giovedì 29 gennaio 2009

Di terre promesse e speranze tradite

La guerra dei "poveri"...
Nella tarda primavera del 1944, i partigiani, dopo aver distrutto tutti i ponti di accesso all’alta Carnia da Tolmezzo, costituirono ad Ampezzo un Governo Libero, riconosciuto dagli Alleati e formato da tutte le forze politiche.
Ai primi di ottobre del 1944 i tedeschi, con un’azione punitiva, occuparono tutta la zona libera e ci misero le truppe cosacche.
L'antefatto...

Nell'agosto del 1941, nella regione di Mogilev, un reggimento di fucilieri dell'Armata Rossa, si arrende integralmente ai tedeschi persuaso dal proprio comandante.
Nonostante le direttive hitleriane che vietavano l'arruolamento di militari sovietici che, in quanto slavi, erano considerati esseri inferiori, il generale tedesco responsabile del settore di Mogilev, alle prese con il problema endemico delle bande partigiane che rendevano precarie retrovie e linee di comunicazione, ha un'intuizione. Autorizza il maggiore Kononov a formare un reggimento cosacco in funzione della lotta antipartigiana.
Questo avvenimento segna ufficialmente la nascita delle unità cosacche nell'esercito tedesco.
La promessa...
I tedeschi avevano previsto di creare una patria cosacca, una Stan, proprio in Carnia, che in tedesco era anche definita Kosakenland. In Carnia era stata istituita anche la scuola per allievi ufficiali, chiamati junker come ai tempi dello Zar.
Lì si erano portati al solito tutta la loro comunità, con tanto di folklore iconografico (bande musicali, poi mucche e cammelli al seguito) e di eccentrici aristocratici ed aristocratiche emigrées (un totale, secondo le fonti britanniche, di 24.000 unità inclusi donne e bambini).
La vita quotidiana...
Cosacchi e carnici non avevano nessun interesse ad attuare alcuna integrazione.
I primi ritenevano che quella terra fosse giustamente loro assegnata e che, quindi, fosse loro diritto prendersi tutto quello che trovavano di preesistente... comprese le vite delle persone.
I secondi erano nati e radicati su questa terra. La sentivano loro e se ne sentivano parte.
Condividevano sicuramente i pidocchi e la fame. Forse anche la paura...
Ciononostante, in alcuni casi, le umanità degli uni e degli altri dettero origine a rapporti di scambio, di solidarietà e di affetto.


Il tradimento...
I britannici e gli americani avevano raggiunto in data 11 febbraio 1945 un accordo con Stalin, che prevedeva la consegna all'Unione Sovietica di tutti i prigionieri sovietici che avevano combattuto con l'esercito tedesco pur prevedendo la sorte di questi ultimi, accordo che i britannici tendevano a rispettare implacabilmente.
Dopo circa venti giorni di incertezza, inganni e trattative, i Cosacchi vengono inquadrati e consegnati in massa ai sovietici, compresi i civili, cioè donne e bambini. Scene di disperazione si moltiplicavano, con molti atti disperati di suicidio.
In totale, vengono consegnati all'Armata Rossa oltre 50.000 Cosacchi, di cui 2.000 ufficiali. La vendetta staliniana sarà terrificante, ancora più dura che con altri sovietici rimpatriati allo stesso modo. Molti dei cosacchi "carnici" non oltrepassarono il Passo di Monte Croce Carnico ma perirono in un agguato teso proprio a sterminarli.
Anche questa popolazione è stata vittima della barbarie assoluta che è la guerra... anche queste persone meritano il nostro ricordo...

La mamma ci ha sempre raccontato di Vassilij e ne ricorda ancora (probabilmente non con esattezza, ma sicuramente con un misto di nostalgia e affetto) le canzoni tristi...

Nema lajka, nema kukuruza,
nema hleba, nema malakò.
...
Citiri malinko e il mush al front


martedì 27 gennaio 2009

Nart da Conte

"Nart da Conte, cu la cjamese onte,
cul ciapiel di pàe, viva la canaè"...
I bambini del paese si divertivano a canticchiare questa sciocca filastrocca al passaggio dell'uomo, o a sbeffeggiarlo con il soprannome di "Nape", aspettando la sua, scontata, reazione.... e infatti non rimanevano delusi.
Nart si infuriava e cominciava a minacciare i bambini riservando, nel contempo, fiato anche per sfogarsi con qualche bestemmione verso il cielo.
Più raramente capitava che qualche bimbo, al contrario, lo salutasse riservandogli perfino un sorriso: "Buinesere, Nart..." ma la sua reazione non era molto diversa: "Perchè non hai paura, tu?" urlava, facendo sobbalzare il piccolo al quale qualche adulto aveva suggerito di essere gentile con quel signore curioso che faceva la spola tra casa e osteria parlottando fra sè e sè...
In effetti, non erano molti gli adulti che perdevano tempo a spiegare ai bimbi come mai Nart si comportasse così...

