giovedì 31 maggio 2007

A volte, si chiude una porta e...

... si apre un portone!
Chi non conosce questo proverbio?
E' una sorta di "consolatore", buono per tutte le occasioni... specialmente per chi vuol vedere il famigerato bicchiere sempre mezzo pieno.

Comunque, a parte le "proverbiali" disquisizioni che si possono fare, mi pare che il detto si adatti benissimo a una signorina inglese che di nome fa Kate Middleton.
La suddetta signorina aveva davanti a sè una carriera da "Vice Diana" e invece ... il principe William ha chiuso la loro storia, davvero ridandole la libertà e permettendole di decidere da sola che vita vuole vivere.
Buon per lei!
Ora le cronache si occupano di lei chiamandola con il suo nome e, si spera, fra un po' la lasceranno pure in pace...
Insomma, il proverbio ha avuto ragione...


A questo punto (lo so che non c'entra molto, ma dipende quale vogliamo sia il "centro"...) mi si affaccia alla memoria un episodio reale sulla saggezza popolare (della quale i proverbi sono specchio, no?)

In un paesino sperdutissimo della Carnia, viveva un ragazzo che cercava di godersi la vita così come tutti i ragazzi del mondo. Solo che questo ragazzo aveva una mamma un po' troppo tradizionalista, la quale pensava che un bravo ragazzo dovesse concentrare le sue energie su proprio futuro e quindi dovesse cercarsi per tempo un lavoro che lo affrancasse e gli consentisse di programmarselo, questo futuro.
Una notte il ragazzo rincasò piuttosto tardi... era l'ultimo di una serie di episodi che la mamma non aveva approvato. Infatti la trovò ad attenderlo, mani sui fianchi, espressione corrucciata e piglio deciso, sulla soglia di casa, pronta a rivolgendogli questo discorso:
La porta è aperta per chi porta,
ma per chi non porta,
prenda la porta e parta che a me non importa!

mercoledì 30 maggio 2007

Sei proprio un "personaggio"...

Dato che stiamo cercando di conoscerci basando le nostre intuizioni sulle informazioni che deduciamo dal quotidiano intreccio di chiacchiere, riflessioni, ricordi e liscimoria… do corpo a un pensiero che di tanto in tanto mi si affaccia alla mente.
La popolazione umana è composta davvero da una innumerevole tipologia di persone che l’ambiente e le occasioni possono solo tentare di ricondurre a classificazioni standard: ricco/povero - fortunato/sfigato - risparmioso/shopping-dipendente - studioso/lavativo - puntuale/ritardatario - sposato/single - omo/etero - fedele/infedele - credente/scettico … e così via, fino allo sfinimento.

A me passano per la testa caratteri e personaggi ben specifici e mi piacerebbe sapere se con qualcuno di loro vi sembra di potervi sentire in sintonia.
Sono i personaggi scaturiti dalla matita di Walt Disney, perlomeno quelli più conosciuti.
E allora ragazze, pensateci, siamo più Paperina, Minnie, Clarabella o Paperetta Yè Yè?
E voi, ragazzi, vi sentite più Topolino, Paperino e Paperoga?

… e non dimenticate nessuno, almeno fra gli abitanti di Topolinia e Paperopoli

Topolino, Tip e Tap, Pluto, Minnie, Pippo e SuperPippo, Gilberto, Topolinda, Indiana Pipps, Nocciola, Gancio, Orazio, Clarabella, Commissario Basettoni, Ispettore Manetta, Eta Beta, Flip, Professor Enigm e Professor Zapotec, Pietro Gambadilegno e Trudi, Sgrinfia e Macchia Nera, Paperino e Paperinik, Paperon de' Paperoni, Paperina, Qui, Quo, Qua e tutte le Giovani Marmotte, Ely, Emy ed Evy, Gastone Paperone e il Giustiziere mascherato, Paperoga, Malachia, Pennino, Nonna Papera, Ciccio, Dinamite Bla, Doretta Doremì, Paperetta Yè Yè, Battista, Miss Paperett, Brigitta McBridge, Archimede Pitagorico, Pico de' Paperis, Rockerduck, Amelia, Anacleto, Josè Carioca e la Banda Bassotti...

lunedì 28 maggio 2007

Kak tibià savùt?

