Oggi, 14 gennaio, sarebbe il compleanno di mio suocero.
Mi piace dedicare a lui i miei pensieri...
Giuseppe, anzi Josep, nacque a Vareje di Divača, un paesino appena oltre il confine italo-sloveno... che quando nacque non c'era ancora.
Durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia affittò una stanza alla nuova maestra del paese, che veniva dal Trentino... e lui se ne innamorò.
Dopo il matrimonio, rimasero ad abitare nella casa paterna e lì nacquero i primi due figli. Il primo, in realtà, nacque morto e i suoceri devettero chiamare i gerarchi locali a controllare che il bimbo non fosse stato soppresso... si trattava di Figli della Patria, e la Patria ne era gelosa. Mia suocera ci raccontava che quando arrivarono la guardarono e dissero: Ma è lei una bambina...
Quando lasciarono il paese e si trasferirono in Carnia, lo fecero perchè avevano sentito dire che "in Carnia la guerra non è arrivata"... Che illusione!
Comunque, in Carnia abitarono in tre diversi paesi in relazione alla cattedra che assegnavano a mia suocera... fino a che si stabilirono definitivamente nel mio paese, dove nacque la quinta e ultima figlia.
In paese erano guardati con un certo sussiego ed erano chiamati "signor ..." e "signora maestra".
Ma questo non rappresentava solo un atto di rispetto, ma anche un modo per mantenere le distanze con chi ci è "straniero", e loro ne soffrivano.
Non parlando il dialetto, poi, la distanza si acquiva ancor più.
I loro figli, consapevoli della "differenza", appena furono abbastanza grandi da uscire di casa per andare a giocare con i coetanei, impararono il friulano e cominciarono ad parlarlo anche in casa... ma loro due non lo usarono mai... se non nel canto delle villotte.
Nei primi anni '50, i miei genitori, desiderando ingrandire la famiglia, si risolsero a mio suocero per ottenere la vendita del lettino per bimbi nel quale avevano dormito tutti i suoi figli.
Mio suocero, che aveva con mio papà un rapporto di affetto sincero e di grande rispetto, che il mio papà ricambiava, comunicò a mia mamma il prezzo per la transizione.
Il pacchetto comprendeva: il lettino, una macchina da cucire marca Singer e qualche lenzuolo che mio suocero aveva ottenuto come pagamento delle consumazioni di taluni avventori nell'osteria che gestiva.
Mia mamma ascoltò il prezzo e poi disse: Ma non può tirarmi giù qualcosa?
La mamma era vestita alla moda del tempo: abito rigorosamente scuro con grembiule allacciato attorno alla vita per preservare la pulizia dell'abito stesso e fazzoletto in testa...
Mio suocero le si avvicinò, le girò attorno e le slacciò il grembiule, dicendo: Mì tiro giù quel che posso...
Ad ogni modo la compravendita si fece.
Nel lettino nel quale avevano dormito mio marito e le sue sorelle, dormimmo anche io e le mie sorelle... e molti anni dopo i nostri due figli...
Come dire? Ecco una spesa ammortizzata nel migliore dei modi...