Con questa favola, il blog aderisce all'inziativa promossa dal fotoblogdi Laura per far conoscere la Sindrome di Crisponi ed incentivare la ricerca su questa sindrome e sulle malattie rare. Per altre informazioni, o per sbirciare chi ha aderito all'iniziativa, si rimanda al citato blog. Nel contempo ringrazio Gabry che mi ha dato modo di sapere questa lodevole cosa e di aggiungere il mio piccolo contributo.
In un paese della Grecia viveva una famiglia di tartarughe. Ma non erano fatte come le conosciamo noi oggi.
Certo le tartarughe non avevano né piume né peli sul corpo. Ma, ai tempi in cui è ambientata questa storia, nemmeno il guscio sulla schiena… erano, insomma, nude.
Questa famiglia era composta dal papà che si chiamava Mydas, dalla mamma Marina e dalla figlioletta Chelly.
Una sera Chelly sentì il babbo dire alla mamma che, in un paese lontano che si chiamava Betlemme, si era avverata un’importante profezia e che perfino le stelle del cielo si erano messe in cammino per andare a vedere quale prodigio si fosse verificato.
Chelly non capì tutte quelle parole difficili – profezia, prodigio… - ma fu attratta dal nome del paese Betlemme. “Allora – si disse – quando mi chiamano Chelly lemme, forse non mi dicono una cosa brutta se poi quando papà racconta alla mamma di questo paese, alla mamma brillano gli occhi”.
Quella notte Chelly non riuscì a dormire e, prima ancora che il cielo si togliesse il mantello della notte, uscì dalla tana per non disturbare i genitori che dormivano. Le piaceva moltissimo guardare la volta celeste e giocare da sola a riconoscere nel cielo le forme che quei puntini luminosi disegnavano. Ma quel giorno vide qualcosa di straordinario.
Vide una stella diversa dalle altre, che oltre alle cinque punte aveva anche una lunga coda luminosa. E si muoveva verso est. Senza riflettere, senza pensare a cosa avrebbero provato i suoi genitori quando l’avrebbero chiamata per la colazione e avrebbero scoperto che non era nel suo lettino, Chelly decise di seguire la magica stella. E partì.
Intanto il sole si era alzato anche lui e i suoi raggi raggiunsero la terra scacciando l’oscurità e il freddo. Man mano che avanzava, la piccola tartaruga cominciò a sentire un gran caldo e ad avere la bocca arsa per la grande sete, mentre lo stomaco vuoto gorgogliava per ricordarle che quel giorno non aveva ancora mangiato nulla. Ma continuò a camminare, però senza più guardare in alto perché le bruciavano gli occhietti per la gran luce che il sole aveva.
Venne sera e il cielo si oscurò di nuovo e Chelly fu felice perché così il sole avrebbe smesso di bruciarle la pelle e non appena nel cielo fosse ricomparsa la stella speciale avrebbe avuto la certezza di non essersi persa. Con la notte, però, venne anche un vento gelido e Chelly cominciò ad avere freddo e sempre meno forza nelle zampette. Decise di fermarsi a riposare, ma fu peggio perché il freddo l’avvolse ancora più stretta e lei aveva solo voglia di piangere e di farsi abbracciare e accudire dalla mamma.
Ad un tratto venne toccata da qualcosa di caldo che si strinse attorno a lei e la mise al riparo dal vento. Chelly non sapeva cosa fosse, ma la sensazione era così piacevole che si addormentò. Quando si svegliò vide due occhi che la guardavano e sentì una voce dolce. Anche se chi le parlava non era uguale a lei, quasi per magia, Chelly riuscì a capire cosa le dicesse e a farsi capire a sua volta.
Così raccontò alla vecchina (perché di un’anziana donna si trattava) che andava a Betlemme per vedere cosa aveva fatto brillare gli occhi alla sua mamma.
