Mi sono raccontata una specie di favola...
Scodacjut stava ancora ridacchiando sotto i baffi per essere riuscito (qualcuno ne dubitava?) a impietosire il padrone in barba alle regole che sancivano che si mangiava solo la mattina e la sera.
"Ora mi faccio una bella dormitina digestiva - si disse fra sè e sè - che mi sento stranamente languido. Anzi, vado proprio a cercare la mamma che ho voglia di coccole".
Così salì in camera, ma la mamma non c'era e lui, con quella strana sonnolenza, ci rimase ugualmente.
Gli sembrò di essersi assopito e di star sognando delle cose che aveva già vissuto.
Era in una casa diversa dalla sua. Con lui c'erano altri 3 micetti bianchi e una micia più grande che intuì fosse la sua mamma. Alcuni umani (sapeva bene che quei "cosi" alti erano umani... mica era uno sprovveduto!) si affacciavano di tanto in tanto alla loro stanza e mettevano in terra qualcosa per la mamma, ma non si occupavano di loro 4 piccoli.
Un pomeriggio arrivarono 4 umani in visita e lui si sentì prendere ma, anche se non gli era mai capitato, non si spaventò perchè qualcuno cominciò a dargli bacetti sul musetto. Quando capì che non lo riportavano dove l'avevano preso, era passato già parecchio tempo e lui cominciò a piangere, anche perchè era diventato tutto buio e lui era rimasto proprio solo. Allora la persona che lo aveva preso prima se lo riportò vicino e poi arrivò anche un umano un po' più piccolo che rimase a fargli compagnia finchè il buio se ne andò. A lui mancava la mamma, ma gli pareva che quella donna ne avesse preso il posto e ben volentieri lasciò che lei si occupasse di lui. Certo erano persone strane! Se lo portavano sempre appresso. Qualche volta solo nel prato davanti casa, altre invece in un posto più lontano dove c'erano anche altri umani che gli facevano carezze.
Poi lo mettevano vicino ai fiori e lo guardavano tutti... Mah!
Un giorno la mamma lo prese in mano e lo alzò così che riuscì a vedere, che un po' lontano, c'era un arco tutto colorato che nasceva dai prati e si nascondeva dietro le montagne...
Un arco come quello che vedeva ora. Anzi, adesso sembrava ancora più vero.
Attorno all'arco c'erano tanti animali e Momore scoprì che dalle loro bocche usciva come una melodia strana... una cosa che lui non aveva mai percepito e capì che, all'improvviso, lui sentiva.
Non solo. Riusciva anche a comprendere cosa dicevano e, quando sentì la parola "Licia" seppe che parlavano della sua mamma.
Un animale un po' diverso da lui e dai suoi simili si staccò dal gruppo e gli rivolse la parola:
"Ciao, sono Rufi. Non avere paura. Siamo tutti amici e alcuni conoscono la tua Licia. Io, in particolare, sono stato il suo cane quando andava ancora a scuola ed era una ragazza giovane".
Momore era stupefatto ma, ad essere sinceri, anche molto curioso.
Così cominciò a farsi raccontare da Rufi come fosse la sua mamma da ragazza. Scoprì così che lei confidava a Rufi tutti i suoi pensieri e gli dava il tormento raccontandogli di un certo Silvano. Momore, ridacchiando, gli disse che lo aveva sposato e Rufi ne fu molto felice: "Molto bene... almeno so che tutti gli appostamenti che facevamo hanno dato un risultato!"
Una gatta, che lo guardava con gli occhi un po' storti come Jodie, si vantò di essere stata la prima micia di Licia. "Le rubacchiavo i bocconi nel piatto standole sulla spalla" disse e lei rideva.
Intanto si avvicinò un micetto bianco e nero che disse di chiamarsi Terry e gli raccontò la sua avventura con Licia e di come lei lo avesse trovato fra i sassi di una casa caduta per colpa del terremoto e avesse tentato di farlo crescere... ma lui stava troppo male.
Si fece avanti anche Curut, un gattino tutto nero e con una sorta di cerchio bianco disegnato sul piccolo mento, e Scodacjut si ricordò di averlo conosciuto. Curut raccontò che a lui era capitato di poter rimanere solo pochi giorni con Licia, ma che in quei giorni lei lo aveva curato, coccolato e accudito... Anzi, lui e Terry facevano ridere tutti raccontando dei massaggi sul pancino che Licia faceva loro e delle puzzette che loro le "regalavano".
