domenica 29 marzo 2009

TomTom... TAM TAM!

Questa domenica non posso fare una riflessione sul Vangelo perchè le cose nelle quali credo (di cui pure il Vangelo fa parte in modo consistente) mi invitano a riflettere su ciò che mi circonda ed è elemento importante della mia vita.

Oggi la figura che ho impressa nella mente e nel cuore non è quella di Cristo, ma quella di un meraviglioso bambino che chi mi legge ha già "incontrato" in questo blog: Sebastiano.
Un'immagine che in molti tratti è davvero somigliante a quella di Cristo, in ogni modo.
Nell'amore che attorno a lui cresce e si diffonde ma anche, purtroppo, nella sua innocenza - portata a paravento della cieca e bieca cattiveria di una civiltà che soffoca nei numeri i sentimenti - e nella sofferenza - che è parte di lui ma che può diventare per noi, se abbiamo voglia di fermarci, senso e ragione di alcune riflessioni importanti.
Personalmente non lo conosco. Ma vorrei poter colmare questa lacuna perchè vorrei poter depositare nel mio cuore il granellino di gioia di sentirlo cantare e di vederlo sorridere. Desidero potermi fermare accanto a lui e con lui perchè so che sarebbe un regalo per la persona che vorrei riuscire ad essere...
La prima che si è "fermata" accanto a lui è Giusi, la sua mamma.
Giusi è una donna forte! E' una mamma indomita che ha letteralmente strappato il suo bimbo all'ignoranza delle statistiche e alla crudeltà delle previsioni. E Sebastiano è qui a parlarci della vittoria della vita e della gioia sulle più pessimistiche ipotesi e tempistiche. E Sebastiano è qui a giocare con i suoi fratellini e con la sorellina e a fare il piccolo tiranno con tutti in casa, ben sapendo che potrà ottenere ciò che vuole in forza del suo bel musetto e del suo sorriso monello.
Finora la sua mamma è riuscita ad emozionarci e a stupirci per tutte le cose che riesce a fare... presentandole peraltro come "normalità materna". Ma chi la legge sa quanto si discosti dalla normalità ciò che riesce a reggere.
E fra le cose che inanellava nelle sue giornate piene, c'era anche il lavoro dipendente.
Non credo costi molta fatica poter immaginare che, talvolta, abbia dovuto ricorrere all'aiuto della legge per poter giustificare qualche assenza (e nel suo blog le quantifica). Del resto, per cos'altro dovrebbe essere stata promulgata una legge se non per "aiutare" i cittadini a vivere?
Ora, la legge in questione, è la legge 104/92... ed è sacrosanto che esista.
Eppure l'azienda per la quale lavorava Giusi ha provveduto a LICENZIARLA infischiandosene della legge e, soprattutto, della persona.
Non so cosa potremo fare... ma non posso non dedicare a Giusi, a Sasi e alla sua famiglia questi miei pensieri e questo misero post.
Io credo che se ci scambieremo idee, suggerimenti, riflessioni, forse potremo essere utili a Giusi e, di riflesso, a tutta la nostra Società.
Forse è uno dei motivi per i quali tenere un blog può avere senso.

mercoledì 25 marzo 2009

Il sogno di Maria

Oggi è il giorno nel quale si fa memoria dell'Annunciazione a Maria.
Umanamente parlando, i conti tornano: tra 9 mesi esatti sarà (di nuovo) Natale.
Dal punto di vista divino, invece, la gestazione del Figlio di Dio comincia nel momento in cui l'uomo incrina la perfezione della sua condizione di figlio e consente al peccato di entrare a far parte della condizione umana.
Dato che in questo periodo sto facendo un approfondimento sui Vangeli Apocrifi, ho riletto anche i testi dell'album di Fabrizio De Andrè "La Buona Novella"... che, per il fatto stesso di narrare episodi "nascosti" della storia della salvezza, ben si rapporta proprio con i Vangeli non canonici.
Dunque, pur non potendo essere annoverato come testo di riferimento per un discorso di Fede, non fosse altro che per la poesia che Faber infonde alle sue canzoni, lo condivido con voi.



