giovedì 29 maggio 2008

Enigmando la Gioconda

Dunque... piuttosto che stirare martedì sera sono andata a una serata di "lettura" artistica...
Certamente prima o dopo dovrò anche attaccare il ferro, ma devo dire che sono felice di aver scelto questa opportunità, perchè gli spunti e i suggerimenti che abbiamo ricevuto sono stati oltremodo interessanti.
L'opera d'arte oggetto delle nostre elucubrazioni era il più famoso quadro di Leonardo da Vinci: Monna Lisa, altrimenti detta La Gioconda.

Il piccolo Genio della Parrocchia, ci ha condotti davvero per mano a leggere ogni angolo del quadro, quelli visibili e quelli invisibili, perchè cancellati dall'Artista stesso in tempi successivi, oppure perchè non fermati sulla tela ma che comunque ne hanno influenzato la stesura, vale a dire il contesto personale di Leonard
o e storico in generale.

Ho trovato affascinante l'idea che possa essere un autoritratto, come taluni studiosi cercano di dimostrare da una presunta simmetria nei caratteri dei due volti... ma non credo davvero che sia la versione esatta e definitiva.

Mi piace molto di più la versione secondo la quale il ritratta è quello della seconda moglie di Francesc
o del Giocondo, di nome Lisa Gherardini... da cui entrambi i nomi del dipinto.
Versione, per a
ltro, condivisa anche dal Vasari che scrisse:
Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi, lo lasciò imperfecto…"

Il quadro, custodito al Louvre di Parigi è stato, nei secoli, oggetto di svariate "contaminazioni" ad opera di diversi artisti, tra i quali non possiamo non citare A
ndy Warhol...

Nel corso della serata ci è stato proposto uno di questi lavori, per la precisione ad opera di Marcel Duchamp, che ha ritoccato il capolavoro nel modo che vediamo qui accanto...

Come potete vedere non grandi modifiche...
Qualche aggiunta: un paio di baffetti e
un delicato pizzetto... e una sigla alla base del ritratto: L.H.O.O.Q.

Ovviamente la sigla ha scatenato una ridda di supposizioni sul significato della stessa...
Quali possono essere le parole suggerite?
Che la sigla celi un messaggio?
Di sicuro non possono essere solo una sequenza casuale di lettere...
Non conoscendo l'amore di Leonardo per
il gioco nelle più diverse forme e applicazioni, sia per divertimento che come esperienza scientifica: rebus, enigmi, quadrati magici, giochi di prestigio... ma anche bolle di sapone, sassi lanciati sulla superficie dell'acqua e trottole, con cui compiva gli esperimenti che annotava nel Codice Atlantico o nel Codice Hammer.

Secondo una delle ipotesi, forse la più elementare, la soluzione può celarsi nel semplice scandire delle lettere stesse: EL - ASH - O - O - KU ... che letto in sequ
enza può dare: El à shò o cü (Elle a chaud au cul)... troppo forte!

Ma la spiegazione che mi ha conquistata e avvinta, e sulla quale ho pensato a una mia carissima amica (lei sa che sto parlando proprio di lei) e quella sulle mani di Monna Lisa...

Premetto doverosamente che c'è un piano di lettura di una sup
posta "leggerezza" della donna in relazione al fatto che sia stata ritratta con i capelli sciolti (giammai per una donna sposata e appartenente a un certo ceto sociale), per il sorriso accennato (enigmatico ma proprio per questo aperto a tutte le interpretazioni) e per le mani stesse (vuote... come se fosse una donna dedita all'ozio).
Ma ce n'è un altro che legge in molti particolari della tela una sorta di omaggio alla maternità: il leggero velo che copre i capelli e le mani, appunto.
Del resto Francesco del Giocondo era rimasto vedovo di una prima moglie che non gli aveva dato eredi, e l'auspicio era che la seconda moglie potesse invece dargliene...


Dunque le mani... raccolte, una sull'altra, il braccio sinistro sul bracciolo della poltrona e la mano destra che si appoggia sulla sinistra... due mani sul bracciolo... Do' mani braciolo... domani avrò un bambino tra le braccia...


Ecco, tesoro, non potendo farti omaggio del quadro (per ovii quanto banali motivi), ti offro il mio pensiero... per me è stato davvero sorprendente e chissà... magari è foriero di altre sorprese...

mercoledì 28 maggio 2008

Meowwwwwwwwwwwwwwww

Meoww a tutti… sono Momore.
Vi chiederete perché posto un post… e in effetti avrei voluto telefonarvi ma, come già sapete, sono ipoudente… insomma, non ci sento!
Volevo un vostro consiglio su una questione che comincia a crearmi qualche problemino: gli extranei che invadono le nostre cucce, mangiano le nostre pappe e rubano le nostre coccole.
Io non sono razzista, anche se me lo potrei permettere, e, a dire il vero, all’inizio mica mi dispiaceva se ricevevo qualche visita, di tanto in tanto.

Per un periodo c’è stato anche un tipo che si era sistemato da noi, ma era uno davvero a posto: educato, socievole, rispettoso. I miei di casa lo chiamavano Bandiera.
Dormiva in casa e quando desiderava uscire, chiamava senza far danni... era anche pulito e io mi ci abituai presto.
Ma quando proprio avevamo fatto amicizia, è sparito e io ci sono rimasto così male che ho deciso di non dare più confidenza a nessuno.
Solo che quando dico qualcosa io in casa trovo la stessa attenzione di quando miagola un gatto… com’è intuibile.

Così un bel giorno si è presentato alla porta uno che chiedeva da mangiare..
Vabbè… accomodati, ma non dimenticare chi comanda…

Più facile a dirsi che a farsi: ‘sto qua si permetteva perfino di mordere i miei amici umani, e loro lo difendevano e dicevano "Poverino...".

Un brutto giorno, questo prepotente, si è messo in testa di prendere il mio posto e, mentre io ero intento a godermi un po' di sole, mi si è avvivinato con fare minaccioso e abbiamo fatto una litigata con i fiocchi.
La mamma se n’è accorta ed è uscita a difendermi, ma è stato difficile anche per lei riuscire a scacciare quella furia. Alla fine io ero piuttosto malconcio e la mamma piangeva tanto e mi teneva in braccio (io stavo buono, ma mi faceva fare ancora più fatica a respirare).
Comunque… il tipaccio mica l’ha capita!
Macché, continua a venire da noi a mangiare e a farsi medicare quando qualcuno lo picchia… un po’ mi fa anche pena. Purchè stia alla larga!

Proprio in quel periodo che non stavo troppo bene, è arrivato un cosettino nero, deboluccio e coccoloso.
Insomma, per farla corta, piaceva anche a me… ma poi non si è più visto e la mamma era tristissima e mi veniva vicino e mi parlava (non la sentivo, ma vedevo che muoveva le labbra) e mi bagnava tutto il musetto di acqua salata… non ho mica capito bene ma mi faceva davvero tenerezza.

Una sera è arrivata in casa con un cosettino ancora più piccolo... ma era ammalato e lo riportarono alla sua mamma.

Poi è stata la volta di 2 ragazze. Una mi pareva più socievole dell’altra ma poi mi ha dato una bella fregatura: aveva 3 “bambini” e una brutta sera, mentre io dormivo tranquillo, è uscita e non è più tornata.

Come se non bastasse, da qualche giorno si era aggiunto un altro gattino al trio già presente, poi uno dei fratellini è andato via… insomma… non ci capisco mica tanto di questa giostra, ma il riassunto è presto fatto.

