domenica 29 giugno 2008

Il nostro Zecchino... d'oro

Ed eccomi qua a raccontarvi qualcosa del nostro cagnolone: Zecca...
Qua e là ho già accennato a come il nostro incontro sia stato assolutamente casuale e a come, alla fine, sia lui che ha scelto noi.
La prima volta che sono entrata nel Canile Municipale della mia cittadina non mi sono nemmeno guardata attorno, avendo la mente occupata da un pensiero: trovare il mio micetto che si era smarrito 6 giorni prima...
Il responsabile del canile mi aveva telefonato, quel sabato mattina, a seguito di un mio messaggio in segreteria telefonica: Ci hanno portato un gattino che corrisponde...
Quello che abbiamo scoperto lì era che il gattino stava morendo... ed era proprio il mio.
La delicatezza della volontaria che accettò di farcelo vedere dopo morto, ci suggerì di tornare... a dare un po' delle carezze che non potevamo più dare a lui, agli altri animali ospitati nella struttura.

Nella prima gabbia a destra del cancello d'ingresso un cane attirò subito la mia attenzione perchè aveva gli stessi colori del mio indimenticato Rufi, il cane che avevo da ragazza.
Così chiedemmo di poterlo portare a passeggio... Nello stesso recinto c'era anche un altro cane e ci chiesero di portare fuori anche lui. Cosa che accettammo facendo così conoscenza con Leo e Zecca.
Io avevo già deciso che Leo era mio, ma Zecca conquistò il cuore di mio marito immediatamente e così cominciammo a discutere sulla possibilità di prenderli entrambi.
Il responsabile del canile, molto onestamente, ci sconsigliava la cosa perchè i due non si sopportavano molto volentieri e temeva che potessero diventare un problema per noi con le loro furiose litigate.
Proprio in quei giorni, una signora di un paese vicino addocchiò Leo e quindi si aprì la possibilità di dare a entrambi una casa e, soprattutto, una famiglia.
Mio marito, puntiglioso fino alla pedanteria, cominciò a programmare l'adozione, prendendo in considerazione ogni aspetto: cuccia e altre occorrenze; guinzaglio e catena (per i primissimi giorni); copertura di ogni possibile varco con rete; recinzione della porzione di giardino a sua disposizione; assicurazione...
Di questo passo Zecca sarebbe arrivato a casa nostra un anno dopo...
Il sabato mattina siamo andati in canile per la passeggiata e, quando lo abbiamo riportato nel suo recinto, Zecca si è messo a fissare mio marito e ha continuato a guardarlo, allungandosi sulla rete, fintanto che la macchina è stata fuori dal suo campo visivo...
Domenica mattina eravamo fuori dal cancello ad aspettare che aprissero e alle 11,30 Zecca era a casa con tutti i suoi documenti in regola!
Quello che non ci aspettavamo è la facilità con la quale si adattò.
Certo, per un mesetto tentò di scappare ad ogni occasione, insegnandoci che i nostri calcoli sull'altezza che poteva essere scavalcata da un cane erano decisamente sbagliati.
Poi imparammo che dargli un pollo arrosto intero non era bene... e lui stette male per 3/4 giorni per la nostra superficialità.
Ma soprattutto cominciò a scodinzolare!
Vi sembra una sciocchezza?
Beh... se aveste potuto vedere che scodinzolii tristi ci faceva al canile e quali festosi movimenti di tutta la parte posteriore del corpo ci fa adesso... cambiereste idea.
Intanto anche esteticamente Zecca rifioriva.
L'alimentazione e la pulizia, insieme alle accurate spazzolate quotidiane ne hanno fatto un cagnetto niente male... e questo lo pensa sicuramente anche Bescje...
Chi è??? Ma la sua innamorata, off course...

mercoledì 25 giugno 2008

Grazie dell'ospitalità... Miaooo!

La giornata, come ho già detto, oggi si è aperta all'insegna della tenerezza...
Riassumo.
Ore 5:30... Mio marito mi sveglia "Alzati... vieni a vedere..."
Assonnata e consapevole dell'impossibilità di aver dormito a sufficienza chiedo: "Ma che ora è?"
"Sono le 6 meno un quarto... Dai che c'è una sorpresa, esci in terrazza..."
Indecisa se ucciderlo oppure ignorarlo o piuttosto chiudere la porta e lasciarcelo lui, in terrazza. Invece mi lascio prendere dalla curiosità, rotolo fuori dal letto e lo raggiungo... non senza aver inforcato gli occhiali, visto la mia acutisisma vista.
Guardo sotto, il lembo di prato che sta davanti al marciapiedi che circonda la casa e saluto il cane dei vicini che sta guardando dalla nostra parte: "Ciao Leo! Che guardi?"
Mi sporgo... O mamma! Sul marciapiedi c'è Greys, la gattina randagia che da un annetto ci ha eletti sua trattoria quotidiana... ma non è sola...
Vicino a lei la sua copia in piccolo... e poco lontano un altro micetto con il pelo un po' più scuro. Gli stessi ghirigori di sfumature di pelo percorrono la sua schiena, le stesse simmetrie sulle zampine... sono i suoi piccoli.
Scendiamo in cucina e prepariamo una buona colazione e rimaniamo di vedetta...



Lei guardinga, come sempre nonostante la oramai lunga frequentazione, si avvicina alle ciotole seguita da... uno, due, tre... tutti uguali a lei... Un rumore nell'intrico dei rami del nocciolo ritorto... ce n'è un altro... sembra bianco. Greys ci ha portato i suoi 4 cuccioli...






Intanto si sono alzati i ragazzi e cominciamo a pianificare il futuro.

"Oggi chiedo ai bambini se qualcuno vuole un gattino" - dice il secondogenito che sta facendo animazione al Centro Estivo.
Mentre sta ancora parlando, due voci scandiscono la stessa frase "Il bianco lo teniamo"... mio marito e io...
Insomma, una nuova storia d'amore è cominciata.

Stasera ho tentato di scattare qualche foto... ma con cautela per non spaventarli e per non disturbare la mamma. Tutto inutile! In ogni senso...
Non sono riuscita a fare altre che qualche foto sfocata e Greys, a un certo punto, ha deciso di andarsene ed è partita con il suo piccolo corteo...