Anche Gabri venne a salutarlo e gli chiese notizie dei suoi fratellini, Lele e Michi, e pure di Martino. Ora lui era con la sua mamma e si occupavano anche dei 2 fratellini di Jodie che erano passati di là.
Poi Scodacjut gioì nel riconoscere in un gattone rosso che si agitava per richiamare la sua attenzione il suo amico Bandiera. Di tutti i gatti che erano passati per casa, Bandiera era quello con cui aveva legato di più, perchè era un micio molto educato e quando era sparito era davvero dispiaciuto a tutti.
E ancora altri cani e gatti e perfino un ghiro e due pesci rossi gli parlarono della sua mamma... e lui sentì forte una gran nostalgia di lei.
Ma i suoi nuovi amici (o fratellini? Dopotutto avevano la stessa mamma!) gli dissero che adesso lui doveva seguirli e che insieme avrebbero attraversato il ponte e che di là sarebbero stati sempre insieme e sarebbero stati molto bene. Gli dissero che dall'altra parte c'erano ancora altri amici della sua mamma. E amici degli amici della sua mamma. E che tutti volevano conoscerlo e stare con lui a raccontarsi delle proprie esperienze.
"Ma - disse Momore - la mia mamma mi starà cercando..."
"Stai tranquillo - gli dissero tutti - lei sa dove sei. E anche se anche lei ha tanta nostalgia di te, come ce l'aveva di noi, sa che stai bene. Fai finta di essere al camposcuola. Ti ricordi, vero, quando la mamma ti ha portato al camposcuola? Anche lì tu eri un po' spaesato, ma presto ti sei ambientato e, alla fine, il tempo è passato più in fretta di quanto pensavi..."
"Ma io voglio vederla - disse Momore - e sentire il suo profumo e lasciarmi coccolare."
"Un giorno accadrà - le disse Rufi con un sorriso dolce e sereno - prima o poi la mamma arriverà.. Perciò ti abbiamo cercato. Perchè così le correremo incontro tutti insieme. E allora le faremo vedere quanto bene le abbiamo voluto e lei potrà di nuovo stringerci e baciarci come faceva quando stavamo con lei..."
E stringendosi l'un l'altro nella certezza di appartenere alla stessa "famiglia" tutti i miei amici saltarono, con Momore, sul ponte dell'arcobaleno...
Scodacjut stava ancora ridacchiando sotto i baffi per essere riuscito (qualcuno ne dubitava?) a impietosire il padrone in barba alle regole che sancivano che si mangiava solo la mattina e la sera.
"Ora mi faccio una bella dormitina digestiva - si disse fra sè e sè - che mi sento stranamente languido. Anzi, vado proprio a cercare la mamma che ho voglia di coccole".
Così salì in camera, ma la mamma non c'era e lui, con quella strana sonnolenza, ci rimase ugualmente.
Gli sembrò di essersi assopito e di star sognando delle cose che aveva già vissuto.
Era in una casa diversa dalla sua. Con lui c'erano altri 3 micetti bianchi e una micia più grande che intuì fosse la sua mamma. Alcuni umani (sapeva bene che quei "cosi" alti erano umani... mica era uno sprovveduto!) si affacciavano di tanto in tanto alla loro stanza e mettevano in terra qualcosa per la mamma, ma non si occupavano di loro 4 piccoli.
Un pomeriggio arrivarono 4 umani in visita e lui si sentì prendere ma, anche se non gli era mai capitato, non si spaventò perchè qualcuno cominciò a dargli bacetti sul musetto. Quando capì che non lo riportavano dove l'avevano preso, era passato già parecchio tempo e lui cominciò a piangere, anche perchè era diventato tutto buio e lui era rimasto proprio solo. Allora la persona che lo aveva preso prima se lo riportò vicino e poi arrivò anche un umano un po' più piccolo che rimase a fargli compagnia finchè il buio se ne andò. A lui mancava la mamma, ma gli pareva che quella donna ne avesse preso il posto e ben volentieri lasciò che lei si occupasse di lui. Certo erano persone strane! Se lo portavano sempre appresso. Qualche volta solo nel prato davanti casa, altre invece in un posto più lontano dove c'erano anche altri umani che gli facevano carezze.
Poi lo mettevano vicino ai fiori e lo guardavano tutti... Mah!
Un giorno la mamma lo prese in mano e lo alzò così che riuscì a vedere, che un po' lontano, c'era un arco tutto colorato che nasceva dai prati e si nascondeva dietro le montagne...
Un arco come quello che vedeva ora. Anzi, adesso sembrava ancora più vero.