Nel grembo umido, scuro del tempio l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera, ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese — conosci l’estate — io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.
Volammo davvero sopra le case, oltre i cancelli, gli orti le strade:
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là, dove il giorno si perde a cercarsi, da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera contava una vertebra della mia schiena.
... e l'angelo disse - Non temere, Maria,
infatti hai trovato grazia presso il Signore
e per opera Sua concepirai un figlio.-
Le ombre lunghe dei sacerdoti costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un'altra vita foglie le mani, spine le dita.
Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore, ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era
- lo chiameranno figlio di Dio -:
parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.
E la parola ormai sfinita si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa d'uno sguardo indulgente.
E tu, piano, posasti le dita all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.

sabato 21 marzo 2009

Il dottore e il buio

Due sono i punti centrali del Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima nella mia riflessione.
Il primo è legato alla figura di Nicodemo, che la Sacra Scrittura presenta così: "
C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei". Ma soprattutto un "cercatore"..
E', per aggiungere un particolare personale, il protagonista della mia prima Lectio Divina pubblica... ma questo è, appunto, solo un inciso personale.
Rifacendomi, tuttavia, a quell'esperienza, ricordo che parlai di un dialogo che non rappresenta solo la ricerca di un confronto fra Credente e non-Credente, quanto piuttosto al diverso comportamento di pensanti e non-pensanti.
Nicodemo è, potremmo dire, un uomo realizzato, quanto a posizione sociale.
Eppure non è pago, non è assueffatto alla sua condizione provilegiata ma il suo cuore e la sua mente sono costantemente in cerca di qualcosa che sazi il suo anelito di verità.
In un mondo secolarizzato, che vive come se Dio non esistesse, non è inutile questo richiamo alla necessità di recuperare le dinamiche della fede. Prima fra tutte quella del pensiero. Fides et Ratio camminano insieme, come scrisse Giovanni Paolo II.
Occorrerebbe essere cercatori, ancorati all'esercizio del pensiero più che alle comodità che ci offre la Società. Il Signore è una rivelazione continua. Ma se l'uomo non desidera cercarlo, come potrebbe mai trovarlo?
Oggi, forse, abbiamo smesso di cercare per tuffarci in un'indifferenza cieca e sorda, incapace, di notte e di giorno, di essere pensante.
Io trovo addirittura commovente Nicodemo, nel suo andare da Gesù di notte... e prego di mantenere la capacità di non addormentarmi mai tranquilla e di rimanere sempre pronta a partire per cercare risposta alle tante domande che sempre mi si presentano.



"Chiunque fa il male, odia la luce". Se Gesù lo venisse a dire oggi, in questa nostra strana Società, che reazione potrebbe provocare? Nella migliore delle ipotesi lo taccerebbero di dabennaggine e lo tratterebbero da sempliciotto. Ciascuno di noi, infatti, lo voglia o non lo voglia asserire, è al corrente che ci sia un sacco di gente che compie porcherie assortite, si abbandona ad ogni sorta di illegalità, si specializza in mascalzonate variamente assortite quando non compie vere e proprie atrocità che sono bestemmie verso l'onestà se non verso l'umanità, e le esibisce in piena luce. Finendo talvolta per averne un ritorno favorevole e una fama, discutibile fin che si vuole, ma talmente ben remunerata da diventare pubblicità a favore di eventuali emuli.
Sembra talvolta che il pudore, la vergogna, si siano trasferiti nel campo del bene e dell'onestà in una sorta di ribaltamento della dichiarazione di Gesù: il bene sospettato, deriso, censurato, diffamato e condannato al nascondimento; il male reclamizzato, applaudito ed esaltato.
Non che l'uno o l'altro appartengano solamente a una categoria, sia inteso. Tuttavia voglio pensare che i Cristiani (e i Cattolici in quanto prima di tutto Cristiani) dovrebbero dare un'immagine che risulti limpida anche sotto la piena luce e in controluce.
E, comunque, deve interessare non il punto di vista della massa, dell'opinione pubblica, ma unicamente il punto di vista di Dio sul peccato e sul male.
Solo in questa condizione di limpidezza, Dio può rivelarsi come Amore. "Dio... ha mandato il Figlio nel mondo non per giudicarlo... ma per salvarlo".


giovedì 19 marzo 2009

A gnò pari...