Non ci rimane che sperare che tornino!

ultimo di tutti giunse il gatto

che come al solito si guardò attorno in cerca del posto più caldo
e si cacciò infine tra Gondrano e Berta.
là si distese beatamente a far le fusa per tutta la durata del discorso
del Vecchio Maggiore senza ascoltare una parola di ciò che questi diceva.


Fattoria degli Animali - George Orwel






Non solo l'uomo ma anche gli animali hanno un soffio divino.

Giovanni Paolo II - 10 gennaio 1990


martedì 24 giugno 2008

Coccole di premi... come dardi...

Vorrei tenerli segreti... per non sembrare esibizionista... ma le regole dicono di diffonderli...
Ho ricevuto ancora premi... immeritati ma graditissimi.

Il primo, in ordine temporale, ancora da Mibemolle, che finirà per viziarmi...
E' un premio che accarezza... in tutti i sensi!
E' un premio coccoloso ed affettuoso al quale non servono motivazioni e spiegazioni... tuttavia Mibemolle ha detto "in tema di coccolosità assolutamente degna di nota".
Lo restituisco come una carezza anche io, accompagnato da un abbraccio virtuale.

A Mibemolle, per prima, e poi ad Angela, Irene, Linda, Paola e Stefania... perchè da loro ho ricevuto spesso parole che mi servivano per risollevarmi...
Ve lo porgo, care compagne di strada, "per la vostra presenza disinteressata e pronta, per ogni volta che mi avete accarezzato l'anima, per ogni parola che mi ha lenito una ferita..."


L'altro premio mi è stato attribuito da Gabriella e, francamente, mi imbarazza un po' riportare la tipologia del premio: Il premio "dardo" è un riconoscimento di prestigio nel mondo della letteratura e con il quale vengono riconosciuti i valori di ogni blogger che esprime ogni giorno con il suo impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari, personali ecc..., che insomma dimostra la sua creatività attraverso il suo vivo pensiero che è, e rimane vivo nei suoi scritti e nelle sue parole.

Anche in questo caso riassegnarlo non è semplice... ma credo che ci sia un terzetto che se lo merita tutto... poi ditemi anche voi se ne individuate di pari creatività.
I miei "campioni di stile" sono Astrosio, Dazwo e Fabio... la motivazione comune "per la personalizzazione del linguaggio che usano, nel rispetto delle proprie peculiari personalità, per affrontare temi sempre sorprendenti ed accattivanti".

lunedì 23 giugno 2008

Tanto per...

Dopo averci rimuginato sopra per due giorni ho deciso di parlarne...
Perchè è doveroso che fra le perle che il presidente del Consiglio ha regalato al popolo Italiano, in costante e spasmodica attesa delle sue verità, si inseriscano le parole pronunciate sabato pomeriggio.
Mi auguro che nessuno se ne senta ferito perchè io vorrei solo puntualizzare alcune inesattezze che sono rimbalzate su tutti gli organi di stampa.
La cronaca:
L’occasione è l’inaugurazione del campanile della chiesa di San Lorenzo, a Porto Rotondo, pochi passi dal buen retiro di Villa Certosa. Durante la Messa, l'uomo che si sacrifica per il bene degli italiani, forse anche del mondo, ha chiesto al vescovo di Tempio Pausania che gli stava porgendo l'ostia: «Eccellenza, perché non cambiate le regole per noi separati e ci permettete di fare la comunione?». Vale la pena aggiungere che poi, a differenza di quanto avvenne al funerale del compagno Bettino, ha rifiutato la comunione. Per parte sua il vescovo Sebastiano Sanguinetti gli ha risposto: «Lei che ha potere, si rivolga a chi è più in alto di me».

La notizia, ovviamente, ha riempito pagine e pagine di giornale e ha scomodato fior di opinionisti e persone di provata moralità, da Daniela Santanchè (che per il primo matrimonio ha ottenuto l'annullamento della Sacra Rota) a Mike Buongiorno (al quale è stato annullato dallo stesso organismo ecclesiale il primo matrimonio ma per il secondo si è accontentato del divorzio), da Manuela Di Centa (altro matrimonio annullato a motivo del fatto che dallo stesso non sono nati figli... peccato che la sportiva invece di chiudere così la frase aggiunga "non li volevo e basta") ad AlBano (che confessa che lui la comunione la fa e si assolve da solo).
Tutto perfetto... nemmeno un divorziato che dica di non soffrire indicibili sofferenze intime dalla lontananza dai sacramenti.
Men che meno un divorziato che non si senta "vittima" di una scelta dell'altro coniuge che, pertanto, lui ha dovuto subire.
Ad "esaltare" la perfezione, la citazione di Casini, grande difensore della famiglia quale Istituzione centrale di tutta la società, che, da cattolico osservante, indica un passaggio della Liturgia Eucaristica che è la sua risposta alla questione: ... dì soltanto una parola e io sarò salvato".
Perla nella perla l'intervento di Calderoli, fonte inesauribile di soddisfazione: che puntualizza "separato in attesa di divorzio e quindi non ancora escluso dall'eucarestia"...
In serata la risposta del Santo Padre (peccato per la nota "il discorso era già stato preparato da giorni"...)

Nessuno però, nemmeno il Papa, che abbia il benchè minimo dubbio sull'opportunità di chiarire i termini dell'esclusione dal Sacramento dell'Eucarestia di alcuni fedeli...
Ho letto la pagina del Corriere più volte... non ci potevo credere... Nessuno!
Peccato... un'altra occasione persa dalla Chiesa per dichiarare la sua serietà e la sua equidistanza (e non ridacchiate che lo so che non lo è... ma mi piace raccontarmi le favole).

Eppure l'Esortazione apostolica "Familiaris Consortio", datata 22 novembre 1981 e siglata dal Santo Padre Giovanni Paolo II è molto chiara sul punto:

La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.