Ci sono avvenimenti che lasciano segni indelebili nella vita delle persone... e tracciano percorsi inimmaginabili nella loro vita...

L'esplosione del reattore numero 4 di una centrale nucleare in Ucraina, vicino a confine con la Bielorussia, a Chernobyl, il 26 aprile 1986, è uno di questi.

Per chi, come me, aveva bimbi piccoli e dunque non era responsabile "solo" della propria vita, la notizia della nube radioattiva che ci sovrastava e la consapevolezza della inevitabile contaminazione ambientale che ne sarebbe derivata, fu motivo di gravi ansie e preoccupazioni... Poi, come sempre, la notizia viene catturata dalla quotidianità della vita e perde di forza d'impatto fino ad essere archiviata nel settore preposto ai ricordi, nenche tanto importanti.

Invece...

Più o meno 6 anni dopo, durante la celebrazione di una S.Messa, il Sacerdote inserì nell'elencazione degli avvisi per la settimana, la comunicazione di un incontro che si sarebbe tenuto in un paese vicino per verificare la possibilità di dare ospitalità a un gruppo di bambini Bielorussi ai quali il soggiorno in una località "sana" e l'accesso ad un'alimentazione "ricca" avrebbe potuto apportare benefici sanitari.

A tavola, durante il pranzo, ne parlammo con i nostri bambini i quali, con la semplicità propria dell'infanzia, proposero immediatamente di "prenderne uno anche noi"...
Andammo alla runione e ci dichiarammo disponibili all'ospitalità e cominciammo ad "aspettare un bambino"...
Mi viene spontaneo definire con questo termine che di solito si riserva alla gestazione, il periodo che ne seguì. Perchè, proprio come quando si affronta una gravidanza, il cuore e la mente cominciano a ipotizzare tutte le possibili difficoltà e a cercare per ciascuna di esse la migliore soluzione.

Una evidente difficoltà sarebbe stata la lingua e così il gruppo organizzativo ci fornì un banalissimo foglio di carta con le frasi di uso comune e la loro traduzione (e pronuncia)... e si giunse al giorno in cui i bambini dovevano arrivare...
Di quel giorno - che per l'accumularsi di un ritardo quasi doveroso visto che i 50 bambini viaggiavano in pullman (bielorusso) e che naturalmente le esigenze dei singoli ebbero come conseguenza tutta una serie di soste e fermate - si era oramai trasformato in notte avanzata, ricordo chiaramente due cose:
l'agitazione dei miei figli che, contrariamente alle abitudini, non cedettero al sonno nemmno quando le lancette dell'orologio toccarono il traguardo della giornata e cominciarono a rincorrere il giorno nuovo e la paura negli occhi del bimbo che scendeva la scaletta del pullman mentre il presidente del Comitato chiamava il nome di mio marito.



Ci fu assegnato un maschietto dell'età del mio figlio primogenito, 11 anni, e, con lui, ci fu consegnata una valigia (davvero di cartone) e salimmo in macchina...

I tre bimbi si sedettero sul sedile posteriore addossandosi alle portiere, a sinistra i 2 fratelli e a destra Sergei...

Io mi girai a guardarlo, ma non allungai la mano per accarezzarlo perchè temevo potesse interpretare male il mio gesto, gli sorrisi e gli dissi:
Kak tibià savùt?
... ed ebbi 3 figli...


Non so perchè ci ho ripensato oggi, nè capisco perchè oggi mi sia passato per la mente il fatto che, nel cercare di conoscerci, ci siamo chiesti l'età, il sesso, la collocazione, l'attività, le simpatie politiche e le credenze religiose, il tifo calcistico e il film-libro-cartoon preferito e così via elencando... ma non il colore della pelle...
Se fossimo un campione del pensiero generale, significherebbe che finalmente non si fanno più differenze su un pigmento?

giovedì 24 maggio 2007

A che gioco giochiamo?

Ci sono buone probabilità che molti di noi abbiano iniziato a postare per gioco...