Mi sono resa conto che da stamattina sto canticchiando una canzone... probabilmente il mio inconscio ha ricordato prima della mia parte consapevole che oggi è la Festa del Papà.
La canzone che ho in mente è stata scritta e cantata dalla sorella di mio marito, con l'accompagnamento alla chitarra di mio figlio, in occasione di un concorso canoro legato alle celebrazioni del Centesimo di Costituzione della Cooperativa per la quale lavoro.
Al concorso io facevo parte della giuria, quale rappresentante dell'Azienda organizzatrice.
Quando mia cognata ha cominciato a cantare, io ho rivisto con gli occhi del cuore mio suocero (nel tempo in cui ancora non lo era, nè era prevedibile che lo diventasse), ho ricordato l'amicizia e la stima che lo legava a mio papà, ho ripensato alle loro vite e ai dolori che le hanno rese molto simili e le lacrime mi sono sgorgate inarrestabili.
La canzone non ha vinto il concorso... ma io le avevo dato un 10 pieno!

A GNÓ PÂRI
Cence motîf, ogni tant jo i sint i miei muars visin.
L’odôr di gno pari tornât da miniere:
profùm di arie e di cjarvòn, disfât dàl lavòr,
neri pui di un neri, sul cjâf il purìlo,
fra i làvris la cjche bagnàde,
su domandave si èrin stâs brâs.
Penelansi la barbe cul savòn
al sivilave une cjançon.
Come un princip cumò al ère gno pàri!
In ostarie fum e odôr di vin;
par chel càric vosarìas e pugns sui taulìns.
Intànt al passave il timp:
nò i cressevin e lòr si ingrispàvin.
A un a un i amìs a son lâs vie,
ma jò i u ai duc’ in tal cûr.
Ce pôc ch’an vût da vite!
I zovins a son egoìscj:
Nome dopo i ài capît tant amôr
che tu nus vèvas dât, cjâr pari!
Ti vai ogni dì, i ai tante nostalgie di te:
i vularès stati dongje, cjacarâti,
domandâti, vê une rispuèste,
viodi i tièi vòi plàcis e ridinc’.
A son dôs pèrlas chi ten sìmpri in cûr.

A MIO PADRE
Ogni tanto, senza motivo, io sento vicino a me i miei morti. / L’odore di mio padre al ritorno dalla miniera: / profumo d’aria e di carbone, stravolto di fatica. / Nero più di un nero, il testa il basco, / fra le labbra il mozzicone della sigaretta bagnato, / ci chiedeva se eravamo stati bravi. / Pennellandosi la barba con il sapone / fischiettava una canzone. / Mio padre (adesso) viveva come un principe! / Nell’osteria fumo e odore di vino, / per un carico discussioni e pugni battuti sui tavolini. / Intanto il tempo passava / Noi figli crescevamo e loro si raggrinzivano. / A uno ad uno gli amici se ne sono andati, / ma io li porto tutti nel cuore. / Quanto poco hanno avuto dalla vita! / I giovani sono egoisti: / solo dopo ho capito quanto amore / ci avevi dato, caro papà! / Piango per te ogni giorno, ho tanta nostalgia di te: / vorrei starti vicino, parlarti, / chiederti ed avere risposte, / vedere i tuoi occhi sereni e sorridenti. / Sono due perle che tengo per sempre nel cuore.


martedì 17 marzo 2009

MeMessenziale

Ho ricevuto un invito ad eseguire un MeMe dall'amica Roberta, alias FollettoPaciugo... potevo rifiutare? Giammai!!! E allora eccolo qua. Tra l'altro il logo del MeMe è decisamente Audreyesco...


Si tratta di elencare 5 cose 5 alle quali non si potrebbe mai rinunciare.
Escludo, dunque, le persone e...

... vado a letto a pensarci...

Eccomi... più o meno appena sveglia. Ci provo.

1) La libertà: in realtà è evidente che sono soggetta a miriadi di condizionamenti, sociali e personali. Eppure sentirsi LIBERI di essere quello che si è, di dire quello che si pensa, di rifiutare compromessi, di svicolarsi da laccioli di ogni tipo... di pagare di persona per le proprie idee. Beh, per me questa è libertà!
2) La ricerca: l'essere sempre disposto a mettere - e mettersi - in discussione perchè nessuno ha la verità in tasca... figurarsi io.
3) La proiezione verso l'alto: la sento come la grande e importante eredità del mio papà. E le sue parole di fiducia, anzi di Fede, pur nelle difficoltà mi hanno aperto il cuore all'unica speranza di senso che la nostra umanità possa avere. Quella che non siamo solo un "incidente", ma creature amate.
4) L'essere accolta: fin da piccola ho sempre sentito di averne un bisogno spasmodico. Quindi, se mi mancasse (indipendentemente dalle "dosi" di dotazione), credo che mi sentirei "spenta".
5) Il caffè: molto più terra-terra dei precedenti. Ma se mi mancasse soffrirei di emicrania costante e quindi...

