Dopo esserci sentite valorizzate come donne dall'atteggiamento di mariti che lasciano che le mogli e madri dei propri figli vengano trattate più o meno da prostitute opportuniste, la casualità del recupero della memoria di altri esaltanti esempi di italica galanteria, occupa le cronache.
Parlo della vicenda, per molti sconosciuta fino ad ora, di Ida Dalser e di suo figlio Albino Benito. Una vicenda che apparteneva ai racconti della nonna Cicci, mia suocera.
Mia suocera era nata a Sopramonte di Trento il 28 marzo del 1912... alle elementari, qualche classe più indietro, c'era un bambino che si chiamava Albino. Era nato l'11 novembre del 1915 e sua mamma si chiamava Ida. In paese tutti sapevano che la Ida era sposata o in procinto di sposarsi con un tipo romagnolo molto esuberante e poco concreto. Almeno, non della concretezza che contraddistingueva i compaesani (e tutti i "montanari" in genere). Del resto anche la Ida si distingueva dalle donne del suo paese, per stile e bellezza. E al romagnolo le donne piacevano. E molto anche!
Tutta la vicenda è stata approfondita, nel 2000, da un giornalista trentino che ha pubblicato il libro "L'ultimo filò" e adesso ripresa da Marco Bellocchio nel film "Vincere".
Alla Alessandra Mussolini questa cosa non pare garbare molto.
Nel salotto più frequentato d'Italia, quello dell'equidistante Bruno Vespa, si è profusa in svariate spiegazioni del perchè questa vicenda sia un falso.
Le più credibili (!) cominciavano, più o meno, con "La nonna Rachele era una contadina..." oppure "Anche la Claretta Petacci ha tanto insistito fino a che il nonno è capitolato... ma lui mica avrebbe voluto".
Io ancora non riesco a trovare il bandolo dell'intricato percorso mentale che dovrebbe portarmi a convincermi che mia suocera, già trent'anni fa, ci abbia spacciato per vero il copione di non so quale complotto.
Dovrei credere che i racconti su Benito Mussolini, maestro elementare a Tolmezzo nell'anno scolastico 1906/1907, famoso più per le bevute e le intemperanze che per la pedagogia, siano solo ricordi distorti (probabilmente per colpa dell'informazione comunista...).
Dovrei smettere, insomma, di dare ascolto a pettegolezzi sulle relazioni extraconiugali di cotanto fulgido esempio di italiche virtù, in realtà di pubblico dominio e ancora ricordate da testimoni oculari... perchè solo lei, nipote di nonna Rachele contadina, sa con certezza di cosa parla...
E certo!
Non può essere che così!
Siamo noi comunisti che siamo maliziosi mentre, da un duce all'altro, il loro unico, grande e santo desiderio, è quello di salvare questa povera Nazione dal pericolo rosso, anche attraverso una pregevole opera di valorizzazione della donna...
Ma va là, ma va là', ma va là'...
(e perdonatemi se rubo questa professionalissima espressione al bravo Ghedini)
Ad ogni buon conto, se alla patriottica nipote interessa, posso prestarle copia del libro che NON casualmente ho avuto occasione di leggere e conservo in quanto memoria della terra della nonna dei miei figli.
Poi potrebbe procurarsi, dello stesso autore, il volume "La prima moglie del Duce" e leggere le lettere che la Dalser scriveva dal manicomio (nel quale l'aveva reclusa il marito per sbarazzarsi di una presenza ingombrante per la sua ascesa politica) all'uomo che, nonostante tutto, continuava ad amare.
"Caro Benito, liberami, liberami per pietà! Si uccide una donna, un figlio che pesa troppo sulla coscienza solo perché ha il nome del padre… Su, via, alzati dal letargo che ti opprime, salva almeno il tuo sangue!"
Già! Il suo sangue. Quel figlio che aveva riconosciuto (e al quale aveva dato il suo nome, salvo modificarlo successivamente), ma che non esitò, quando era undicenne, a rinchiudere in un ricovero per handicappati per nasconderlo.
La fine della storia gliela lascerei scoprire... posso solo dire che, tutto sommato, pare che al giorno d'oggi, ad altre mogli, nonostante la gogna mediatica e le offese gratuite, vada meglio!
Parlo della vicenda, per molti sconosciuta fino ad ora, di Ida Dalser e di suo figlio Albino Benito. Una vicenda che apparteneva ai racconti della nonna Cicci, mia suocera.
