Catturata dalla rete di facebook, ho "osato" esprimermi in merito all'ultima vigliaccata di Grillo e Mara (che pure mi conosce anche fuori da quella piazza) mi ha dato della "telecomandata".
Dopo la prima reazione fatta di grasse risate ma anche di voglia di dare una risposta che certamente non ci avrebbe rese "amiche" migliori... avevo deciso di lasciar perdere.
Stamattina, però, ho letto su "La Repubblica" la lettera di un ragazzo di 27 anni che parlava, con cognizione di causa, della vergognosa re-interpretazione delle parole di Primo Levi e mi sono detta che non potevo non dire la mia, su Grillo e sui suoi difensori... e su di me.
Leggevo il blog di Grillo ancor prima che Casaleggio lo indottrinasse e talvolta trovavo le sue idee condivisibili. Appena, però, si osava manifestare anche solo un accenno di dissenso in un commento, si veniva cancellati. Ed è successo anche a me! Dato che non mi piace chi mi limita nella mia libertà, sia esso un telecomando (cara Mara) o un sito o un blog, ho smesso di frequentarlo e ancora, viste le ultime perle di saggezza propinate, ne sono felice.
In merito alla Shoah e a Levi, mi piacerebbe sapere se i seguaci del comico sanno che appena pochi giorni prima del post farneticante - l'11 per essere precisi - ricorreva l'anniversario della morte di Primo Levi...
Mi piacerebbe sapere se hanno letto "Se questo è un uomo" e che effetto gli ha fatto...
Mi piacerebbe sapere se erano a conoscenza che proprio il giorno del post la Comunità Ebraica festeggiava la Pesach...
Tornando alla lettera su Repubblica, l'autore si chiama Pietro Geymonat... vi dice qualcosa?
E' il nipote del filosofo Ludovico Geymonat, finito in campo di concentramento ad Auschwitz per non aver voluto iscriversi al partito di cui grillo (minuscolo, sì!) è un indegno erede ed evidentemente ha studiato la storia sui libri e sul numero indelebile impresso sul braccio del nonno.
Ai seguaci del mentecatto non ho niente da dire.
A Pietro e alla Comunità Ebraica vorrei rivolgere le mie scuse!
Dopo la prima reazione fatta di grasse risate ma anche di voglia di dare una risposta che certamente non ci avrebbe rese "amiche" migliori... avevo deciso di lasciar perdere.
Stamattina, però, ho letto su "La Repubblica" la lettera di un ragazzo di 27 anni che parlava, con cognizione di causa, della vergognosa re-interpretazione delle parole di Primo Levi e mi sono detta che non potevo non dire la mia, su Grillo e sui suoi difensori... e su di me.
Leggevo il blog di Grillo ancor prima che Casaleggio lo indottrinasse e talvolta trovavo le sue idee condivisibili. Appena, però, si osava manifestare anche solo un accenno di dissenso in un commento, si veniva cancellati. Ed è successo anche a me! Dato che non mi piace chi mi limita nella mia libertà, sia esso un telecomando (cara Mara) o un sito o un blog, ho smesso di frequentarlo e ancora, viste le ultime perle di saggezza propinate, ne sono felice.
In merito alla Shoah e a Levi, mi piacerebbe sapere se i seguaci del comico sanno che appena pochi giorni prima del post farneticante - l'11 per essere precisi - ricorreva l'anniversario della morte di Primo Levi...
Mi piacerebbe sapere se hanno letto "Se questo è un uomo" e che effetto gli ha fatto...
Mi piacerebbe sapere se erano a conoscenza che proprio il giorno del post la Comunità Ebraica festeggiava la Pesach...
Tornando alla lettera su Repubblica, l'autore si chiama Pietro Geymonat... vi dice qualcosa?
E' il nipote del filosofo Ludovico Geymonat, finito in campo di concentramento ad Auschwitz per non aver voluto iscriversi al partito di cui grillo (minuscolo, sì!) è un indegno erede ed evidentemente ha studiato la storia sui libri e sul numero indelebile impresso sul braccio del nonno.
Ai seguaci del mentecatto non ho niente da dire.
A Pietro e alla Comunità Ebraica vorrei rivolgere le mie scuse!