Ecco fatto. Di sicuro parziale, incompleto, non significativo, passabile di variazioni continue...
Come d'abitudine non passo a nessuno specificatamente... chi lo trova interessante ci può provare.

P.S.: Mi sento di aggiungere una cosa alla quale non potrei rinunciare, la sincerità, e una alla quale spero che l'Italia tutta possa rinunciare, Silvio Pascià...




domenica 15 marzo 2009

Apparessere...

Impegnativo il Vangelo di questa domenica di Quaresima. Impegnativo Gesù Cristo!
Umanissimo nel perdere la pazienza davanti ai venditori di animali per i sacrifici e ai cambiavaluta... divino nell'indicarci quale sia il vero Tempio: Lui stesso.
Non un tempio che è sì, esteriormente palazzo ricchissimo ma, in definitiva, prigione nel quale confinare qualcuno che intendiamo poter decidere noi se e quanto debba avere parte nel nostro quotidiano. Ma il tempio della nostra stessa vita. Soggetto alle intemperie del banale, del male, e della morte ma predisposto per essere eterno nel suo significato e nel suo senso.
Suggeritore, insomma, di una riflessione di calda, scottante, attualità.
Il rispetto del tempio di pietra porta ad un altro rispetto che è il rispetto di se stessi. Quando non rispettiamo noi stessi e gli altri stiamo profanando il tempio che è ciascuno di noi, in forza del Battesimo.
Immagino le obiezioni di chi antepone a questa dichiarazione tutta la dialettica sulla libertà, sull'autodeterminazione e sulla padronanza del proprio corpo.
Personalmente, però, non posso non evidenziare che se riesco a "filtrare" l'aspetto di chi incontro (anche il mio, in realtà) attraverso questa certezza, mi è più facile cogliere la suprema bellezza di cascuno e la incommensurabile dignità di ogni vita. L'essenza della vita, per dirla rammentando una riflessione che feci tempo fa con un gruppo di giovani sul diverso approccio si chi tiene ad essere e chi favorisce l'apparire.
La proposta del Decalogo nella Liturgia odierna, sottolina quale sia il significato concreto dell'esigenza di "rispettare il tempio": onorare il padre e la madre, non uccidere, non commettere atti impuri, non dire false testimonianze, rispettare le cose altrui e la donna degli altri... ecco come non profanarlo, non farlo diventare un mercato soggetto alle regole del marketing piuttosto che a quelle, ben più desiderabili, di Dio.
Regole che non avrebbero certo bisogno di essere ricordate dal sibilo di una "sferza di cordicelle".
Un sibilo che, peraltro, dovrebbe riempire di gioia, perchè può contribuire a riportarci alla mente l'idea di un Dio che non se ne sta nel suo cielo, lontano e indifferente, ma si prende a cuore ciascuno di noi ed è disposto a intervenire con veemenza pur di non perderci.

martedì 10 marzo 2009

Anche Lui...

Alla fine dei tempi, miliardi di persone furono portate su una grande pianura davanti al trono di Dio. Molti indietreggiarono davanti a quel bagliore. Ma alcuni in prima fila parlarono in modo concitato. Non con timore reverenziale, ma con fare provocatorio.

"Può Dio giudicarci? Ma cosa ne sa lui della sofferenza?", sbottò una giovane donna. Si tirò su una manica per mostrare il numero tatuato di un campo di concentramento nazista. "Abbiamo subìto il terrore, le bastonature, la tortura e la morte!".

In un altro gruppo un giovane nero fece vedere il collo. "E che mi dici di questo?", domandò mostrando i segni di una fune. "Linciato. Per nessun altro crimine se non per quello di essere un nero".

In un altro schieramento c'era una studentessa in stato di gravidanza con gli occhi consumati. "Perché dovrei soffrire?", mormorò. "Non fu colpa mia".

Più in là nella pianura c'erano centinaia di questi gruppi. Ciascuno di essi aveva dei rimproveri da fare a Dio per il male e la sofferenza che Egli aveva permesso in questo mondo.