Nart aveva nel suo passato esperienze alle quali non faceva mai riferimento, ricordi che non aveva voluto condividere con alcuno.
Lui era nato nel 1921...
Poco più che ventenne era stato catturato dalle S.S. mentre si trovava a Tolmezzo, il paesotto più grande della Carnia, a 6 km dal piccolo paesino di Fusea nel quale era nato e dove viveva.
Chissà se i suoi avevano avuto subito notizie di questo figlio uscito di casa al mattino e non rientrato?
Chissà se si erano rassegnati a non vederlo più?
Chissà come aveva accolto il ritorno del ragazzo e le condizioni fisiche nelle quali si trovava?
Di certo nulla era trapelato dalle mura della casa... e forse tutto quello che si raccontava lui avesse subito negli anni di assenza, era colorito di fantasie e supposizioni.
L'unica certezza era il luogo nel quale aveva trascorso il tempo infinito della sua invisibilità alla vita normale: Mauthausen...
Le scarne confidenze riguardavano il ricordo della liberazione e il viaggio di ritorno, a piedi, camminando di notte e nascondendosi sui rami degli alberi di giorno...
"Nart da Conte, cu la cjamese onte,
cul ciapiel di pàe, viva la canaè"...
Gli anni avevano visto crescere i bimbi che stuzzicavano Nart con questa filastrocca... e aveva visto Nart chiudersi ancora di più nel suo mondo.
Adesso lo si vedeva seduto sui gradini della casa della nipote che si occupava di lui.
"Cemùt stastu, Nart?"
"Ben jò... cui sestu? No vjot trop, ormai..."
Un giorno Nart, seduto sui soliti gradini, aveva tra le mani un pacchetto... Aspettava che passasse una bambina... Beh, oramai era una donna e aveva 2 figli ai quali insegnava che "Nart ha sofferto molto... dovete guardarlo con rispetto anche se compie gesti strani... e volergli bene per ricompensare il tanto male che ha ricevuto."
Quando l'automobile si fermò sul bordo della strada e la donna scese, Nart le porse il pacchetto: "Sono vecchio, ormai, e aspetto solo di morire... questo voglio che sia tuo perchè sono sicuro che lo leggerai"... il pacchetto conteneva un cofanetto con 4 libri "Il processo di Norimberga"...
"L'ho letto, Nart... e ti penso spesso... e proprio a te dedico questo ricordo nel Giorno della Memoria della Shoah".

domenica 25 gennaio 2009

Visite e chiacchiere...

Oggi è stata una bella giornata.
In realtà non è iniziata al massimo delle sue possibilità, visto che ho trascorso la mattinata a letto a coccolare l'emicrania.
Nel primo pomeriggio, però, sono passati a farci una visita a sorpresa quattro ragazzi che hanno fatto parte del nostro gruppo per la partecipazione alla GMG del 2005.

Inevitabilmente nei discorsi del pomeriggio trascorso insieme a raccontarci episodi, a ricordarne altri, a ridere su avventure e disavventure, si è arrivati alla frase fatidica: "Chi altri vedi del gruppo?".
La risposta, altrettanto inevitabilmente, non era delle più ottimistiche. Gli incontri si sono diradati e al presente ognuno si è ricalato nel proprio quotidiano e di ciò che abbiamo condiviso sono rimaste solo le foto e i ricordi sporadici.
Ovviamente non di tutto e non per tutti... e lo dimostra il fatto che due ragazzi si organizzino per passare a prendere due amici che altrimenti non possono spostarsi e siano arrivati fino a casa nostra. Lo dimostra il fatto che una telefonata abbia richiamato un altro ragazzo del nostro paese ad unirsi a noi e che avessimo argomenti da condividere pur se le nostre vite si spendono in modi molto diversi gli uni dagli altri.
Dall'alto della mia esperienza e saggezza (hi hi hi hi hi... in realtà per colpa della mia età) io ho fatto la saggia e ho espresso il mio pensiero:
Chi desidera incontrarsi e stare insieme trova il modo di farlo. Chi non sente la stessa motivazione ci proverà per qualche tempo e poi lascerà che il rapporto si intiepidisca. Non è sbagliato. Anzi, è un modo per fare una cernita... Pretendere che le cose non cambino è assurdo. Le cose e ancor più le persone cambiano continuamente. E' nell'ordine delle cose.
Insomma, proveremo ad organizzare una riunione di tutto il gruppo ma se non ci riuscirà non ci priveremo del piacere di incontrare chi vorrà e potrà esserci...
Grazie della visita, ragazzi... Ci si rivede in marzo!

martedì 20 gennaio 2009

A ciascuno la sua missione...