Non sono più l’unico padrone delle coccole e dei croccantini, ma devo condividerli con 2 gattini neri e un gattino rosso (che stanno crescendo e la cosa mi preoccupa un po’), la “ragazza” scontrosa e il gatto prepotente…

Ah… dimenticavo! C’è pure un altro tipo strano che non so proprio come descrivervi… Ma magari ne parliamo un’altra volta.
Quello che vorrei chiedervi è: Ma non sarà il caso di regolamentare tutto questo andirivieni?
Mah!!! Intanto – voi che potete permettervelo – ascoltate questa “canzone” che vi regalo…



La mamma vi aveva già parlato di questi Philippine Madrigal Singers… che ve ne pare?

Legenda foto:
1 - Bandiera / 2 - Jeckyll / 3 - Buffy (qui aveva 2 mesi) sulla mano di Silvano / 4 - Grace che sbuca da dietro i cespugli davanti a un Momore allibito (e triste, secondo Mollichina)

lunedì 26 maggio 2008

Music MEME

E allora eccomi a svolgere il mio MEME…
Non ripeto la difficoltà di indicare 5 canzoni… e perché nel tempo si cambiano le preferenze e perché canzoni significative ce ne sono ben più di cinque…

Mi orienterò a scegliere 5 canzoni per 5 “sentimenti”…

L’esempio: SERENADE
E al’è tant il ben che jo i vuei
tanto l’amor e tant l’afiet
j’hai metut il so ritrat
dongje i sants a cjaf dal iet

Il papà dedicava alla mamma sempre queste parole… e io sognavo un uomo come lui, che mi amasse, mi stimasse e mi rispettasse sopra ogni altra persona…

Crescere: E STELLE STAN PIANGENDO
Dimmi che vuoi, che puoi, darmi felicità
e sotto la mia pelle nascerà
per te un dolce fiume che canterà
la mia speranza d’esser donna e la tua bocca poi lo berrà

Mia Martini è stata per lunghi periodi la compagnia della mia insicurezza e della mia paura di non riuscire a realizzare i miei sogni… con Silvano in cima alla lista...

Accompagnare: PICCOLA STELLA SENZA CIELO
Tieniti su le altre stelle son disposte
solo che tu a volte credi non ti basti
forse capiterà che ti si chiuderanno gli occhi ancora
o soltanto sarà una parentesi di una mezz'ora

L’abbiamo cantata a tanti campiscuola e ogni volta che la risento, io vedo passarmi davanti tutti i ragazzi che avevano “paura” di volare… proprio come me alla loro età…

Amare: ALWAYS WITH ME, ALWAYS WITH YOU



E’ la musica che ascolto con i miei figli… se è in giornata buona DA mio figlio (il Joe Satriani di casa nostra). E' solo una delle cose che ho la fortuna di condividere con loro, ma la considero uno dei simboli dell'opportunità di poter CRESCERE insieme…

Pregare: MAGNIFICAT
Magnificat anima mea Dominum;
et exsultavit spiritus meus in Deo salutaris meo


Non posso non citare anche i canti liturgici e tradizionali che hanno accompagnato la mia vita, e prima quella dei miei genitori e predecessori e accompagneranno i miei figli e (chissà?) i discendenti nelle tappe più significative del cammino… Scelgo un canto dedicato a Maria… perché ho nelle orecchie l’entusiasmo con il quale la mia Comunità lo intonava, e tutti si univano al canto mentre tracciavano con ampi e solenni gesti un segno di croce sul proprio petto. E io, che da ragazza notavo solo le stonature, adesso lo leggo come un’espressione di Fede genuina e sicura: la stessa che vorrei avere anche io…

Allora… dopotutto non è stato nemmeno faticoso… e quindi, dopo aver fatto la brontolona, ringrazio PUPINA per avermelo passata... e STEFY per aver pure lei pensato a me(me).
Ciononostante applico una variabile al MEME e decido (in virtù dei poteri che mi sono or ora attribuiti) di non passarlo a nessuno sotto forma di TETE …

Ma se qualcuno non lo ha già “sviluppato” sul suo blog, o non ha un blog… mi farà piacere se utilizzerà questo spazio per raccontarci la MUSICA DELLA SUA VITA…

Corone, collane e ... maggiolini

Si sta concludendo il mese di maggio...
A dire il vero io mi accorgo che è il mese dell'esplosione della fioritura della natura... dall'allergia.
Occhi lacrimanti e starnuti, gran consumo di fazzoletti e rischio goccia sempre presente... managgia!
Dalla comparsa dei primi sintomi, una decina di anni fa, all'imputazione della responsabilità al mio Momore, alla presa d'atto che mi sono sensibilizzata a un numero indefinito di allergizzanti... magari è un sintomo degli anni che avanzano.
Ma per godere il mese, preferisco correre con il pensiero all'indietro, quando da maggio a tutto settembre vivevamo come piccoli selvaggi sempre all'aria aperta, ci rotolavamo nei prati senza che ci frenasse alcuna preoccupazione, nè di origine animale (e cito solo il "normale" avvistamento di vipere che diventavano anche loro motivo di divertimento... Lo so! eravamo davvero poco sensibili alla necessità di preservare la natura, ma una vipera era un bersaglio di lanci di pietre davvero imperdibile), nè di origine educativa (le urla e gli scapaccioni della mamma, ma anche di qualsiasi altra persona del paese che sentiva la chiamata a farsi "comunità educante"... ma talvolta educava con eccessivo vigore). Poi, nel pieno dell'estate, era il momento dei giochi sul fieno e non si sentiva nessuno che lamentasse allergie. E più avanti, prima che ricominciasse l'anno scolastico, gli ultimi giochi all'aperto e i frutti mangiati ancora acerbi ma con un sapore che diventava più invitante se la "vendemmia" non era autorizzata.
Non che ogni stagione non avesse il suo fascino e i suoi giochi, ma il mese di maggio, che segnava l'arrivo delle temperature più favorevoli, era forse quello che godevamo di più.

Anche e soprattutto perchè, per la partecipazione al S.Rosario, c'era la possibilità di uscire anche di sera e quindi ci si dava appuntamento in Chiesa, ma non si mancava di "inventarci" qualcosa di interessante per "ravvivare" la recita del Rosario, appunto.
Le bambine eravano un po' più tradizionaliste... si sarebbero anche accontentate di farsi la quotidiana collana (parure completa comprendente la coroncina per le più vezzose) di "curtisciutas"... insomma di fiori di maggiociondolo.
Ma i maschi... loro sì che sapevano divertirsi... e io ero davvero poco vezzosa.
Dunque, sceglievo quel gruppo e devo dire che la nostra attività era un pochino diversa.
Le bambine infilavano fiori sul filo... noi catturavamo maggiolini e li legavamo annodando loro un lungo filo ad una delle zampette...
Ma il massimo del divertimento era entrare in chiesa con le povere bestiole e poi liberarle tra i mormorii di disapprovazione delle donne e la garanzia che, alla fine della preghiera, una o l'altra ti avrebbe dato una regolata.
Ma chi stava a pensare al dopo quando c'era da godere il volo dei maggiolini verso le fiammelle delle candele e la loro inevitabile triste (e puzzolente) fine!...

Maggiolini oggi se ne vedono pochi in giro... ma pare che non sia colpa nostra!

