martedì 26 febbraio 2008

Storie di casa mia...

Nel contesto delle Mostre artistiche che allestiamo in un paesino della nostra Carnia, una signora del luogo ha raccolto e trascritto delle fiabe molto molto particolari... perchè non appartengono alla tradizione regionale ma proprio alla "cultura" del paese di Illegio... Il risultato è il libro "Cumierias di Memorie"... Solchi di Memoria.

Il libro è un vero gioiello di sapienza antica e trasuda amore a ogni pagina, lo stesso amore con il quale le nonne ci accoglievano sulle loro ginocchia per incantarci con i loro racconti fantastici o per insegnarci a recitare le preghiere...
Le illustrazioni sono state eseguite da un artista russo, Pavel Tatarnikov, che si è recato in paese per "respirare" l'ambientazione delle storie e ci ha davvero regalato una magia...

Le storie sono scritte nella parlata tradizionale del paese (friulano con le personalizzazioni illegiane, insomma) e in italiano.


Memorie di pietre e parole, è il titolo del racconto/introduzione che apre il libro...
C'era una volta in un'epoca molto remota un popolo selvatico e fiero. Esso abitava i pianori soleggiati sui monti che racchiudono in una sorta di naturale fortificazione la conca di Illegio.
Si cibavano di ciò che offriva il bosco e il suolo. Costruivano arnesi, dissodavano, edificavano per ripararsi dalle intemperie e per difendersi dai pericoli di ogni specie.
La valle era verde, ricca di acque e si accendeva, a sera, di un polverio dorato, quando l'astro del sole andava a riposarsi oltre la cresta dei monti.
Gli abitanti della valle non sapevano di Dio, nè alcun angelo con la spada fiammeggiante era mai venuto a cacciarli da quell'angolo nascosto di Paradiso - e chissà, forse quello era, in piccolo, il primo tentativo uscito dalle mani dell'Eterno al tempo in cui aveva intrapreso la Creazione. Tuttavia intuivano nel loro cuore di dover rendere grazie allo Spirito che si celava nelle cose.
Veneravano la natura e ciò che essa contiene. E segnavano i pozzi e le fonti che purificano e liberano dai malefici. E s'inchinavano davanti agli alberi abitati da folletti e spiriti.
"Fate l'inchino davanti al sambuco, bambini, perchè esso è una pianta sacra che procura salute".
Gli anziani della valle ammaestravano i figli attorno al fuoco, raccontavano le paure, intessevano le fantasie. E i figli ripetevano ai propri figli. Così le memorie della valle e dei suoi abitanti sono giunte fino a noi.

Memorias di pieras e peraulas
A ere 'ne v
ôlte in tune jete lontanone une int salvadie e mastine. A viveve sui plans soreglâs das monts ch'a sierant cun tune sorte di fuartece natural la valade di Dieç.
A si nudrive di dut ce ch'a procuravant il bosc e la cjere. A faseve imprescj, a savoltave i cjamps par rigjav
â il sostentament, a tirave su ricoveros cuintri stravintas e pericui di ogni gjenar.
La val a ere verde e siore di
âgas, a s'impiave sore sere di un pulvin indorât con' che il sorêli al lave a mont daur la creste das monts. La int da val no saveve nue di Diu né l'agnul cu la spade di fûc iu veve parâts fûr da che cjanton scuindut di Paradîs - e cui sa ch'a nol sêdi stât propi chel puestut alì il prin imparatizi di Diu con' ch'al veve metût man a Creazion. Però a vevant scrit in tal cûr intune forme dal dut naturâl il lôr agrat al Spirit scuindut in dutas las roubas, chel che dut al mouf, cîl e cjere, âgas, plantas e pieras. A'nd ere lûcs sacrâi sore ducj i lûcs, a erant las poças, las risultivas e las âgas ch'a netant l'anime e il cuarp e a deliberant das maluserias. I anzians a insegnavant a fâ l'inchin denant i arbui visitâs da sbilfs e spiritus.
"Faseit l'inchin denant dal sav
ût, fruts, ch'a è plante sacre ch'a procure salût."
I anzians da valade a insenavant ator il f
ûc; atêse di vite e pouras, memorie e storias a incjessevant denant i voi dai fîs la trame simpri compagne dal vivi.
E i f
îs las contavant ai lôr fîs. Cussì las memorias da int da valade a son rivadas a nou.

lunedì 25 febbraio 2008

Auguri Chris!!!!

