Il brano del Vangelo di Luca che ci introduce nel Tempo dell'Attesa della Venuta del nostro Salvatore, è uno dei brani che meglio si prestano alla volontà di inquietare di molti predicatori o pseudo tali.
Certo leggere "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra" può facilmente ingenerare timori e preoccupazioni in chi è sensobile all'argomento.
Per quanto mi riguarda, mi considero quanto meno vaccinata a questi approcci.
"Ho già dato", potrei dire, ricordando tutte le crisi, personali e comuni, che abbiamo affrontato nella mia famiglia di origine. Crisi che ci hanno letteralmente spaccati, alzando fra di noi steccati talmente alti da impedirci di guardarci negli occhi con gli stessi sentimenti di prima.
Non ho però sviluppato gli anticorpi alle crisi personali... e in particolare in questo periodo, nel quale arrivo alle porte dell'ingresso in questo Tempo Liturgico privilegiato tutt'altro che serena.
E ad aggiungersi ai miei problemi specifici e personali, si aggiunge la mia incapacità di dare risposte a quanto propone lo stesso Vangelo nel prosieguo "Vegliate in ogni momento pregando...".
Pregando... per l'appunto.
Ma come si può pregare veramente (cioè non solo recitare formule ben poco differenti da una semplice poesia mandata a memoria quasi per inerzia a furia di ripeterla) se i pensieri sfuggono e non si riesce a rimanere con Lui il tempo necessario per entrare in contatto?
Si può solo cercare di fare silenzio e spazio.
E lasciare che Lui ti raggiunga. E sperare che Lui ti raggiunga.
E forse la speranza è già preghiera...
Certo leggere "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra" può facilmente ingenerare timori e preoccupazioni in chi è sensobile all'argomento.
Per quanto mi riguarda, mi considero quanto meno vaccinata a questi approcci.
"Ho già dato", potrei dire, ricordando tutte le crisi, personali e comuni, che abbiamo affrontato nella mia famiglia di origine. Crisi che ci hanno letteralmente spaccati, alzando fra di noi steccati talmente alti da impedirci di guardarci negli occhi con gli stessi sentimenti di prima.
Non ho però sviluppato gli anticorpi alle crisi personali... e in particolare in questo periodo, nel quale arrivo alle porte dell'ingresso in questo Tempo Liturgico privilegiato tutt'altro che serena.
E ad aggiungersi ai miei problemi specifici e personali, si aggiunge la mia incapacità di dare risposte a quanto propone lo stesso Vangelo nel prosieguo "Vegliate in ogni momento pregando...".
Pregando... per l'appunto.
Ma come si può pregare veramente (cioè non solo recitare formule ben poco differenti da una semplice poesia mandata a memoria quasi per inerzia a furia di ripeterla) se i pensieri sfuggono e non si riesce a rimanere con Lui il tempo necessario per entrare in contatto?
Si può solo cercare di fare silenzio e spazio.
E lasciare che Lui ti raggiunga. E sperare che Lui ti raggiunga.
E forse la speranza è già preghiera...