Il maggiociondolo, invece, fortunatamente è ancora molto diffuso, e i Fedeli conservano la tradizione di abbellire con fronde di questa pianta nel pieno della sua bellissima fioritura a grappoli le strade sulle quali ieri è stato portato in processione il Corpus Domini nella Sua festa religiosa...

giovedì 22 maggio 2008

Ritorno alla Bibbia, ritorno al futuro

Il telegiornale ha appena dato la notizia della morte del giornalista Paolo Giuntella.
Per "raccontare" chi fosse, ha citato alcuni personaggi che con lui hanno avuto rapporti importanti: Robert Kennedy, Paolo VI, padre David Maria Turolo...
Quanto basta per incuriosirmi ad approfondire... e ho trovato questa lettera che il giornalista ha scritto ai giovani in occasione del 40° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II.
Certo è lunga... ma io l'ho letta rivivendo la mia storia, i miei ricordi, il mio cammino...

«Voi ragazzi non sapete com’era la Chiesa prima del Concilio, con la Messa in latino. Poi irruppe la Grazia».
Ritorno al futuro. Questo fu il Concilio, cari ragazzi.
La Chiesa che, dopo essere stata un po’ rattrappita e concentrata a guardare al passato, ricominciò a guardare al futuro, alla speranza, a essere lievito, senza confondere il sale con la saliera. Girò la prua verso i suoi inizi, le prime comunità cristiane. Abbandonò l’eccessiva confidenza nelle tradizioni popolari per ritrovare la Tradizione. E dunque la "gioia e la speranza" (Gaudium et spes).


Ma per capire questo "ritorno al futuro" della Chiesa, cari ragazzi, bisogna tornare indietro. Per voi è quasi impossibile immaginare come fosse la vita della Chiesa prima del Concilio.
La Messa, ovunque, era in latino. Il sacerdote voltava le spalle ai "fedeli". Il volto terrestre della Chiesa era europeo e fastoso. Il catechismo ci faceva conoscere alcuni personaggi ed episodi della Bibbia, ma nessuno leggeva la Bibbia e pochissime famiglie ne avevano una in casa. La sua lettura era sconsigliata.

All’inizio del Concilio, i libri di alcuni grandi teologi, che poi sarebbero stati fatti cardinali da Paolo VI o Giovanni Paolo II – Daniélou, De Lubac, Congar, von Balthasar – erano "proibiti", non tradotti in italiano, e non venduti a Roma.

Era proibito entrare in una chiesa protestante o ortodossa e nella liturgia del Venerdì Santo si recitava una preghiera (abolita da Giovanni XXIII) contro i "perfidi" ebrei… Il mondo moderno era "perduto" e da riconquistare all’ordine cristiano. Il Concilio fu una vera sorpresa dello Spirito Santo. Fu indimenticabile vedere i patriarchi orientali in giro per Roma, e tutti questi vescovi stranieri arrivare a piedi o in Fiat 500 in piazza San Pietro; vivere le emozioni delle discussioni e delle votazioni in basilica attraverso la Tv o i racconti dei giornali e dei protagonisti, partecipare a conferenze e dibattiti pubblici in città.

Ho un ricordo molto divertente.
Una sera, alla Chiesa Nuova, il cardinale belga Suenens parlava degli schemi delle future costituzioni conciliari e, con pronuncia alla francese, continuava a dire gli «"scemi" del Concilio».
Noi ragazzi non ce la facemmo più e scoppiammo a ridere fragorosamente.
E uno di noi prese coraggio e gli spiegò perché…

Cos’è dunque il Concilio?
Anzitutto riappropriazione della Bibbia. La centralità della Parola nella preghiera e negli studi. E nella liturgia: con le letture finalmente rese comprensibili a tutti nelle lingue nazionali. La Messa non fu più una funzione a cui assistere, ma una liturgia partecipata. Il fiorire di gruppi biblici.
L’Ecumenismo.

Ortodossi, protestanti ed ebrei tornarono fratelli, le loro chiese e sinagoghe non furono più luoghi proibiti: cominciò il dialogo, con la bella dichiarazione sulla libertà religiosa, e finì la triste epoca dell’antisemitismo cattolico con la dichiarazione Nostra aetate. Si aprì anche il dialogo con i non credenti, non più guardati in cagnesco. I laici da "fedeli" divennero "popolo di Dio".

La Costituzione Gaudium et spes sancì il pluralismo lecito delle scelte politiche tra i cattolici, l’obiezione di coscienza prese cittadinanza anche tra i cattolici, e la Chiesa si aprì al dialogo con il mondo contemporaneo attraverso le nuove (in realtà antichissime, perché bibliche) categorie della "lettura dei segni dei tempi" e del "discernimento". Maturò la "scelta preferenziale" dei poveri. E le missioni divennero cuore di solidarietà e liberazione della dignità umana e culturale dei nuovi popoli.

La Chiesa spalancò le finestre e fece entrare aria pulita e fresca tra le sue mura e invitò popolo e pastori a seguire l’invito evangelico: uscire dal tempio.
A voi sembreranno cose scontate, addirittura banali, perché fanno parte del vostro universo cristiano quotidiano. Per questo abbiamo il dovere di raccontare l’emozione di quei messaggi finali, letti l’8 dicembre 1965 da Paolo VI, ai giovani, agli intellettuali. Non esagero quando dico che è per merito del Concilio (dello Spirito Santo) se io, e come me tanti altri che erano ragazzi allora, sono rimasto cattolico.

Senza il Concilio Vaticano II, le chiese oggi sarebbero più vuote di quanto non siano.
Fu una Grazia, ragazzi.

mercoledì 21 maggio 2008

Cantico di Frate Sole...

Sfogliando le schede delle opere in Mostra a Illegio, mi sono soffermata su questo dipinto di Jan Bruegel il Vecchio:

... e ho pensato che l'unico commento che si ossa fare davanti a un'opera così è la preghiera. Una in particolare, il "Cantico delle Creature".-
Il cantico, scritto da Francesco d'Assisi, è il testo più antico della letteratura italiana. Secondo la leggenda, la sua stesura risalirebbe a due anni prima della morte di Francesco nel 1226.
Il Cantico è una lode a Dio che si snoda con intensità e vigore diventando un inno alla vita; è una preghiera permeata dalla Fede che fa vedere nel creato l'immagine stessa del Creatore.

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorna, et allumeni noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

martedì 20 maggio 2008

Il Divo Giulio


«È maligno, è cattivo, è una mascalzonata», rabbia e gesti di stizza.

Per una volta Giulio Andreotti perde la calma. E non è da lui. All'anteprima a Cannes del film "Il Divo" sulla sua vita e carriera politica, il senatore è seduto in prima fila, ma s'infuria, fa gesti di stizza, manate e a un certo punto commenta «eh no, questo è troppo» e minaccia di andarsene. Ma poi resta, per vedere fino alla fine come Sorrentino, il regista, lo ha ritratto.

Per la scarsissima frequentazione di sale cinematografiche e per la bizzarra abitudine di addormentarmi davanti alla TV, difficilmente vedrò questo film, a qualsiasi circuito sia affidato.

Intanto, però, ho dato un'occhiata a quanto c'è in rete... come questa che viene detto essere una "scena tagliata"...



Ad ogni modo ho un mio personale "ritratto" del senatore Giulio Andreotti... e mi sta bene quello. Ed è, strano trattandosi di un uomo politico, un ritratto che non prende in considerazione la "posizione" dello stesso.
Personalmente la stima che nutro per la vivissima intelligenza del senatore, la consapevolezza di condividere con lui il grande dono della Fede, l'evidenza che, checchè se ne dica, il mondo ci riconosceva un buon credito quando a rappresentarci era una classe politica oramai scomparsa, della quale lui faceva degnissimamente parte... guidano qualsiasi altro mio giudizio sull'uomo (pubblico).
E aggiungo che trovo che sia un "galantuomo" d'altri tempi... con una correttezza e una semplice gentilezza che potrebbero diventare esempio per molti.