Oggi facciamo Festa per un AMICO!!!!!!

Chris... trovare le parole giuste non è mica facile... o forse sì... sono poche, in realtà, ma molto VERE:

Quello che ti auguriamo è che tu sia FELICE...

Quello che ti assicuriamo è che NON TI LIBERERAI FACILMENTE DI NOI...

Quello che non riusciamo a tradurre in parole... tu lo sai già...

Quello che faremo ora è ...

F E S T A

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



P.S.: la fetta mancante della torta è stata prelevata solo ed esclusivamente per saggiare la bontà del prodotto al fine di offrire il meglio...

domenica 24 febbraio 2008

Crepacci assetati di Infinito

Un uomo si siede stanco e accaldato accanto a un pozzo.
Una donna arriva per attingervi acqua.
E' il racconto della donna samaritana alla quale Cristo chiede da bere ma poi le fa comprendere che l'assetata è lei...

Con un'immagine di sicuro effetto Kierkegaard diceva che ogni uomo, ogni donna si porta in cuore "un crepaccio assetato di Infinito".
La nostra vita è tutta un vagare da un pozzo all'altro e spesso ci si illude di spegnere la grande sete con cento, mille piccoli sorsi di un'acqua, talvolta di "acqua non potabile", spesso di acqua zuccherata con il dolcificante della superficialità.
Ma così la sete aumenta...
La Samaritana del racconto evangelico ha provato a dissetare il suo bisogno d'amore con cinque mariti e ora ha un sesto uomo accanto a sé... ma la sua sete non si spegne...
L'incontro con Cristo le suggerisce che, forse, lui è la risposta a tutte le nostre seti e immediatamente sente il bisogno di correre a farne parte con gli altri, con ogni "altro" che incontra nel suo cammino.


Nel nostro tempo la ricerca spasmodica della vita più gratificante possibile sembra diventare una corsa ossessiva e disperante: comprare e consumare, fare le esperienze più sensazionali, provare emozioni sempre più forti, cercare di guadagnare sempre di più per godere più che si può. Il risultato? Insoddisfazione, nausea, noia e depressione.

Diceva Giovanni Paolo II ai giovani: "È lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate, è lui la bellezza che vi attrae, è lui che vi provoca quella sete di radicalità che non ci permette di adattarci al compromesso. È lui che suscita in noi il rifiuto di lasciarci inghiottire dalla mediocrità".

martedì 19 febbraio 2008

... e basta!!!

Ed eccoci alla seconda serie dei consigli Anti-anta...

Cominciamo con gli abiti. Charla avverte: niente come il matchy-matchy fa sembrare oldie-oldie... Cioè, se per esempio vi infilate di abitudine un tailleur intero, scarpe e borsa abbinata e magari optate per il monogriffe... non va! La regola numero uno è spezzare, mixare, osare con il colore. Il classico - è vero - non tramonta mai, ma va attentamente rivisitato e, soprattutto, dotato di accessori "giusti".
La Y&H è assennatamente casual: jeans sempre e solo scuri, mai larghi (spero nemmeno a vita bassa), mai glitterati... Niente mini. E, per carità, niente midi.
Se, invece, avete in programma un party o comunque un evento pubblico, qualche giorno prima della data infilatevi la mise scelta e guardatevi allo specchio, provando i movimenti e le posizioni del corpo.
Un segreto è non risparmiare sull'intimo... per non esporre rotoli, pancia, sederi e seni depressi che potrebbero migliorare se opportunamente "trattati" (forse rende meglio dire trattenuti).
Il seno, per esempio, deve collocarsi stabilmente a metà strada tra le spalle e i gomiti e non vagare altrove...
Quanto alle gambe, nude tutte le volte che si può (brrrr).

E inevitabilmente l'occhio (e l'attenzione) cade sulle scarpe... Il motto di Mrs. Charla è "Step into sexy heels"... tacchi in tutte le occasioni, di giorno, di sera, con i jeans, più alti che si può. Perchè niente tira su glia nni come la scaropa bassa (e niente tira giù le persone come i tacchi... direi io).
La regola delle regole è alzare, sempre alzare.
E togliere, assoitigliare, semplificare.
E per chi porta gli occhiali, via quella catenella...
Ma, per concludere, qualunque cosa è sempre meglio di quelle atroci calze color carne (ancora?).