La vecchina allora disse che usciva a cercare qualcosa e infatti, dopo poco, tornò con un gigantesco guscio di noce che le legò sulla schiena come se fosse uno zainetto. Poi le preparò un piccolo fazzoletto con dentro qualcosa da mangiare e un po’ d’acqua e li mise all’interno del guscio che era talmente grande che, all’occorrenza, Chelly ci avrebbe potuto riparare anche la testolina e le zampette.
Così bardata Chelly, dopo averla ringraziata, si rimise in cammino.
Dopo un lungo tratto di strada si accorse di non essere sola.
Persone e animali di ogni specie camminavano come lei seguendo la scia della stella. Tutti avevano un sorriso largo sul viso e gli occhi che brillavano…
Infine arrivarono a una grotta ed entrarono a vedere il prodigio.
In una mangiatoia c’era un bambino, amorevolmente guardato dai suoi genitori e generosamente riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello.
Lentamente, come una processione, tutti i viandanti si avvicinavano alla mangiatoia e il bambino riservava a tutti un sorriso e, solo guardandoli negli occhi, diceva a ciascuno le cose più belle che desiderava, tanto che molti se ne andavano con il viso rigato da lacrime di gioia.
E finalmente venne il turno di Chelly… che si avvicinò al bambinello con il suo passo lemme.
La tartarughina si fermò e trattenne il respiro quando le parve che il piccolo ridesse della sua lentezza. Guardò la mamma del piccino e ne ricevette in cambio un sorriso dolcissimo che le scaldò il cuore e la rassicurò. Il papà del bimbo le allungò una mano per aiutarla a superare un piccolo gradino e Chelly fu finalmente davanti a Lui. La stanchezza del viaggio sparì e la piccola tartaruga fu pervasa da una sensazione di serenità e si sentì piena di gioià.
Il mio nome – disse il bambino – è Gesù. Io ti conosco bene. So che hai avuto il coraggio di fare un lungo cammino per arrivare fin qui. So che ti è mancata molto la tua famiglia. So che hai avuto tanta sete e tanto caldo e che speravi di trovare almeno una pozzanghera per tuffartici dentro e rinfrescarti. So che durante la notte hai avuto paura e avresti voluto essere al sicuro nella tua casa. Ma so anche che poi, con quel guscio legato sulla schiena, ti sei sentita protetta. Perciò voglio regalartelo. Da te in poi tutte le tartarughe potranno portarsi sulla schiena la propria casa così da potercisi ritirare ogni volta che lo desiderano. A te e alla tua famiglia in particolare donerò anche la capacità di nuotare velocemente nel mare e di riuscire a muoversi in acqua un po’ più velocemente che sulla terra”.
E così avvenne, perché quel bambino era davvero prodigioso.
E Chelly fu la capostipite di una grande famiglia di tartarughe che ancor oggi si chiamano come lei: Chelonia Mydas.
P.S.: questa favoletta l'ho scritta un paio di mesi fa, in prossimità del S.Natale, per "raccontare" perchè un negozio di casalinghi si chiamasse "Chelonia"...
Certo le tartarughe non avevano né piume né peli sul corpo. Ma, ai tempi in cui è ambientata questa storia, nemmeno il guscio sulla schiena… erano, insomma, nude.
Questa famiglia era composta dal papà che si chiamava Mydas, dalla mamma Marina e dalla figlioletta Chelly.
Una sera Chelly sentì il babbo dire alla mamma che, in un paese lontano che si chiamava Betlemme, si era avverata un’importante profezia e che perfino le stelle del cielo si erano messe in cammino per andare a vedere quale prodigio si fosse verificato.
Chelly non capì tutte quelle parole difficili – profezia, prodigio… - ma fu attratta dal nome del paese Betlemme. “Allora – si disse – quando mi chiamano Chelly lemme, forse non mi dicono una cosa brutta se poi quando papà racconta alla mamma di questo paese, alla mamma brillano gli occhi”.
Quella notte Chelly non riuscì a dormire e, prima ancora che il cielo si togliesse il mantello della notte, uscì dalla tana per non disturbare i genitori che dormivano. Le piaceva moltissimo guardare la volta celeste e giocare da sola a riconoscere nel cielo le forme che quei puntini luminosi disegnavano. Ma quel giorno vide qualcosa di straordinario.
