Alcune sere fa le mie vicine di casa "ottenni" giocavano nel cortile comune... cosa che, tempo permettendo, fanno regolarmente dandoci modo di guardarle e partecipare, pur solo come spettatori, ai loro giochi.
A parte che sono due babette incredibili... sveglie, dispettose, pettegole, ombrosette... davvero non noiose.
Comunque, l'altra sera mio figlio mi dice:
Vieni a sentire quelle due (non serve nemmeno chiamarle per nome... sono "quelle due").
Vieni a sentire quelle due (non serve nemmeno chiamarle per nome... sono "quelle due").
Le bambine, abbandonate le biciclette sul marciapiedi stavano giocando...
E dunque?
Come "E dunque?"
Ma non vi siete accorti che i bambini non giocano più?
Talvolta scimmiottano i grandi, altre le "lolite" o i "tronisti" televisivi... ma i giochi infantili... quasi non se ne sente nemmeno più l'eco nelle nostre piazze e nei cortili dei casermoni cittadini.
Invece loro giocavano come ricordo di aver giocato io, come nel mio immaginario dovrebbe fare un bambino "sano"... "una delle due" stava scandendo:
"Regina, reginella,
quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello
con la fede e con l'anello
con la punta del coltello?".
E l'altra, la regina, rispondeva:quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello
con la fede e con l'anello
con la punta del coltello?".
"Devi fare 5 passi da pappagallo!".
Ora... non so se avete mai giocato a "Regina reginella", ma simulare i passi dei diversi animali è anche divertente, a patto che la regina ne sia soddisfatta...
Le nostre due, invece, sono finite in baruffa perchè una diceva che "quello" non era un pappagallo, e l'altra sosteneva che lo era eccome...
Indipendentemente dall'esito del gioco, però, mi hanno fatto ripensare ai mille giochi che facevamo nelle lunghe estati paesane della mia infanzia.
Non ci voleva molto: il gruppo c'era di sicuro, gli spazi anche, le strade non rappresentavano un pericolo perchè il traffico era ridottissimo, e comunque i pericoli stessi erano decisamente diversi da quelli dei nostri bambini di oggi... poi una corda, un mucchietto di fiori, dei sassolini e la fantasia...
Io amavo giocare alla "Maestra"... insomma, fare la saccente e la rompiscatole mi piaceva.
In alternativa giocavo rigorosamente solo con i maschi, accontentandomi di sbirciare da lontano, anche con un pizzico di invidia per la leggiadria che io ritenevo di non avere, le bambine che saltavano la corda o giocavano a "campana"...
A proposito, lo sapete che il gioco della campana era uno dei più diffusi tra ragazzi dell’antica Roma, che lo chiamavano "gioco del clàudus", cioè gioco dello zoppo? Secondo alcuni studiosi, le origini di questo gioco risalirebbero addirittura all’epoca dei faraoni. Da quei tempi ad oggi il gioco della campana ha percorso tutte le strade del mondo... e sarebbe un vero peccato se adesso trovasse uno "stop" al suo percorso di accompagnamento di tante generazioni di bambini.