La parola "missione" mi martella la mente da parecchi giorni in modo più insistente del solito.
Il motivo che lo riporta così a galla è tutta la discussione sulla vita che in questi tempi occupa tanta parte sia a livello personale che negli spazi mass-mediatici.
Oggi, però, la declino in modi un po' diversi: la applico al ricordo del mio papà e di tutta la mia gente... la riconosco nei percorsi di vita di persone di ogni tempo che si sono spese per gli altri... la coniugo sull'uomo del giorno, Barack Obama, che si insedia quale 44° Presidente degli Stati Uniti d'America.
Non avrà una missione facile e la consapevolezza di rappresentare una sorta di sogno per tante persone, non la rende certo più leggera. La sua famiglia e la Fede che professa gli saranno di aiuto. Così come lo sosterrà certamente il pensiero di alcune persone che lo hanno preceduto.
Come Martin Luther King, di cui proprio oggi ricorre la "festa federale" commemorativa.
Anche King era un uomo di Fede... e, secondo me, si percepisce... ma è un'impressione assolutamente personale.
Del reverendo King si ricorda sempre il discorso (che evoca nella collocazione e nei toni il ben più celebre "discorso della Montagna" riportato dai Vangeli) sul "Sogno"...
Tuttavia oggi, pensando ad Obama, me ne sovviene un altro.
Parole che sottendono proprio alla "Missione":
Se non puoi essere un pino sul monte,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore piccola saggina
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere un'autostrada,
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita. (
M.L.King)

P.S. (non riesco a farne a meno):
Tanto per non farci mancare nulla, il solito statista ha dichiarato che non andrà alla cerimonia di insediamento "... io sono un protagonista e non una comparsa...".
A dire la verità è questioni di cerimoniale. Che non prevede la presenza di premier stranieri ma solo degli ambasciatori (ed eventualmente mogli degli stessi).
E, sicuramente, non prevede l'esibizione di nani, ballerine, saltimbanchi e buffoni...

domenica 18 gennaio 2009

Voglia di tenerezza...

... e anche di leggerezza. Chè ci pensa già la vita ad essere pesa.


giovedì 15 gennaio 2009

Che luna!

... e non parlo di malumori ma di occhi alzati al cielo... uno spettacolo che per il solo fatto di poter essere goduto provoca una preghiera di ringraziamento.

Se poi allo spettacolo della natura si aggiunge l'ambientazione nel mio paesino, la sagoma del campanile e di alcune case che si stagliano contro il cielo che imbrunisce e la ribellione della luce che non vuole cedere la cima del monte già conquistata per andare a dormire!

La mia Carnia è un posto meraviglioso per viverci.

Certo, ci sono alcuni aspetti che penalizzano i suoi abitanti, e talvolta dipendono proprio da una delle sue bellezze: la difficoltà del terreno.
Purtuttavia a volte non si può non pensare che questo luogo è una sorta di anticipo del Paradiso...

Ieri sera, vedere queste foto mi ha fatto tornare alla mente un episodio legato alla mia maestra...
Quand'ero bimba io, alla fine della seconda elementare si doveva sostenere un esame per essere ammessi alla terza. Questo era motivato dal fatto che nelle prime due classi si imparava il semplice leggere, scrivere e disegnare (ma Cicci ci metteva dentro anche canto che era una delle sue passioni...).
In terza, con l'introduzione del Sussidiario, ci si avvicinava a tutte le altre materie: storia, geografia, matematica, scienze.

Io ricordo ancora che all'esame ho disegnato due ciliegie... mi pare pure che mi fossero venute abbastanza "succose"... e ho dato prova del livello raggiunto nella "lettura" cimentandomi con un racconto arabo che si intitolava "La luna nel pozzo".
Eccolo.