Seguite i consigli di Mrs. Charla e dimostrerete 10 anni in meno...

Ma mi chiedo... anche se questo può essere OL...

Perchè nessuno consiglia di invecchiare serenamente, e magari anche con stile, dignità e allegria?

Qualcuno ha dimostrato che si può... ma vuoi mettere la classe!!!

domenica 17 febbraio 2008

É bello per noi stare qui...

Ho sempre amato il Vangelo della Trasfigurazione, che è appunto il Vangelo della seconda domenica di Quaresima per questo Anno Liturgico…
Non so perché… posso supporre che mi abbiano colpita le figure dei tre accompagnatori di Cristo che hanno paura… e che quindi abbia “sentito” di non essere meno sbagliata nell’avere qualche remora o dubbio o timore…
O forse mi lascio cullare dall’idea di un Dio Padre che non se ne sta indifferente in cielo, ma apre le nuvole per dire: Questo è mio figlio, il prediletto...
O forse ancora tutto si lega al mio amore per Papa Paolo VI che amava la festività della Trasfigurazione e proprio nel giorno in cui la Chiesa la celebra è morto…

Ad ogni modo è un brano che offre molti spunti di riflessione, a cominciare dalla collocazione – su un monte – e dagli accompagnatori: Pietro, Giacomo e Giovanni… gli stessi che saranno con Cristo su un altro monte – il Monte degli Ulivi - quando tutto arriverà a compimento e Cristo sarà arrestato.
Così, quando si legge che il “Suo volto era sfolgorante” e che con Lui vengono a discorrere Mosè ed Elia, consapevoli della loro inferiorità, io penso già ad un’altra “trasfigurazione”, quando i Suoi lineamenti saranno devastati dal dolore della Passione e il Suo volto non si presenterà più nella luminosità della trasfigurazione ma sarà sfigurato dalle percosse e dalla violenza che si è accanita su di Lui.

E allora ci ritraiamo, non guardiamo più in alto ma in basso, per vedere dove appoggiamo i nostri piedi, timorosi di inciampare, schiacciati a terra dalle nostre insicurezze, o false sicurezze.
Gesù, però, si avvicina ai discepoli impauriti e li tocca. "Alzatevi e non abbiate paura", dice loro…. E io credo che lo dica anche a ciascuno di noi…

Sul Monte Tabor, Pietro, quello che più degli altri discepoli mostra la sua umanità imperfetta, si accorge che quel Gesù che gli sta di fronte non è solo il leader carismatico che lui vedeva. Quel Gesù, con il quale da tempo cammina è qualcosa di molto oltre rispetto a quello che lui e gli altri avevano pensato. E di conseguenza, capisce che quello che aveva immaginato potesse essere il loro futuro, con le folle, l’entusiasmo, le parole trascinanti di Cristo, non è tutto quello che dovrà essere. Ci sarà anche altro, un'avventura più seria e più profonda di quanto pensavano… e ne ha paura. Allora dice una frase ingenua ma condivisibile: È bello per noi stare qui
È quello che facciamo noi, quando ci chiudiamo al nuovo, all'inaspettato, alla sorpresa che è Dio.
É la paura di dover lasciare le proprie abitudini e le proprie certezze, la paura di essere troppo coinvolti…

mercoledì 13 febbraio 2008

Anti ... anta!

Ho letto un articolo... l'ho riletto e ripreso in mano più volte... e ora voglio confessare pubblicamente che sono d'accordo...

Con cosa?
Ma con la dichiarazione che la bellezza interiore non ci interessa poi granchè... quello che ci interessa è la bellezza "fuori"... o almeno (e parlo per me) di non avere tristi sembianza OL (old lady), ma di mostrare un'incantevole aria Y&H (youngher and hipper)...

In America dispensa consigli in questa direzione tale Charla Krupp che, bandita l'ipocrisia, si rivolge a una vera e propria marea umana di donne detrminate a godersi la vita e a prolungare il proprio appeal anche oltre l'età feconda.
Eccone alcuni, tratti dal settimanale del Corriere della Sera.