Vide una stella diversa dalle altre, che oltre alle cinque punte aveva anche una lunga coda luminosa. E si muoveva verso est. Senza riflettere, senza pensare a cosa avrebbero provato i suoi genitori quando l’avrebbero chiamata per la colazione e avrebbero scoperto che non era nel suo lettino, Chelly decise di seguire la magica stella. E partì.
Intanto il sole si era alzato anche lui e i suoi raggi raggiunsero la terra scacciando l’oscurità e il freddo. Man mano che avanzava, la piccola tartaruga cominciò a sentire un gran caldo e ad avere la bocca arsa per la grande sete, mentre lo stomaco vuoto gorgogliava per ricordarle che quel giorno non aveva ancora mangiato nulla. Ma continuò a camminare, però senza più guardare in alto perché le bruciavano gli occhietti per la gran luce che il sole aveva.
Venne sera e il cielo si oscurò di nuovo e Chelly fu felice perché così il sole avrebbe smesso di bruciarle la pelle e non appena nel cielo fosse ricomparsa la stella speciale avrebbe avuto la certezza di non essersi persa. Con la notte, però, venne anche un vento gelido e Chelly cominciò ad avere freddo e sempre meno forza nelle zampette. Decise di fermarsi a riposare, ma fu peggio perché il freddo l’avvolse ancora più stretta e lei aveva solo voglia di piangere e di farsi abbracciare e accudire dalla mamma.
Ad un tratto venne toccata da qualcosa di caldo che si strinse attorno a lei e la mise al riparo dal vento. Chelly non sapeva cosa fosse, ma la sensazione era così piacevole che si addormentò. Quando si svegliò vide due occhi che la guardavano e sentì una voce dolce. Anche se chi le parlava non era uguale a lei, quasi per magia, Chelly riuscì a capire cosa le dicesse e a farsi capire a sua volta.
Così raccontò alla vecchina (perché di un’anziana donna si trattava) che andava a Betlemme per vedere cosa aveva fatto brillare gli occhi alla sua mamma.
La vecchina allora disse che usciva a cercare qualcosa e infatti, dopo poco, tornò con un gigantesco guscio di noce che le legò sulla schiena come se fosse uno zainetto. Poi le preparò un piccolo fazzoletto con dentro qualcosa da mangiare e un po’ d’acqua e li mise all’interno del guscio che era talmente grande che, all’occorrenza, Chelly ci avrebbe potuto riparare anche la testolina e le zampette.
Così bardata Chelly, dopo averla ringraziata, si rimise in cammino.
Dopo un lungo tratto di strada si accorse di non essere sola.
Persone e animali di ogni specie camminavano come lei seguendo la scia della stella. Tutti avevano un sorriso largo sul viso e gli occhi che brillavano…
Infine arrivarono a una grotta ed entrarono a vedere il prodigio.
In una mangiatoia c’era un bambino, amorevolmente guardato dai suoi genitori e generosamente riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello.
Lentamente, come una processione, tutti i viandanti si avvicinavano alla mangiatoia e il bambino riservava a tutti un sorriso e, solo guardandoli negli occhi, diceva a ciascuno le cose più belle che desiderava, tanto che molti se ne andavano con il viso rigato da lacrime di gioia.
E finalmente venne il turno di Chelly… che si avvicinò al bambinello con il suo passo lemme.
La tartarughina si fermò e trattenne il respiro quando le parve che il piccolo ridesse della sua lentezza. Guardò la mamma del piccino e ne ricevette in cambio un sorriso dolcissimo che le scaldò il cuore e la rassicurò. Il papà del bimbo le allungò una mano per aiutarla a superare un piccolo gradino e Chelly fu finalmente davanti a Lui. La stanchezza del viaggio sparì e la piccola tartaruga fu pervasa da una sensazione di serenità e si sentì piena di gioià.