Dunque il punto è non la condizione di divorziato (che oggettivamente può essere imposta da un coniuge all'altro) ma la condizione di riaccoppiato, che rappresenta un'infrazione di una promessa di fedeltà che è altra cosa e sulla quale ciascuno risponderà per se stesso.
E mi pare che i succitati esemplari di cattolici esemplari che professano inenarrabili sofferenze per l'esclusione dall'eucarestia, potrebbero almeno evitare di sputare sentenze e di erigersi a simboli di rettitudine e di osservanza della Fede e, piuttosto, cominciare a vergognarsi della loro ignorante superbia...
Sul fatto, poi, che lo "statista" senta anche il dovere di lasciare la sua impronta sulla Chiesa, evito di esprimere le mie idee, per non cadere nel turpiloquio... ma mi ritengo almeno parzialmente soddisfatta dal fatto che la Chiesa stessa, almeno in questa occasione, non si sia dimostrata vigliacca e non abbia infranto il suo patto di fedeltà con Cristo, suo Sposo... dal quale, talvolta, sembra "separata"...

giovedì 19 giugno 2008

Parlando con Paola...

Stasera, parlando con Paola, ci siamo dette quante "occasioni" sprechiamo senza volerlo.
Quanto bisogno abbiamo tutti di sentirci amati e quanto poco pensiamo che noi possiamo dare la gioia di sentirlo a chi ci sta vicino...
Quante volte vorremmo riportare indietro l'orologio per riavere un'opportunità che non c'è più...
Quanti abbracci vorremmo aver dato per contribuire a costituire, per le persone che amiamo, una scorta per i giorni tristi...
Questi discorsi si sono poi intrecciati alle poesie della nostra vita, ancora "condizionate" dal "bloggioco poetico"...
Così, quando mi sono capitate sott'occhio queste parole, le ho trovate sorprendentemente in linea con i nostri pensieri... e mi è venuta voglia di offrirle... a Paola e a tutti voi...

Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico. Valuterei le cose, non per il loro valore, ma per ciò che significano. Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce.

Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, e prima di tutto butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.

Dio mio se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.

Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!

A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.
Ho imparato così tanto da voi, Uomini… Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.

Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granché utili, perché quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.
Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi.

Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.

Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perché se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.

Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci. Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti.

Questa lettera cominciò a circolare su Internet a seguito della diffusione da parte del periodico mattutino salvadoregno "El Diario de Hoy", datata 2 giugno 2000, che la attribuiva a Gabriel Garcia Marquez. Lo scrittoreha perà negato la paternità, definendo la lettera stessa "kitsch"...
Sia come sia, pur non condividendo ogni parte, trovo che vi siano alcuni spunti sui quali riflettere...

martedì 17 giugno 2008

Bloggioco in rima

Paola dei gatti mi ha invitata ad eseguire un "BLOGGIOCO" inventato dal suo amico blogger Irnerio...
Insomma... una sorta di MeMe...
Eccovi le regole fissate - a insindacabile discrezione di Irnerio - per potersi cimentare nell'AGONE POETICO come ai tempi delle Olimpiadi antiche o delle Panatenaiche (in cui ci si ispirava alle gare immaginarie tra Omero ed Esiodo):
  1. Citare almeno cinque nomi di poeti di ogni tempo e luogo di cui si è “innamorati”.
  2. Citare alcuni versi significativi di almeno uno dei suddetti poeti.
  3. In aggiunta o in alternativa al punto 2, (se è vero che siamo un popolo di poeti, navigatori, santi, ecc.) citare, con tutta la spudoratezza di cui si è capaci, almeno un proprio componimento poetico o anche soltanto alcuni versi di esso/i.
  4. Per i veri patiti dell'arte poetica, sarebbe gradito un componimento anche brevissimo, creato e pubblicato appositamente in prima esclusiva per questo gioco blogghereccio.
  5. Si possono interpretare in piena libertà i suggerimenti di cui sopra, tuttavia si richiede un minimo di "serietà" in rispetto della nobile arte nella quale vi chiedo di cimentarvi a qualsiasi livello, ma con ONORE.
  6. Infine... invitare alla partecipazione altri bloggers (3, 6, 9...) e raccomandare il rispetto di queste semplici regole ai malcapitati.
p.David Maria Turoldo
Canta il sogno del
mondo
Ama, saluta la gente. dona, perdona,
ama ancora e saluta
(nessuno saluta del condominio, ma neppure per via)
Dai la mano, aiuta, comprendi.

Dimentica e ricorda solo il bene.
E del bene degli altri godi e fai godere.
Godi del nulla che hai, del poco che basta,
giorno dopo giorno:
e pure quel poco, se necessario, dividi.

E vai, vai leggero...
dietro il vento e il sole e canta.
Vai di paese in paese
e saluta, saluta tutti:
il nero, l'olivastro, e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi si contendano
d'averti generato.

Giacomo Leopardi
Infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte
il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando,
interminati spazi di là da quella,

e sovrumani silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo;

ove per poco il cor non si spaura.

E come il vento odo stormir tra queste piante,

io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando:
e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni,

e la presente e viva, e il suon di lei.
Così tra questa immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.


Edgar Allan Poe
Annabel Lee

It was many and many years ago,
In a kingdom by the sea,

That a maiden there lived whom you may know

By the name of Annabel Lee;

And this maiden she lived with no other thought

Than to love and be loved by me.

I was a child and she was a child,

In this kingdom by the sea:

But we loved with a love that was more than love

I and my Anna
bel Lee;
With a love that the winged seraphs of heaven

Coveted her and me.

And this was the reason that, long ago,
In this kingdom by the sea,

A wind blew out of a cloud, chilling

My beautiful Annabel Lee;

So that her high-born kinsman came

And bore her
away from me,
To shut her up in a sepulchre
In this kingdom by the sea.

The angels, not half so happy in heaven,
Went on envying her and me

Yes! That was the reason

(as all men know, in this kingdom by the sea)
That the wind came out of the cloud by night,

Chilling and killing my Annabel Lee.

But our love it was stronger by far than the love

Of those who were older than we
Of many far wiser than we

And neither the angels in heaven above,
Nor the demons down under the sea,

Can ever dissever my soul from the soul

Of the beautiful Annabel Lee.


For the moon never beams
without bringing me dreams

Of the beautiful Annabel Lee;
And the stars never rise, but
I feel the bright eyes

Of the beautiful Annabel Lee;

And so, all the night-tide,
I lie down by the side

Of my darling, my darling, my life and my bride,

In the sepulchre there by the sea,

In her tomb by the sounding sea.


Sant'Agostino (Confessioni)
Tardi ti amai
Tardi ti amai,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti amai.
Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori.

Lì ti cercavo.

Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature.

Eri con me, e non ero con te.

Mi tenevano lontano da te le tue creature,

inesistenti se non esistessero in te.
Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità;

balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità;
diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te,
gustai e ho fame e sete;
mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.

Eugenio Montale
Non chiederci la parola (Ossi di seppia)
Non chiederci la parola che squadri
da ogni lato l'animo nostro informe,
e a lettere di fuoco
lo dichiari
e risplenda come un croco
perduto
in mezzo a un polveroso prato.


Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo,
ciò che non vogliamo.


Vediamo un po'... diciamo che non lo passo formalmente a nessuno... Però sarei curiosa di leggere le scelte, ad esempio, di:
  • Angie, perchè mi sorprenda...
  • Astrosio, perchè mi stupisca...
  • Mamit, perchè voglio approfondire...
  • Paola, perchè voglio rinforzare...

lunedì 16 giugno 2008

Labyrinth Escher

Talvolta per far compiere dei ragionamenti ai ragazzi, ci avvaliamo di attività che per loro sono solo giochi, ma che in realtà sono vere e proprie chiavi per mettere in moto ragionamento, fantasia e discernimento.
Una di queste attività ricalca un sorta di mito che fin dall'antichità continua ad affascinare l'Umanità: il labirinto.

La parola deriverebbe da Labrys, la doppia ascia che a Creta era l’emblema del potere regale e aveva la forma di due quarti di luna opposti, a simboleggiare il potere di vita e di morte della divinità lunare matriarcale.
Vita e morte... quale altro dualismo può catturare più di questo l'interesse dell'Uomo?

Fin dall’epoca in cui è nata la saga legata ai miti di Dedalo, di Teseo, di Arianna e del Minotauro nella leggendaria Creta del re Minosse a raccontare simbolicamente la storia della lotta dell'uomo per conquistare e domare la "diversità", ma anche la denuncia di un fallimento: il fallimento di chi, come Teseo, con l'inganno e il tradimento (il filo di Arianna, metafora del logos ordinatore), penetra nel Labirinto e uccide la Bestia senza aver prima riconosciuto che il Labirinto e la Bestia sono dentro di lui...

L’Egitto aveva il “labirinto celeste”, nel quale venivano spinte le anime dei dipartiti, di cui esisteva un esemplare anche sulla terra, il famoso Labirinto descritto da Erodoto: tremila camere, metà sotto e metà sopra la superficie della terra.

Il percorso al suo interno diventa la materializzazione di una prova iniziatica traducibile come viaggio che conduce al centro, ovvero al luogo sacro per eccellenza che esprime la speranza di una rinascita. Tale pensiero si conserva immutato anche nel Medioevo cristiano. E’ solo l’oggetto dell’iniziazione che muta; anziché Teseo è Cristo che libera l’anima dall’errore e dalla perdizione. in una nuova interpretazione religiosa che, accanto all’amore per l’allegoria, inserisce l'attrazione per la magia.

A partire dalla metà del Cinquecento il labirinto troverà spazio nel clima gaudente della corte diventando una moda culturale arrivata fino a noi nell'architettura dei giardini che ricalcano, appunto, il percorso di un labirinto.

E che dire del modo di dire "labirinto della mente"?... In effetti, i problemi della vita appaiono spesso come un intricato labirinto, nel quale è difficile imboccare la giusta direzione, se non dopo aver compiuto molti tentativi ed errori ed averne pagato le conseguenze.

Ad affrontare il tema della crescita ricalcando l'idea dell'uscita da un labirinto, nel 1986 esce un film "Labyrinth, dove tutto è possibile" dove, nella parte del malvagio re degli gnomi, il demoniaco Jareth, troviamo il poliedrico cantante David Bowie...

Nello spezzone che segue, la parte finale del film con i protagonisti a sfuggirsi o inseguirsi, secondo le parti, nel labirinto del titolo...



Quello che me lo ha riportato alla mente è che il "modello" del labirinto è proprio una delle opere di Escher... di cui ho già parlato nel precedente post.

Per me è stato lo stupore di scoprire come, attraverso la preparazione per le Mostre di Illegio, sono accompagnata a riflettere davvero su molti argomenti, seguendo di volta in volta un percorso piuttosto che un altro del labirinto delle occasioni che ci si presentano...

domenica 15 giugno 2008

Il fascino dell'impossibile


"Non posso fare a meno di prendermi gioco di tutte le nostre certezze incrollabili. E' molto divertente, per esempio, confondere deliberatamente due e tre dimensioni, il piano e lo spazio e scherzare con la gravità". (Maurits Cornelis Escher)

Confesso di sapere chi sia Escher da poco più di un mese... nonostante avessi avuto occasione di "giocare" con le opere di questo geniale artista olandese, creatore di illusioni, di mondi ed oggetti irreali che ad una sommaria occhiata possono ingannare ed apparire reali, rivelando ben presto nascoste sorprese.
E così credo possa essere anche per molti di voi...
Non vi è forse capitata sott'occhio questa sua "creazione"?
Non vi sembra di trovarlo familiare rispetto alle "immagini impossibili" o illusioni ottiche che un po' tutti conosciamo?
Allora ricapitolando:
tutte quelle immagini che si fondono le une nelle altre, quelle scale che in qualunque modo giri il fogli sembrano sempre dritte, quei soggetti che mostrano realtà diverse a seconda di chi e di come le guarda ma pur sempre corretta e sensata, ogni volta che guardi una sua opera ti accorgi che la prospettiva da cui la guardi è quella giusta e questo accade ogni volta che la cambi, nonostante tutto ti sembra una cosa naturale anche se razionalmente è assurdo…
Ecco! Quello strano artista che disegna così è Maurits Cornelis Escher.

La genialità di certe sue intuizioni, espresse nelle famose "figure impossibili", e i suoi paradossi logici sono oggetto di studio da parte non solo degli storici dell'arte, ma anche degli psicologi della percezione. Nelle sue opere, poi, non si può non rilevare la straordinaria analogia tra le sue immagini assurde ed innaturali e le immagni digitali virtuali che si possono oggi realizzare grazie alla grafica computerizzata, ponendolo anche nella posizione di grande anticipatore del futuro. Ovviamente, le sue opere sono molto amate anche da scienziati, matematici, logici e fisici che, ovviamente, non si fermano allo sguardo curioso con il quale le licenziamo noi, ma vi leggono l'interpretazione originale di concetti appartenenti alla scienza, alla matematica, alla geometria, alla cristallografia.
Insomma, un genio...