Beh, anche a vivere si impara giocando, no?
Basta chiedere a un qualsiasi bravo psicologo dell'età evolutiva, meglio se di mestiere principale non fa il presenzialista televisivo, magari... Più o meno risponderà così:

Attraverso il gioco il bambino sviluppa non soltanto le sue capacità fisiche, ma anche l’immaginazione, l’intelligenza, l’affettività, la socialità. L’attività ludica è l’esperienza fondamentale oltre che il modo di esprimersi dell’infanzia: durante il gioco vengono apprese infinite nozioni e sperimentati atteggiamenti utili come tirocinio alla vita del futuro adulto. Tuttavia, benché il gioco realizzi importanti finalità, non è un’attività rivolta a un fine: è l’espressione libera, piacevole e spontanea della vita del bambino. Oltre all’uomo soltanto gli animali superiori giocano nella prima fase della loro vita, cosa che ci induce a pensare che il gioco sia in stretta relazione con la capacità di apprendere.

Senza voler fare la "SoTuttoIo" di turno, fa tristezza constatare come, nella nostra evoluta società, molti bimbi non sappiano più giocare e troppi adulti si siano dimenticati di farlo (o se lo impongano per convenzione).
In questo periodo l'argomento torna di attualità perchè chi ha bambini in età scolare già pensa a come impegnare le loro giornate quando le scuole chiuderanno. E, di solito, si paga qualcuno che li accudisca e li sorvegli... meglio se li fa pure giocare, correre, divertire, ridere e cantare, dico io!

Le proposte sono molteplici, dagli oratori ai centri estivi ai campiscuola... e qui gioco in casa!

Ufficialmente io sono un'animatrice e dunque il mio compito è "fare un servizio"... ma in realtà questi periodi di ferie sono per me l'occasione per fare provvista per i giorni attentati dal tristerrimo tran-tran quotidiano.

E voi?

Per quanto può essere espresso "pubblicamente", vi concedete il lusso di giocare?

lunedì 21 maggio 2007

C'era una volta...

"Ma secondo voi, qual'era la cosa più bella del Principe Azzurro?"

Vabbè, può sembrare una domanda strana, ma ogni tanto non hai altri argomenti di conversazione e parlare del tempo è troppo anglosassone...

Così mi viene questa domanda e la rivolgo a un gruppetto di ragazzine 14enni...

Quella che mi è più vicina si illumina, mentre sulla guancia le compare una deliziosa fossetta. Immagino che le mulinellino in testa i sogni di ingresso nella vita "da grandi", conditi da tutti gli ingredienti delle favole. Il Principe Azzurro, naturalmente, è l'ingrediente principale, con la sua fama di scapolo più attraente del mondo e uomo ideale per ogni donna ... e paragone con il quale l'uomo medio si deve costantemente misurare.

"Gli occhi - mi risponde - e per te?"

Coi ragazzi bisogna essere sinceri e così rispondo la verità: "Il cavallo".

Contemporaneamente, però, mi tornano in mente tutte le fiabe, con principi, principesse, orfani, matrigne, sorellastre, gatti, nani, lupi e streghe...

... e anatroccoli che non sanno che stanno andando incontro al meraviglioso destino di trasformarsi in cigni.

... era la mia fiaba preferita

... forse per immedesimazione.

Solo che mi son svegliata prima della trasformazione... ma, si sa, le delusioni aiutano a crescere...

E voi?

Quali sono state le vostre fiabe preferite?

E perchè?

giovedì 17 maggio 2007

Ogni cosa a suo tempo...

Ogni tanto mi fanno davvero arrabbiare... ogni tanto mi ispirano pure una certa pena...
... Chi?...
Beh, per esempio i TG, quelli che un tempo si potevano pure chiamare "notiziari" perchè infatti il loro compito era di dare NOTIZIE, e lo assolvevano... mi fanno arrabbiare.
Ora infarciscono le informazioni che velocemente ci danno, di gossip, pettegules e promo vari.

I giornalisti, invece, sono quelli che mi suscitano pena se penso che potrebbero avere un ruolo anche "formativo" dell'utente lelevisivo e invece... devono fare da pseudo-valletti del voyerismo collettivo, peraltro pagati meno di tante squinzie sculettanti.

