19 aprile 1947.-
Meni camminava verso la casa dove Ane lo stava aspettando.
Il prato era in lieve salita e lui la affrontò con calma, lasciando che la mente seguisse i suoi pensieri.
Gli veniva da sorridere al pensiero che, quando si era messo a corteggiare Marie, la sorella gemella di Ane, il loro papà lo avesse chiamato in disparte per chiedergli: “Ma dimmi se sbaglio, a te piace di più Ane, vero?”
In effetti era proprio così, ma il fatto che Ane vivesse, come serva, in casa di una zia anziché con i genitori, lo aveva un po’ condizionato.
Che brav’uomo, quel Lolo… semplice e buono, La sua famiglia di origine era la famiglia più benestante del paese, ma non era stato favorito dalla divisione dei beni e nemmeno dal fatto di aver avuto così tanti figli: 11 bocche da sfamare, chè 2 sono morti piccolini, e un umile lavoro da ciabattino.
La voce di qualcuno che gli rivolgeva la parola, lo distolse dai suoi pensieri: “Nella nostra famiglia non si è mai visto uno sposo senza cappello…”.
Era uno degli zii di Ane e perciò Meni si morse la lingua e riuscì a rispondere solo: “Vedrà però che saprò essere il capofamiglia anche senza”, ma in cuor suo provò una punta di umiliazione.
Era rientrato da poco più di un anno dalla lunga prigionia in Africa e aveva dovuto rimboccarsi subito le maniche perché, mentre era in guerra, suo padre era morto. Non gli mancava solo il capello sulla testa, ma aveva anche un paio di pantaloni rattoppati e di seconda mano e tutta la sua proprietà consisteva in mezza stanza (l’altra metà era stata suddivisa in eredità con le 5 sorelle).
Siamo ancora giovani: io ho quasi 26 anni, Ane 19 ...
Meni intuiva che la sua sposa sapeva già che la vita è costellata di difficoltà. Era una ragazza molto docile e lui l’avrebbe guidata e insieme avrebbero costruito il loro futuro, insieme…
Avrebbero avuto cura della mamma di lui e avrebbero avuto dei bambini... almeno un maschio, pensava Meni mentre il Sacerdote recitava le formule di riro: nella buona e nella cattiva sorte; nella ricchezza e nella povertà; nella malattia e nella salute; finchè morte non vi separi.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Alla fine della cerimonia andarono tutti a far colazione: una scodella di caffè-latte e del pane bianco.
Le zie della sposa avevano allestito una stanza per il “banchetto” abbellendola con rami di ciliegio in fiore e l’allegria della compagnia fece sì che la festa risultasse, anche nelle ristrettezze evidenti, molto piacevole.
Finita la colazione Meni e Ane salirono su un carretto che un altro zio aveva messo a disposizione per recarsi nella cittadina di fondovalle dove avrebbero preso il treno per andare a far visita a una sorella di Meni: il loro viaggio di nozze. Per il primo tratto di strada furono accompagnati dal corteo vociante degli amici e de
Meni camminava verso la casa dove Ane lo stava aspettando.
Il prato era in lieve salita e lui la affrontò con calma, lasciando che la mente seguisse i suoi pensieri.
Gli veniva da sorridere al pensiero che, quando si era messo a corteggiare Marie, la sorella gemella di Ane, il loro papà lo avesse chiamato in disparte per chiedergli: “Ma dimmi se sbaglio, a te piace di più Ane, vero?”
In effetti era proprio così, ma il fatto che Ane vivesse, come serva, in casa di una zia anziché con i genitori, lo aveva un po’ condizionato.
Che brav’uomo, quel Lolo… semplice e buono, La sua famiglia di origine era la famiglia più benestante del paese, ma non era stato favorito dalla divisione dei beni e nemmeno dal fatto di aver avuto così tanti figli: 11 bocche da sfamare, chè 2 sono morti piccolini, e un umile lavoro da ciabattino.
La voce di qualcuno che gli rivolgeva la parola, lo distolse dai suoi pensieri: “Nella nostra famiglia non si è mai visto uno sposo senza cappello…”.
Era uno degli zii di Ane e perciò Meni si morse la lingua e riuscì a rispondere solo: “Vedrà però che saprò essere il capofamiglia anche senza”, ma in cuor suo provò una punta di umiliazione.