Una sera una donna andò ad abbeverare l'asino al pozzo, col marito.
La luna si specchiava nell'acqua tonda tonda.
Ad un tratto una nuvola copri la luna che spari di colpo.
La moglie disse al marito, tutta stupita: "Guarda, l'asino s'è bevuta la luna".
Allora il marito cominciò a picchiare la povera bestia gridando: "Su, svelto, vomita la luna che ti sei bevuta".
Intanto la nuvola che copriva la luna se ne andò e questa tornò a specchiarsi nell'acqua.
E marito e moglie tornarono a casa contenti di aver fatto sputare la luna all'asino.


martedì 13 gennaio 2009

Una seconda mamma

Arrivavamo a scuola appena appena capaci di impugnare la matita.
Fino alle feste di Natale riempivamo pagine su pagine di grossi quaderni con le righe "di prima" di puntini, poi linee, poi lettere in stampatello maiuscolo, poi minuscolo e, infine, la grande conquista: la data e il proprio nome!
La data veniva scritta ogni mattina dalla maestra sulla lavagna e diventava l'ambita meta alla quale tutti tendavamo. Così come tutti aspiravamo alla calligrafia regolare ed elegante con la quale le parole venivano tracciate.
A contorno di queste conquiste, evidenziavamo ancora la necessità di essere accuditi da una mamma... e la maestra lo era.


Nasi da pulire, capelli da ricacciare al proprio posto in strette trecce, intuizione delle impellenze fisiologiche che eravamo troppo timorosi per osare esprimere, piedini bagnati e gelati d'inverno da accostare alla grande stufa a legna che campeggiava nell'angolo opposto rispetto alla lavagna... e non di rado ginocchia sbucciate da giochi da piccoli selvaggi durante la ricreazione.
A fine anno, poi, il traguardo speciale: un bimbo per ogni classe, senza possibilità di ripetizione così da permettere a più bimbi di goderne, riceveva pubblicamente un premio per i risultati che aveva ottenuto durante l'anno scolastico.
Per me è stato "La sirenetta e altri racconti"... in seconda elementare.
Ricordi di un tempo - ahimè - lontano... Gratitudine per gesti, parole e dedizione che ci hanno accarezzati e fatti crescere... Sorrisi per visi che si confondono ma non perdono consistenza... Affetto per persone che abitano ancora in noi... Omaggio a Cicci...

domenica 11 gennaio 2009

La strada del cuore passa anche per via del campo...

Bando alla diatriba sull'essere originali oppure spontanei.... anche se l'argomento di questo post risulterà condiviso con molti altri blog non riesco a formulare nessun altro pensiero al quale dare voce nel mio blog personale...
Parlerò anche io di Faber, nell'anniversario della sua scomparsa...
Fabrizio De Andrè è stato la colonna sonora dei miei anni adolescenziali. Con la mia compagna di sempre, Luciana, trascrivevamo le sue poesie musicali sui bordi delle pagine dei libri scolastici.
Una in particolare: Il pescatore...



Mi sono sempre interrogata, lo faccio ancora, sul significato profondo di questa canzone... Chi era il pescatore, sorridente, solitario ma non chiuso a chi gli chiedeva pane e vino... E quale rimpianto lascia, quale dolore provoca, quale sonno si impossessa di lui.
Non è del tutto fuori luogo vederne una trasposizione cristologica. Chi più e meglio di Lui, Gesù Cristo, versa il vino e spezza il pane per chi dice "ho sete, ho fame"?
Non so cosa De Andrè volesse raccontare. So cosa suscita in me e quali emozioni ancora mi regalino le parole di questa canzone e di tante altre sue composizioni... E' per altro vero che "Il pescatore" è del 1970. L'anno dell'uscita della raccolta intitolata "La buona novella"... Così come è vero che un paio di anno prima De Andrè aveva già dedicato una canzone all'uomo che "Si chiamava Gesù".

Proprio pochi minuti fa mio marito confermava che ancora ama ascoltare la musicassetta "Le nuvole" che gli ho regalato quando è stata pubblicata... Il supporto magnetico evidentemente fuori moda, le parole mai.
Questa è la grandezza di Fabrizio De Andrè. Trovare sempre la strada del cuore nei suoi ascoltatori!
Anche dopo 10 anni...

martedì 6 gennaio 2009

Quante solitudini!