I capelli, per cominciare.
Quando non hanno più lo sfacciato spelndore dato dagli estrogeni, è vietato rassegnarsi al classico, tristissimo, carrè mogano (ops...). Peggio ancora optare per il corto permanentato con sfumature azzurrognolo così caro alle vecchiette d'antan. Bandito nel modo più assoluto il colore compatto e il capello ordinatissimo modello elmetto.
Mrs. Charla propone di tenerli lunghi, scalati, con una piega naturale e spettinata e un colore multitono che si potrà schiarire man mano che gli anni passano. Consigliatissima la frangia, che copre l'arretramento dell'attaccatura dei capelli e pure qualche eventuale ruga.
Proibitissimo lo chignon che difficilmente si abbina bene con un collo... appassito.

Capitolo 2: le unghie.
"Liberatevi del posticcio", consiglia ancora la nuova guru, che trova le unghie lunghe e laccate terribilmente OL.
L'unghia Y&H è squoval (né squadrata né ovale), non supera la punta delle dita ed è rosa naturale o beige. Le mani, poi, vanno trattate ne più ne meno del viso, ricorrendo, se serve, anche a laser, microiniezione o scrub.

Terzo fattore: le sopracciglia.
Mai illudersi di sembrare giovani lasciandole incolte (Ahi!)... esistono in commercio kit che permettono di ottenere una buona curvatura e un'armoniosa ampiezza senza dover ricorrere a calcoli trigonometrici...

E così abbiamo attirato lo sguardo sull'occhio. La parola d'ordine è: non esagerare!
Basta un filo di eyeliner... mai kajal, e poi gli ombretti...
Rosa, viola, verde, turchese, oro o argento magnificano le imperfezioni. I glitter sono adatti solo alle bambine. Il colore giusto è l'ombretto marrone. Kaki se l'iride è verde, sabbia se è blu, ma sempre marrone. Punto.

E niente blush sulle palpebre e molta attenzione al rossetto...
"Mauve fa vecchie e tristi. Nudo è da zombie. Arancio da clown. Viola da ipotermia. E opaco è giovanile come un collant color carne", parola di Charla!
Rosa. Non c'è altro... per il rossetto, e anche per il blush se proprio volete metterlo... e mai opacizzare, perchè fa irrimediabilmente OL... Cipria mat e fondotinta a stucco, e avete chiuso...

... e io chiudo qui la prima ondata di consigli, giusto per non esserne travolta... Ma ce ne sono ancora... Alla prossima!

lunedì 11 febbraio 2008

don Franco

Dedicata a un uomo, un prete, che era così riservato che ben poche persone osavano dirgli "ti voglio bene"... al quale però ne abbiamo voluto tanto e tanto continuiamo a volerne.

Non esitare ad amare, e ad amare profondamente.
Quando quelli che ami profondamente ti respingono, ti abbandonano, o muoiono, il tuo cuore si spezza.
Ma questo non deve trattenerti dall’amare profondamente.
Il dolore che viene da un profondo amore renderà il tuo amore ancora più fecondo.
E’ come un aratro che spezza le zolle per consentire ai semi di prendere radici e di crescere diventando una forte pianta.

Ogni volta che sperimenti il dolore del rifiuto, dell’assenza, o della morte, ti trovi di fronte ad una scelta.
Puoi diventare preda dell’amarezza e decidere di non amare più, o puoi rimanere in piedi nel tuo dolore e lasciare che il suolo su cui stai diventi più ricco e più capace di dare vita a nuovi semi.
Quando il tuo amore è vero dare e vero ricevere, quelli che tu ami non lasceranno il tuo cuore anche quando se ne andranno via.
Diventeranno parte del tuo io, costruendo così gradualmente una comunità dentro di te.
Più a lungo vivrai, e più saranno le persone che amerai e che diventeranno parte della tua comunità interiore, e più facilmente riconoscerai i tuoi fratelli e le tue sorelle negli estranei intorno a te.
Sì, se ami profondamente, il terreno del tuo cuore sarà sempre più spezzato, ma ti rallegrerai per l’abbondanza dei frutti che porterà.
Henry Nouwen

domenica 10 febbraio 2008

... a cuore a(r)mato!