C'era un tempo fortunato in cui dalla televisione si imparava la lingua nazionale e, qualcuno se lo ricorda ancora, perfino a leggere e scrivere con l'indimenticato maestro Alberto Manzi.

A volte, la sera, appena dopo "Carosello" si poteva godere di un dignitosissimo sceneggiato televisivo che, oltre che intrattenere i telespettatori, suppliva alla scarsa circolazione di romanzi nelle modestissime case di gran parte degli italiani.
Oppure ci si incantava ammirati davanti alla vastissima cultura di Massimo Inardi, mitico campione dell'altrettanto mitico Rischiatutto.
In momenti particolarmente corali o importanti, la televisione diventava davvero suggeritore e collante del sentimento di tutti...

Certo, non c'è più necessità di alfabetizzare la gente, ma almeno si curasse l'italiano "istituzionale"...
Ora pare essere il tempo dell'esibizione a ogni costo e dunque, anche a richio di essere ridicoli, patetici, volgari o chissà cos'altro, L'IMPORTANTE E' PARTECIPARE...

...anche a costo di saper contare solo 1,2,3 e meritarsi nulla più che una STALLA...

lunedì 14 maggio 2007

Chi si accontenta gode ... così così ...

... e mi sa proprio che c'ha ragione il Liga...

Insomma, ciascuno di noi è beneficiario di una serie di opportunità di notevole portata.
Abbiamo inanzitutto la VITA, e per goderla abbiamo più cibo, più acqua, più accesso alla cultura della maggioranza degli abitanti del pianeta...
Nella normalità dell'evidenza, abbiamo anche più salute rispetto a chi è nato in altre epoche o nasce in altre latitudini terrestri... ma soprattutto abbiamo più LIBERTÁ e la possibilità di esercitare le nostre SCELTE.
L'ideale sarebbe che le due "ricchezze" fossero spese assieme, cioè che le scelte di ciascuno fossero il più possibile libere... da condizionamenti, intromissioni, paure, calcoli, consigli.
Certo, ci sono scelte che COSTANO, ma a ben guardare solo proprio le scelte che CONTANO e, spesso, costano perchè VALGONO.
Questi dovrebbero essere gli unici parametri di valutazione, la consapevolezza di quale valore abbiano così da essere disposti ad affrontarne le conseguenze ma anche la gioia e la soddisfazione di gustarne i frutti.
Sulla scia di questi pensieri, ho scelto una foto tratta dal libro "Il gabbiano Jonathan Livingston".
Perchè quel libro è la storia di un desiderio che si avvera, anche se molti consiglieri provano a dissuadere il protagonista dalla "pazzia" che sogna: volare ALTO...
“…affinché mediti e impari che l’incosciente temerarietà non può dare alcun frutto.
Tutto ci è ignoto, e tutto della vita è imperscrutabile,
tranne che siamo al mondo per mangiare, e campare il più a lungo possibile.”
E allora? ... Accontentarsi?
Dipende anche da cosa si intende per "accontentarsi", no?
Se per noi significa "adattarsi e accettare di misurare la soddisfazione con il metro degli altri" ... l'ho già detto: ha ragione il Liga.
Se, invece, significa "ascoltare i propri sogni, crederci, seguire le proprie inclinazioni e essere soddisfatti dei propri risultati... essere contenti"... cambia tutto!
Jonathan decide per la seconda perchè lui CREDE così tanto nei suoi SOGNI da accettare anche di essere trattato da paria dal suo stesso stormo.
Perchè lui aveva compreso che
"L'unica vera legge è quella che conduce alla libertà ...
Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi.
Gli occhi vedono solo ciò che è limitato.
Guarda con il tuo intelletto, e scopri quello che conosci già, allora...
imparerai come si VOLA."

STAIT ATÊNZ…

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Sa ti va ben cussì bón… sennò piês par te!!! …tu pós ancje šindilâti: prat denant e selve daûr…

Stiamo insieme da...

Dicevi??? ^-^

37 grazie x 22 PREMI!!!

Sira degli Oedv Presiùs

Sira degli Oedv Presiùs
Grazie Cri!!!

Embè...

Embè...
Piuma nel Vento ringrazia OEdV!

Già! ... anche...

Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360° provenienti dal mondo dei blog!

Ma certo che NO!!!