domenica 25 settembre 2011

Questione di verità

Se ne può dire ciò che si vuole...
Può piacere o no e lo si può confrontare con chi l'ha preceduto o con chi avremmo voluto al suo posto.
Possiamo ribadire che anche lui ha taciuto su temi sui quali era doveroso alzare la voce, soprattutto se lo si poteva fare da una posizione che contava.
Possiamo ridere del suo italiano e sbuffare del suo latino.
Ma l'omelia che il Santo Padre ha tenuto oggi nella sua Terra di Germania non può lasciarci indifferenti. Come già dovrebbero averci scossi alcuni interventi di questi ultimi giorni.
"Meglio agnostici che finti credenti"... e chi può onestamente dir di non aver incontrato, almeno una volta nella vita, un cattolico "praticante" degno di non altro sentimento che un aperto disprezzo per la distanza incolmabile tra il suo professarsi cristiano (seguace di tale Gesù Cristo!!!) e il suo vivere da persona assolutamente inconciliabile con gli insegnamenti di colui che gli dovrebbe essere Maestro?
"Se qualcuno danneggia la Chiesa, troppe volte lo fa dal suo interno piuttosto che dal suo esterno..."
Verissime queste parole.
Ben si legano a molti dei pensieri che affollano la mia mente... e che sogno che possano raggiungere anche troppe persone che si sentono al riparo da ogni possibilità di errore.
Peccato davvero che troppi cattolici non abbiano nemmeno l'abitudine di partecipare settimanalmente alla S.Messa... Rischierebbero di imparare qualcosa.
Bene.
Sfogata sul versante personale, torno a riflettere sulle parole del santo Padre e anche su come io stessa lo abbia visto e giudicato talvolta.
Oggi dire GRAZIE a questo Pontefice, fine teologo ma soprattutto onesto rappresentate di Cristo sulla terra.
Forse se veniva spontaneo riconoscere il titolo di "padre" a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI potremmo cominciare a pensare come a un buon "maestro"...

P.S.: non ero tanto fuori strada nel condividere questi miei pensieri, no?

martedì 20 settembre 2011

A proposito di donne... di ogni tempo

Già... di ogni tempo.
Mi verrebbe da dire che questi nostri sono ben tristi. Anche per le donne. Soprattutto per le donne. Pensiamo ai "modelli", per esempio.
I modelli che oggi ci vengono propinati dai mass media sono quelli di donne che hanno raggiunto una posizione. Ma, anche per non essere tacciati da "bigotti" o moralisti o giudizi simili, si scivola leggermente sui metodi. Così, prendendo come unico parametro di valutazione la posizione raggiunta, ed il suo corrispettivo economico, certe consigliere regionali possono sbeffeggiare l'intero Paese esponendo su una maglietta la sciocca provocazione che "senza t-shirt sono ancora meglio". Cosa che, per altro, potrebbe essere verificata anche dalla sua cartella clinica visto che molta parte della sua "merce pregiata" è transitata dalle mani di un chirurgo e non ereditata...
Ma la "signorina" che maggiormente mi ha infastidita è tale Terry deNicolò che ha sentenziato "Se sei racchia e fai schifo ti devi stare a casa".
Posto che non voglio ammorbare il mio blog con ripetizioni (vedi sopra per la provenienza delle "grazie" di cui è dotata), mi pare che, come modello per le nuove generazioni di Italiani possa fare il paio con il simpatico umorista Maurizio Sacconi: le ragazze imparino fin da subito che l'unico attributo sul quale puntare è l'aspetto fisico, i ragazzi memorizzino che le donne vanno "usate" senza parsimonia e con una saccente arroganza... ripenso con grande nostalgia alle lezioni di vita delle donne che hanno fatto parte della mia formazione umana e morale: le mie nonne.
None Mabile, alla quale ho dedicato il post che precede questo, e nono Gjudite, che voglio omaggiare con questo ricordo.
La nonna condivideva con noi il ricordo del marito che aveva amato senza condizioni. Nulla importava ai fini del suo sentimento che non fosse benestante, che non le avesse garantito una vita agiata e nemmeno che fosse un pprovocatore che facilmente si cacciava nei guai (come mi piace quando mi dicono che lo assomiglio!). Lei lo aveva amato. Aveva amato solo lui.
Era rimasta vedova a soli 60 anni e, ci diceva, aveva avuto "occasioni" con altri paesani che si erano proposti come rimpiazzo o forse solo come consolatori di un momento.
Ma no! - diceva lei, vecchietta ottantenne seduta davanti a noi nei suoi ampi abiti scuri che celavano ogni forma e non lasciavano trapelare che anche lei fosse dotata di femminilità - non ero per nessuno. Ma se torna il mio Pierin... eccomi. Sono sempre pronta.
Sono felice di avere avuto questi esempi.
Quanto alla "signorina" deNicolò... io credo di essere una donna niente più che normale. Forse qualcosa di meno.
Però il mio prezzo è più alto del suo.
Io VALGO l'amore. Lei qualche euro (che importa se tanti o pochi se si tratta di vendere me stessa), un monile a forma di farfalla e il disgusto di avere adosso le mani di un vecchio libidinoso, lascivo e schifoso.
Povera Terry.
Magari lei mi annovererebbe fra "le racchie che fanno schifo", ma io sicuramente conto lei fra le poverette che fanno pena...

