Per certi versi il Regno pareva fuori controllo.
Certo tutto seguiva i soliti ritmi e la vita scorreva come un placido fiume la cui superficie conosceva ben poche increspature.
Ma, ad un occhio attento, non sfuggiva la mancanza di un vero punto di riferimento che servisse da collante della comunità e da punto d'equilibrio fra le diverse personalità esistenti.
Un grande Saggio che avesse la coraggiosa intelligenza di starsene fuori dalle quotidiane scaramucce e l'autorevolezza per imporsi all'occorrenza.
Nessuno lo diceva esplicitamente, anche perchè dirlo avrebbe significato riacutizzare un dolore che non si era mai affievolito e riaccendere la nostalgia per un tempo che non poteva essere più... ma Scodacjut aveva lasciato un vuoto incolmabile.
I quattro abitanti di MomoreLand continuarono per lunghi giorni a stare di vedetta alla finestra sperando che il loro Re potesse far ritorno a casa... ma così non fu.
Talvolta il passaggio di qualche viandante con la chioma candida faceva loro sobbalzare il cuore, ma poi dovevano rassegnarsi che quel bianco fosse solo un'illusione ottica o un piccolo scherzo del sole che amava trarre riflessi luminosi da ciò che i suoi raggi incontravano.
La notte, poi, quando gli umani ponevano delle barriere tra loro e l'esterno, essi si stringevano tutti alla mamma umana e talvolta incontravano Scodacjut nei sogni...
Un giorno avvenne qualcosa che sovvertì il tranquillo tran-tran... Una cosettina rotonda e morbida sgusciò fra i piedi degli umani e si avventò su di loro emettendo dei buffi suoni acuti.
I nostri 4 eroi non sapevano come comportarsi. Esplorarono il cosettino con i loro nasini e ne ebbero una buona impressione. Meno positiva fu l'intraprendenza con la quale il piccoletto (chè di un cucciolo della loro stessa razza si trattava) si accomodò nelle loro ceste e si servì dalle loro ciotole.
Gli umani, da parte loro, se lo passavano di braccio in braccio guadagnandosi qualche non nascosta occhiataccia, soprattutto da parte dei 3 più vecchi abitanti della piccola Comune.
I quali, peraltro, non avevano dimenticato l'illusione d'amore con la quale aveva accolto a zampe aperte l'arrivo del più giovane Jodie.
I giorni passavano e il piccoletto usciva ed entrava a suo piacere... ma i 4 cominciarono a percepire che aveva qualche problemino di "tenuta", per così dire.
Anche gli umani se ne accorsero e si consultarono l'un l'altro sul da farsi.
Convennero, e i 4 mici convennero a loro volta, che si dovesse dare un taglio alla frequentazione con l'esterno da parte del piccino e che fosse il caso di sottoporlo a un piccolo controllo che garantisse l'assenza di problemi, tanto per lui che per loro 4, per la convivenza.
Anche stavolta, però, non tutte le possibilità furono prese in considerazione...
E la variabile - di non poco conto - fu rivelata da Giovanni: Ma che bella signorina!
Signorina???
O cielo!... E adesso?
Vabbè... oramai è dei nostri.
Certo tutto seguiva i soliti ritmi e la vita scorreva come un placido fiume la cui superficie conosceva ben poche increspature.
Ma, ad un occhio attento, non sfuggiva la mancanza di un vero punto di riferimento che servisse da collante della comunità e da punto d'equilibrio fra le diverse personalità esistenti.
Un grande Saggio che avesse la coraggiosa intelligenza di starsene fuori dalle quotidiane scaramucce e l'autorevolezza per imporsi all'occorrenza.
Nessuno lo diceva esplicitamente, anche perchè dirlo avrebbe significato riacutizzare un dolore che non si era mai affievolito e riaccendere la nostalgia per un tempo che non poteva essere più... ma Scodacjut aveva lasciato un vuoto incolmabile.
I quattro abitanti di MomoreLand continuarono per lunghi giorni a stare di vedetta alla finestra sperando che il loro Re potesse far ritorno a casa... ma così non fu.
Talvolta il passaggio di qualche viandante con la chioma candida faceva loro sobbalzare il cuore, ma poi dovevano rassegnarsi che quel bianco fosse solo un'illusione ottica o un piccolo scherzo del sole che amava trarre riflessi luminosi da ciò che i suoi raggi incontravano.
La notte, poi, quando gli umani ponevano delle barriere tra loro e l'esterno, essi si stringevano tutti alla mamma umana e talvolta incontravano Scodacjut nei sogni...
Un giorno avvenne qualcosa che sovvertì il tranquillo tran-tran... Una cosettina rotonda e morbida sgusciò fra i piedi degli umani e si avventò su di loro emettendo dei buffi suoni acuti.
I nostri 4 eroi non sapevano come comportarsi. Esplorarono il cosettino con i loro nasini e ne ebbero una buona impressione. Meno positiva fu l'intraprendenza con la quale il piccoletto (chè di un cucciolo della loro stessa razza si trattava) si accomodò nelle loro ceste e si servì dalle loro ciotole.
Gli umani, da parte loro, se lo passavano di braccio in braccio guadagnandosi qualche non nascosta occhiataccia, soprattutto da parte dei 3 più vecchi abitanti della piccola Comune.
I quali, peraltro, non avevano dimenticato l'illusione d'amore con la quale aveva accolto a zampe aperte l'arrivo del più giovane Jodie.
I giorni passavano e il piccoletto usciva ed entrava a suo piacere... ma i 4 cominciarono a percepire che aveva qualche problemino di "tenuta", per così dire.
Anche gli umani se ne accorsero e si consultarono l'un l'altro sul da farsi.
Convennero, e i 4 mici convennero a loro volta, che si dovesse dare un taglio alla frequentazione con l'esterno da parte del piccino e che fosse il caso di sottoporlo a un piccolo controllo che garantisse l'assenza di problemi, tanto per lui che per loro 4, per la convivenza.
Anche stavolta, però, non tutte le possibilità furono prese in considerazione...
E la variabile - di non poco conto - fu rivelata da Giovanni: Ma che bella signorina!
Signorina???
O cielo!... E adesso?
Vabbè... oramai è dei nostri.