Ciò soprattutto perchè, quando gli ho scritto, il senatore, sicuramente in altre faccende ben più importanti affacendato, non ha esitato a prendere carta e penna e a rispondermi... accompagnando poi la lettera autografa con la stessa dattilografata per rendersi più sicuramente decifrabile.

Come capita di stravedere per un attore, per un cantante, per uno sportivo... io ho scelto di avere come depositario della mia stima il senatore Giulio Andreotti. Anzi, talvolta la stima sconfina anche nell'affetto...

lunedì 19 maggio 2008

Romano e il cane bianco

Per il post precedente ho ripreso in mano il libro di Romano... e ne ho riletto alcuni passaggi. Come questo...

Mentre andiamo avanti diventa sempre più collerico e ripete a più riprese: “Ja budu striliat, iobumat”, vi ammazzo…
Il mio compagno mi affianca e mormora. “Sembra siano cattivi”.
“Pare anche a me” rispondo.
”Io sono della provincia di Pavia”, mi sussurra, “e tu?”
“Io sono della provincia di Udine”.
Davaj, davaj!”, andate avanti!
Dopo un breve tratto i russi si avvicinano, uno mi punta la pistola alla nuca e fa fuoco.
Non so come ho fatto ad accorgermi che avrebbe sparato, ma alzo le braccia istintivamente per proteggermi, girando su me stesso.
Nel violento movimento perdo il guanto della mano destra mentre una pallottola mi trapassa il braccio sinistro. Non sento dolore, ma mi lascio cadere a terra, rimanendo immobile con la faccia in giù e la mano rimasta senza guanto, sotto il corpo, nella neve. Un altro sparo e un grido, poi ancora uno sparo: il mio compagno autiere viene ucciso.
L’indomani lo vedo steso a due metri da me, duro come un sasso.
La notte i due soldati russi sono sempre di guardia e probabilmente colui che mi ha sparati, forse non proprio convinto di avermi ucciso, si avvicina facendo frusciare la neve asciutta. Lo sento arrivare e trattengo il fiato. Mi palpa il fianco tre volte; il cappotto e il sangue freddo mi salvano la vita. Restano però nei dintorni, ma non si occupano più di noi, per loro ormai siamo solo due nemici cadaveri.
Non sento più la mano senza il guanto, mentre il dolore al braccio ferito è sopportabile e i piedi iniziano a dolermi, ma cerco di rimanere immobile.

Durante la notte si avvicina un grosso cane bianco che, annusandomi, guaisce e cerca di attirare la mia attenzione.
Ovviamente non mi muovo per timore dei soldati e il cane se ne va.
Ritorna dopo un po’ cercando nuovamente di farmi muovere; infine desiste e si sdraia al mio fianco.
Rimane tutta la notte in questa posizione: se loro se ne accorgono sono morto!
La mattina successiva continua la tormenta: il cane non c’è più e i soldati russi se ne sono andati. Comunque rimango immobile e sento che si stanno avvicinando una donna e un uomo che parlano; io sto congelando.


Oggi ho ancora un ricordo perfetto della scena nella luce fredda del mattino invernale, ma non sono in grado di descrivere la faccia che fanno vedendo un morto, coperto di neve, sollevarsi a stento e reggersi malamente in piedi.
Non potrò mai dimenticare quelle espressioni di sbalordimento e insieme di pietà sui loro volti.
Rendendomi conto del mio stato (la mano destra diventata nera, il braccio sinistro ferito e sanguinante) e sentendomi i piedi congelati, mi metto a piangere. La donna impietosita mi indica una direzione e mi invita ad andarci: brava gente i russi. Hanno aiutati molti italiani e saremmo tornati molti di meno senza il loro aiuto.
Mi dice pietosamente: “Ne plač, kamerat, idi mieždu doma”, non piangere soldato, vai da quella parte che trovi delle case.
Io però non riuscirò più a dimenticare quelle parole e la delicatezza con la quale sono state pronunciate. Rispondo “spasibo” e, vacillante, mi avvio. Prima di raggiungere con fatica e grande sofferenza la prima casa del villaggio, intravedo il grosso cane bianco che sta ritornando verso il luogo nel quale mi ha trovato e riscaldato.
Spesso mi sono chiesto chi sia stato a mandare quel cane che mi ha protetto con il suo calore durante la gelida notte russa.
Sarei sopravissuto senza di lui?

Credo che l'unico modo sopportabile per rileggere queste pagine crude e terribili, sia avere davanti agli occhi il sorriso dolce e sereno di Romano...
Una delle normali persone speciali che talvolta incontriamo senza accorgercene...

Fili riannodati

Nel dicembre del 2006, la Cooperativa per la quale lavoro organizzò una festa nel corso della quale sarebbe stato presentato a dipendenti, anziani del lavoro e collaboratori un libro scritto da un ex-dipendente e che raccontava le peripezie di Romano, il nostro fattorino, durante la Seconda Guerra Mondiale e in particolare la Campagna di Russia.
A rendere ancora più calda l'atmosfera, un ex-Responsabile del Personale della Cooperativa, che aveva raccolto e trascritto i ricordi contenuti nel libretto, aveva invitato un coro di alpini, corpo militare che storicamente incarnato nel nostro territorio, il figlio di un ex-commilitone di Romano e un ex-ufficiale/medico, che aveva fatto la stessa campagna militare.
Non riesco a descrivervi l'emozione di riabbracciare il nostro Romano, oramai 90enne, e sentirsi chiamare uno per uno per nome, giacchè la sua mente è lucidissima e la sua memoria pronta ma purtroppo ultimamente non frequenta più le riunioni che periodicamente organizziamo perchè l'età si fa sentire sul fisico.
Un'emozione che poi si è fatta tenerezza nell'ascolto dei momenti più significativi raccontati nel libro come pure nell'ascolto dei canti alpini.
Dopo queste ufficialità, ci siamo seduti tutti assieme attorno ai tavoli allestiti per la cena... anche se ben pochi si son fermati su una sola sedia, tanto era il piacere di intrattenersi con tutti.
Sedendomi accanto al dottore (anche lui novantenne lucidissimo), gli ho rivolto queste parole:
Sa che il suo nome fa parte della storia della mia famiglia?
In che senso? - mi chiese lui, mentre anche la sua signora si faceva vicino interessata...
Prima di risponderle - gli dissi - mi permetto di rivolgerle una domanda. Lei ha mai esercitato a Tolmezzo, in particolare curando bimbi?
Ma scherza! - interviene la moglie - Mio marito è un veterinario.
Veramente - obietta lui - una volta curai una bimba in un paesino... ma sono passati tanti anni. Successe a Fusea.
Quella bimba era mia sorella - gli dissi io emozionatissima...
Abbiamo poi continuato a parlare. Io gli ho chiesto dei suoi studi negli anni '50 sulla BSE, provocando il suo stupore per il fatto che ne fossi a conoscenza, e ribadendo che davvero "Lei fa parte della storia della mia famiglia... e pur sconosciuto, in casa non la consideravamo un estraneo".
Alla fine della serata, rientrando in auto a casa, ho chiamato mia mamma e ho pianto con lei per le sorprese che la vita ci riserva.

