Fra i tantissimi ricordi che conservo degli incontri con l'Arcivescovo Emerito di Udine che ha concluso il suoc ammino terreno il primo giorno dell'anno, c'è anche quello legato al titolo che gli spettava di diritto e che meritava pienamente: Eccellenza.
Allora lui era l'Arcivescovo in carica e io ero andata ad assistere ad un incontro con lui sui temi della Fede con i miei 2 figli ancora bambini.
Quando ci siamo avvicinati, uno ad uno, a salutarlo personalmente lui si è schernito del titolo con il quale lo avevo salutato e io lo avevo indotto al sorriso (che peraltro aveva sempre pronto sulla bocca, nella voce e negli occhi) dicendogli "Eminenza mi sembra prematuro".
Ora che non c'è più, qualcuno racconta perchè non ottenne mai quel titolo che pure, a mio modesto parere, meritava per spessore spirituale e culturale.
Ed è un tassello che si unisce a confermare e rafforzare la stima che gli portavo e l'affetto che d'istinto si era conquistato.
Una sola volta lo avevo contestato, ma spero che ne abbia compreso le motivazioni che nulla avevano a che fare con la sua persona alla quale, pur nella durezza delle mie ragioni, avevo confermato un amore quasi filiale.
Ripensare a lui è richiamare alla mente momenti importanti del mio cammino di Fede, dei tanti ostacoli che la vita frappone lungo il percorso, delle difficoltà di mantenere la rotta tra le insidie di incontri e scontri del comune cammino.
La prima volta che lo incontrai ero una sciocca ragazzina diciasettenne, sempre pronta a contestare il potere costituito ma lui fece breccia nella mia mente e scese nel mio cuore con la dolcezza del tono, la proprietà delle parole e la difficoltà di essere considerato "un friulano" di un popolo che non a caso è stato definito "Il popolo duro".
Ad una sua frase più che friulana friulaneggiante, mio papà gli disse "Benedet di un furlanàt" (benedetto furlanaccio...) e provocò scalpore in chi non sa andare oltre il suono delle parole e arrivare al significato. Ma lui sorrise e mi prese sottobraccio nel breve tragitto fra la Chiesa e la Canonica del mio paese.
Poi vennero i giorni duri del terremoto del 1976 e il nostro Vescul Fredo si rivelò in tutta la sua carica di amore per la nostra gente.
"Prima le fabbriche, poi le case e poi le chiese", disse.
Una frase che ancora oggi non riuscirebbe a fiorire su molte bocche. E infatti le contestazioni si manifestarono soprattutto nel suo ambiente mentre la gente lo adottò definitivamente a Guida.
Anche sul fronte culturale si impegnò senza risorse e fu al fianco di quella che oramai era la "sua gente" per chiedere ed ottenere che anche Udine avesse la sua Università, consapevole che solo la conoscenza può aiutare un popolo ad avere cognizione di sè e, dunque, a non estinguersi (come titolò una delle sue lettere al popolo di Dio "Par un popul che nol vueli sparî").
E continuò a portare la Parola di Dio con dolcezza fino a pochi giorni prima di salire alla Casa del Padre...
Quanti sorrisi ci ha strappato con certe sue frasi che erano diventate suo biglietto da visita. Soprattutto quelle rivolte ai "Giovani!, nei vostri occhi vedo la luce del terzo millennio"... e davanti ai quali "Mi arde cuore di Vescovo"...
In questo momento la risento nel saluto al nostro amato Monsignor Franco: "Franco, di nome e di fatto"... e posso usare il titolo che Le appartiene con certezza di giusta assegnazione:
Grazie Eccellenza.
Per ciò che è stato e per ciò che ha rappresentato.
Per la disponibilità, per l'amore, per la profezia, per la Fede e anche per alcune fragilità.
Oggi il Suo Friuli La saluta così:
Mandi, vescul Fredo, che il Signor ti vebi in glorie cun duji i pastors de nestre Glesie.
Zbogom, nadskof Alfredo, pocivaj v Gospodovem miru z vsemi pastirji nase Cerkve.
Lieber Erzbischof Alfredo, moge dich Gott in seine Herrlichkeit zusammen mit allen Pastoren unserer Kirche aufnehmen.
Requiem aeternam dona ei, Domine...
Allora lui era l'Arcivescovo in carica e io ero andata ad assistere ad un incontro con lui sui temi della Fede con i miei 2 figli ancora bambini.
Quando ci siamo avvicinati, uno ad uno, a salutarlo personalmente lui si è schernito del titolo con il quale lo avevo salutato e io lo avevo indotto al sorriso (che peraltro aveva sempre pronto sulla bocca, nella voce e negli occhi) dicendogli "Eminenza mi sembra prematuro".
Ora che non c'è più, qualcuno racconta perchè non ottenne mai quel titolo che pure, a mio modesto parere, meritava per spessore spirituale e culturale.
Ed è un tassello che si unisce a confermare e rafforzare la stima che gli portavo e l'affetto che d'istinto si era conquistato.
Una sola volta lo avevo contestato, ma spero che ne abbia compreso le motivazioni che nulla avevano a che fare con la sua persona alla quale, pur nella durezza delle mie ragioni, avevo confermato un amore quasi filiale.
