Un’immagine che traggo da un'intuizione di Bernardo di Chartres, che già nel 1100 aveva reso con un’efficacissima metafora: siamo «nani che camminano sulle spalle di giganti», è ciò che orienta i miei pensieri oggi.
Un'intuizione costantemente ripresa e rielaborata che, per esempio, fa ribadire a Paul Ricoeur l’importanza di «lavorare la memoria per aprire un futuro al passato... Gli uomini del passato hanno avuto anch’essi dei progetti, cioè avevano un futuro che fa parte del nostro passato».
Era di domenica il 29 aprile del 1906. Centotre anni fa.
Ed era una giornata molto piovosa, tanto che, a Tolmezzo, la programmata “Festa degli alberi” dovette essere rimandata “causa il pessimo tempo”...
Quello stesso giorno, a Villa Santina, in Carnia, una trentina di persone si erano date appuntamento con il notaio Marioni per costituire formalmente una Cooperativa che aveva lo scopo di introdurre una nuova cultura dell'alimentazione e del commercio, in senso generale.
Una notizia che certamente non arrivò ai quotidiani nazionali, al contrario della notizia relativa alla partita-spareggio Juventus-Milan valevole per l'accesso alla finale della "Coppa Lombardia", partita che termina 0-0 e dev'essere rigiocata in altra data.
Un avvenimento che nessuno immortalò con servizi fotografici "in posa", chè i protagonisti erano persone del fare più che dell'apparire;.
Una Società che non aveva altro “capitale” che gli ideali che la ispirarono.
Un’utopia che assunse linfa dalla fede e dalla caparbietà dei suoi padri e che è arrivata fino a noi mantenuta salda dalla profondità delle proprie radici e, per continuare con la metafora “arborea”, ben decisa ad espandere i propri rami e a produrre i suoi propri frutti.
Sarò una sognatrice... ma io mi sento di dover molto a questi "pionieri" e avverto come obbligo morale inanzittutto conoscere i loro ideali e poi, nelle mie possibilità, farli vivere ancora. Soprattutto nell'ambito lavorativo. Nella loro Cooperativa, che è anche la mia.
Ecco i "giganti" della metafora iniziale.
Un'immagine che si vela di grande tristezza al pensiero di un presente in mano a nani, ballerine e illusionisti.
P.S.: sottolineando che il presente post vorrebbe (o avrebbe voluto) essere una dedica alla Cooperativa per la quale lavoro e per il suo 103° anniversario, non potevo non confrontare i tempi e gli uomini di allora e di oggi. Inevitabile il rimando che tutti hanno colto a chi impersona la totale assenza di valori che imperversa al presente. Andate a leggere qui? Altro che tristezza! E' vergogna il sentimento che dovremmo provare...
Un'intuizione costantemente ripresa e rielaborata che, per esempio, fa ribadire a Paul Ricoeur l’importanza di «lavorare la memoria per aprire un futuro al passato... Gli uomini del passato hanno avuto anch’essi dei progetti, cioè avevano un futuro che fa parte del nostro passato».
Era di domenica il 29 aprile del 1906. Centotre anni fa.
Ed era una giornata molto piovosa, tanto che, a Tolmezzo, la programmata “Festa degli alberi” dovette essere rimandata “causa il pessimo tempo”...
Quello stesso giorno, a Villa Santina, in Carnia, una trentina di persone si erano date appuntamento con il notaio Marioni per costituire formalmente una Cooperativa che aveva lo scopo di introdurre una nuova cultura dell'alimentazione e del commercio, in senso generale.
Una notizia che certamente non arrivò ai quotidiani nazionali, al contrario della notizia relativa alla partita-spareggio Juventus-Milan valevole per l'accesso alla finale della "Coppa Lombardia", partita che termina 0-0 e dev'essere rigiocata in altra data.
Un avvenimento che nessuno immortalò con servizi fotografici "in posa", chè i protagonisti erano persone del fare più che dell'apparire;.
Una Società che non aveva altro “capitale” che gli ideali che la ispirarono.
Un’utopia che assunse linfa dalla fede e dalla caparbietà dei suoi padri e che è arrivata fino a noi mantenuta salda dalla profondità delle proprie radici e, per continuare con la metafora “arborea”, ben decisa ad espandere i propri rami e a produrre i suoi propri frutti.
Sarò una sognatrice... ma io mi sento di dover molto a questi "pionieri" e avverto come obbligo morale inanzittutto conoscere i loro ideali e poi, nelle mie possibilità, farli vivere ancora. Soprattutto nell'ambito lavorativo. Nella loro Cooperativa, che è anche la mia.
Ecco i "giganti" della metafora iniziale.
Un'immagine che si vela di grande tristezza al pensiero di un presente in mano a nani, ballerine e illusionisti.
P.S.: sottolineando che il presente post vorrebbe (o avrebbe voluto) essere una dedica alla Cooperativa per la quale lavoro e per il suo 103° anniversario, non potevo non confrontare i tempi e gli uomini di allora e di oggi. Inevitabile il rimando che tutti hanno colto a chi impersona la totale assenza di valori che imperversa al presente. Andate a leggere qui? Altro che tristezza! E' vergogna il sentimento che dovremmo provare...