Vi racconto come andò...
Mia sorella, la Mia della quale parlo talvolta, è sempre stata di salute cagionevole.
Negli anni ai quali faccio riferimento - lei era nata nel 1947 - non esisteva la sanità pubblica così come la conosciamo noi e, qualora qualcuno si ammalasse, la famiglia si trovava ad affrontare la malattia e il problema del pagamento delle cure e degli eventuali ricoveri.
Alla luce di ciò, un dottore che aveva visitato mia sorella, pensò di dare un consiglio a mio padre: Lasciatela morire... o vi costerà un patrimonio.
I miei genitori erano costernati, e quando qualcuno parlò loro di un bravo veterinario, pensarono che valesse la pena di sentire cosa ne pensava.
Lo convocarono, dunque, con un tranello (la chiamata parlava di una mucca ammalata).
Lui venne e non si tirò indietro.
Visitò mia sorella e le prescrisse una cura, rifiutando qualsiasi forma di pagamento... ma i miei genitori non lo dimenticarono e ci raccontarono tutto perchè in noi nascesse la riconoscenza per questo dottore... e io l'ho incontrato quasi 60 anni dopo e gli ho potuto dire che ancora lo ringraziavamo (anche a nome di Mia che non c'è più ma che, per merito suo, abbiamo avuto per 37 anni).

sabato 17 maggio 2008

Donne di qualità

Dopo aver fatto letteralmente indigestione del concetto di pari opportunità, delle famigerate "quote rosa" che mi sembrano più una gentile concessione che una conquista, dell'elenco delle Ministre con o senza portafoglio, ma sicuramente con un curriculum di tutto rilievo (talvolta anche due, ben posizionati...) come si può facilmente vedere proprio in rete... ho bisogno di ripensare a qualche donna della quale andare semplicemente fiera...

Il primo nome che mi passa per la mente è quello di una donna che ho molto stimato: Marisa Bellisario.

Mi viene anche da pensare che forse dovremmo parlare alle nostre ragazze di questa donna che ha lavorato e si è fatta conoscere nel mondo per i risultati del suo lavoro, anche se non passavano inosservati nemmeno il suo aspetto fisico e il suo personalissimo stile...
Forse... anzi, senza FORSE...
Dovremmo parlare alle ragazze - ma anche ai ragazzi - di quel poco conosciuto atteggiamento che si chiama IMPEGNO...
Dovremmo parlare ai ragazzi di vocazione, serietà, dedizione, onestà, capacità, fedeltà, professionalità...
Dovremmo! Perchè i ragazzi sono il nostro futuro... e di quanto futuro avrebbe bisogno l'Italia!!!

Questo post vuole essere un mio personale omaggio a una VERA e grande donna.

Brava, bella, potente e innovativa ha dimostrato che una donna può arrivare ai vertici sociali grazie alla preparazione e alla determinazione. La Bellisario è di fatto una scoperta americana. E’ negli Stati Uniti che le fu data la possibilità concreta di dimostrare le sue capacità ritornando, poi, in italia per vincere una sfida che sembrava impossibile: il risanamento Italtel.
Una donna che non aveva, comunque, abdicato la sua femminilità e la sua sensibilità: sposata e innamorata del marito (per sua ammissione), raccoglieva cani e gatti nel giardino di casa sua, cambiava pettinatura e colore di capelli in continuazione.

Marisa Bellisario è morta a 53 anni, nel 1988, stroncata da un male incurabile.

I suoi rimpianti: non avere avuto figli e non aver partecipato attivamente al movimento femminista in Italia.

"Non ho vissuto da protagonista il femminismo nei suoi anni più caldi: ero impegnata nel mio lavoro all'estero e poi a Ivrea. Lavoravo e facevo carriera, dimostrando che potevo fare quello che facevano gli uomini, e forse farlo meglio."
(Marisa Bellisario, autobiografia)

martedì 13 maggio 2008

La mano di Maria

Il 13 maggio del 1917 era di domenica.
Quel giorno, tre pastorelli di Aljustre, nei dintorni di Fatima, in Portogallo, Lucia e i suoi cuginetti Francesco e Giacinta, hanno portato al pascolo i greggi delle proprie famiglie.
A mezzogiorno i bimbi mangiano quello che hanno portato da casa e poi recitano il rosario... in forma un po' abbreviata per riprendere i loro giochi prima possibile.
Ad un tratto vedono un lampo e cominciano a chiamare le pecore temendo arrivasse un temporale.
Un secondo lampo li blocca. Si girano verso destra e vedono sulla punta di un basso elce una "Bianca Signora".
"Era una signora vestita di bianco - così la descrive Lucia, la maggiore dei tre - più splendente del sole, emanava una luce più chiara e intensa di quella del cristallo".
Sorpresi dall'apparizione, i pastorelli fissano gli occhi sulla Signora che, con voce dolce e materna, dice loro: "Non abbiate paura, non voglio farvi del male".
Lucia le domanda: "Da dove venite?"
La Signora sorride e risponde: "Vengo dal cielo!"

Quel giorno passerà alla storia...



Il 13 maggio del 1981 era di mercoledì, 64° anniversario delle apparizioni di Fatima.
Piazza S.Pietro è affollata di fedeli che attendono il passaggio del Santo Padre. In mezzo a loro un ragazzo turco, Mehemet Alì Agca...
Quando appare la Papa-mobile, la folla si emoziona, sorride, acclama con affetto, cerca di avvicinarsi, di toccarlo. Una bimba viene fatta arrivare fin tra le braccia di Giovanni Paolo II che la bacia. Una pistola sbuca sopra le teste... la impugna il ragazzo turco. Sono le ore 17:17...
Il suo "progetto" è uccidere il Santo Padre.
Giovanni Paolo II, gravemente ferito, viene portato al Policlinico Gemelli, mentre in piazza San Pietro la paura e lo sbigottimento si trasformano in preghiera, e in speranza.

Cosa passerà alla storia di quel giorno?
La mano di Alì Agca che spara, quella della vergine di Fatima che, secondo la convinzione di Papa Wojtyla, interviene per deviare la traiettoria della pallottola, salvandogli la vita.

lunedì 12 maggio 2008

Cara, indimenticabile Mimì...

Da ragazza avevo una sorta di propensione a trovare un buon motivo per piangere ogni giorno... o almeno questo è quello che molte persone percepivano di me... in superficie.
Certo non era un vezzo o un imperativo categorico che mi ero data, ma sicuramente ero un fiume mai in secca, sempre pronto a tracimare.
Per mantenere pronta questa caratteristica sceglievo con cura le persone da amare (meglio se loro mi ignoravano, ovviamente), i casi umani da seguire (in realtà non disdegnavo nemmeno i casi "animali") e le parole da leggere ed ascoltare.
Io credo di non essere stata una ragazza infelice... ma un pochino involuta, sì...
Ho avuto sempre paura - ce l'ho ancora - di non essere amata... di non meritarmi di esserlo...
Mia Martini mi riempiva il cuore con le sue canzoni e mi faceva rientrare in me stessa a cercare la parte migliore di me (quella che io sentivo come "migliore") per farla uscire e usarla per portare il sorriso su altri visi...
Mi sembrava che lei fosse un'amica reale... prima di tutto per il suo nome a me molto familiare, Domenica (il nome del mio adorato papà), poi per il suo nome d'arte, altrettanto familiare e speciale, Mia (quello della mia sorella maggiore)... e cercavo di "starle vicino" imitandola nel modo di vestire e tentando maldestramente di cantare le sue note...
Ricordo che quando finì la sua storia d'amore con Ivano Fossati e lei, in un'intervista, raccontò di come lui per farle dispetto le strappasse le piantine di basilico che aveva sul davanzale... io ho pianto... e non l'ho mai perdonato per questo...
Quando poi venne esclusa dai circuiti televisivi per l'ignobile calunnia che la voleva iettatrice, avrei voluto poterle portare la mia solidarietà... ma non l'ho fatto...
Alla notizia della sua morte (data un paio di giorni dopo che era avvenuta il 12 maggio 1995) ho pensato:
Ora sa quante persone l'amavano...