Quando fu evidente che Antonietta era incinta, in casa provarono a interrogarla su chi fosse il "responsabile"... ma lei non rispondeva.
Antonietta era sempre stata una bambina molto silenziosa, tanto che alcuni si erano permessi di risolvere ogni domanda con il giudizio lapidario "A dirla proprio tutta, non sembra nemmeno molto sveglia"... sia per lei che per i suoi fratelli e le sue sorelle.
Del resto la povertà della famiglia faceva da evidente specchio alla miseria della società!
Perfino la maestra del paese, che forse avrebbe dovuto aiutare i bambini a tdotarsi degli strumenti minimi per ottenere il giusto riscatto, non trovava sbagliato mandare i piccoli nel bosco a raccogliere legna per lei durante l'orario scolastico.
Considerando, poi, che i bambini andavano a scuola a giorni alterni perchè non c'erano calzature per tutti, si può ben capire come mai molti dei fratelli non fossero nemmeno riusciti ad imparare a leggere e scrivere.
Ma eravano negli anni '30... per fare i boscaioli o le mogli la cultura non serviva proprio...

...

Adesso Antonietta di anni ne aveva 23. Eravamo nell'immediato dopoguerra. Primavera del 1948... che subito volse all'estate e fu seguita dall'autunno e il bambino stava per nascere senza che si sapesse chi era suo padre.
In dicembre, quando fu il tempo del parto, l'ostetrica del paese disse che, considerando che la famiglia non poteva permettersi di pagarla, poteva anche arrangiarsi da sola.
Così la zia Meme, ostetrica dei tempi passati, fece il nascere il bimbo...

"La mamma è di Fusea, ma la luna è di Cadunea!", sentenziò un'anziana del paese... e Meni, sposo di una sorella di Antonietta e mio papà, andò a Cadunea, a casa di un suo amico, a dirgli che Tonine aveva avuto un bambino.
Delio capì subito di esserne il padre... Senza bisogno di vederlo. Senza prove. E si assunse la responsabilità. Di Luigi e di Antonietta.
Di questo episodio il mio papà, che ci insegnava la vita nei gesti delle persone che ci vivevano accanto, ci ha sempre raccontato l'onestà di Barbe Delio... e la sua stima per lui che sconfinava in un affetto pienamente corrisposto.

Nella foto qui accanto (1967), li vediamo insieme in un momento di sosta dalla quotidianità della vita.
Sono certa che fosse una giornata davvero bella per loro... eppure Barbe Delio accenna appena un sorriso e il mio papà nemmeno quello. A ricordo di quanto dura fosse la vita...


Personalmente di Barbe Delio non ricordo baci o carezze... così come della gran parte delle persone che hanno abitato la mia infanzia. Ma ricordo con sicurezza l'amore. Fatto di sporadiche presenze e di poche smancerie. Era proprio un carnico! Ma ricordo che non c'era Pasqua che noi 4 sorelle non ricevessimo l'uovo di cioccolato... e sempre da lui!
Anche il loro modo di vivere il matrimonio era molto particolare. Se dovessi descriverli direi che erano due "selvatici" che cercavano di addomesticarsi l'un l'altro con tanto rispetto reciproco e un amore che aveva manifestazioni segretissime.
Spesso si appartavano in uno stavolo di loro proprietà e godevano del contatto con la natura nella quale si trovavano evidentemente a loro agio...
Nel dicembre del 1972, quanto Agne Tonine aveva 47 anni, al rientro dal lavoro settimanale fuori casa, Barbe Delio non la trovò in casa.
Oramai era sera e andò a cercarla solo l'indomani, perchè non era inusuale che lei dormisse allo stavolo.
Stavolta, però, Agne Tonine era rimasta lì perchè non era in grado di muoversi. Un'emorragia l'aveva talmente debilitata da ridurla in coma.
In ospedale si prodigarono... ma le sue vene non ricevevano più nemmeno le trasfusioni.
Tutti si preoccuparono di cercare Luigi, il figlio. Un ragazzo strano che talvolta spariva per mesi senza dare sue notizie e poi ricompariva. Anche in questa occasione andò così... e Luigi ricomparve la primavera successiva.
Quando salì sull'autobus che portava al suo paese, la bigliettaia gli disse: Ti abbiamo tanto cercato quando è morta tua madre... e così ebbe la notizia che non si era riusciti a dargli a tempo debito.
Luigi rimase un po' con il padre poi ripartì e Barbe Delio cominciò la sua vita in solitudine.
Si estraniò anche dalla vita della famiglia di origine di sua moglie... Non venne a nessun matrimonio e partecipò a pochi funerali.
Non uscì quasi più dal suo paesino, accettò di essere accudito dai suoi parenti diretti, conservò il rispetto e fu raggiunto dall'aiuto di tutti i compaesani... ma era solo!
Fino a questi recenti giorni di festa.
Luigi era venuto a trascorrere qualche giorni da lui, ma poi era rientrato in Germania, dove risiede con la famiglia.
Chissà quali pensieri hanno popolato i giorni di Barbe Delio.
Chissà quali ricordi ha rivissuto e quali visi ha rivisto...
Forse ha pensato che le persone che maggiormente amava erano già passate oltre... e ha deciso di ricongiungersi con loro.
Cosa rimane a noi?
I ricordi, certo! Ma anche la tristezza di non aver saputo riempire la sua solitudine...