Attorno all'arco c'erano tanti animali e Momore scoprì che dalle loro bocche usciva come una melodia strana... una cosa che lui non aveva mai percepito e capì che, all'improvviso, lui sentiva.
Non solo. Riusciva anche a comprendere cosa dicevano e, quando sentì la parola "Licia" seppe che parlavano della sua mamma.
Un animale un po' diverso da lui e dai suoi simili si staccò dal gruppo e gli rivolse la parola:
"Ciao, sono Rufi. Non avere paura. Siamo tutti amici e alcuni conoscono la tua Licia. Io, in particolare, sono stato il suo cane quando andava ancora a scuola ed era una ragazza giovane".
Momore era stupefatto ma, ad essere sinceri, anche molto curioso.
Così cominciò a farsi raccontare da Rufi come fosse la sua mamma da ragazza. Scoprì così che lei confidava a Rufi tutti i suoi pensieri e gli dava il tormento raccontandogli di un certo Silvano. Momore, ridacchiando, gli disse che lo aveva sposato e Rufi ne fu molto felice: "Molto bene... almeno so che tutti gli appostamenti che facevamo hanno dato un risultato!"
Una gatta, che lo guardava con gli occhi un po' storti come Jodie, si vantò di essere stata la prima micia di Licia. "Le rubacchiavo i bocconi nel piatto standole sulla spalla" disse e lei rideva.
Intanto si avvicinò un micetto bianco e nero che disse di chiamarsi Terry e gli raccontò la sua avventura con Licia e di come lei lo avesse trovato fra i sassi di una casa caduta per colpa del terremoto e avesse tentato di farlo crescere... ma lui stava troppo male.
Si fece avanti anche Curut, un gattino tutto nero e con una sorta di cerchio bianco disegnato sul piccolo mento, e Scodacjut si ricordò di averlo conosciuto. Curut raccontò che a lui era capitato di poter rimanere solo pochi giorni con Licia, ma che in quei giorni lei lo aveva curato, coccolato e accudito... Anzi, lui e Terry facevano ridere tutti raccontando dei massaggi sul pancino che Licia faceva loro e delle puzzette che loro le "regalavano".
Anche Gabri venne a salutarlo e gli chiese notizie dei suoi fratellini, Lele e Michi, e pure di Martino. Ora lui era con la sua mamma e si occupavano anche dei 2 fratellini di Jodie che erano passati di là.
Poi Scodacjut gioì nel riconoscere in un gattone rosso che si agitava per richiamare la sua attenzione il suo amico Bandiera. Di tutti i gatti che erano passati per casa, Bandiera era quello con cui aveva legato di più, perchè era un micio molto educato e quando era sparito era davvero dispiaciuto a tutti.
E ancora altri cani e gatti e perfino un ghiro e due pesci rossi gli parlarono della sua mamma... e lui sentì forte una gran nostalgia di lei.
Ma i suoi nuovi amici (o fratellini? Dopotutto avevano la stessa mamma!) gli dissero che adesso lui doveva seguirli e che insieme avrebbero attraversato il ponte e che di là sarebbero stati sempre insieme e sarebbero stati molto bene. Gli dissero che dall'altra parte c'erano ancora altri amici della sua mamma. E amici degli amici della sua mamma. E che tutti volevano conoscerlo e stare con lui a raccontarsi delle proprie esperienze.
"Ma - disse Momore - la mia mamma mi starà cercando..."
"Stai tranquillo - gli dissero tutti - lei sa dove sei. E anche se anche lei ha tanta nostalgia di te, come ce l'aveva di noi, sa che stai bene. Fai finta di essere al camposcuola. Ti ricordi, vero, quando la mamma ti ha portato al camposcuola? Anche lì tu eri un po' spaesato, ma presto ti sei ambientato e, alla fine, il tempo è passato più in fretta di quanto pensavi..."
"Ma io voglio vederla - disse Momore - e sentire il suo profumo e lasciarmi coccolare."
"Un giorno accadrà - le disse Rufi con un sorriso dolce e sereno - prima o poi la mamma arriverà.. Perciò ti abbiamo cercato. Perchè così le correremo incontro tutti insieme. E allora le faremo vedere quanto bene le abbiamo voluto e lei potrà di nuovo stringerci e baciarci come faceva quando stavamo con lei..."
E stringendosi l'un l'altro nella certezza di appartenere alla stessa "famiglia" tutti i miei amici saltarono, con Momore, sul ponte dell'arcobaleno...