Come era fortunato Dio a vivere in un luogo dove tutto era dolcezza e splendore, dove non c'era pianto né dolore, fame o odio. Che ne sapeva Dio di tutto ciò che l'uomo aveva dovuto sopportare in questo mondo? Dio conduce una vita molto comoda, dicevano.
Ciascun gruppo mandò avanti il proprio rappresentante, scelto per aver sofferto in misura maggiore. Un ebreo, un nero, una vittima di Hiroshima, un artritico orribilmente deformato, un bimbo cerebroleso. Si radunarono al centro della pianura per consultarsi tra loro. Alla fine erano pronti a presentare il loro caso. Era una mossa intelligente.
Prima di poter essere in grado di giudicarli, Dio avrebbe dovuto sopportare tutto quello che essi avevano sopportato. Dio doveva essere condannato a vivere sulla terra.

"Fatelo nascere ebreo. Fate che la legittimità della sua nascita venga posta in dubbio. Dategli un lavoro tanto difficile che, quando lo intraprenderà, persino la sua famiglia pensi che debba essere impazzito. Fate che venga tradito dai suoi amici più intimi. Fate che debba affrontare accuse, che venga giudicato da una giuria fasulla e che venga condannato da un giudice codardo. Fate che sia torturato. Infine, fategli capire che cosa significa sentirsi terribilmente soli. Poi fatelo morire. Fatelo morire in un modo che non possa esserci dubbio sulla sua morte. Fate che ci siano dei testimoni a verifica di ciò".

Mentre ogni singolo rappresentante annunciava la sua parte di discorso, mormorii di approvazione si levavano dalla moltitudine delle persone riunite.
Quando l'ultimo ebbe finito ci fu un lungo silenzio. Nessuno osò dire una sola parola.
Perché improvvisamente tutti si resero conto che Dio aveva già rispettato tutte le condizioni.

***

Ieri sera, in chiusura di giornata, il mio pensiero era talmente stretto ai sentimenti della mamma di Niki, che l'ho avuta a cuore anche durante tutta la notte. Così, stamattina, mi sento di dedicare a lei questo racconto. Con la speranza che anche sulla vicenda di Niki nessuno osi più dire parole di vigliacca autogiustificazione ma si possa alfine dichiarare la verità dei fatti. Quella verità alla quale Ornella ha diritto. Quella verità che non le ridarebbe suo figlio, ma che almeno gli renderebbe giustizia.

Ornella cara,
se credi che possa servire,
sono pronta a donarti


domenica 8 marzo 2009

In disparte... con Lui

Il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima è uno dei miei preferiti... tanto che potrei anche averne già parlato in post precedenti.
E' il brano che si legge nella Liturgia del 6 di Agosto e, perciò, è indissolubilmente legato al mio affetto per il Santo Padre Paolo VI, che proprio in quella giornata, è tornata alla Casa del Padre.
Ma, nella ciclicità dell'utilizzo della Parola nel corso dell'alternanza degli Anni Liturgici, è stato anche il Vangelo di sabato 21 febbraio e, appunto, della seconda domenica quaresimale di ogni anno.
Dopo la domenica del racconto delle Tentazioni, dunque, la domenica che ci presenta il TRASFIGURATO. La Parola alla quale ripenseremo quando il Figlio di Dio sarà sulla croce TRAfitto e SFIGURATO.
Quando ne ascolterò la proclamazione, più tardi, durante la Santa Messa, non potrò non ripensare a Papa Montini e, da quest'anno, a Lidia. Alle nostre infanzie vicine ma non condivise. Al tempo che ci è stato dato per conoscerci. Agli stessi sentieri che abbiamo percorso per salire i nostri monti. Reali e spirituali...

Vangelo secondo Marco (9,2-10)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».

Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


Per quanto riguarda i suggerimenti del brano, lo trovo talmente ricco che dovrei elencarli per non tralasciarne alcuni. Ma mi parrebbe decisamente di esagerare...
Colgo due spunti...
Il primo si ricollega a quanto avevo espresso sull'essenzialità del racconto evangelico di Marco e sulla misura con la quale spende le parole nel suo Vangelo... ed ecco che, in apertura di questo brano, fa un'osservazione che non si può non trovare eccessiva, forse inutile: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche... e chissà se le nostre interpretazioni colgono il messaggio che sicuramente ci è rivolto.
E poi, in conclusione, questa immutata (immutabile?) condizione del nostro animo umano: ...chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Ripensando a tante persone che hanno fatto parte della mia vita, e mi mancano, mi pare che solo la ricerca di risposta a questo "dubbio" possa dare senso al loro - e nostro - camminare sui monti della nostra esistenza.

mercoledì 4 marzo 2009

Io vorrei guardare la luna...