giovedì 1 settembre 2011

Mabel: la fatica di crescere

Quanto tempo senza scrivere nè fare almeno una comparsa qua e là per "incontrare" i tanti amici di questo mondo...
Certo è un periodaccio per il lavoro e io mi lascio cullare da una sorta di apatia post-ufficio... ma basta come giustificazione?
Eppure qualcosa da dire ce l'ho di certo. Cose belle e cose tristi. La vita che scorre e presenta salite e discese, strette nelle quali rallentare, piazze assolate dove fermarsi e direzioni che volentieri si eviterebbero.
Dai!!! Bando alle ciancie.
Riprendo con una delle mie pseudo-favole.
E' dedicata alla mia nonna della quale domenica 7 agosto, nella piazza del nostro paese di origine, è stata fatta memoria con l'assegnazione di una targa commemorativa per la persona che era e per i gesti, che ben si possono definire "eroici", che compì durante la Grande Guerra.
In Carnia sono state insignite di Medaglia d'Oro le "Portatrici Carniche". Loro rifornivano le bande di Partigiani resistenti di viveri ma anche di bombe e munizioni.
Mia nonna scendeva ogni giorno a valle a prendere il pane per tutto il paese... ma questo non è stato valutato degno di essere insignito di alcunchè.
La gente però sa, nel proprio cuore, che mia nonna avrebbe meritato un riconoscimento forse più delle Portatrici. E io ringrazio di cuore il mio Paese di non volerla dimenticare.
Ecco, intanto, il mio piccolissimo tributo...