Anche all’inizio della Quaresima, siamo invitati a rientrare in noi, nel nostro “deserto” intimo, per guardarci sinceramente. A sostenerci, il racconto di come Gesù lo abbia fatto e sia riuscito a superare la peggiore delle insidie: quella delle “tentazioni”.
A cominciare dalla tentazione che domina il mondo: il potere.
Quanta gente è pronta a svendersi per avere un qualsiasi potere nelle mani.
Fare esempi è superfluo, perché proprio in questi tempi che stiamo vivendo, assistiamo a quotidiani tristissimi spettacoli messi in piedi da coloro che dovrebbero dignitosamente rappresentarci - e proprio noi li abbiamo delegati a farlo - pur di non perdere il loro “potere”.

Credo che sarebbe davvero liberatorio poterli trasferire in massa in un vero deserto e lasciarli alla mercè del tentatore… e assistere al loro stupido e arrogante “gettarsi dal pinnacolo del tempio”, convinti di essere in grado di manipolare perfino Satana, inchinarsi ai suoi piedi a fingere di adorarlo, ben sapendo che l’unica idolatria che sono in grado di attuare è auto-rivolta... e guardarli avendo la vera percezione della loro "grandezza" da parassiti.

Certo, a nessuno piace vivere nell'ombra. Nessuno vorrebbe che il suo passare su questa Terra lasci tracce inesistenti. Nessuno, o comunque pochi, vuole farsi da parte. Tutti, perlomeno la maggior parte di noi, vogliono “realizzarsi”… raggiungere il traguardo che si sono prefissati.
Ma il punto è il bilancio del nostro “fare di tutto”. A quali compromessi siamo disposti a scendere? Cosa siamo pronti a sacrificare? Quali sassi ci costringiamo a mangiare come se fossero pane, anche se poi pesano sulla nostra stessa vita?

Tutti sentiamo il bisogno di scuoterci di dosso i troppi modi errati con cui interpretiamo il dono della vita. Sentiamo di non avere voce per urlare il nostro scandalo ed il nostro “no” alle tante scelleratezze, alle ingiustizie, alla cattiveria che pure riconosciamo.

Gesù risponde per le rime a ogni tentazione e ci suggerisce le armi per vincere come Lui la guerra (perché di una vera e propria guerra si tratta): Carità, Preghiera, Digiuno
Qualcuno ci crede... altri forse vorrebbero farlo ma si sentono ridicoli e temono di essere degli illusi... altri ancora se ne guardano bene e rivolgono sguardi di vera compassione a chi ci sta provando...

Mi viene in mente la parte finale dell'omelia pronunciata dal Santo Padre per l'inizio del suo ministero:

Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura - se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui – paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita? Non abbiamo forse paura di rinunciare a qualcosa di grande, di unico, che rende la vita così bella? Non rischiamo di trovarci poi nell’angustia e privati della libertà?
...
Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo...

martedì 5 febbraio 2008

Parole sante...

Che dire?
... Luciana sei una GRANDE!!!

lunedì 4 febbraio 2008

... altri Sbilfs

Possiamo dividere gli Sbilfs della Carnia a seconda del luogo dove vivono:

FOLLETTI DEI BOSCHI

Gli Sbilfs amano gli alberi tanto che alcuni di loro abitano in noccioli, querce e ontani. Gli agricoltori sanno che bisogna sempre lasciare sull’albero un frutto come dono per lo Sbilfs che vi abiterà. Nei boschi gli Sbilfs riescono a trovare i fiori e le erbe a loro più utili.

Il Gan o Gjan ha una corporatura tozza e massiccia. Ha un carattere pacifico e servizievole ed è un grande amico dei montanari e dei loro animali da soma. Dorme su un letto di muschio, al riparo di un tronco caduto oppure nelle caverne su un letto di foglie secche. Durante la bella stagione si veste con pelli e cortecce, mentre d’inverno si copre con pelli d’animale. Mangia di tutto, ma preferisce il formaggio vecchio.

