Quando ero piccina avevo una storia che era in assoluto la mia preferita… era il racconto del giorno della mia nascita.
Quel giorno il freddo era pungente ma la neve non aveva ancora ricoperto tutto con la sua coltre.
Così la mamma, anche se fin dal risveglio sentiva dolori alla schiena, decise di andare nel bosco a “frandej”, vale a dire a raccogliere foglie secche per utilizzarle come tappeto per le mucche della stalla.
Il papà era smontato dal lavoro alle 6 di mattina e avrebbe ripreso alle 22 per un altro “turno di notte” e così andarono insieme.
Il lavoro consisteva nel riempire grandi sacchi di iuta, las sacheras, di foglie, secche, fruscianti e profumate, poi legarne i lembi, caricarli sulla gerla e portarli a casa… insomma, una ginnastica pre-natale infallibile.
Infatti nel pomeriggio la mamma manifestò le prime doglie e la sua zia, agne Meme, vecchia ostetrica del paese, le consigliò di andare a letto e di chiamare la “comari”, l’ostetrica in attività.
Il papà, allora, accudì le bestie della stalla al posto della moglie, controllò che le 3 bimbe fossero a posto, e poi si lavò e si preparò per andare a lavorare. Il tutto doveva essere fatto con largo anticipo perché il tragitto fino allo stabilimento richiedeva oltre un’ora di tempo… un po’ a piedi, un po’ a cavallo della bicicletta, giù per la strada ghiaiosa che portava a fondovalle.
Arrivato fuori dello stabilimento, il portinaio di turno lo chiamò, dicendogli che c’era una telefonata per lui… era none Mabile, la nonna materna. Forse anche per la scarsa dimestichezza con l‘infernale apparecchiatura, la nonna non perse tempo in convenevoli e gli disse: Orpo di bio, Meni, un’altra bimba… con il tono di chi lascia sospeso un quasi doveroso “purtroppo”…
Il papà chiese: Come sta la puerpera? …e la bimba?
Alle rassicurazioni della nonna, chiuse la conversazione con un Allora sono contento…
E l’indomani mattina, timbrò il cartellino, pedalò fino all’inizio della salita, poi si caricò la bici in spalla e camminò verso casa… dove andò subito in camera a vedere la sua donna e la sua piccola …
Quel giorno il freddo era pungente ma la neve non aveva ancora ricoperto tutto con la sua coltre.
Così la mamma, anche se fin dal risveglio sentiva dolori alla schiena, decise di andare nel bosco a “frandej”, vale a dire a raccogliere foglie secche per utilizzarle come tappeto per le mucche della stalla.
Il papà era smontato dal lavoro alle 6 di mattina e avrebbe ripreso alle 22 per un altro “turno di notte” e così andarono insieme.
Il lavoro consisteva nel riempire grandi sacchi di iuta, las sacheras, di foglie, secche, fruscianti e profumate, poi legarne i lembi, caricarli sulla gerla e portarli a casa… insomma, una ginnastica pre-natale infallibile.
Infatti nel pomeriggio la mamma manifestò le prime doglie e la sua zia, agne Meme, vecchia ostetrica del paese, le consigliò di andare a letto e di chiamare la “comari”, l’ostetrica in attività.
Il papà, allora, accudì le bestie della stalla al posto della moglie, controllò che le 3 bimbe fossero a posto, e poi si lavò e si preparò per andare a lavorare. Il tutto doveva essere fatto con largo anticipo perché il tragitto fino allo stabilimento richiedeva oltre un’ora di tempo… un po’ a piedi, un po’ a cavallo della bicicletta, giù per la strada ghiaiosa che portava a fondovalle.
Arrivato fuori dello stabilimento, il portinaio di turno lo chiamò, dicendogli che c’era una telefonata per lui… era none Mabile, la nonna materna. Forse anche per la scarsa dimestichezza con l‘infernale apparecchiatura, la nonna non perse tempo in convenevoli e gli disse: Orpo di bio, Meni, un’altra bimba… con il tono di chi lascia sospeso un quasi doveroso “purtroppo”…
Il papà chiese: Come sta la puerpera? …e la bimba?
Alle rassicurazioni della nonna, chiuse la conversazione con un Allora sono contento…
E l’indomani mattina, timbrò il cartellino, pedalò fino all’inizio della salita, poi si caricò la bici in spalla e camminò verso casa… dove andò subito in camera a vedere la sua donna e la sua piccola …
... e qui arriva la parte che io amavo di più …
Il papà raccontava sempre di essersi affacciato alla culla, di avermi guardata … “Tu eras cusì biele!” … “eri così bella” … che per me, ancora oggi, non esiste una favola più bella…
Il papà raccontava sempre di essersi affacciato alla culla, di avermi guardata … “Tu eras cusì biele!” … “eri così bella” … che per me, ancora oggi, non esiste una favola più bella…
26 commenti:
Mi dispiace per gli ltri ma.... lo rifaccio.............
PRIMAAAAAAAAAAAAAAAAA
Dopo ripasso a leggere il post
Ciao kaishe un saluto da Gabry
Bel ricordo Kaishe, molto tenero ed omozionate, immagino il volto del tuo papà appena ti ha vista....
Ciao buona giornata da Gabry
Grazie Gabry...