Mabel era arrabbiata!
A dirla proprio tutta, era parecchio tempo che Mabel era arrabbiata.
”Colpa dell’età” – la giustificava la nonna quando vedeva che la mamma si innervosiva davanti a quel perenne muso lungo.
“Colpa vostra!” – pensava dentro di sé Mabel, incupendosi ancora di più nel sentirsi così incompresa e convincendosi che la sua famiglia era inadeguata. “Se solo non fossi nata in questo minuscolo paese di montagna” – rimuginava accarezzando distrattamente il morbido pelo del suo cane – “Qui non ci sono prospettive. Io ho bisogno di spazio, di libertà, di stimoli interessanti. Cosa ci faccio prigioniera di questa famiglia nella quale mi sembra che nessuno abbia grandi ambizioni? Come posso emergere nella vita se non riesco nemmeno a farmi notare in questo gruppo di sorelle e cugine tutte troppo somiglianti?”
Mabel alzò per un attimo gli occhi dal libro sul quale li teneva incollati per sottolineare quanto le fossero indifferenti le chiacchiere dei familiari. E in quell’attimo il suo sguardo si incontrò con quello limpido come una cascata d’acqua degli occhi azzurri della nonna.
“Ma guarda questa – pensò Mabel chiudendo stizzita il libro e avviandosi verso la porta per uscire – ha sempre gli occhi che le sorridono anche se ha avuto una vita ben poco allegra. Io proprio non la capisco…”
In effetti la nonna aveva avuto una vita in salita, come quasi tutte le donne del suo tempo nei paesini dei nostri monti.
Un’infanzia fatta di giochi vicino al focolare che presto si doveva abbandonare per dare una mano in casa.
Poca scuola, giusto il necessario per saper fare la propria firma e qualche conto elementare e molto presto un matrimonio che i tempi e le tradizioni volevano il più prolifico possibile. E lei era stata all’altezza delle aspettative: 13 figli.
La famiglia di suo marito era piuttosto benestante ma lei era uscita dalla casa del suocero portandosi appresso solo gli abiti che indossava, i suoi bambini e la sua ottimistica tenacia.
“Ma nonna – le dicevano talvolta anche le sorelle di Mabel – non hai un po’ d’astio per quelli che ti hanno mandata via con le mani vuote?”
E lei diceva che no, non aveva invidie o rancori… tanto siamo destinati a lasciare tutto ciò che abbiamo…
Nei suoi ricordi e nei suoi racconti non menzionava mai momenti di divertimento, anche se non palesava che questo fosse per lei motivo di rammarico.
Intanto i figli diventavano grandi e forse le preoccupazioni superavano le soddisfazioni che le davano. Ma anche su questo non aveva mai espresso rincrescimento o rimpianti.
E adesso che Mabel cresceva, la nonna rivelava uno sguardo di particolare affetto per lei e la metteva quasi in crisi.
In realtà, fin da piccola Mabel rimaneva quasi stupita davanti a certi gesti di questa nonna così frizzante e gioiosa.
Le scorta di caramelle che aveva sempre per i nipoti (perfino per Rufi, il cagnolino di Mabel, che aveva imparato ad infilare il musetto nella tasca del grembiule per cercarle), la pazienza con la quale tacitava le piccole liti che scoppiavano fra cugini, l’entusiasmo con il quale intonava inni religiosi infondendo tutto il suo amore per il Creatore nel canto, la foga con la quale “obbligava” le giovani nipoti a ballare il valzer con lei, la tenerezza con la quale recitava il suo strampalato “Agneli Dei” la sera prima di dormire.
Mabel aveva un ricordo incancellabile nel cuore… che la faceva sorridere nonostante si fosse impuntata ad atteggiarsi ad adolescente tormentata ed infelice. Il ricordo di se stessa piccola che aspettava che nel cielo passasse un aeroplano per urlare “Aeroplano! Buttami giù un triciclo”. Un giorno, la sua sorella maggiore l’aveva mandata a “controllare” l’arrivo della corriera dal paese di fondovalle. E così aveva visto che, seduta nel posto di fianco all’autista, c’era sua nonna con un triciclo nuovo fiammante fra le braccia. Che batticuore mentre correva dietro alla corriera fino alla piazza…
“Uff… – scosse il capo con fastidio Mabel – mi sto rammollendo.
Mabel non ne era consapevole ma, davvero (come aveva detto la nonna), la colpa delle sue inquietudini era solo dell’età.
Mabel non immaginava neppure che la sua famiglia, quella che talvolta guardava di sottecchi sbuffando, avrebbe avuto il merito della donna che sarebbe diventata.
Lei ancora non lo sapeva, ma nel suo futuro, avrebbe ripensato spesso alla sua nonna Amabile. E sarebbe stata orgogliosa di lei.

STAIT ATÊNZ…

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Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
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Già! ... anche...

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Ma certo che NO!!!