Il Mazzarot è famoso per la sua risata beffarda. Preferisce i boschi ricchi di ceppi e grovigli, dei quali assume la forma. Quando si mimetizza fa l’occhiolino se viene scoperto da un amico, mentre diventa di legno se viene scoperto da persone che lo disturbano. Di solito però ama vestirsi di rosso. E’ un folletto molto dispettoso e si diverte a rovesciare il latte o a condurre il bestiame in luoghi impervi, per poi abbandonarlo, solo per il gusto di far disperare i pastori.

Il Massaroul di Tintai vive sopra il villaggio di Tintai (Forni di Sopra); è molto dispettoso e per difendersi dai suoi dispetti è meglio appendere sulla porta una vestina rossa, perchè non ama questo colore, anche se indossa una calzamaglia rossa! Mangia frutti del bosco e il radicchio di monte, è il suo cibo preferito. Ha una compagna di nome Ridusuela, gelosissima, che porta abiti di stoffa a quadrettoni rosso-blu e si riconosce perché indossa una cuffia ornata di campanellini. Nel tardo autunno la coppia cade in un semi letargo sotto un mucchio di foglie secche per poi svegliarsi in primavera.

FOLLETTI DELLA CASA

Il Licj è uno Sbilf che preferisce i luoghi chiusi. E’ trasandato nel vestire, ma ama molto i cappelli piumati con tese ampie. La sua passione è scucire vestiti, tende, scarpe e poi vedere la reazione dell’uomo a cui ha fatto il dispetto. Adora mangiare una polentina tenera con il latte freddo, il “zûf”.

Il Brau o Braulin è uno Sbilf che abita nei villaggi; è molto dispettoso e si diverte ad aggrovigliare tutte le corde o i lacci che trova. Si riconosce perché è piccolo, scuro e molto scattante nei suoi movimenti.

FOLLETTI DELLA STALLA

Il Bagan è lo Sbilf che vive nella stalla, poiché ama molto gli animali domestici. E’ molto buono, ma come tutti gli Sbilfs, è alle volte dispettoso: rovescia il latte o nasconde qualche oggetto al contadino. E’ importante avere un po’ di pazienza ed offrirgli latte, panna ed un “cjarson” il giorno di martedì grasso.

FOLLETTI DEI CAMPI

Il Pavar è un folletto che abita i campi coltivati, ama moltissimo la natura ed aiuta chi dimostra rispetto verso tutte le creature. Non sopporta invece chi rovina la natura e fa capitare a queste persone guai di ogni genere. Cura con molto amore tutte le coltivazioni di fagioli, che sono anche il suo cibo preferito.

Per concludere... non so perchè, ma a me piace moltissimo il Licj...

domenica 3 febbraio 2008

Gli (e Le) Sbilfs

La mia splendida Carnia, oltre alle affascinanti storie legate al passaggio dei Celti sul suo territorio e alle astruse storie legate alla permanenza della mia famiglia nei suoi paesi, è ricchissima di leggende.

Una di queste leggende narra che questa terra sia abitata dagli SBILFS, folletti dei boschi, indiscussi protagonisti dell'immaginario locale e dei racconti tramandati oralmente da padre in figlio.

Gli Sbilfs coabitano con gli uomini da sempre: sono nelle nostre vecchie case, nelle stalle e nei fienili. Si nascondono negli anfratti, nelle ceppaie, nelle profondità dei boschi o si mimetizzano perfettamente con il terreno. Sono inafferrabili e intelligenti, nervosi, scattanti, agili o grassottelli, sempre bizzarri e burloni. Benèfici o diabolici, contemplativi o aggressivi, ma sempre giocherelloni….

Essi sono folletti di natura fondamentalmente benevola. Amano moltissimo la natura e non sopportano l’inquinamento. Preferiscono assumere forme molto vicine all’uomo, ma hanno sempre una particolarità che li distingue: per es. i piedi caprini o assenti o girati, orecchie a punta, occhi rossi o verdi.

Di solito sono invisibili, ma possono farsi vedere dai bambini o da qualche persona molto semplice e ingenua. Pare, poi, che a rendere visibile l'invisibile mondo dei piccoli gnomi, siano i poteri conferiti da una corona di primule intrecciate, da indossare al collo. Bisogna però stare attenti a non farsi attrarre dal loro mondo, perché potrebbe essere molto pericoloso! E’ proprio per questo che da secoli si conoscono degli antidoti per evitare che questo possa accadere, come avere oggetti di ferro, sale, indossare vestiti rivoltati, portare un campanellino oppure avere delle piante e dei fiori, come il sorbo, la margherita, l’erica.