Ma io (e chi visiterà la Mostra se lo sentirà raccontare) l'ho conosciuto in un'altra veste: la veste dell'uomo di pensiero che davanti all'insondabile mistero della vita (e della morte), non trova risposte nella scienza e nemmeno nella sua genialità...
Quando Escher dovrà andare a compiere il riconoscimento del corpo del fratello, morto in un incidente in montagna, anche lui si troverà a dover rispondere alle domande sul senso della vita... o sull'insensatezza dell'essere nati per dover morire.
Proprio in quel periodo realizza una serie di litografie sui "Giorni della Creazione" che, per l'appunto, si possono ammirare all'interno della Mostra sulla Genesi in corso ad Illegio.

In queste opere, l'artista ha prestato la sua arte per raccontare di un buio dal quale il Creatore "estrae" (e a me vengono in mente le mani di un'ostetrica) la vita.
Io non so quale pensiero ci sia dietro alle scelte artistiche, ma mi piace immaginare che avesse scoperto dentro di sè la certezza che quelle stesse mani non lasceranno che nessuno riprecipiti in quel buio...

giovedì 12 giugno 2008

Arte y pico

Ho avuto un regalo... un premio che mi ha assegnato Federica, la titolare del blog Mbemolle.
Il blog in questione è una "scoperta" che ho fatto seguendo dei commenti che mi avevano colpita sul blog sbiadito... mi è piaciuto subito ma, scioccamente, non l'ho linkato e l'ho "smarrito".
Fortunatamente poi l'ho "ripescato" e ora lo tengo ben presente, perchè ci ritrovo bei sentimenti uniti a stile e misura... scusate se è poco!

E adesso questa sorpresa... un premio con una motivazione della quale posso solo ringraziare... ogni altra parola sarebbe di troppo, lascio l'emozione di essere "letta" meglio di come mi sento:
Perchè mi offre un interessante punto di vista sulle "cose del mondo" . Oltre al fatto che sembra una persona ricolma di comprensione e tenerezza per il prossimo, che non è poco!!

Ed ecco le regole che chi riceve il premio deve seguire:
- esibire il premio, riportando il nome del donatore e il collegamento al suo blog, così che tutti lo possano visitare;
- mostrare il collegamento al blog Arte y Pico, da cui nasce l'iniziativa; pubblicare queste regole;
- scegliere 5 blog che si considerano meritevoli di questo premio, per creatività, design e materiali particolari utilizzati, e che diano un contributo alla comunità dei blogger, indipendentemente dalla lingua;
- riportare i nomi dei premiati e i collegamenti ai loro blog.


Non facile... ma piacevole! Ecco le mie "scelte" in ordine alfabetico:

Airens: perchè amo chi sa trattare la nostra bella lingua italiana, e nel blog di Airens l'italiano ha Cittadinanza Onoraria. Se poi la proprietà di linguaggio appartiene ad una persona che stimo, con la quale condivido molti valori e alla quale voglio bene... mi sembra perfetto!

ComiComiX: perchè è un blog che sa trattare argomenti di grande attualità, talvolta anche difficili, con garbo e ironia, lasciando però trasparire conoscenza, preparazione e obiettività! E perchè ci sono arrivata "sorridendo"... ad Alessandro.

Fra: perchè dallo stile del blog traspare la grande sensibilità del suo titolare... unita alla scelta di argomenti interessanti e alla condivisione di una "ricerca" che ci accompagna.

Gabry: perchè la titolare di questo blog è davvero una persona "speciale". E lo rivela attraverso le parole che posta, nella grafica incantevole che sa usare con perizia e nella presenza costante, attenta e discreta nella vita dei suoi tanti amici.

Roberta: perchè si è svelata come un diamante che fa capolino fra i sassi. E il suo blog, serio ma non serioso, impegnato e anche impegnativo, scuramente stimolante, sta diventando uno degli imperdibili appuntamenti quotidiani.

Ora non rileggo... perchè molti altri si meritavano il premio... certamente anche i blogger ai quali l'ho assegnato l'altra volta non sono scesi nella mia classifica di "sentimento"...
Mi sono attenuta al regolamento... e a chi non ho premiato rivolgo un abbraccio e un sorriso :-)

E adesso tocca a voi...

mercoledì 11 giugno 2008

Mollichina e l'unicorno

Il re e la regina del grande regno di Piliç erano molto contenti di che tipo d'uomo era diventato il principe Enrico. Il regno avrebbe avuto un buon reggente, ne erano sicuri!
Responsabile nei confronti dei suoi doveri, attento alle difficoltà dei suoi sudditi, autorevole senza essere prepotente con i suoi sottoposti, rispettoso ma dolce ed affettuoso con loro.
Dimostrava, poi, di aver assorbito dal suo educatore anche il senso del rispetto nei confronti della natura e si prodigava ad osservare che, sul suo regno, le condizioni fossero sempre ottimali.
Questo era il motivo per il quale si dedicava a lunghe cavalcate nei grandi prati e negli sconfinati boschi che circondavano il castello e, ricorderete, proprio durante una passeggiata aveva incontrato la principessa Paola che ora era sua moglie.
Anche la scelta di Paola aveva trovato l'approvazione immediata del re e della regina, che si erano subito innamorati della sua dolcezza. Così l'ingresso di Mollichina nella loro vita era stato davvero il coronamento di una felicità che già pareva completa e, invece, dimostrava di aver avuto in serbo per loro una sorpresa così inaspettata.
E Mollichina li stregava con le sue risate e le sue carezze dolci... che bambina meravigliosa era!
Anche lei, come i suoi genitori, dimostrava di godere del contatto con la natura.
Dalla mamma Paola aveva ereditato un gusto unico nel preparare composizioni con i fiori che raccoglieva nel giardino del castello o nei prati più vicini.
Dal papà Enrico un amore smisurato per gli animali.
Dato che per secoli nel regno di Piliç era stata bandita la caccia, nel bosco alle spalle del castello vivevano ogni sorta di animali... erano così numerosi da far pensare che nel Giardino dell'Eden non potessero essercene più di così.
Un pomeriggio di inizio estate, durante una passeggiata a cavallo con il papà, Mollichina vide qualcosa che si muoveva nel sottobosco... ma pur dirigendo il cavallo da quella parte, non si riuscì a capire cosa avesse attirato l'attenzione di Mollichina.
La curiosità, però, aveva catturato i pensieri della bimba che non faceva che pensare che in quel bosco ci fosse qualcosa che lei doveva assolutamente vedere.
Chiedeva continuamente al papà di andare a passeggio nel bosco e, quando era in casa, saliva sulla torre più alta del castello per poter spaziare con lo sguardo più lontano possibile.