domenica 4 gennaio 2009

Un gatto da biblioteca

Si dice che sia di buon auspicio salutare la nascita del nuovo anno facendo cose piacevoli che in forza di qualche congiunzione astrale o semplicemente obbedendo a qualche vecchio proverbio, sicuramente ripeteremo per tutti i 365 giorni della sua durata.
Scartata la tentazione di cominciare l'anno dormendo (è una delle cose che vorrei poter fare di più!), ho optato per la lettura.
Uno dei miei 2 colleghi catechisti mi aveva giusto regalato un libro per Natale, accompagnandolo con le parole: Appena l'ho visto ho pensato a te...!
Così l'ho letto in ogni ritaglio di tempo di questi primi 4 giorni del 2009... e l'ho chiuso sull'ultima parola da pochi minuti.
A dire il vero, l'ho chiuso piangendo... ma guardando la copertina del libro e intuendo l'argomento, mi darete senz'altro la vostra comprensione.

E' la storia vera di un gatto "speciale"... del quale potete trovare altre immagini e qualche notizia anche sul sito della Libreria di Spencer, Iowa, la sua "casa".

Il libro comincia con il ritrovamento del micetto da parte delle impiegate, appunto, della libreria e poi racconta le prodezze di Dewey Readmore Books...
Di più non posso dirvi, per non annullare la possibilità che vi venga voglia di regalarvelo e leggervelo...

Ma un passaggio mi ha trovata talmente concorde che me ne approprio e lo dedico ai miei 5 figlioletti pelosi: Momore, Martino, Miki e Lele, e il piccolo di casa Jodie... e a tutti i loro cuginetti che danno gioia alle vostre case e alle vostre giornate.
Con una dedica specialissima a una "gattofila" speciale che ho molto amato e che mai avrei immaginato di emulare: mia suocera.

Descrizione del lavoro di Dewey
1. Riduce lo stress di tutti gli umani che gli dedicano attenzione.
2. Accoglie all'ingresso tutte le mattine alle nove in punto i visitatori della biblioteca.
3. Controlla tutte le scatole in entrata per accertarsi che non presentino problemi per la sicurezza e che siano sufficientemente confortevoli.
4. Partecipa a tutti gli incontri della Stanza Rotonda nelle vesti di rappresentante ufficiale della biblioteca.
5. Garantisce pause di comicità allo staff e ai visitatori.
6. Si intrufola nelle borsette e nelle ventiquattrore mentre i visitatori stanno studiando o cercando materiale.
7. E' fonte di pubblicità gratuita, a livello nazionale e internazionale, per la biblioteca di Spencer.
8. Si impegna per ottenere lo status di gatto più schizzinoso del mondo, rifiutandosi di mangiare pappe che non siano delle marche più costose e prelibate.

I punti che, per ovvie ragioni, non posso condividere possono essere sostituiti dai seguenti:
9. Può rappresentare un ottimo argomento per avviare una conversazione con persone che non si conoscono bene.
10. E' stato causa e motivo dell'incontro con persone che sono molto felice di aver incontrato...

STAIT ATÊNZ…

Questo, come ogni altro blog, è tutelato dalla legge 675 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al nome, alla persona, all'immagine ed all'onore.
Quindi, se pensate di passare di qua per scrivere "spiritosaggini" a ruota libera, ve ne assumerete anche le eventuali conseguenze. Per parte mia, mi riterrò libera di intervenire se rileverò che si siano superati i limiti dettati dall'educazione e dal rispetto della dignità riconosciuta alle persone... TUTTE!
L'anonimato, evidentemente, non garantisce la copertura assoluta, poichè, eventualmente, la Polizia Postale può richiedere l'elenco degli IP che hanno effettuato l'ingresso al blog.
Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360° provenienti dal mondo dei blog!

Ma certo che NO!!!