Ciao Mimì... grazie!

Genesi: il mistero delle origini

Bereshit Bara' Elohim et ashamaim veet Haaretz

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Con queste parole inizia la Sacra Scrittura... e la sfida dell'uomo alla Fede.
Da quando, un secolo e mezzo fa, Charles Darwin elaborò le sue teorie, la polemica tra evoluzionisti e creazionisti non accenna a placarsi, anzi... si discute anche dell'opportunità o meno di insegnare nelle scuole la dottrina del "disegno intelligente" del cosmo, fondata sulla Bibbia. Il tema del rapporto tra scienza e fede è sempre attuale, dunque, dopo secoli di storia del pensiero scientifico - da Copernico a Galilei, da Albert Einstein a Stephen Hawking.
Eppure dire "sì" a Dio non significa negare i progressi e le scoperte scientifiche, quanto piuttosto mettere le due "verità" su due piani diversi che possono essere complementari e dialoganti.
La Fede cerca di dare delle risposte alle tante domande della scienza e della Filosofia, soprattutto a una domanda: Perchè pensare che ci sia "qualcosa" e non piuttosto il "nulla" (per citare Heideger)... o ancora Perchè c'è proprio questo e non qualcosa d'altro?.
Chiaramente i due approcci sono molto dversi, la scienza opera su un piano fenomenologico, la Fede su un piano ontologico...
Ma mi sa che sto perdendo il senso di quello che volevo scrivere...
Riprendiamo il filo...
Nel pomeriggio di ieri, a Illegio, in Carnia, si è inaugurata la Mostra d'Arte intitolata: Genesi, il mistero delle origini.

Settanta opere - incisioni, dipinti, oggetti di oreficeria, codici che spaziano dal III al XX secolo - a raccontare la vicenda dei sette giorni della Creazione.

Un modo "diverso" di rileggere le pagine della Sacra Scrittura affrontando, attraverso immagini evocative, il tema della condizione umana e delle sue origini...

Bereshit Bara' Elohim... la seconda lettera dell'alfabeto ebraico "ב" (bet) ad aprire i testi sacri.
La cabala lo interpreta in questo modo:
la lettera equivale al 2 per sottintendere a un DIALOGO, tra Dio stesso e la sua Creazione...

Alcune volte pare che l'uomo voglia interromperlo... talaltre pare lo interrompa Dio...
In entrambi i casi l'uomo riesce a percepire la sua pochezza... e ne prova timore.
Forse lo stesso timore dell'Adamo della volta della Cappella Sistina che allunga un dito perso il tocco vivificante del Creatore...


E proprio il tema della creazione così come realizzato nella Cappella Sistina, apre una pagina affascinante sulla "nostra" Mostra.

In esposizione avremo anche un ritrovamento eccezionale: un disegno inedito che lo studioso Heinrich Pfeiffer riconosce come opera di Michelangelo.

Sul foglio, utilizzato almeno due volte dall'artista, uno schizzo del primo progetto della volta e uno studio del braccio di Adamo e della mano di Eva che si trovano nelle scene rappresentate.

Un motivo in più per fare una visita alla Mostra "Genesi, il mistero delle origini"...

Il resto dipende da che guida trovate... io posso esserci solo nei fine settimana!

sabato 10 maggio 2008

La storia di Mollichina

C'era una volta...
Una principessa, dirai tu.
Già, ti racconto davvero di una principessa... di una vera principessa che però non viveva in un castello come avrebbe dovuto, ma in un mulino perchè quand'era piccina piccina una strega, invidiosa della sua bellezza e della gioia che aveva portato alla regina sua madre e al re suo padre, l'aveva nascosta in un paniere fatto di giunchi e l'aveva gettata fra i flutti del torrente che attraversava il grande regno.

Proprio sulla riva del torrente, si era attardato, immerso nei suoi pensieri, un mugnaio, Silvano.
Spesso lo faceva. Si sedeva sulla riva del torrente e fissava le increspature dell'acqua sperando che la corrente si portasse via anche la tristezza che serpeggiava nel suo cuore e gli stava portando via l'amore della sua vita: sua moglie Licia.
Ripensava a quanto erano felici i primi tempi del matrimonio, a quanti progetti facevano e quanti sogni avrebbero voluto realizzare, primo fra tutti il sogno di un bambino da stringere tra le braccia, un bambino che fosse il frutto del loro amore... ma purtroppo questo sogno non si era avverato e Licia aveva smesso di sorridergli.
La vista del paniere interruppe i pensieri di Silvano che, istintivamente, allungò una mano e fermò la cesta che, galleggiando, seguiva l'acqua nella sua corsa verso il mare.
Ti immagini che sorpresa quando, aperto il coperchio, vide il faccino di una bellissima bambina e due braccine si tesero verso di lui per invitarlo a prenderla tra le braccia?
Silvano non si fece troppe domande. Stringendo la piccina al cuore corse verso casa, aprì la porta e corse a depositare quell'insperato tesoro tra le braccia della sua Licia e, mentre la ascoltava canticchiare alla bimba una tenera filastrocca perchè si addormentasse, ogni pensiero triste svanì e il sole tornò a splendere sulla loro vita.

Passarono gli anni.
La piccola - non ho ancora detto il suo nome, vero?... si chiamava Paola - era diventata una stupenda fanciulla, amata dai suoi genitori e da chiunque la incontrava per la dolcezza con la quale si rivolgeva a tutti.
Un giorno, mentre Paola rientrava dai prati con le mani piene di fiori raccolti durante la passeggiata, incontrò un cavaliere che si era perduto nelle vastissime campagne e non trovava più la sua direzione.
Il cavaliere era il figlio del re del regno che confinava con quello nel quale vivevano il mugnaio Silvano con la moglie Licia, il Re e la Regina ai quali era sta sottratta la figlioletta ancora in fasce, la strega che aveva compiuto il crudelissimo gesto e, naturalmente, Paola, la figlia del mugnaio.

Quando il principe - già, il cavaliere era proprio un principe - vide Paola capì che era lei quello che stava cercando... non si era perso, anzi! Aveva trovato il senso della sua vita e non volle rischiare di perderla.