Proprio da quel punto di osservazione, un pomeriggio lo vide...
Era la cosa più incredibile che lei potesse immaginare...
Era una favola che diventava vera...
Era come veder correre nei prati le parole delle storie magiche che la mamma le raccontava perchè si addormentasse...

La favola preferita di Mollichina, quella dell'unicorno, era proprio lì... e la bimba scese correndo le scale nella speranza di poterla anche toccare, la sua favola, oltre che vederla.
Si sa! Nelle favole le cose possono accadere anche magicamente e così fu anche questa volta: il piccolo capriolo non scappò quando vive arrivare Mollichina ma si lasciò accarezzare la fronte e il suo "magico" corno...

Mollichina non finiva più di sussurrargli "Io lo sapevo... io lo sapevo...", mentre il capriolo le strofinava il muso sulle mani e la lambiva con la sua morbida linguetta.
Erano i primi passi di un'amicizia che sarebbe durata per molti e molti anni...
Mollichina, la bambina nata dal sogno di una dolce principessa che aveva il cuore così pieno d'amore da trasmetterlo a tutto ciò che toccava e Meme, il capriolo unicorno uscito dai sogni della piccola principessa per tenere vivo l'incanto della fantasia.



Liberamente tratto dalla seguente notizia, letta proprio oggi:
Al centro di scienze naturali di Prato è stato avvistato un capriolo con un solo corno al centro della fronte invece delle classiche corna biforcate. «È la dimostrazione - dice il direttore del centro, Gilberto Tozzi - che il mitico unicorno celebrato in iconografie e leggende, probabilmente non era solo oggetto di fantasia bensì un animale: capriolo, cervo, o altre specie, con un anomalia morfologica analoga a quella del nostro capriolo». L'esemplare ha 10 mesi. La madre era arrivata nel centro alcuni anni fa ferita dopo essere stata investita da un' auto nella zona dell'appennino pistoiese. «Il nostro capriolo - conclude Tozzi - forse è consapevole della sua diversità e non si lascia vedere facilmente».

martedì 10 giugno 2008

La preghiera speciale ...

La preghiera speciale del bambino che recitava l'alfabeto
«La fede è sempre viva nel cuore degli uomini», disse il
sacerdote fra sé e sé quando vide la chiesa piena. Erano operai del quartiere più povero di Rio de Janeiro che quella sera si riunivano con un solo obiettivo comune: la Messa di Natale. Ne fu contento. Con andatura solenne, si avviò verso il centro dell'altare.
Fu allora che udì una voce che diceva: "a, b, c, d..."
Sembrava quella di un bambino, e stava disturbando la solennità della celebrazione. Tutti i presenti si voltarono, infastiditi.
Ma la voce continuava a ripetere: "a, b, c, d..."
«Smettila», disse il prete. Fu come se il bambino si svegliasse da un trance. Guardò spaventato le persone intorno, e il suo viso s'imporporò per la vergogna.
«Che fai? Non vedi che stai disturbando le nostre preghiere?» Il bambino chinò il capo e gli spuntarono le lacrime agli occhi.
«Dov’è tua madre? - insistette il prete - Non ti ha insegnato a seguire una messa?» Col capo chino, il ragazzino rispose:
"Mi perdoni, padre, ma io non ho imparato a pregare. Sono cresciuto per la strada, senza padre né madre. Oggi è Natale, e io avevo bisogno di parlare con Dio. Ma non conosco la lingua che Lui comprende. Ho pensato che, da lassù, avrebbe potuto prendere queste lettere e usarle per formare parole e frasi che Gli piacessero".
Il bambino si alzò.
"Me ne vado - disse - Non voglio disturbare le persone che sanno comunicare tanto bene con Dio".
«Vieni con me», gli rispose il prete.
Prese il bambino per la mano e lo condusse all'altare. Poi si rivolse ai fedeli.
«Stanotte, prima della messa, reciteremo una preghiera speciale. Lasceremo che Dio scriva ciò che Egli vuole udire. Ogni lettera corrisponderà a un momento dell'anno, quando riusciremo a fare una buona azione, a lottare con coraggio per realizzare un sogno, o a recitare una preghiera senza parole. Gli chiederemo di mettere in ordine le lettera della nostra vita. In cuor nostro ci augureremo che queste lettere consentano a Lui di formare parole e frasi che Gli piacciano».
Con gli occhi chiusi, cominciò a recitare l'alfabeto.
E, pochi momenti dopo, l'intera chiesa ripeteva: a,b,c,d...
Paulo Coelho

lunedì 9 giugno 2008

Una terapia speciale

Ho letto un vecchio articolo di Selezione del Reader's Digest...
Portava testimonianze e risultati di "osservazioni" su una strana "terapia" che si è dimostrata straordinariamente e inspiegabilmente valida in malattie che, dal punto di vista medico o medico-chirurgico, avevano come unica prospettiva di evoluzione quella di portare il paziente alla morte.
Questa terapia è la preghiera!
La scienza - dice l'articolo - scopre oggi quello che molti di noi sanno da sempre...
E io ho pensato alle mie due nonne e al loro affidamento totale alla Provvidenza e ho riletto questo loro apparente fatalismo come un'espressione di profonda Fede... eppure non ricordo che le mie nonne fossero particolarmente avezze alle forme più tradizionali del pregare, quali il frequentare la Chiesa o la recita del Santo Rosario...
Il già citato articolo, riporta l'esperienza di un dottore e conduce ad una conclusione della quale io stessa ho fatto esperienza.
Un mio paziente stava morendo. Un giorno mi sedetti accanto al suo letto con la moglie e i figli. L'uomo sapeva di aver poco tempo e sceglieve le sue parole con cura, parlando con un filo di voce. Pur non essendo stato nella vita un credente, ci rivelò che da poco aveva cominciato a pregare. "Per che cosa preghi?" - gli chiesi. "Non è per qualche cosa in particolare - mi rispose - mi ricorda soltanto che non sono solo". Ecco, proprio in questo consiste la preghiera. Ci ricorda la nostra natura di esseri senza confini, ci fa presente quella parte di noi che è infinita nello spazio e nel tempo. E' la testimonianza universale che non siamo soli.