Il mio nome – disse il bambino – è Gesù. Io ti conosco bene. So che hai avuto il coraggio di fare un lungo cammino per arrivare fin qui. So che ti è mancata molto la tua famiglia. So che hai avuto tanta sete e tanto caldo e che speravi di trovare almeno una pozzanghera per tuffartici dentro e rinfrescarti. So che durante la notte hai avuto paura e avresti voluto essere al sicuro nella tua casa. Ma so anche che poi, con quel guscio legato sulla schiena, ti sei sentita protetta. Perciò voglio regalartelo. Da te in poi tutte le tartarughe potranno portarsi sulla schiena la propria casa così da potercisi ritirare ogni volta che lo desiderano. A te e alla tua famiglia in particolare donerò anche la capacità di nuotare velocemente nel mare e di riuscire a muoversi in acqua un po’ più velocemente che sulla terra”.
E così avvenne, perché quel bambino era davvero prodigioso.
E Chelly fu la capostipite di una grande famiglia di tartarughe che ancor oggi si chiamano come lei: Chelonia Mydas.
P.S.: questa favoletta l'ho scritta un paio di mesi fa, in prossimità del S.Natale, per "raccontare" perchè un negozio di casalinghi si chiamasse "Chelonia"...
17 commenti:
Brava Kaishe, anche tu come Gabry, unite per la tessa causa, avete sensibilizzato gli animi con una bellissima favola. Il mondo ha bisogno di speranze. Di aiuti per guarire da malattie di cui nesuno ne conosce l'esistenza, ma sono delle realtà. A volte non basta la pregiera, il miracolo più grande é unirsi insieme in un unico abbraccio di solidarietà e dare ad esso un'unica Voce.
by
Lilly
Ma che bella favola Kaishe, veramente dolcissima e grazie per aver aderito a questa lodevole iniziativa lanciata da Laura.
Si Kaishe, lascia un commento nel fotoblog di Laura con il link a questo post, lo farò anche io sul suo blog.
So che Laura in questo periodo è assente ma appena rientrerà sicuramente ti ringrazierà di persona.
Un abbraccio e buona giornata!
E' bellissima Kais!
Complimenti!
Kai, è bellissima! Piena della sensibilità e dell'amore di cui tu sei capace!
E bellissimo è il motivo che ti ha spinto a pubblicarla. Un abbraccio!
Una storia dolcissima: che fa bene al cuore.
Un bacio
Un abbraccio Kaishe e buona giornata!
Si comincia meglio la giornata se ti vedono le tracce degli amici passati.
Grazie, ragazze.
Buonissimo venerdì a voi!
Buon fine settimana Kaishe... un abbraccio!
Buona Domenica!
Buongiorno Kaishe e buon inizio settimana !
PS- come và l'allergia?... spero decisamente meglio
Brava ottimo contributo.
Scuca se sono un po assente ma alcune problemi lavorativi mi stanno un po allontanando dal blog!
Speravo che in questo 2010 le cose potessero migliorare invece pare che questo sara un anno molto difficile!
Ti auguro una buona settimana
Buongiorno...
Potrei fare copia incolla del commento che mi precede.
Lavoro in affanno costante e la sera sono esausta.
Sulla forma fisica direi di soprassedere... Venerdì l'oculista si è complimentato con il mio nervo ottico e su come "tenga" nonostante la miopia non leggera.
Ieri sera, però, mio figlio ed io siamo diventati ospiti di un virus intestinale...
Sono sfinita.
ciao! sono commossa e ti ringrazio della tua partecipazione.
al più presto pubblicherò su
http://tani.fotoblog.it
grazie di cuore!
laura
Buongiorno Kaishe, leggo dal tuo ultimo commento che non è un momento facile... spero passi e che anche il virus vada via in fretta.
Un abbraccio!
Lodevole iniziativa Kais!
holaaaaaaaa Licia
è bellissima la stampo così potrò raccontarla a Flavia.....
ti abbraccio forte...
virus intestinale ha colpito anche da noi...
beso
Kaishe vedrai che passera' anche questa, magari la miopia no ma il resto passa! In bocca al lupo, nella speranza che cripi!
Buona settimana
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