Di sicuro non passa giornata senza un pensiero al papà, vero?
SECONDISSIMISSIMAAAAAAAAAAAAAAAA
TERZOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
.. passo di corsa e di nascosto per rinnovarti gli auguri di buon compleanno....
Spero che quelli telefonici ti siano arrivati di buon mattino....
Baci
Balua... che bello... ma quanto ti voglio bene???
Ah... ma la risposta la so: TANTO!!!!!!!
.. PROMOSSA!!!!!!!!
.. però era facilerrima la domanda!!!!
quintaaaaaaaaaaaa!
Bellissima... davvero una bellissima storia.... molto commovente :,)
nei miei ricordi, invece, l'indimenticabile nascita di pasqualino... anche lui era bellissimo, come tutti i cuccioli
Stasera di piangere non ne ho voglia, ma questa storia fà tanto "Piccola fiammiferaia"...da piccola non avresti mai immaginato di andare in tribunale...
Oggi per l'occasione ho visitato pure il blog...ancora AUGURONI!!!!!!
PS: se vuoi ci possiam trovare di nuovo per preparare lo story game...fammi sapere...
Cara Paola... tu mi risvegli ricordi... la prima volta che ho tentato di nascondermi per veder nascere un vitellino... mi hanno beccata... e punita! Mi chiedo ancora perchè?
I bambini DEVONO cercare di capire le cose della vita...
Titanus... domani no... che c'hai 'sto cavolo di esame (ma che è? quello delle urine???)... ma appena sei libero... ci vediamo dove sai...
Bubu... sto impazzendo con gli incroci... in caso si potrà "ripassarlo" venerdì... o se ci riesco domani sera... vedremo!
Di nuovo Titanus: io non gioco con i fiammiferi... mica sono una piromane... ti meriti proprio una bella denuncia...
Buongiorno Kaishe,nuova alba, nuovo giro, nuove emozioni.
Buona giornata da Gabry
ok ok...largamente ultimo...Vabbè...ho preso il podio dal carismatico...mica posso prenderli tutti...ma kai..."se tu ven cassù tas cretis..."la sai pure tu??
Ma scherzi?
E' impossibile non saperla... il mio maestro delle elementari sosteneva che aveva "rovinato" la voce di generazioni di bimbi...
Al mio paese, si cantava per tradizione anche il 4 novembre in piazza, davanti al Monumento dei caduti... in coppia con "La canzone del Piave"... e io ho nelle orecchie le singole voci delle vecchine che la cantavano con la voce in falsetto...
Stelutis alpinis...
Se tu vens cassù ta' cretis
à che lôr mi àn soterât,
al è un splaz plen di stelutis;
dal miò sanc l’è stât bagnât.
Par segnâl, une crosute
je scolpide lì tal cret,
fra chês stelis nas l'arbute,
sot di lôr, jo duâr cujet.
Cjôl sù, cjôl une stelute:
jê 'a ricuarde il nestri ben.
Tu j darâs 'ne bussadute
e po' plàtile tal sen.
Quant che a cjase tu sês sole
e di cûr tu préis par me,
il miò spirt atôr ti svole:
jo e la stele sin cun te.
Ma une di, quan che la uére
a' sará un lontan ricuart,
nel to cur dul che a' jére
stele e amor, dut sará muart
Resterá per me che stele
che il mio sanc al a' nudrit,
par che lusi simpri biele
su l'Italie, a l'infinit.
Ciao Kaishe, ti lascio un saluto, ho letto la favola della tua nascita, molto bella. Un bacio Poldy
Buongiorno dolce Kaishe, oggi qui un bel venticello di scirocco, bello tiepido, ideale per far asciugare i panni, lavatrice già in moto....
Buona giornata e un saluto da Gabry
cribbio! volevo solo dire che è giusto così. in generale, proprio.
non saprei, kaishe, io son o nata e cresciuta a contattto con a vita, forse mia madre avrebbe agito come i tuoi, ha sempre avuto molte fisime, ma , per fortuna, ho sempre avuto dalla mia l'inimitabile, ineffabile zio nino, il dominus della pars dominicia della cascina che mi ha insegnato l'amore per la vita in oghni sua forma. lo incontri nei post dedicati, oltre che a pasqualino, al maiale crispino al rospo nino, a nik e barry, a pucci
Ciao Kaishe, un saluto e buon fine settimana da Gabry
PS- come va con i micetti?? sono riusciti a trovare un tacito accordo?
KAI oggi sono nei pensieri
In ritardo.......
..... Buona Domenica Kaishe
Gabry
Kai, ma tu sei cusì biele...
note frute.
ti voglio bene.
Mi ha fatto venire le lacrime agli occhi questo racconto, che tra l'altro avevo già letto sotto altra forma in un altro tuo post... il commento del tuo papà mi ha fatto venire in mente quello, ben diverso, del mio, che fu: Gesù, perchè non te la sei presa... un giorno scriverò anch'io un post riguardo a quel giorno, e capirai perché quel commento mi commuove quanto a te commuove quello di tuo padre! :)) E adesso devo proprio lasciare la lettura del tuo blog.. i tuoi post sono come le ciliegie, uno tira l'altro, il dovere però mi chiama!
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