Mia suocera era nata a Sopramonte di Trento il 28 marzo del 1912... alle elementari, qualche classe più indietro, c'era un bambino che si chiamava Albino. Era nato l'11 novembre del 1915 e sua mamma si chiamava Ida. In paese tutti sapevano che la Ida era sposata o in procinto di sposarsi con un tipo romagnolo molto esuberante e poco concreto. Almeno, non della concretezza che contraddistingueva i compaesani (e tutti i "montanari" in genere). Del resto anche la Ida si distingueva dalle donne del suo paese, per stile e bellezza. E al romagnolo le donne piacevano. E molto anche!
Tutta la vicenda è stata approfondita, nel 2000, da un giornalista trentino che ha pubblicato il libro "L'ultimo filò" e adesso ripresa da Marco Bellocchio nel film "Vincere".
Alla Alessandra Mussolini questa cosa non pare garbare molto.
Nel salotto più frequentato d'Italia, quello dell'equidistante Bruno Vespa, si è profusa in svariate spiegazioni del perchè questa vicenda sia un falso.
Le più credibili (!) cominciavano, più o meno, con "La nonna Rachele era una contadina..." oppure "Anche la Claretta Petacci ha tanto insistito fino a che il nonno è capitolato... ma lui mica avrebbe voluto".
Io ancora non riesco a trovare il bandolo dell'intricato percorso mentale che dovrebbe portarmi a convincermi che mia suocera, già trent'anni fa, ci abbia spacciato per vero il copione di non so quale complotto.
Dovrei credere che i racconti su Benito Mussolini, maestro elementare a Tolmezzo nell'anno scolastico 1906/1907, famoso più per le bevute e le intemperanze che per la pedagogia, siano solo ricordi distorti (probabilmente per colpa dell'informazione comunista...).
Dovrei smettere, insomma, di dare ascolto a pettegolezzi sulle relazioni extraconiugali di cotanto fulgido esempio di italiche virtù, in realtà di pubblico dominio e ancora ricordate da testimoni oculari... perchè solo lei, nipote di nonna Rachele contadina, sa con certezza di cosa parla...
E certo!
Non può essere che così!
Siamo noi comunisti che siamo maliziosi mentre, da un duce all'altro, il loro unico, grande e santo desiderio, è quello di salvare questa povera Nazione dal pericolo rosso, anche attraverso una pregevole opera di valorizzazione della donna...
Ma va là, ma va là', ma va là'...
(e perdonatemi se rubo questa professionalissima espressione al bravo Ghedini)
Ad ogni buon conto, se alla patriottica nipote interessa, posso prestarle copia del libro che NON casualmente ho avuto occasione di leggere e conservo in quanto memoria della terra della nonna dei miei figli.
Poi potrebbe procurarsi, dello stesso autore, il volume "La prima moglie del Duce" e leggere le lettere che la Dalser scriveva dal manicomio (nel quale l'aveva reclusa il marito per sbarazzarsi di una presenza ingombrante per la sua ascesa politica) all'uomo che, nonostante tutto, continuava ad amare.
"Caro Benito, liberami, liberami per pietà! Si uccide una donna, un figlio che pesa troppo sulla coscienza solo perché ha il nome del padre… Su, via, alzati dal letargo che ti opprime, salva almeno il tuo sangue!"
Già! Il suo sangue. Quel figlio che aveva riconosciuto (e al quale aveva dato il suo nome, salvo modificarlo successivamente), ma che non esitò, quando era undicenne, a rinchiudere in un ricovero per handicappati per nasconderlo.
La fine della storia gliela lascerei scoprire... posso solo dire che, tutto sommato, pare che al giorno d'oggi, ad altre mogli, nonostante la gogna mediatica e le offese gratuite, vada meglio!
21 commenti:
Ti perdono solo perchè il fulgido avvocato dice testualmente "ma va là, ma va là, ma va là" (sempre 3 volte).
Senti, io ti dico solo questo: più conosco la biografia del duce, più mi sembra di conoscere Esso.
Anzi, sono sempre più convinta che Esso abbia tutta la cineteca mussoliniana e la usi come sussidio e ispirazione alle sue gesta. Si dev'essere detto "ma se l'ha fatto lui, perchè io no?".
Convinto, evidentemente, di essere molto più bravo nel sovvertire il finale toccato al Romagnolo.
Ecco Mamit... te l'avevo detto che vedere ghedini mi provoca conati di vomito e non ce la faccio a reggerlo...
Ora però correggo l'espressione.
Perchè cotanta saggezza non può essere offuscata dalla mia 'gnoranza!