Andò con lei al mulino e chiese a Silvano e Licia se acconsentivano a che Paola lo sposasse.
I due genitori guardarono la loro figlia negli occhi e videro quanto brillavano e capirono che anche lei aveva trovato nel principe Enrico il senso della sua vita.
Così acconsentirono, anche se questo avrebbe significato lasciare che andasse lontana da loro.
La vita di Paola al castello era davvero come una favola: bastava che lei desiderasse una cosa e, senza nemmeno che lo dicesse, la otteneva...
Enrico la amava teneramente e lei lo ricambiava con uguale dolcezza... Ma sentiva un po' la mancanza dei suoi genitori.
Per sentirli più vicini, scendeva in cucina e si metteva a lavora la farina, impastando dolci e pani per le povere case dei meno fortunati del regno.
Un giorno, mentre impastava un pan-dolce, le parve che la pasta non prendesse la forma che lei stava cercando di darle, ma ne assumeva una sorprendente: era la forma di una bambina...
Incredula si stropicciò gli occhi (figuriamoci come fece, con le mani sporche di farina) e, quando li riaprì, vide niente più che un impasto da pane e rise tra sè per la sua creduloneria...
Terminò di lavorare l'impasto. aprì il forno e mise a cuocere il pan-dolce...
Quando il tempo necessario alla cottura fu trascorso, aprì lo sportello del forno e ... forse il forno era rotto, perchè il pan-dolce non era dorato come al solito, non aveva una crosticina fragrante e friabile ma era tutto morbido e bianco, come se fosse fatto solo di mollica...
Era cotto, però... e profumatissimo... e sorridente...
Paola non credeva ai suoi occhi... il pan-dolce... non era un pan-dolce ma un frugol-dolce, una bambina bellissima che la guardava con due incredibili occhi azzurri... dello stesso colore dell'acqua che scorreva all'esterno del mulino dei suoi genitori.
Paola la strinse tra le braccia, la annusò e prese a sbaciucchiarla mentre la piccola Marialaura - che bel nome vero? - rideva beata.

La piccina a quanto pareva, adorava essere baciata e sussurrò all'orecchio di Paola: Io sono la tua Mollichina.
Quando Enrico rientrò dalla cavalcata trovò Paola che cullava la bimba che aveva fatto addormentare tra le sue braccia e subito la amò, proprio come era accaduto a sua moglie...
Per il battesimo si fece una gran festa e il principe volle invitare anche il Re e la Regina del regno vicino al loro.
Appena gli ospiti regali videro la piccola, riconobbero in lei gli stessi tratti della loro piccina perduta e manifestarono il loro stupore al mugnaio.
Silvano, intuendo in cuor suo che potessero essere i veri genitori di Paola, raccontò come avesse trovato la bimba e l'avesse portata a casa sua perchè diventasse loro figlia.
Così, di racconto in racconto, di ricordo in ricordo, i fili dell'esistenza di Paola si dipanarono e trovarono il loro senso e la piccola Mollichina si trovò ad avere 6 nonni anzichè 4 come tutti i bambini del mondo... e se li coccolò tutti perchè lei non era morbida solo fuori... ma aveva anche un cuore tenerissimo...

venerdì 9 maggio 2008

Sant'Antonio... miserere nobis

Premessa:
Il presente post non mira a rivestire alcuna funzione moralizzatrice.
Si fa "pour parler"...


Se fossi anche solo un po' superstiziosa... sarei già crollata...
Se credessi che ogni mio gesto può essere un'ipoteca sul mio futuro... mi sarei già rovinata con le mie mani... anzi, con il mio mouse.
No, non nel senso che oltre a cane e gatti c'ho in casa pure il topo... intendo quella periferica del computer con la quale puoi puntare un file, una mail, una parola e ne diventi padrone... fino a poter decidere di compiere un "delete"...

Ed è quello che faccio regolarmente delle mail che ti illudono di risultati eclatanti o ti prospettano scenari apocalittici a seconda che tu le invii oppure no a tutta la tua rubrica, mettendo a dura prova l'amicizia dei riceventi... Il tutto nel nome dell'innocentissimo Sant'Antonio...

Sono indecisa se avviarne una nuova o lasciar cadere gli anelli spezzati e disinteressarmene...

L'elenco delle "fortune" non dovrebbe richiedere grandi sforzi di fantasia:
Soldi, successo, sesso... le 3 "S"...

L'opposto elenco delle "sfighe" è decisamente più lungo e variegato:
dalla A di aviaria alla Z
di zoccolaggine, passando per X ma evitando di imbattersi in W... che può venire mal interpretato, si può spaziare in sifilide, eiaculatio precocissima, stitichezza estenuante alternata a diarrea spongebobbiforme, peste, demenza senile, encefalogramma piattoso, onanismo esasperato, orchite, incontinenza, impotenza &/o frigidità...

Ma non ci casco... e non vi tendo trabocchetti...

Solo un invito: se proprio dovete tirare in ballo Sant'Antonio... che sia per una preghiera... questa sì potete inoltrarla.
Magari capiterà anche che sia ascoltata...

Si quaeris miracula, .................................. Se chiedi i miracoli, [eccoli:]
mors, error, calamitas, ............................. la morte, l'errore, la sventura,
daemon, lepra fugiunt; ............................. il demonio, la lebbra fuggono;
aegri surgunt sani. .................................... ecco gli ammalati divenir sani.

Cedunt mare, vincula; .............................. Il mare si apre, le catene si sciolgono;
membra resque perditas ......................... la salute delle membra
petunt et accipiunt .................................... chiedono e ottengono
iuvenes et cani. .......................................... giovani e vecchi.

Pereunt pericula, ...................................... Spariscono i pericoli,
cessat et necessitas; ................................. cessa la necessità;
narrent hi qui sentiunt ............................ lo narrino quelli che lo sentono,
dicant paduani. ......................................... lo dicano i Padovani.

martedì 6 maggio 2008

6 maggio '76 ... quando la natura fa paura

Era un giovedì come tanti altri... l'unica variazione poteva essere il fatto che fossimo in maggio e, dunque, dopo cena si usciva di casa per andare al Santo Rosario...
Quella sera con un'intenzione di ringraziamento speciale, perchè giusto 4 anni prima mia sorella Mia era entrata in sala operatoria con pochissime probabilità di sopravvivere e invece ce l'avevamo ancora.
Al termine del Rosario non ci siamo fermate sul Sagrato della chiesa a chiacchierare, forse proprio perchè l'anniversario ci suggeriva di stare in famiglia a parlare delle nostre cose...
Ricordo che eravamo tutti seduti attorno alla tavola, solo mia sorella P. era sui "scagns" accanto alla stufa con accovacciato sotto i piedi Rufy, il nostro cagnolino...
A un certo punto Rufy si alza di scatto... e mia sorella P. lo rimprovera perchè gli faceva tremare gli sgabelli... ma non era lui...
Nemmeno il tempo di realizzare che tutto ricomincia a tremare, la luce se ne va e noi perdiamo la testa... Erano le 21:06... e per 50 interminabili secondi ci siamo sentiti così vulnerabili, così indifesi, così piccoli...



Mio papà ci ha raccolte tutte sotto l'anta della porta, il muro portante della casa e ci ha spiegato, con voce incredibilmente e inaspettatamente calma e rassicurante, che non si deve uscire durante le scosse di terremoto, anche se l'istinto sarebbe quello di correre fuori...
Quando la scossa è terminata, siamo usciti tutti dalle case, e ci siamo radunati, come per un tacito appuntamento, in due spiazzi lontani dalle case stesse ma abbastanza vicini da tenerle d'occhio... non riuscivamo a pensare a una disgrazia peggiore che perderla, la nostra casa... avevamo solo quella ed era il risultato dei sacrifici nostri, dei nostri genitori e dei nostri nonni...
Eppure una disgrazia di proporzioni ben maggiori era avvenuta...
Alle prime luci del nuovo giorno, qualcuno è andato in esplorazione della situazione, ritornando con notizie sconfortanti di case lesionate, pareti attraversate da ferite profondissime, vie ingombre di intonaci e coppi dei tetti, impossibilità di rentrare per molte famiglie... nei paesi della pianura, però, l'Orcolat aveva seminato anche la morte... quasi 1000 persone erano rimaste imprigionate all'interno delle loro case...
Quelli che sono seguiti sono stati giorni angoscianti ed esaltanti allo stesso tempo...
La mia gente ha dato prova di grandissima dignità, di forza e di fede...
Il mondo intero si è meravigliato di non assistere a processioni di richiedenti in lacrime, ma piuttosto a cordoni di mani che si davano da fare e si stringevano le une alle altre, per sorreggersi, confortarsi, spingersi se serviva.
Eppure, da quel giorno il Friuli è pian piano cambiato... si è adattato a un certo altro modo di essere e di vivere... si è globalizzato, si potrebbe dire... forse è morto sotto le macerie del terremoto.
La ricorrenza annuale degli anniversari che si susseguono, ne riporta in vita alcuni sprazzi... speriamo che le nuove generazioni sappiano apprezzare i tempi andati e siano consapevoli che se li dimenticassero perderebbero il terreno delle loro radici e sarebbero più poveri...

lunedì 5 maggio 2008

Omaggio a una piccola grande donna...