Ho già raccontato della mia depressione e di quanto possa essere condizionante di ogni aspetto della vita.
In quei giorni nei quali l'unico desiderio che sentivo era quello di buttarmi a terra e piangere, ho ricominciato a credere di poterne uscire quando ho opposto a questo desiderio di autoannullamento le preghiere.
Mi svegliavo nel cuore della notte e cominciavo a pregare... e sentivo di non essere sola... e mi rasserenavo.

Se per caso vi state chiedendo il perchè di questo articolo, la risposta è che alcuni giorni mi sento molto partecipe di vicende della vita, di gioie, dolori e preoccupazioni di persone per le quali sento affetto, fisicamente vicine o meno che siano... e ultimamente ho condiviso con alcune momenti molto profondi che mi hanno richiamato alla mente il desiderio di non farle sentire sole... e sto vicino a loro pregando.
Tanto non ci sono posologie e controindicazioni, non serve controllare intolleranze e dosaggi, non sono rigide sul periodo di trattamento e sulla ripetibilità della cura stessa...
Insomma, non fanno male allo stomaco e, spesso, fanno bene al cuore.

venerdì 6 giugno 2008

RFK

40 anni fa veniva assassinato il candidato alla Presidenza degli USA Robert Kennedy, fratello del Presidente John Kennedy ucciso a Dallas nel 1963...

Io avevo meno di 12 anni, ma mi ricordo quelle giornate perchè, nella mia mente ancora bambina, la famiglia di Bob ricca di 11 figli era il mio sogno...
Credo di dover riconoscere che del sogno facevano parte anche altri 2 aspetti:
l'inconfondible sorriso kennediano (unito all'altra caratteristica familiare, il ciuffo) e l'aspetto della moglie che, obiettivamente, faceva ben sperare tutte le bruttine... la cui schiera contribuivo ad incrementare.
Tutto il resto l'ho imparato in seguito, cercando notizie su questa quasi mitica famiglia americana, e "fidandomi" di quello che libri e giornali raccontavano.
Le ambizioni del padre e la durezza della madre, il fratello maggiore caduto in guerra, la sfortunatissima sorella Rosemary, disabile totale dopo una lobotomia, lo scapestrato ultimogenito Edward di cui ancora in questi giorni le cronache parlano.
E poi, per la terza generazione, la favola del matrimonio di John con Jacqueline, la morte del primo bambino e il sogno spezzato dalla fucilata di Lee Harvey Oswald.
Naturalmente le illazioni legate alla morte di Marilyn Monroe che, inevitabilmente, alzavano il velo sulla vita assolutamente privata dei rampolli maschi della famiglia... tutti.
E ancora la successiva unione di Jacqueline con l'armatore greco Onassis (altra famiglia visitata spesso dalla tragedia), i problemi di salute e di droga dei figli ora dell'uno ora dell'altro, la morte del figlio del Presidente, John John, in circostanze ancora non chiarissime...
Quello che forse ho appreso per ultimo, è lo spessore politico di Bob...

Proprio nell'occasione dell'anniversario della sua morte ho letto un intervento di appena un paio di mesi prima l'attentato all'Ambassador Hotel di Los Angeles, nella notte del 5 giugno 1968, ad opera di Sirhan B. Sirhan.



Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

Aggiungo solo un'altra memoria di Bob Kennedy che mi emoziona ogni volta che viene riproposta:

il lungo addio che il popolo americano gli tributò per i 328 chilometri di ferrovia che la sua salma percorse per andare da Manhattan, dove si era tenuta la cerimonia funebre, ad Arlington, dove Bob sarà sepolto poco lontano dal fratello John, quel sabato pomeriggio di 40 anni fa.
Qualcuno lo ritiene il vero funerale di Bob. Il fotografo Paul Fusco ha documentato con 200 scatti, per lo più sconosciuti, la vicinanza della gente comune alla famiglia e alle Istituzioni nel passaggio del "funeral train". Lungo tutto il percorso della ferrovia, un milione di persone di tutti i ceti sociali, molti sono i neri. Chi si mette la mano sul cuore, chi fa il saluto militare, chi ride, chi tira fiori, chi si tiene la testa tra le mani, chi si inginocchia, chi prega... tutti salutano la possibilità di una vita diversa, un sogno di uguaglianza che era stato spento...

mercoledì 4 giugno 2008

Sorriso resta con noi


Dopo
sorrisi di bimbi e sorrisi di una Santa, avevo voglia di dedicarmi ancora una volta all'iniziativa "Regala un sorriso"... e dato che non c'è divieto a partecipare più volte... eccomi ad aderire nuovamente alla campagna promossa da ComiComiX per richiamare l'attenzione sulla malattia pediatrica chiamata Neuroblastoma... perchè lei c'è ancora... ma anche noi!!!

Quando squillò la campanella di fine giornata, Gabriele raccolse lo zainetto e corse verso l’uscita.
La scuola gli piaceva e c'erano tutti i suoi amici. La maestra anche gli piaceva, perchè era una che faceva passare veloci le ore da trascorrere seduti ai banchi… ma lui aveva un buon motivo per correre a casa… anzi, più di uno!
Intanto aveva proprio fame… oggi anche più del solito.

Poi era molto orgoglioso che, da quest’anno, la mamma lo facesse rientrare a casa autonomamente… del resto stava crescendo…
E il terzo motivo… era un segreto.

A casa la mamma lo aspettava sulla porta… come ogni giorno; lui entrò e lei lo aiutò a liberarsi di zainetto e giacca… come ogni giorno; lui le baciò la guancia… come ogni giorno; lei rientrò in cucina, non prima di avergli ricordato di lavarsi le mani… come ogni giorno; eppure…
Gabriele aveva la sensazione che in casa ci fosse qualcosa di strano… e il profumo di ammorbidente che aleggiava in bagno gliene diede la certezza: la mamma era entrata nella sua camera.
La curiosità era tanta, ma Gabriele decise di non farla trapelare e raggiunse la mamma in cucina per il pranzo.