Non ho seguito il programma ma immagino la foga della Mussolini nel difendere a tutti i costi il nome della sua famiglia anche di fronte a verità sicuramente accertate e documentate
Un saluto Kaishe e buona giornata.
Kais, grazie della tua testimonianza.
brava Kaishe la storia è storia, ma si sa che qualcuno può tentare di riscriverla per abbellirla.Tempo fa alla TV ho visto un programma giornalistico su questo argomento e i fatti e i testimoni erano chiari e sicuri, perciò...
Per quanto riguarda i tempi odierni c'è da mettersi le mani nei capelli..
ciao un bacio A
Qualche tempo fa ho visto anch'io in TV un programma, se non ricordo male condotto da Corrado Augias, che dev'essere quello visto dalla blogger Aliza che mi precede. Ma la cosa straordinaria sta nel tuo post, cara Kaishe, perchè tu narri la vera storia proprio dal vero, scusa il bisticcio, come se noi la stessimo vivendo al giorno d'oggi.
Ti prego però di non parlare più di quell'orrido individuo con gli occhi da squàlo...l'avvocaticchio.
Bentrovati a tutti... e molte scuse ad Aldare', che c'ha tutte le ragioni del mondo!
In effetti certi biechi individui dovrebbero essere bannati dai luoghi frequentati da gente per bene.
Peccato, però, che poi vengano fatti accomodare nei luoghi istituzionali, su alti e comodi scranni, pagati da noi!
Sulla vicenda di cui parla il post, non mi lascerò sfuggire il film di Bellocchio... per ritrovare i racconti di Cicci e le vie del suo paese lasciato troppo presto (dopo le elementari andò in collegio) e mai dimenticato, anche se non ci volle tornare più.
Mio marito ed io, invece, ci andammo e facemmo tutto un servizio fotografico che poi lei sfogliò ricordando luoghi e persone.
Buongiorno Kaishe, un saluto e buona gironata!
Alessandra mussolini parla con la voce dell'ignoranza. Questa gente ha la supponenza di credere di avere sempre ragione, di non sbagliare mai. Il peggior modo di governare un paese. Mussolini era un uomo pessimo, come la maggior parte dei dittatori, difenderlo per partito preso è ridicolo e contrassegna la persona che lo fa, non a caso uno di questi è Dell'Utri...
...il quale(facciamoci una risata) viene considerato un uomo di... cultura... anche Goebel era considerato un uomo di cultura... la cultura è altro, il rispetto della tradizione e la conoscenza delle origini... la conoscenza.
Appunto Fabio...
La cultura è altro.
L'onestà (anche intellettuale oltre che morale) è altro.
Lo stile è altro.
E pure la politica è altro.
Ma chi glielo dice a questi beceri arroganti?
Buogiorno a tutti... con gli occhi ben aperti. Perchè almeno non lasciamoci "imbrogliare" da sorrisi e proclami.
La vera storia è conosciuta da chi l'ha vissuta direttamente sulla propria pelle.
Dare voce a storie passate, è necessario per meglio capire gli eventi di oggi.
Dico dempre "un polo che dimentica il passato e senza futuro".
Un abbraccio.
Anche a me Ghedini fa lo stesso tuo effetto... "o come mai??" mi chiedo..
ottimo e abbondante per la truppa il tuo post:e sono anch'io certa che oggi cì'è chi si ispira molto a certi "uomini" del nostro passato! Ahinoi..
Un bacio e buona giornata
Buongiorno Kaishe!
Passo per un saluto, mi aspettano i nipotini.
Buona giornata.
Bacio
mah...che triste! eppure alla fine va così. I deboli sembrano sempre soccombere di fronte alla forza di chi è più importante e prepotente. Spero le cose cambino, se no meglio lasciare tutto a una Giustizia più alta ed elevata. un bacio
Gius
Buongiorno Kaishe un abbraccio per augurarti un buon fine settimana!
Buongiorno... ottimo fine settimana a tutti!
Buona domenica Kaishe!
Sono sicura Kaishe che tu hai incontrato il papà di Eluana.
Mi auguro proprio che risponda alla tua mail, ma se ho capito un poco cosa ha sofferto quell'uomo credo proprio che risponderà perchè anche il suo cuore è ancora in subbuglio ed ha bisogno di risposte che forse da solo non riesce ancora a darsi.
Un abbraccio!
Gabry, ho visto ora questo commento. Ma già sapevo che tu avevi capito chi avevo incontrato...
Spero anche io che potremo parlarci ancora.
Un abbraccio a te!
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