Secondo un adagio popolare «Meno mangiavi e più Sbilfs vedevi».

(continua)

venerdì 1 febbraio 2008

... per Francesca

Cara Lore, caro Nico,
ieri sera pensavo a voi e a me stessa, alla vostra famiglia e alla mia, e riflettevo sul nostro essere genitori.
Mi immaginavo il nostro ruolo di preparare i figli alla vita, come la funzione di un arco che si protende al limite delle sue possibilità per imprimere alle nuove vite che ci sono state affidate la giusta forza e la corretta traiettoria perchè possano centrare l'obiettivo di una vita felice, significativa, appagante, piena...
Rivedevo nella mente i sorrisi dei vostri tre cuccioli e i sorrisi dei miei, anche se ora non hanno più l'età dell'affidamento totale nelle mani paterne e materne... e, confrontandoli, mi chiedevo se anche io ho fatto un buon lavoro, come traspare così limpido sui volti dei vostri piccoli.
Del resto, è normale che un genitore sia sempre insicuro del risultato del proprio compito, desideroso di conferme e speranzoso sull'esito... tutti.
Anche quelli che poi hanno il dolore di assistere a voli disastrosi della "freccia" che hanno scagliato, al suo cadere su terreni insidiosi che si cercava di evitare imprimendo forza al tiro, al suo centrare obiettivi lontani e fuori dalla portata del nostro sguardo e, talvolta, anche allo spezzarsi della stessa.
Pensando a Franesca, a quello che nei suoi brevi anni ha fatto intuire, presagire e sognare per il suo futuro, ho pensato che, forse, voi avete sentito quello che è successo come lo spezzarsi di una delle frecce della vostra faretra d'amore.
Io credo invece, e vorrei che anche voi poteste almeno pensarlo, che alcune frecce, quando più volano alto seguendo una traiettoria perfetta ai nostri pocchi umani, siano viste dall'occhio di Dio che si china sorridendo sul nostro mondo e coglie quell'incanto durante il suo volo verso il suo bersaglio, il futuro, portandolo a un altro centro, che noi non possiamo vedere, e questo ci fa soffrire, ma che sappiamo essere la gioia infinita della presenza di nostro Signore e della possibilità di stare accanto a Lui e di vederlo in volto. Così Franci... colta dalla mano amorosa di Dio e portata accanto al Suo cuore.
Quello che io prego voi possiate avere oggi e ogni giorno, è la consolazione di sapere che Francesca non si è dissolta nel nulla, che il suo passaggio non è stato vano, che l'amore che ha dato e ricevuto continua a fiorire attorno e dentro di voi e fa di voi, Lore e Nico, e dei vostri splendidi Ale ed Ely delle persone meravigliose, ricche di sentimenti e generose di affetti.
Voglio salutarvi confessando l'inaspettato affetto che provo per voi e rivolgendo a Dio una preghiera per la vostra piccola Franci...




Proprio pochi minuti fa, nel leggere il libro autobiografico di un sacerdote dei nostri paesi, tacciato di ribellione dalle gerarchie ma amatissimo pr la grande umanità dalle genti, ho letto una frase che vi riporto:
Dio è buono e nasconde con la sua mano il nostro destino, per non rubarci quei lampi di serenità che la vita ci regala con tanta parsimonia...

STAIT ATÊNZ…

Questo, come ogni altro blog, è tutelato dalla legge 675 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al nome, alla persona, all'immagine ed all'onore.
Quindi, se pensate di passare di qua per scrivere "spiritosaggini" a ruota libera, ve ne assumerete anche le eventuali conseguenze. Per parte mia, mi riterrò libera di intervenire se rileverò che si siano superati i limiti dettati dall'educazione e dal rispetto della dignità riconosciuta alle persone... TUTTE!
L'anonimato, evidentemente, non garantisce la copertura assoluta, poichè, eventualmente, la Polizia Postale può richiedere l'elenco degli IP che hanno effettuato l'ingresso al blog.
Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360° provenienti dal mondo dei blog!

Ma certo che NO!!!