¯`•.¸¸.¤*¨*ღ♥ Madre Teresa di Calcutta, il sorriso di Dio ♥ღ*¨*¤.¸¸.•´¯

Fate che chiunque venga a voi se ne vada
sentendosi
meglio e più felice.
Tutti devono vedere la bontà del vostro viso,

nei vostri occhi, nel vostro sorriso.

La gioia traspare dagli occhi,

si manifesta quando parliamo e camminiamo.

Non può essere racchiusa dentro di noi.
Trabocca.

La gioia è molto contagiosa.

¯`•.¸¸.¤*¨*ღ♥ ♥ღ*¨*¤.¸¸.•´¯

GESÙ è felice di venire da noi,
come la VERITÀ di essere detta,
come la VITA di essere vissuta,
come la LUCE di essere accesa,
come l'AMORE di essere amato,
come la GIOIA di essere data,
come la PACE di essere diffusa.
Madre Teresa


Anche se avevo già aderito alla campagna promossa da Comicomix
per richiamare l'attenzione sulla malattia pediatrica chiamata Neuroblastoma, avevo in mente un altro "sorriso" per me simbolo della vita che non si arrende e dell'amore per i bimbi... quello della Beata Teresa di Calcutta, che non a caso è chiamata proprio "il Sorriso di Dio"...

domenica 4 maggio 2008

Rogazioni e riflessioni...

Per sabato mattina avevo programmato di salire fino alla Pieve di San Floriano con i Fedeli del paese di Illegio, il paesino carnico nel quale si tengono le Mostre Artistiche delle quali ho già più e più volte parlato... e delle quali parlerò ancora.
Oltretutto Illegio è anche il paese di provenienza della mia nonna materna... e io non ero mai salita fino alla Pieve, vuoi per scarso interesse quando ero giovane, vuoi perchè sempre altrimenti impegnata il giorno della festa paesana.
Ma quest'anno ero ben decisa a farlo! ... e nemmeno il fatto che il Capo mi abbia chiesto se sabato mattina potevo andare al lavoro mi ha fermata.
Ovviamente ho detto "sì" al capo, chiedendogli la gentilezza di arrivare presto e permettermi di uscire appena finito il lavoro per il quale aveva bisogno di me.
Poi mi sono accordata con uno dei miei figli per avere conferma della sua disponibilità alla sua collaborazione per anticipare i tempi, ho confermato all'altro figlio con il quale dovevo salire che lui poteva salire per tempo con il pullman e che poi lo avrei raggiunto... e ho dato inizio alla giornata...
Alle 10:30 ho finito i lavori d'ufficio... certo era proprio l'ora in cui iniziava la Santa Messa in Pieve ma avevo ancora delle possibilità.

In 7 minuti sono arrivata al paese... ho parcheggiato la macchina, cambiato le scarpe, calzato il cappellino d'ordinanza, agguantato lo zaino e cominciato la salita... con qualche preoccupazione ad ogni biforcazione del sentiero, visto che era la prima volta che lo percorrevo.
A metà percorso, come previsto, l'asma ha tentato di farmi desistere... ma ho rallentato il passo e, senza fermarmi per non infiacchirmi, ho continuato a camminare.
La salita dura circa mezz'ora a passo normale, quindi io ho sicuramente impiegato qualche minuto in più...

E' stato comunque tempo ben speso... a cominciare dal contatto con la natura che è sempre rilassante.
E poi si entra in contatto più diretto anche con se stessi...
Ho lasciato che la mia mente vagasse... e ho pensato a molte cose: la mia famiglia, i rapporti con le mie sorelle, miei figli, gli amici, i blog, la prossima
Mostra, il credere in un Creatore, i ragazzi del catechismo, il lavoro...
Ogni tanto mi attraversavano la mente le parole di qualche Salmo e, mentalmente, lo cantavo:

I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.


Poi ripassavo le invocazioni delle rogazioni che la processione che mi precedeva aveva cantato, come da secoli, con le stesse parole dei nostri genitori e antenati, per supplicare la benignità di Dio sulla propria terra, sul proprio lavoro e sullo sperato raccolto:

A folgure et tempestate... Libera nos, Domine!
A flagello terraemotus... Libera nos, Domine!
A peste, fame et bello... Libera nos, Domine!
Ab omni malo... Libera nos, Domine!
Ut fructus terrae dare et conservare digneris... Te rogamus, audi nos!
Ut nos exaudire digneris... Te rogamus, audi nos!

e così sono arrivata alla Pieve...
La santa Messa era ancora in corso... anzi, ero proprio presto visto che si stava tenendo l'Omelia...

L'interno della Pieve è incredibilmente interessante... e vederla dal vivo è certamente diverso che sfogliare le pagine di un libro.
I sorrisi di accoglienza delle persone, i
canti eseguiti nella singolare melodia del paese, i cenni di saluto, le persone che ti si fanno vicine per scambiare con te il segno della Pace hanno reso dolce la Celebrazione...

Poi all'esterno le parole, le battute, le presentazioni...

Amo la mia gente... amo la cordialità della quale è capace pur senza spogliarsi del tutto della tradizionale riservatezza!

Un signore che ho conosciuto proprio lì (grassie Giuliano), ha scattato per me due fotografie: la prima l'ho proprio chiesta pensando al post che avrei scritto... la seconda l'ha voluta scattare lui e io, senza vergogna, oso pubblicarla proprio quella...

Sullo sfondo, adagiato in una conca pianeggiante dei nostri monti, il mio paese d'origine, le mie radici...

La pubblico perchè guardandola mi faccio delle domande:
Chissà se le genti di altri tempi salivano alla Pieve con il cuore leggero come noi sabato, o se dovevano ritagliarsi questa giornata da offrire al Signore in un contesto di lavoro talmente duro che non consentiva loro di godere appieno del panorama, del sole, della festa, della compagnia?

Chissà se la nonna, da ragazza, quando saliva con la sua gente alla Pieve guardando Fusea, lo considerava un bel paese o no... Poi il destino l'avrebbe portata a vivere proprio lì...

STAIT ATÊNZ…

Questo, come ogni altro blog, è tutelato dalla legge 675 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al nome, alla persona, all'immagine ed all'onore.
Quindi, se pensate di passare di qua per scrivere "spiritosaggini" a ruota libera, ve ne assumerete anche le eventuali conseguenze. Per parte mia, mi riterrò libera di intervenire se rileverò che si siano superati i limiti dettati dall'educazione e dal rispetto della dignità riconosciuta alle persone... TUTTE!
L'anonimato, evidentemente, non garantisce la copertura assoluta, poichè, eventualmente, la Polizia Postale può richiedere l'elenco degli IP che hanno effettuato l'ingresso al blog.
Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360° provenienti dal mondo dei blog!

Ma certo che NO!!!