Ripensare a lui è richiamare alla mente momenti importanti del mio cammino di Fede, dei tanti ostacoli che la vita frappone lungo il percorso, delle difficoltà di mantenere la rotta tra le insidie di incontri e scontri del comune cammino.
La prima volta che lo incontrai ero una sciocca ragazzina diciasettenne, sempre pronta a contestare il potere costituito ma lui fece breccia nella mia mente e scese nel mio cuore con la dolcezza del tono, la proprietà delle parole e la difficoltà di essere considerato "un friulano" di un popolo che non a caso è stato definito "Il popolo duro".
Ad una sua frase più che friulana friulaneggiante, mio papà gli disse "Benedet di un furlanàt" (benedetto furlanaccio...) e provocò scalpore in chi non sa andare oltre il suono delle parole e arrivare al significato. Ma lui sorrise e mi prese sottobraccio nel breve tragitto fra la Chiesa e la Canonica del mio paese.
Poi vennero i giorni duri del terremoto del 1976 e il nostro Vescul Fredo si rivelò in tutta la sua carica di amore per la nostra gente.
"Prima le fabbriche, poi le case e poi le chiese", disse.
Una frase che ancora oggi non riuscirebbe a fiorire su molte bocche. E infatti le contestazioni si manifestarono soprattutto nel suo ambiente mentre la gente lo adottò definitivamente a Guida.
Anche sul fronte culturale si impegnò senza risorse e fu al fianco di quella che oramai era la "sua gente" per chiedere ed ottenere che anche Udine avesse la sua Università, consapevole che solo la conoscenza può aiutare un popolo ad avere cognizione di sè e, dunque, a non estinguersi (come titolò una delle sue lettere al popolo di Dio "Par un popul che nol vueli sparî").
E continuò a portare la Parola di Dio con dolcezza fino a pochi giorni prima di salire alla Casa del Padre...
Quanti sorrisi ci ha strappato con certe sue frasi che erano diventate suo biglietto da visita. Soprattutto quelle rivolte ai "Giovani!, nei vostri occhi vedo la luce del terzo millennio"... e davanti ai quali "Mi arde cuore di Vescovo"...
In questo momento la risento nel saluto al nostro amato Monsignor Franco: "Franco, di nome e di fatto"... e posso usare il titolo che Le appartiene con certezza di giusta assegnazione:
Grazie Eccellenza.
Per ciò che è stato e per ciò che ha rappresentato.
Per la disponibilità, per l'amore, per la profezia, per la Fede e anche per alcune fragilità.
Oggi il Suo Friuli La saluta così:
Mandi, vescul Fredo, che il Signor ti vebi in glorie cun duji i pastors de nestre Glesie.
Zbogom, nadskof Alfredo, pocivaj v Gospodovem miru z vsemi pastirji nase Cerkve.
Lieber Erzbischof Alfredo, moge dich Gott in seine Herrlichkeit zusammen mit allen Pastoren unserer Kirche aufnehmen.
Requiem aeternam dona ei, Domine...
9 commenti:
In questi giorni sto leggendo sui vari giornali quello che si racconta di lui...e si può ben dire a ragione CHE UOMO,CHE PASTORE....
Io non ho ricordi perchè ero piccola o non mi importava della Chiesa quando lui era in carica,ma in questi giorni ho capito che aveva più a cuore il friuli lui di tanti che in friuli rivestono alte cariche.
Certo che per il tempo in cui è stato vescovo non dev'esser stato "farina di fa ostias" ma con la sua determinazione ha collaborato a rendere questa terra quello che è adesso.
E credo di non sbagliare se dico che ora ci sentiamo tutti un pò orfani...
Ciao Laura...
Intanto grazie per il commento al post precedente.
Su Battisti è noto che io lo apprezzavo enormemente anche se ho contestato certe prese di posizione su un certo Prete che era da noi e ha avuto grossi problemi dopo la morte del nostro mons.Franco.
Però è stato un Pastore di altissime qualità... e accanto a lui io respiravo tenerezza.
Quando è arrivato era un "forest" e non lo si guardava molto con disponibilità ma l'occasione del terremoto ha evidenziato il suo spessore, di Fede, morale, culturale e personale.
Oggi vorrei poter andare a Udine a salutarlo ma sono febbricitante...
Ascolta se quel prete è chi penso io posso ben dire anche se non si dovrebbe che visto le ultime notizie L'HA DATA SUI DENTI A TUTTI....
alla faccia di chi gli voleva male
Quando penso al Vescovo di Udine mi viene sempre in mente Lui, ho avuto il piacere di stringergli la mano in occasione di una visita alla nostra parocchia e non dimenticherò mai il gramnde senso di pace e serenità che infondeva.
Mandi
Deve essere stata una bella persona, mi ricorda il vecchio parroco della mia chiesa..una persona forte, schietta, di montagna, poche parole e tanta passione che infondeva: fu lui che mi fece sposare con il rito cattolico.
Baci cara.
Sicuramente deve essere stata una persona di forte spessore ed ha lasciato in molti di voi unn segno della sua vita terrena.
Un abbraccio Kaishe!
Non l'ho conosciuto personalmente, ma da quello che ho avuto modo di sentire e leggere su di lui deduco che deve essere stata davvero una persona eccezionale. Eccellenza, appunto.
Ehy come stai?
Ciao, un caro saluto.
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