Finito di mangiare, la mamma gli chiese: “Quando pensavi di dirmelo?”… e Gabriele ebbe la certezza che il suo segreto non era più tale.
“Non sapevo come fare – disse – Dove l’hai messo?”

Gabriele scese con la mamma in cantina e vide che, dentro una scatola di cartone, c’era il micetto che aveva trovato in giardino e nascosto nella sua cameretta.
La mamma sembrava sorda ai suoi pianti e alle sue promesse. “Non se ne parla – gli disse – non voglio ritrovarmi con un animale che corre per casa mettendo a rischio tende e sopramobili, sporca ovunque appoggia le zampe e perde peli in ogni stanza. Ne avevamo già parlato e sapevi già che papà ed io non lo volevamo”.
Così il gattino fu portato in periferia del paese e liberato. E loro tornarono nella loro casa, bella e pulitissima, ma a Gabriele non interessava.

Qualche giorno dopo, tornando a casa da scuola, Gabriele sentì un miagolio provenire da una stradina laterale a quella che percorreva lui e fu preso dalla curiosità.
Appena girato l’angolo lo vide: era lui, il suo gattino…
Quando arrivò a casa, non scaraventò lo zainetto come al solito, e non se lo fece nemmeno prendere dalla mamma, ma andò a portarlo nella sua cameretta.
A tavola notò che la mamma aveva gli occhi tristi, e le chiese come mai, ma lei disse che era una sua impressione e che non c’era niente che non andasse bene.
Proprio in quel momento Gabriele si ricordò di dare alla mamma una lettera che aveva raccolto per strada.
La mamma fece un’espressione buffa e le si affacciarono agli occhi due lacrime, mentre gli chiedeva: “Dove l’hai trovata?”
“Davanti alla porta del tabacchino” – disse Gabriele, e poi, prevenendo le domande della mamma su come mai fosse passato per quella strada dove non passava mai, aggiunse: Viene con me” – e, prendendola per mano, la portò nella sua cameretta. Aprì lo zainetto e subito ne sbucò un musetto con due grandi occhioni sbarrati.
La mamma allungò l’indice puntato, dicendo: “Cosa ci fa di nuovo qui questo….”
Mentre ancora cercava la parola per definirlo, il micetto allungò le sue zampette e le prese il dito, miagolandole un saluto che bloccò la protesta della mamma e le sciolse il cuore.
“Beh, dopotutto ci ha fatto un piacere facendoti trovare la lettera. E’ una cosa importante, sai? Ora non dico niente, decideremo quando torna papà stasera. Intanto portalo in cucina che gli diamo un piattino di latte”.

La sera Gabriele sentì i suoi genitori che parlottavano ma non riuscì a sentire cosa si dicessero né capì perché quella lettera fosse così importante.
Ma una cosa la capì: il papà diceva che il gattino poteva restare… “Anzi, sarà bene che gli mettiamo un nome…”
La mamma suggerì “Sorriso… oggi ce ne ha regalato più di uno”.
E così Sorriso entrò a far parte della famiglia… anzi, quasi quasi Gabriele poteva esserne geloso per quante coccole gli facevano la sua mamma e il suo papà… ma come si fa ad essere gelosi di un sorriso?

Impossibile, proprio come è impossibile non rispondere sorridendo a chi ti sorride.


P.S. del 5 giugno:
questo post che racconta la gioia di avere un gatto per compagno di vita lo dedico ad Ella e a Blonde...

martedì 3 giugno 2008

Un tricolore velato di rosso vergogna!

Tra uno sventolare di bandiere del sole delle Alpi e bandiere del Leone di San Marco, domenica 1° giugno, il popolo della Lega Nord si è riunito a Pontida per il tradizionale appuntamento con i propri Capi che hanno promesso di realizzare il progetto di federalismo fiscale entro la fine dell'anno.

Immagino i cori, gli slogan, i brindisi con l'acqua del Sacro Piave... e, per dirla proprio tutta, la cosa non mi entusiasma e non mi preoccupa... me ne frego proprio!

Quello su cui perdo qualche minuto è un fatto occorso il giorno dopo: 2 giugno, Festa della Repubblica
Nessun esponente della Lega, facente parte del Governo, era presente ai festeggiamenti di questa evidentemente banale festa.
Mi semplifica il lavoro di riflessione il ministro della "semplificazione" Calderoli secondo il quale "si tratta di una festa dispendiosa, uno spreco di soldi".
Da sola non ci sarei mai arrivata... chissà perchè ero convinta che la ricorrenza onorasse uno degli avvenimenti che ha segnato la Storia italiana.
Chissà perchè ero convinta che in questa data si festeggiasse la nascita della Repubblica Italiana, in concomitanza con i sessant'anni della Costituzione per giunta.

Ma forse io parto da un presupposto errato, mentre i leghisti, ben più lucidamente e con la misura che li contraddistingue, valutano inutile, forse anche deleterio, l'aggettivo "italiana"...

Speriamo che, dopo l'attuazione del Federalismo, si impegnino a riscrivere la Costituzione e a mettere mano ai libri di storia perchè un'ignoranza come la mia è inamissibile...
Speriamo che presto di provveda a ritracciare i confini dello Stato Italiano e a chiarire quelli della Padania perchè gente assurda come me sappia almeno dove vive...

STAIT ATÊNZ…

Questo, come ogni altro blog, è tutelato dalla legge 675 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al nome, alla persona, all'immagine ed all'onore.
Quindi, se pensate di passare di qua per scrivere "spiritosaggini" a ruota libera, ve ne assumerete anche le eventuali conseguenze. Per parte mia, mi riterrò libera di intervenire se rileverò che si siano superati i limiti dettati dall'educazione e dal rispetto della dignità riconosciuta alle persone... TUTTE!
L'anonimato, evidentemente, non garantisce la copertura assoluta, poichè, eventualmente, la Polizia Postale può richiedere l'elenco degli IP che hanno effettuato l'ingresso al blog.
Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360° provenienti dal mondo dei blog!

Ma certo che NO!!!