), la pazienza con la quale tacitava le piccole liti che scoppiavano fra cugini, l’entusiasmo con il quale intonava inni religiosi infondendo tutto il suo amore per il Creatore nel canto, la foga con la quale “obbligava” le giovani nipoti a ballare il valzer con lei, la tenerezza con la quale recitava il suo strampalato “Agneli Dei” la sera prima di dormire.
Mabel aveva un ricordo incancellabile nel cuore… che la faceva sorridere nonostante si fosse impuntata ad atteggiarsi ad adolescente tormentata ed infelice. Il ricordo di se stessa piccola che aspettava che nel cielo passasse un aeroplano per urlare “Aeroplano! Buttami giù un triciclo”. Un giorno, la sua sorella maggiore l’aveva mandata a “controllare” l’arrivo della corriera dal paese di fondovalle. E così aveva visto che, seduta nel posto di fianco all’autista, c’era sua nonna con un triciclo nuovo fiammante fra le braccia. Che batticuore mentre correva dietro alla corriera fino alla piazza…
“Uff… – scosse il capo con fastidio Mabel – mi sto rammollendo.
Mabel non ne era consapevole ma, davvero (come aveva detto la nonna), la colpa delle sue inquietudini era solo dell’età.
Mabel non immaginava neppure che la sua famiglia, quella che talvolta guardava di sottecchi sbuffando, avrebbe avuto il merito della donna che sarebbe diventata.
Lei ancora non lo sapeva, ma nel suo futuro, avrebbe ripensato spesso alla sua nonna Amabile. E sarebbe stata orgogliosa di lei.

9 commenti:

Gabriella ha detto...

Un omaggio di grande affetto per la nonna che ha fatto parte delle grandi donne che hanno aiutato a superare le grosse difficoltà della guerra.

Anonimo ha detto...

io le chiamo i signori/sognore NESSUNO che hanno fatto e che fanno grande uesta bella italia che se non crolla è per merito loro.
grazie
ciaooo
luisa

Luigina ha detto...

Bentornata Kaishe con questo bel ricordo in omaggio a una donna che contribuisce a rendere noi tutti orgogliosi di essere italiani. Grazie! E' sempre un piacere leggerti. Mi sei mancata

paola dei gatti ha detto...

onore alla nonna donna vera.

se mi rimandi la mail a quidvis@alice.it ti mando una foto del nostro scodacjut che sorveglia samantha la nuova arrivata!

Gianna ha detto...

Bentornata Kais!

Bello e dolce il ricordo della nonna "eroica".

riri ha detto...

Ciao cara il ricordo di una Donna-Nonna è sempre un pò una favola, ha accompagnato la nostra fanciullezza..e non solo.(La tua è stata grande!!) Mi ha colpito il suo modo di guardarti...
Sono contenta che sei ritornata.
ps.ricordo solo una nonna (che poi era la matrigna di mio padre),l'unica che ho visto, ma anche se sbiadito il pensiero mi ha portato alle sue mani, dolci, curate e forti:-)Ti abbraccio

Gabry ha detto...

Buongiorno Kaishe, bellissimo questo tuo ricordo in onore di una grande donna "la tua nonna" che ha segnato sicuramente, in modo indelebile, la tua vita e quella del nostro paese.

Un abbraccio!

riri ha detto...

Solo un sorriso :-)

Gabry ha detto...

Buon fine settimana Kaishe ... un abbraccio!

STAIT ATÊNZ…

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Sira degli Oedv Presiùs

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Embè...

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