Vabbè diciamolo... Franceschini non mi fa impazzire (ho in mente un'altra tipologia di leader).
Nemmeno il Partito Democratico, ad essere proprio sincera.
E per dirla proprio tutta ho perfino nostalgia della Prima Repubblica e dei Politici di razza che correvano per le diverse "scuderie".
Ciononostante mi sento di applaudire le parole del Segretario reggente del PD sulla necessità di garantire gli ammortizzatori sociali a tutte le categorie di lavoratori e, soprattutto, di pretendere una risposta al suo intervento sull'evasione fiscale in Italia.

Invece, come per la sentenza Mills e per molte altre situazioni di grande importanza per tutti noi, c'è una sorta di "indice di regime" che indica nel vuoto ma distoglie l'attenzione dal reale panorama... considerando come gli stolti del proverbio "Quando il dito mostra la luna, lo stolto guarda il dito"...

Un'informazione asservita e plaudente che ha dimenticato il suo ruolo e ha tradito i cittadini.
Un'informazione che invece che nutrire le menti le ha anestetizzate e rese gossip-dipendenti.
Così, ogniqualvolta in Italia sarebbe doveroso affrontare un problema di interesse comune, dagli archivi dell'informazione escono, come conigli dal cilindro dell'illusionista, notizie che definire alternative è decisamente un sotterfugio per non incorrere in eccessiva volgarità.

domenica 1 marzo 2009

Un deserto... paradisiaco

Ieri pomeriggio, all'inizio dell'incontro di catechismo, ho introdotto la lettura del Vangelo di questa domenica con l'osservazione che "il brano è talmente breve, che potete riuscire ad ascoltarlo senza che debba richiamarvi troppe volte".
Al che i ragazzi hanno commentato: "Se è breve il brano, chissà che predica lunga si inventerà il Parroco per non rischiare che la Messa sia più corta del solito!"
...
A parte le battute, la brevità e la laconicità del racconto di Marco, mi aveva fatto pensare che in effetti non mi giungessero molti stimoli dall'esiguo resoconto della permanenza di Gesù, per 40 giorni, nel deserto.
Ma la Parola parla sempre... e spesso sorprende per la sua attualità.
Per la prima volta ho fatto caso che, nel dire "lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano", l'evangelista pennella davanti agli occhi di chi legge un deserto che è molto simile al Paradiso terrestre. Un luogo nel quale non esiste ancora inimicizia, nemmeno fra uomini e fiere. Contemporaneamente, il deserto è molto simile all'idea di Paradiso celestiale che abbiamo. Un luogo nel quale regnerà una condizione di perfetta armonia e, forse, saremo serviti dagli angeli.

Certo, il messaggio simbolico della permanenza di Cristo nel deserto e del Suo affrontare e vincere le tentazioni, poco ha a che fare con questa mia "lettura"... eppure ieri pomeriggio, notando questa cosa, ne sono rimasta piacevolmente stupita, propria perchè conferma che la lettura della Parola di Dio non è mai banale nè, tantomento, semplicemente ripetitiva.
Stamattina, poi, al risveglio ho collegato il brano ad alcuni fatti di cronaca recente e ho pensato che nel cammino della vita alcune persone più di altre si trovano a dover convivere con vere e proprie bestie, selvatiche e feroci... e solo l'incontro con altre persone che sono davvero angeli, può contribuire a dare un senso alla loro vita.
E ciascuno di noi può ripensare a chi (o quali avvenimenti, cose, situazioni...) siano gli uni e chi siano gli altri.

STAIT ATÊNZ…

Questo, come ogni altro blog, è tutelato dalla legge 675 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al nome, alla persona, all'immagine ed all'onore.
Quindi, se pensate di passare di qua per scrivere "spiritosaggini" a ruota libera, ve ne assumerete anche le eventuali conseguenze. Per parte mia, mi riterrò libera di intervenire se rileverò che si siano superati i limiti dettati dall'educazione e dal rispetto della dignità riconosciuta alle persone... TUTTE!
L'anonimato, evidentemente, non garantisce la copertura assoluta, poichè, eventualmente, la Polizia Postale può richiedere l'elenco degli IP che hanno effettuato l'ingresso al blog.
Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360° provenienti dal mondo dei blog!

Ma certo che NO!!!