Era rientrato da poco più di un anno dalla lunga prigionia in Africa e aveva dovuto rimboccarsi subito le maniche perché, mentre era in guerra, suo padre era morto. Non gli mancava solo il capello sulla testa, ma aveva anche un paio di pantaloni rattoppati e di seconda mano e tutta la sua proprietà consisteva in mezza stanza (l’altra metà era stata suddivisa in eredità con le 5 sorelle).
Siamo ancora giovani: io ho quasi 26 anni, Ane 19 ...
Meni intuiva che la sua sposa sapeva già che la vita è costellata di difficoltà. Era una ragazza molto docile e lui l’avrebbe guidata e insieme avrebbero costruito il loro futuro, insieme…
Avrebbero avuto cura della mamma di lui e avrebbero avuto dei bambini... almeno un maschio, pensava Meni mentre il Sacerdote recitava le formule di riro: nella buona e nella cattiva sorte; nella ricchezza e nella povertà; nella malattia e nella salute; finchè morte non vi separi.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Alla fine della cerimonia andarono tutti a far colazione: una scodella di caffè-latte e del pane bianco.
Le zie della sposa avevano allestito una stanza per il “banchetto” abbellendola con rami di ciliegio in fiore e l’allegria della compagnia fece sì che la festa risultasse, anche nelle ristrettezze evidenti, molto piacevole.
Finita la colazione Meni e Ane salirono su un carretto che un altro zio aveva messo a disposizione per recarsi nella cittadina di fondovalle dove avrebbero preso il treno per andare a far visita a una sorella di Meni: il loro viaggio di nozze. Per il primo tratto di strada furono accompagnati dal corteo vociante degli amici e de
i ragazzi del paese, poi questi si fermarono e loro proseguirono con lo zio, il cavallo da tiro e il cane che affiancava il carretto.
Per arrivare a destinazione era necessario che a Udine si cambiasse carrozza e Meni, aspettando la coincidenza, portò Ane in un bar, dove ordinarono due caffè e “alcune” paste. La barista portò i caffè e un vassoio con 20 paste dicendo che avrebbero pagato quanto consumato: Meni ne mangiò 2 … Ane 18 … “io credevo che le avremmo pagate comunque…”
La sorella di Meni aveva predisposto una bella accoglienza ai due sposi, con una ricca e gustosa tavola…. che invitava a rinfrescarsi con il buon vinello di casa…
Durante la notte Meni si girava e rigirava… Dio, che sete.
Sua sorella aveva preparato una brocca di acqua, il catino e un asciugamano pulito per la toilette del mattino ma… al mattino acqua non ce n’era più…
Al rientro, sempre con il treno, non c’era il carretto ad aspettarli e così Meni e Ane si incamminarono verso casa. Meni, per non rovinare le scarpe, che erano in prestito, decise di togliersele e così camminò scalzo per tutti i 6 chilometri.
Per arrivare a destinazione era necessario che a Udine si cambiasse carrozza e Meni, aspettando la coincidenza, portò Ane in un bar, dove ordinarono due caffè e “alcune” paste. La barista portò i caffè e un vassoio con 20 paste dicendo che avrebbero pagato quanto consumato: Meni ne mangiò 2 … Ane 18 … “io credevo che le avremmo pagate comunque…”
La sorella di Meni aveva predisposto una bella accoglienza ai due sposi, con una ricca e gustosa tavola…. che invitava a rinfrescarsi con il buon vinello di casa…
Durante la notte Meni si girava e rigirava… Dio, che sete.
Sua sorella aveva preparato una brocca di acqua, il catino e un asciugamano pulito per la toilette del mattino ma… al mattino acqua non ce n’era più…
Al rientro, sempre con il treno, non c’era il carretto ad aspettarli e così Meni e Ane si incamminarono verso casa. Meni, per non rovinare le scarpe, che erano in prestito, decise di togliersele e così camminò scalzo per tutti i 6 chilometri.
Quando arrivarono quasi in vista del paese, trovarono ad aspettarli gli amici che li avevano accompagnati fin lì appena 2 giorni prima e insieme rientrarono nella normalità.
Alla sera, prima di coricarsi, Meni si sedette sulla sponda del letto e trascrisse la “situazione economica” di partenza della sua nuova famiglia…
Alla sera, prima di coricarsi, Meni si sedette sulla sponda del letto e trascrisse la “situazione economica” di partenza della sua nuova famiglia…